LA R. NAVE TRASPORTO MUNIZIONI - POSAMINE

"BUFFOLUTO"

Classe "Panigaglia" (3 unità)

 

 

La nave trasporto munizioni Buffoluto venne impostata nel 1922 presso i Cantieri Ansaldo San Giorgio di Muggiano (La Spezia). Varata il 16/4/1924, venne completata e consegnata alla Regia Marina nello stesso anno (il 15/12/1924).

Prese il nome Buffoluto, da una località vicina a Taranto sede di una delle più vaste ed importanti polveriere della Regia Marina.

 Dislocamento: 1060 t.

 Lunghezza: 56,2 m. Larghezza: 9,0 m. Immersione: 3,3 m.

 Apparato motore: macchina alternativa a triplice espansione da 1430 cav. - 2 eliche - 2 caldaie Thornycroft a carbone con una scorta di combustibile di 240 tonn.

 Velocità: 12 nodi

 Armamento: n° 2 cannoni da 100 mm - 47 cal.

 Dotata inoltre di sistemazioni per la posa di mine

Nel periodo bellico svolse una notevole attività come nave posamine.

In particolare nel periodo 6 giugno - 10 luglio 1940 partecipò alla posa degli sbarramenti difensivi tra Capo Circeo e l'Isola di Zannone e nel golfo di Napoli (Imbocco, Canale Ischia - Procida, Stretto di Capri) con mine tipo Elia e tipo Bollo.

Partecipò inoltre, nel periodo 7 marzo - 4 settembre 1943 alla posa dei seguenti sbarramenti antisbarco:

- Sardegna, Alghero 23 maggio;

- Grecia Occidentale, Corfù - Paxo 20 giugno;

- Corsica, Golfo di Aiaccio 3 settembre.

Alla proclamazione dell'armistizio dell' 8 settembre 1943 si trovava a La Spezia. I particolari sulla cattura e l'affondamento da parte dei tedeschi sono riportati in fondo alla pagina.

Dopo la cattura fu rimorchiata a Livorno. Risulta che i tedeschi l'hanno poi trasferita a La Spezia, dove l'hanno affondata il 19 aprile 1945.

Dopo le ostilità venne recuperata e dal 7/3/1948 fu trasformata ed utilizzata come nave servizio fari.

Nave Buffoluto in una foto del 1969

(dall'Almanacco Navale 1970 - 1971)

  

Nave Buffoluto fu posta in disarmo nel 1971 e radiata il 24/1/1973.

L' affondamento del Trasporto Munizioni Buffoluto.

Il Buffoluto (Ten. vasc. c. Matteo Mori) si trovava l’8 settembre a La Spezia per riparazioni ai forni delle caldaie. Non aveva munizioni a bordo, eccetto quelle di dotazione delle armi di bordo.

Verso le 8 del 9 settembre il comandante in 2a. dell’arsenale ordinò al ten. vasc. Mori di partire o di autoaffondare la nave. Dato che quest’ultimo aveva predisposto fin dalla sera precedente l’accensione delle caldaie, la nave poté essere rapidamente approntata e partire poco dopo: alle 09.40 era già fuori della rada della Spezia.

Non avendo potuto rifornirsi, aveva a bordo poco carbone e poca acqua: perciò diresse per Portoferraio (dove il comandante calcolava di potersi rifornire e proseguire poi verso sud) seguendo rotte costiere, allo scopo di potersi ancorare in qualsiasi momento se — dato il cattivo stato dei forni — avesse dovuto interrompere la navigazione.

Verso le 15.00, mentre la nave stava dirigendo per passare tra le secche della Meloria e la costa, vide verso sud due bastimenti che avanzavano con rotta opposta. Alle 15.30, quando la nave era tra la Meloria e i moli del porto di Livorno, i due bastimenti chiamarono col proiettore e il Buffoluto rispose alzando il proprio nominativo a bandiere.

Poco dopo essi aprirono il fuoco, prima che il comandante Mori avesse potuto distinguerne la bandiera che era mascherata dai loro fumaiuoli: essi erano i due grandi posamine germanici Pommern e Brandenburg, usciti poche ore prima da Livorno.

Il Buffoluto accettò l’impari combattimento, rispondendo immediatamente coi suoi due pezzi da 100 e colle mitragliere. In breve esso fu crivellato di colpi, ma fece fuoco finché poté; un primo proietto mise fuori combattimento il personale di prora; altri proietti devastarono le strutture di prora; un proietto esplose sul ponte di comando, ferendo il comandante ad una gamba e il timoniere, e troncando la trasmissione del timone.

Mentre si cercava di mettere in funzione la stazione di governo di fortuna, la nave — rimasta col timone tutto a sinistra — cercò di portarsi ad incagliare manovrando colle macchine. Ma dalle unità tedesche, giunte ormai a brevissima distanza, continuò una pioggia di proietti che aumentò le devastazioni sul Buffoluto, ormai incapace di reagire, per la messa fuori causa anche del pezzo di poppa e delle mitragliere: un colpo aveva, esplodendogli vicino, gettato in mare l’ufficiale in 2a. S.ten. vasc. Benvenuti. Anche mitragliere sistemate sui moli iniziarono a far fuoco sul bastimento italiano.

Un motoscafo, con molti militari tedeschi a bordo, uscì dal porto, attraccò al Buffoluto e un ufficiale tedesco chiese se c’erano feriti da sbarcare.

"Considerata la posizione in cui mi trovo, — scrisse il ten. Vasc. Mori nella sua relazione — nell’impossibilità di affrontare altro combattimento, con feriti gravi a bordo ed io stesso affetto da ferita lacero - contusa al ginocchio destro, la nave resa ormai inservibile dagli incendi e con tutte le sovrastrutture e lo scafo completamente crivellati, ritengo inutile altra resistenza; quindi il motoscafo accosta e imbarca i feriti.

Contemporaneamente l’ufficiale tedesco sale a bordo insieme col personale armato e piazzati davanti a me due soldati muniti di fucile mitragliatore, chiama due motopescherecci presenti in avanporto e mi ordina di farmi rimorchiare al mandracchio dove mi ormeggio di fianco alla radice del molo".

Il Buffoluto, rimorchiato in porto, non fu rimesso in efficienza dai Tedeschi e alla fine della guerra fu trovato affondato a La Spezia.

Il comandante, distrutti i documenti segreti e distribuito il danaro esistente in cassa al personale, riuscì ad allontanarsi eludendo la vigilanza delle sentinelle tedesche e a recarsi all’ospedale di Livorno per farsi curare.

Alcuni marinai, che insieme coll’ufficiale in 2a si trovavano in mare, furono ricuperati da due lance a remi inviate dall’Accademia Navale.

Estratto da:

"La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto" - Edizioni Ufficio Storico della Marina

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