C'è la crisi.
Ma non per tutti.
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Alcuni giorni fa è girata una notizia che, grazie alla "liberissima" informazione italiana,è rimasta sotto coperta : hanno tagliato di 17 milioni di euro il finanziamento ai partiti.
Bè, del resto in periodo di crisi economica drammatica, come quella che sta per arrivare, è un bel segnale da parte della politica.
Adesso i milioni per le forze politiche sono calati a 119. Insomma un taglio secco di circa il 15%.
Bene, direte Voi.
E l'ho detto anch'io.
Prima però di aver letto la seconda parte della stessa notizia : stiamo parlando della Spagna non dell'Italia.
Da noi è tutta un'altra musica, suonata da partiti sul Titanic-Italia che sta per affondare.
Ma i partiti ed i politici nazionali se ne fregano.
Per i poveri danno la social-card. Giusta.
Al volontariato danno il 5 per mille. Giusto.
Però loro nel 2009 si papperanno 295 milioni di euro, quasi 600 miliari del vecchio conio.
Qualche giorno fa i due partiti "complementari" PD e PDL hanno votato insieme per una leggina che voleva di dimezzare i fondi ai partiti.
Hanno votato contro, ovviamente, perchè la proposta di legge che mirava a tagliare i soldi alla politica era proposta dall' Italia dei Valori.
Quindi per tutto il 2009, 2010 e 2011 pagheremo ancora i partiti come se niente fosse, come se la crisi non ci fosse, come se le casse integrazioni ed i licenziamenti di massa non ci fossero.
Ma, se possibile, c'è anche di peggio.
Continueranno a intascare quattrini pure i partiti che il voto popolare ha messo fuori dal Parlamento.
Due esempi? Rifondazione comunista incasserà ancora 20 milioni circa in tre anni, l'Udeur di Mastella 2,7.
Ve li ricordate, vero?
E altri soldi, per questa legislatura, finiranno nelle casse di quelle formazioni che avevano presentato una lista alle elezioni di aprile e, senza superare lo sbarramento elettorale, avevano comunque ottenuto la magica soglia che consentiva comunque di accedere ai rimborsi: l'1%. Come La Destra di Francesco Storace che, orfana di Daniela Sanatanché, avrà circa 5,5 milioni in cinque anni o la Sinistra arcobaleno che nel quinquennio ne avrà 7 e mezzo.
Il confronto tra il nostro Paese e la Spagna diventa ancora più umiliante per un altro aspetto.
Anche la Spagna ha, come noi, un parlamento bicamerale (Cortes Generales ) sia pure con un mandato di quattro invece che cinque anni. Anche lì ci sono una Camera (il Congreso de los Diputados) e un Senato. Ma le somiglianze si esauriscono qui.
Il «Senado» madrileno, composto da 264 membri, costa agli spagnoli 60,5 milioni di euro, Palazzo Madama (dove siedono 315 rappresentanti eletti
volta per volta più i senatori a vita che al momento sono sei, per un totale attuale di 321) pesa sulla tasche degli italiani per 570,6 milioni.
Il che significa che ogni senatore costa ai cittadini spagnoli 229 mila euro e a noi un milione e 775 mila: quasi otto volte di più.
Il rapporto, del resto, è più o meno lo stesso alla Camera. Il «Congreso de los Diputados», con 350 eletti, ha un bilancio di 98,4 milioni, Montecitorio (con 630 onorevoli) ne ha uno oltre dieci volte più alto: un miliardo e 27 milioni. Morale: ogni deputato spagnolo costa complessivamente alla collettività, tutto compreso, dagli affitti allo stipendio dei commessi, dalle segreterie alle spese di rappresentanza, 281 mila euro e ogni italiano un milione e 630 mila.
Anche l'indennità dei parlamentari spagnoli è identica per tutti: 3.020,79 euro al mese. Cifra alla quale vanno sommati 1.762,18 euro mensili per i deputati con residenza fuori da Madrid, ridotti a 841,12 per gli eletti nella capitale. Complessivamente, quindi, un onorevole «peon» (che non sia presidente dell'assemblea, vicepresidente o a capo di una commissione), ha diritto a 4.783 euro al mese: lordi.
A un collega italiano spetta una indennità di 11.703 euro lordi al mese.
Più 4.003 euro di diaria.
Più 4.190 euro per il «portaborse» (se vuole prenderne uno e pagarlo, sennò può mettersi il denaro in tasca) per un totale di 19.896 euro lordi a mese: netti sono 13.709,69 euro.
Più 3.098 euro l'anno per le spese telefoniche.
Più, oltre a una «tessera» di libera circolazione autostradale, marittima, ferroviaria ed aerea su tutto il territorio nazionale, un rimborso fino a 3.995 euro per raggiungere l'aeroporto più vicino.
Giusto definire quindi i due maggiori partiti "complementari" : dove non arriva uno, ci pensa l'altro.
E noi paghiamo
29/11/2008