Il razzismo è ignoranza.
Provare per credere.
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Si parla tanto del pericolo del razzismo in Italia e del timore, quando non dell'astio, verso gli immigrati.
Ce l'hanno detto infinite volte, compreso il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che gli immigrati sono una risorsa per noi che viviamo in un Paese vecchio, stanco, fermo su se stesso, ma contemporaneamente "ricco".
Tanto ricco che gli stranieri vengono in Italia a fare dei lavori che gli indigeni per lo più rifiutano da tempo.
A Milano moltissimi parrucchieri sono cinesi, i rivenditori dei biglietti dei mezzi pubblici sono per lo più sudamericani e le portinerie dei condomini sono quasi sempre gestite da stranieri.
E poi ci sono dovunque le colf e le badanti sempre più spesso straniere anch'esse, senza considerare il mondo dell'edilizia e dei servizi di pulizia, qusi monopolio dei non-italiani.
Negli anni '60 e '70 molte di queste mansioni, insieme alle attività nelle fabbriche, venivano svolte dagli immigrati del sud Italia, che rappresentavano il "carburante" per lo sviluppo del nord, allora in piena crescita.
Adesso, tocca gli stranieri, segno che quasi tutti gli italiani, mediamente, sono saliti nei gradini della scala sociale.
Ci sono, ovviamente, molti stranieri che delinquono e quotiianamente si hanno notizie di episodi, prevalentemente di furti, che coinvolgono gli stranieri.
I delinquenti,di ogni nazionalità, vanno presi, processati, messi in galera o rispediti al loro paese d'origine.
Ma sta a noi far si che ai delinquenti venga resa la vita difficile e che si pretenda da tutti il semplice concetto che chi-sbalgia-paga.
La legge è (o dovrebbe....) essere uguale per tutti i cittadini, italiani e no.
La scarsa cultura e la mancanza di conoscenza porta spesso a generalizzare.
E questo non è nè giusto nè intelligente.
Peruviani, indiani, tunisini, cinesi, albanesi, cingalesi, etc.
sono diversissimi tra loro, perchè arrivano da Paesi distanti tra loro migliaia di chilometri con culture, religioni e tradizioni diversissime.
Si è mai visto o sentito, ad esempio, un indiano arrestato o accusato di furto ?
Certo ci sono etnie più propense a delinquere.
Non è un mistero che i rumeni sono tra gi stranieri con il vizietto del furto.
Ma non si deve generalizzare.
Ora per dare l'idea di cosa si prova a essere insultati con frasi razziste e soprattutto a essere accomunati a gente con cui non si ha nulla da spartire, cito un episodio.
Il protagonista è il sottoscritto.
Insieme a dei conoscenti, ero a Salisburgo, inizio anni '90.
Giro turistico in un castello della meravigliosa cittadina austriaca.
La guida del posto inizia a parlare in tedesco per illustrare le bellezze del luogo.
Mi permetto di interrompere l'addetto, evidenziando il fatto che, essendo noi italiani, non capivamo la sua lingua.
Nessun problema, dice la guida, tradurrò le spiegazioni anche in italiano.
E poi, rivolgendosi agli altri visitatori, chiede se ci fossero tra loro altri italiani.
Ora, noi eravamo seduti in prima fila su dei gradini.
Alla domanda della guida, "ci sono altri italiani?", alle nostre spalle si è sentito "Italians, arabians !!".
E immediatamente dopo, una grassa risata collettiva di alcuni visitatori ha suggellato l'umiliazione a sfondo razzista di cui eravamo state vittime.
Probabilmente se avessi notato de-visu colui che aveva pronunciato quella frase, non so come sarebbe finita.
Pensai, "a noi, italiani (per giunta del nord...!!) "arabians!!!" Ecco, si provi a pensare come si sente uno straniero di un Paese che viene associato ad una altro straniero di uno Stato distante da lui magari migliaia di chiometri, con cui non condivide niente.
Il razzismo affonda le sue radici nell'ignoranza di chi non conosce (o fa finta di non conoscere) che non tutti gli "altri" sono identici e che la ruota gira per tutti.
Si provi a chiedere agli italiani che nella Svizzera degli anni '50 dovevano vivere segregati in casa da clandestini per non farsi scoprire.
Penso che loro, proprio come gli attuali stranieri, avrebbero preferito vivere e lavorare nel loro Paese di origine.
E' inutile attardarsi sugli slogan tipo "via gli stranieri", o altre idiozie simili.
Il fenomeno è irreversibile e va quindi governato nell'interesse di tutti (in primis nostro) senza gli slogan, ma con un'integrazione che sappia salvaguardare le nostre tradizioni e l'ooportunità di sviluppo che rappresentano i nuovi arrivati.
Insomma anche in questo caso, la conoscenza e il ragionamento sono i migliori nemici dell'ignoranza e del razzismo.
20/11/2009