I CONTI PALATINI

Durante il papato di Sisto IV e di Innocenzo VIII Stefano e Giovanni vissero a Roma; e anche dopo l'11-8-1492, quando uscì Papa dal Conclave lo spagnolo Roderigo Borgia col nome di Alessandro VI, i due piemontesi continuarono nella loro vita Curiale. Stefano, sebbene più giovane del cugino, era più agile d'ingegno e maggiormente stimato e benvoluto.

Quando Papa Alessandro VI decise, nel 1497, la riforma della penitenza e vi istituì due "correttori che a simiglianza dei cosidetti abbreviatori del Parco Maggiore" avessero steso e corretto le minute delle suppliche secondo lo stile proprio dell'ufficio, confermò la nomina a quella carica nella persona di Stefano Caramelli insieme a Marco da Volterra.
Da tutto questo si arguisce come tra la fine 400 e gli inizi del 500, Stefano era già corredato di quella scienza giuridica per cui più tardi fu assunto al servizio di Carlo V.

Sicuramente però non era nelle sue intenzioni, la volontà di rimanere per sempre a Roma e trascurare la propria famiglia ed i propri interessi nel paese natale; infatti all'inizio del 1500, Stefano fece ritorno a Cavallermaggiore. Egli portava con sé le lettere papali che aveva ottenuto in data 9 febbraio di quell'anno, per cui veniva riconosciuto alla sua famiglia il "Gius Patronato" di una cappellania perpetua, nella Pievania di Santa Maria, sotto l'invocazione dei Santi Stefano e Giacomo.

Nell'anno 1507, volle donare alla locale confraternita dello Spirito Santo, due giornate e mezza di terreno. L'atto notarile di donazione fu redatto nella casa dello stesso Stefano il 23 luglio.
In quel documento, nel quale al solo Stefano viene dato il titolo di "Spectabilis Dominus" è dimostrata la stima in cui era tenuto.

Nel 1515 Stefano era sindaco di Cavallermaggiore ma non si trattenne ancora a lungo in Patria, infatti già prima del 1524 era a servizio di Carlo V; ed é proprio in quell'anno che il re pensò di compensare in qualche maniera i suoi servigi. Il 12 febbraio gli concesse, con Privilegio Imperiale da Burgos, la conferma e l'aggiunta arma nobiliare e la costituzione di Conte Palatino del Sacro Romano Impero. Stefano era inoltre Cavaliere dello Speron d'oro, e Gentiluomo di Camera di Sua Maestà Cattolica.

Nel Piemonte, i privilegi imperiali di questa natura, normalmente non erano riconosciuti, ma il privilegio concesso a Stefano, forse anche perché faceva parte di una vecchia casata piemontese già nobile e che aveva avuto occasione di rendere dei servizi ai Duchi di Savoia ebbe da questi amplissimo riconoscimento ufficilale

Verso il 1525 il Conte fece ritorno a Cavallermaggiore. Gli interessi della famiglia e l'educazione dei figli, richiedevano la sua presenza.

In principio del 1500, aveva sposato Francesca Falletti delle Signore di Pocapaglia che gli aveva dato almeno dieci figli. Non è conosciuto il nome di tutti, ma dai documenti sono ricordati: Filippo, Franceschino, Bernardino, Giuseppe, Scipione, Giovanni, Leonora; una figlia di cui non si sa il nome, andò in sposa ad un Romagnano Conte di Pollenzo ed un'altra sposò uno dei Cerrato d'Alba Signori di Verduno.

Per più di vent'anni, non fu più ricordato nei documenti locali di Cavallermaggiore; mentre alcuni dei suoi figli godettero la stima di tutti e furono sovente ricordati. E' da credere che in tutto questo tempo egli se ne stesse nelle Spagne e nelle Fiandre e in Alemagna al seguito di Carlo V.

Nel 1558, il 20 di giugno, moriva il Conte Stefano, che era tornato a Cavallermaggiore da non molti anni per morire in pace ed essere sepolto nella tomba dei suoi antenati, come egli aveva desiderato. Si pensa avesse circa 90 anni.

Nel 1559, morì ancora in giovane età il figlio di Stefano: Filippo, che era succeduto come Pievano all' Abate Bernardino, fratello di Stefano. Filippo aveva in Cavallermaggiore, non poco ascendente, infatti dal 1535 al 1544 ricoprì cariche nel consiglio; nel 1536 fu sindaco così come nel 1538-39-42-44. Nel gennaio del 1541 fu credenziario del Comune ed un anno dopo gli venne data ad esigere una taglia stabilita dal consiglio e necessaria a sopperire ai bisogni del Comune.

