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A distanza di 25 anni possiamo affermare che l'incendio del cinema Statuto di Torino ha inciso profondamente sull'apparato normativo di prevenzione incendi"
E' un commento di un responsabile del Dipartimento dei Vigili del fuoco. In quella frase c'è implicito il modus-operandi con il quale in questo scalcinato Paese si intende la sicurezza e l'emergenza. Diciamocelo francamente senza false ipocrisie. Della sicurezza e della prevenzione in Italia non frega niente a nessuno o quasi. Berlusconi, a proposito del ragazzo morto ucciso dal crollo nella scuola di Torino, parla di fatalità. Meno male che Bertolaso, capo della Protezione civile lo ha corretto dicendo che non è stata una situazione episodica, ma il risultato di una situazione degli edifici scolastici precaria. Tuttavia, nella frase del premier c'è tutta la rassegnazione ed un approccio al rischio tutto italiano. Si considera il disastro unicamente come il destino, appunto il fato. Non è così!! Il problema è semplice, drammaticamente semplice: in Italia si preferisce investire sui soccorsi che non nella prevenzione. Abbiamo probabilmente una delle migliori macchine di gestione delle emergenze (vedi la Protezione Civile), ma una pessima gestione del rischio. Adesso il tema sono gli edifici scolastici: il ragazzo morto a Torino mentre era tra i banchi, il bambino precipitato dal terzo piano delle elementari a Milano e una moltitudine di scuole in stato di degrado popolate da chi, come i minorenni, dovrebbero essere ospitati vieceversa in luoghi sicurissimi. Ma basta guardare alle strade, abbandonate a se stesse, con la manutenzione ridotta all'osso per rendersi conto che anche chi si muove rischia. Basta rendersi conto di come ci comportiamo in automobile per capire che non esiste il concetto di rischio e di prevenzione. Nel 2008 c'è ancora gente che gira in macchina senza cinture. Basta guardare i lavoratori nei cantieri, spesso senza casco, senza le apposite calzature e spesso senza imbragature. La legge 626 (sicurezza sul luogo di lavoro)è stata una buona legge ma con troppe deroghe. aree golenali dei fiumi o sulle pendici dei vulcani. Basta guardare in casa nostra, dove con uno dei più grandi impianti energetici d'Europa la gente non sa come comportarsi in caso di incendio. Non è un problema legato solo alla politica, è proprio l'approccio mentale che ci frega a noi italiani, che ci fa parlare di "disgrazia", quando spesso le cause dei disastri sono invece prevedibili ed eliminabili. Siamo indietro, molto indietro. Nel campo della prevenzione, noi con l'Europa non c'entriamo nulla. Ci attiviamo solo a seguito della disgrazia. Dopo l'incendio del cinema Statuto di Torino (1983) sono state emanate delle nuove e più efficace norme di prevenzione per gli incendi. Tutto e sempre dopo, mai prima, convinti come siamo che costi meno spendere al momento del bisogno che nella prevenzione. Una teoria folle. Perchè se è vero che a volte gli eventi sono effettivamente imprevedibili, Dio solo sa quante vite umane si potrebbero risparmiare a seguito di una adeguata preparazione comportamentale in caso di emrgenza. L'unica speranza sono i nostri giovani e sono molto contento quando nelle scuole, anche quelle primarie, vengono svolte le prove di evacuazione. Chissà mai che tra qualche decennio le cose non possano cambiare. 26/11/2008 |