In difesa di
Marco Travaglio
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L'invasato parlamentare del PDL Cicchitto, ex-socialista di sinsitra, ex-iscritto alla loggia massonica P2 (tessera 2232) ed indagato per ricettazione , ha accusato in Parlamento il giornalista Marco Travaglio di essere un "terrorista mediatico".
Per Cicchitto il problema dell'Italia è Marco Travaglio.
Non è certo la nuova tangentopoli alle porte (in un mese sono finiti in manette nella sola Lombardia la moglie di Abelli, assessore alla Provincia di Pavia e Prosperini, assessore in Regione entrambi del PDL), non le leggi approvate per proteggere dai processi Berlusconi, non la pesante crisi economica con i disoccupati in aumento e la cassa integrazione alle stelle, non la libertà di stampa che vede l'Italia (dati di House Of Freedom) in coda al mondo occidentale.
No.
Per il fido Cicchitto il problema è lui, Travaglio, il cattivo-giornalista che invece che fare il cane da riporto e da compagnia del potere politico fa quello che la stampa fa (o dovrebbe fare) in un Paese democratico : il cane da guardia.
Dispiace per Cicchitto, ma deve farsene una ragione.
Travaglio è in realtà uno degli ultimi giornalisti cronisti giudiziari esistenti in Italia.
La sua attività in primis è quella di raccontare i fatti circostanziati, spesso estratti dagli stessi atti giudiziari.
Di lui, il suo maestro Indro Montanelli, diceva che per un direttore di giornale avere sotto mano un Travaglio è un bel vantaggio.
"No, Travaglio non uccide nessuno.
Col coltello.
Usa un'arma molto più raffinata e non perseguibile penalmente: l'archivio.
Certo, per un direttore di giornale, avere sottomano un Travaglio, che su qualsiasi protagonista, comprimario e figurante della vita politica italiana è pronto a fornirti su due piedi una istruttoria rifinita nel minimo dettaglio è un bel conforto.
"
Travaglio scriveva su "Il Giornale" di Montanelli, prima che il quotidiano fosse strappato al suo fondatore-direttore per diventare il randello dei berluscones.
Quando Indro fondò la Voce, Travaglio lo seguì senza titubanza alcuna.
Di Travaglio si può dire di tutto : che è antipatico, spocchioso, saccente e persino talvota insultante (anche se i suoi rari insulti, sono acqua di rosa rispetto alla valanga di improperi vomitata dai pseudo-giornalisti di regime e politici vari.
) Quel suo atteggiamento da studioso saputello "so-tutto-io" può senza dubbio sembrare indisponente.
Ma questa è la confezione.
Il contenuto, quello che più conta, è formato dalla sua credibilità come giornalista documentato dei fatti, puntuale e preciso nel raccontare le circostanze.
Un giornalista libero non "protetto" ne stipendiato da alcun padrino politico, che scrive su un giornale "Il Fatto Quotidiano" che sopravvive senza l'ausilio dei contributi statali, come fa invece l'altro giornale-randello di destra, "Libero".
Insomma un uomo e un giornalista affrancato dai padrini-padroni e dai partiti, che sa tenere la schiena dritta, in un Paese dove la genuflessione al potere sembra essere diventata la professione più richiesta e forse la più ambita.
19/12/2009