Primarie del PD.
La terza sceltà è la vera novità
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Per il PD, chiamato da qualcuno Partito dei Desaparecidos per la sua inconsistente opposizione al governo del Padrone d'Italia e soprattutto per l'assenza di un vero progetto alternativo al centro-destra questi sono giorni cruciali.
"... Bersani e Franceschini sono ancora lì con le ricette del secolo scorso".
E poi ancora "... se dovessi smettre di fare politica, un mestiere ce l'ho.
Di D'Alema non si può dire altrettanto.
E nemmeno di Bersani e Franceschini
".
Stanno in queste due frasi pronunciate recentemente da Ignazio Marino, candidato alla segreteria del PD, la sintesi delle due sole alternative riscontrabili alle prossime primarie.
Da un lato c'è un uomo che viene dal mondo delle professioni (Chirurgo specializzato in trapianti d'organi e attualmente senatore del partito), dall'altro due esponenti della vecchia classe dirigente, eredità diretta del PCI-DS (Bersani) e della DC-Popolari-Margherita (Franceschini).
Bersani è un emiliano sanguigno, uomo di partito già nel PCI, ha avuto notorietà per aver ricoperto, tra l'altro, il ruolo di Ministro per l'Industria (Primo governo Prodi) e di Ministro per lo sviluppo economico (Secondo governo Prodi), introducendo quelle poche riforme liberali mai attuate invece dai 7 anni complessivi dai governi di Berlusconi.
E', in ogni caso, un uomo di apparato, e dietro di lui c'è notoriamente l'ombra di D'Alema, uno dei politici che più di altri incarna l'immobilismo italiano, il politicante a vita e la cui collaborazione è una delle basi su cui ha potuto contare Berlusconi come politico (mancanta legge sul conflitto di interessi, difesa di Fininvest ai tempi in cui si paventava la vendita etc...) Franceschini, anche lui emiliano, rappresenta l'area centrista del PD, derivazione della componente che si rifà all'area più cattolica.
Anche lui fa politica da sempre, per l'esattezza dal 1980 quando entra in consiglio comunale nella sua città come D.C.
Franceschini è stato nominato (con una elezione molto "particolare", quasi improvvisata) segretario del PD dopo l'addio di Veltroni ed in effetti quest'ultimo, anche lui politicante a vita fino a pochi mesi fa, sta alle spalle del candidato alle primarie, riproponedo così dopo 15 anni l'eterno duello D'Alema-Veltroni.
Ecco perchè si spera che se novità ci deve essere, deve essere autentica e non solo di facciata.
Ignazio Marino può essere la versa sorpresa e l'unica novità delle primarie.
Il PD può rappresentare la vera alternativa al berlusconismo solo se, da un lato riesce a proporre programmi e facce nuove e capaci, dall'altro si attiva per fare piazza pulita del malaffare che in troppe realtà locali alberga.
I casi si corruzione negli Abruzzi e a Napoli dei mesi scorsi sono li a dimostrare come la questione morale nel PD sia ancora ben al di là dell'essere risolta.
I capi bastone e i signori delle tessere, soprattutto al sud, tengono ancora in mano il consenso e lo sa benissimo Nando Dalla Chiesa, che si è visto estromettere a Palermo (città dove fu ucciso dalla Mafia suo padre, il Generale Carlo dalla Chiesa), come candidato di Bersani, in quanto i rappresentanti locali si sono "dimenticati" di inserirlo nella lista.
Lo sanno benissimo anche in Campania dove continua da 20 anni l'era di Bassolino, principale responsabile della drammatica situzione in cui versa la regione in tema di rifiuti, ma dove comunque senza i voti portati dal bell'Antonio non si vince.
Tra l'altro, proprio la presenza dei capi bastone ha portato in alcune sezioni al "taroccamento" delle stesse elezioni primarie.
Resta, in ogni caso, il forte messaggio democratico che fornisce un'elezione primaria, capace di proporre non il candidato "del partito", ma il candidato "degli iscritti al partito".
Cosa che nel PDL, per il momento, nessuno si sogna purtroppo nemmeno di proporre.
24/10/2009