Il 27-9-1560 morì un fratello di Stefano: Pietrino che fu composto presso l'altare di San Giacomo nel tumolo familiare dal figlio di Stefano: Giovanni che era succeduto al fratello Filippo nella Pievania di Santa Maria. Quando questi morì nel 1570, vivevano a Cavallermaggiore, tre suoi fratelli: Franceschino, Bernardino e Giuseppe.

Scipione non é più ricordato oltre al 1562. La sua vita, forse non si protrasse molto oltre questa data, e non si é trovata alcuna traccia di una famiglia da lui formata.

Gli altri tre fratelli costituirono, nella discendenza del Conte Stefano tre distinti rami.


FRANCESCHINO

Franceschino passò solitamente la sua vita a Cavallermaggiore ove "era persona molto principale".
Sposò la signora Biasina figlia di Fiorenzo de Podio dei Signori di Sanfré intorno al 1540.
Ebbe una figlia, Giacomina, dalla Nobildonna Elena Vauzana che forse aveva sposato in prime nozze.
Egli ebbe almeno quattro figli: Achille, Ascanio, Aurelia; morta nel 1523, Giovanni Antonio che visse a Cavallermaggiore dove sposò Domina Brandolisia Guarneri(?) ed ebbe almeno due figli Francesco nato nel 1598 e Biagina.

Giovanni Antonio morì nel 1625. Probabilmente vi fu qualche altro figlio oltre a questi, ma i documenti non ce li ricordano.
Ascanio, nato verso il 1545, si dedicò alla vita militare per volontà del Duca Emanuele Filiberto.

Nel 1579, Emalnuele Filiberto a relazione del Senato, in una scrittura che fu presentata alle prove di Nobiltà di Ascanio, postulante dell'ordine Mauriziano, (era richiesta la nobiltà di 4/4, cioè si doveva dimostrare per il padre e per la madre nell'avo e nell'ava) datata 29-4-1579, sottoscritta Ricciardi e sigillata del sigillo del Senato dichiarava "Che li successori del fu signor Stefano Caramelli di Cavallermaggiore fruiscono della Nobiltà da loro predecessori in virtù del privilegio Imperiale, de qual si supplica o in altro modo acquisita, comandando al Podestà di Cavallermaggiore che facci osservare esso privilegio"

Egli veniva quindi aggregato all'ordine sia per i suoi meriti, sia perché di nobile famiglia senza eccezioni.

Nel 1612 faceva parte del presidio di Nizza mentre nel 1620 si trovava nel Regno di Napoli. Proprio in quell'anno doveva avere circa 80 anni, non fa meraviglia quindi, come in quella avanzata età, non potesse sollecitamente rispondere agli ordini del Duca Carlo Emanuele I che lo richiamava in Patria.
Per questa mancata obbedienza, gli furono confiscate le sue sostanze e donate dal Duca stesso ai nipoti Franceschino, Annibale, Bernardino e Giorgio Caramelli per "La buona servitù da loro fatta nelle passate guerre" col patto di pagare una ragionevole pensione al vecchio zio che morì in quell'anno.

I suddetti quattro, erano i figli maschi viventi del primogenito del Conte Franceschino: Don Achille Caramelli.
Egli condusse la sua vita nella calma del paese natale. Alla morte del padre, gli succedette in alcune delle investiture feudali da lui possedute e così il 10-3-1575 ricevette una investitura per i feudi in Cavallermaggiore.

Ebbe due mogli. Dalla prima di nome Lucrezia che morì nel 1582 ebbe almeno due figlie: Oriana e Isabella.

Nel 1584 sposò in seconde nozze Anna una figlia di Giorgio Aghemi dei Signori di Perno ed ebbe sei figli: Franceschino battezzato il 3-2-1585, Bernardino nato il 10-1-1588 morto infante, Leonora nata il 1-4-1590, Annibale battezzato il 19-10-1591 (questi fu il primo Marchese di Clavesana della famiglia Caramelli), Bernardino battezzato il 19-2-1596, Giorgio nato il 20-9-1598.

Achille morì il 19 settembre 1614.

Il figlio di Achille, Franceschino visse alla corte di Carlo Emanuele che lo tenne al suo servizio dal 1608 in poi. Egli sposò Lucrezia della Nobile famiglia dei Fagnani il 28-7-1613 che morì a Torino nel 1652.
Non si conosce la data di morte di Franceschino.
Di lui si ricorda un solo figlio: Don Achille nato a Torino il 5-11-1616 e morto verso il 1671.

