Uomini e
mezzi uomini
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Si provi ad immaginare la scena.
Un palco per una manifestazione nella piazza centrale di un paese del sud.
Una persona che parla al microfono a proposito del cancro che sta uccidendo quel territorio.
E mentre parla fa i nomi e i cognomi dei responsabili della situazione.
Il tutto, mentre in prima fila sono seduti ad ascoltarlo proprio i familiari delle persone denunciate dal palco.
Il paese è Casal di Principe, capitale riconosciuta della Cammorra.
Le persone citate sono Michele Zagaria, Antonio Iovine, Francesco Schiavone.
Solo quest'ultimo è in carcere, condannato all'ergastolo, i primi due sono tutt'ora latitanti.
Chi parla al microfono è Roberto Saviano, che da quelle terre proviene.
E i familiari che assistono in prima fila, sono proprio i parenti dei mafiosi citati dal palco.
Ci vuole davvero tanto coraggio a mettersi contro gran parte della propria gente per denunciare quello che pochissimi altri hanno fatto.
Saviamo a Casal di Principe non può più ritornare.
Molti dei suoi concittadini non lo possono vedere perchè, dicono, ha infangato per sempre il nome del paese.
Come se la Campania e il Casertano nella fattispecie, non fossero già contaminati dalla fama di territori camorristici, oltre che dalle tonnellate e tonnellate di rifiuti tossici sversate nella campagne della zona.
Però finchè non si racconta la situazione fintanto che i media non ne parlano tutto passa sotto traccia.
Tutto viene tenuto nascosto, non se ne parla nè sulla stampa nei in TV.
E' solo quando Saviano scrive Gomorra e altri scritti, che il mondo intero impara a conoscere davvero cos'è la Camorra, quel fenomeno che ha provocato migliaia di morti negli ultimi anni e che produce un giro d'affari sporco di decine di miliairdi di eruo.
Ed ecco perchè i capi mafia adesso vogliono uccidere Saviano, che infatti dal 2006 vive costantemente sotto scorta armta di 7 uomini della sicurezza.
Lo vogliono eliminare perchè lui li ha sfidati, ha fatto una cosa che è devastante per la mafia: ne ha parlato, ne ha scritto, i suoi libri sono stati tradotti in decine di lingue e hanno fatto il giro del mondo.
E la Camorra non sopporta che si getti la luce sui suoi affari, non ammette che se ne parli con nomi e cognomi, non sopporta che ci si interessi alle sue lorde attività.
Eppure ci sono, tra le altre, due persone che sembrano non avere capito la cosa.
Il primo è il solito B., che ha detto poche settimane fa chiaramente, come le mafie siano, secondo lui, in realtà un fenomeno ingigantito da libri come Gomorra.
Il secondo è il fido Fede che pochi giorni fa nel suo TG ha detto a proposito di Roberto Saviano "...ha scritto dei libri contro la Camorra, ma lo ha fatto tanta altra gente, senza fare clamore, senza andare sulle prime pagine, senza rompere... scusate, volevo dire senza disturbare ...
" E poi ancora" ... non se ne può più ...".
Entrambe le dichiarazioni dei due personaggi non meriterebbero commenti.
Sono frasi che già di per sè palesano lo spessore di chi le ha pronunciate, mezzi uomini.
Forse vale solo la pena ricordare cosa diceva di Emilio Fede Indro Montanelli, un uomo.
"Giovedì sera annuncio a sorpresa di Emilio Fede nel suo Tg4: adesso - ha detto - voglio parlarvi di informazione: c’è sempre una prima volta!" Era il 7 gennaio del 1994 dalle colonne del Giornale.
Poche settimane dopo nella maniera più scorretta, Montanelli fu costretto da B. a lasciare il quotidiano da lui stesso fondato vent'anni prima.
Fortunatamente, viceversa, il Presidente della Camera Fini ha ricevuto Saviano per manifestargli la vicinanza delle Istituzioni ..............................................................15/5/2010