Di Giorgio, che si era dato alla vita di soldato, si sa poco.Nel 1632 era capitano; di tanto in tanto si trovava a Cavallermaggiore ma non troppo sovente. Verso il 1630 sposò Maria da cui ebbe Isabella, della quale non si conosce la data di nascita, Anna nel 1639, Pietro Francesco nel 1643, Leonora Camilla nel 1646.

Per quanto riguarda Bernardino si sa ancora meno; pare abbia avuto un figlio di nome Giovanni Battista la cui moglie Eleonora Camilla Guarneri morì nel 1706.

Si sanno pochissime notizie anche di Leonora; di tanto in tanto a Cavallermaggiore partecipava ai battesimi come madrina.


BERNARDINO

La discendenza venuta da Bernardino é considerata come la secondogenita; infatti Franceschino ed i suoi discendenti hanno, fin dal principio, avuto posti di maggiore importanza e goduto di maggiore stima.

Bernardino ebbe un figlio di nome Francesco Bernardino che morì nel 1641 e del quale non si conosce quasi nulla eccetto che fu padre di Giovanni Battista che nacque sul principio del 1600.
Nel 1627 é indicato con un titolo di cavaliere. Egli morì il 10-4-1644 a Cavallermaggiore lasciando due figli e, forse, una figlia:Francesca, che viveva a Torino; é probabile che si tratti di una figlia, ma non é da escludere che fosse una sorella.
Tommaso già iniziato all'azienda bancaria della famiglia, Francesco Antonio che si dedicò alla scienza medica e visse a torino ed ebbe dalla moglie Laura Maria i seguenti figli: Anna Cristina, Teresa Margherita, Bianca Margherita, Caterina Elisabetta Giacinta, Francesca Domenica, Giovanni Battista di cui si conosce una figlia, Anna Cristina nata nel 1713 e morta nel 1716, Maria Maddalena.

Morì a Torino nel 1685.

Nel 1661 il Duca Carlo Emanuele, essendo rimasto vacante un posto di Consigliere e maestro Uditore, volle che fosse dato a preferenza di ogni altro a Tommaso Caramelli.
Questa carica veniva affidata ad illustri personaggi, ad essi era affidato l'esame di tutti i conti dello Stato.
Tommaso aveva sposato, il 12-2-1634 a Torino, Margarita Facia che gli premorì nel 1664 lasciandogli vive Maria Margarita e Teresa Caterina. Da questo matrimonio era nato anche un figlio maschio di nome Giovanni Battista e che era morto poche ore dopo la nascita. Ebbe anche un'altra figlia di nome Maria che morì nel 1655.

Tommaso morì nel novembre del 1686.

Delle sue due figlie, Maria Margarita sposò nel 1666 il Referendario conte Cesare Giuseppe Fresia ed ebbe un figlio Luigi Stanislao che unì al patronimico Fresia quello dei Caramelli; l'altra figlia Teresa Caterina sposò il Conte Carlo Bernardino Villa di Villastellone del quale era già vedova prima del 1700.


GIUSEPPE

Della vita del Capitano Giuseppe Caramelli, uno dei figli minori del Conte Stefano non si sa molto. Egli si dedicò alla vita del soldato, ma non trascurò del tutto la vita Comunale; nel 1580 fu Sindaco così come nel 1594 il "Molto Magnifico Signor Capitano Giuseppe Caramelli" é sindaco di Cavallermaggiore.

Egli aveva affari e qualche possesso nel Monregalese; tanto è vero che, in un conto di cavalli del 30-9-1613, provenienti da Mondovì, per la guardia del Duca di Savoia ve ne erano due suoi.

Contrasse matrimonio almeno due volte. Dalla prima moglie ebbe le figlie: Gerolama morta nel 1593, Elena morta nel 1635. Ebbe anche un figlio maschio di nome Stefano che morì ucciso nel 1617 in qualche fazione delle guerre di quegli anni.
Con le seconde nozze che contrasse nel 1586, sposò Elena figlia di Bartolomeo Molineri e da essa egli ebbe: Giacomina nata nel 1690 e morta a Torino nel 1751, Francesco Bernardino nato nel 1591 e che sposò nel 1631 la vedova di Fiorenzo Dusnasi, Maria nata nel 1596 e morta a Cavallermaggiore nel 1648, Francesca Maria nata nel 1693, Leonora, ricordata nei documenti fino al 1665 ancora come vivente, Giovanni Bernardino che entrò nello stato ecclesiastico ed é ricordato fino al 1634.