Dopo di Lui.
Ecco perchè Berlusconi ha fallito
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Qualche buontempone, evidentemente in vena di proporre idee goliardiche, ha recentemente avanzato l'idea di proporre Berlusconi al premio Nobel.
Altri, inneggiano a "Silvio santo subito", a "Meno male che Silvio c'è" e visto che poi il nostro Presidente del Consiglio si alimenta di queste panzane, non bisogna stupirsi se lui si autodefinisce Superman o il milgior capo dl governo dall'inizio dell'Unità di Italia.
Ma anche solo coloro che considerano Berlusconi "normalmente" un buon capo del governo e uno statista, senza eccedere quindi negli estremismi tipici di una setta religiosa, sbagliano.
Berlusconi è entrato in politica (lo disse lui..) per 1)per riammodernare l'Italia nelle infrastrutture (la lavagna del suo amico Vespa riempita di schemi...) e finirla con la logica della politica ridotta a teatrino.
2)dare voce e forza ai moderati (probabilmente intendeva la destra liberale) Era il 1994.
Silvio Berlusconi in 16 anni, di cui giova ricordarlo quasi 8 di governo, è riuscito a raggiungere o ad avvinicarsi agli obiettivi che lui stesso si era dato? Risposta chiara : no.
Ipotizziamo che Berlusconi, per vicende giudiziarie (vedremo se si farà veramente processare come tutti i cittadini normali) o per questioni più politiche, dovesse abdicare dal suo trono di Palazzo Chigi, cosa lascerebbe in eredità? Pochissime infrastrutture realizzate, una politica ridotta ad una permanente lotta tra bande, una giustizia massacrata da anni di guerra continua con i giudici e di leggi emanate per usi personali, un Paese modellato sulle sue Tv, sul suo eterno sorriso e sul marketing dovunque (anche in politica), e su un concetto di morale e di famiglia che è tutto tranne che di destra.
Nessuna diminuizione delle tasse, nessuna riforma istituzionale compiuta, una politica estera (per la quale siamo ridotti a rimpiangere Andreotti) che ha come perni Putin (ex capo del KGB) e Gheddafi, dittatore libico.
Un Paese dove ancora il 15% dei comuni è privo di banda larga e dove le tecnologie fanno fatica a decollare e a supportare quindi le aziende.
Nessuna riforma liberista che abbia inciso sull'economia italiana ingessata dalle corporazioni e dalle parrocchiette di potere.
La stampa estera, impressionata dalla sua mole di gaffes, che da un pò di tempo si chiede che cosa debba ancora succedere per fare aprire gli occhi ai nostri connazionali e licenziare quindi l'"Utilizzare finale".
Un'Italia immobile come mai era successo prima.
In pratica il primo obiettivo di realizzare un Paese diverso, moderno e efficiente è miseramente fallito e annegato nel mare delle questioni personali di "Sua impunità".
Ma anche il secondo obiettivo, quello di aggregare i moderati è fallito.
Lo sappiamo tutti che il Popolo delle Libertà non è un partito compiuto (purtroppo!), è la somma delle due componenti di Forza Italia e A.N. che si sono aggregate dietro la figura dell'uomo forte.
In più, nel PDL (Partito che si richiama alla Destra e quindi al motto "legge e ordine") ci sono numerosi pregiudicati, inquisiti o in corso di giudizio.
Ecco, il giornale Repubblica, se proprio doveva fae le 10 domande, avrebbe dovuto farle su questo argomento, ovvero la differenza tra il predicare bene(legalità, sicurezza etc.) e il razzolare malissimo (esponenti del partito del premier e lui stesso condannati o sotto processo).
Ma nel PDL non esiste nemmeno una vera struttura, con congressi, tavoli di lavoro, progetti etc.
Gianfranco Fini, co-fondatore, l'ha detto in pubblico a chiare lettere ed è per questo che lo sqadruista Feltri è scattato immediatamente e l'ha bastonato dalle colonne del fu-Giornale di famiglia.
Non c'è un gruppo dirigente in grado di guidare il partito (non si pensi che gente come Cicchitto, Bondi, Gasparri, Boniauti, Capezzone, la Brambilla, la Carfagna, etc...possano farlo), non c'è un leader alternativo (a parte forse lo stesso Fini e un pò Tremonti), il tutto perchè Silvio non ammette che qualcuno possa fargli ombra o metta seppur lontanamente in discussione il suo comando.
Dopo Silvio il PDL rischia di andare in pezzi, un film già visto nel tempo a sinistra.
La Destra (o quella parte politica che abusivamente porta il suo nome) rischia di essere ricordata come ex-berlusconiana, dopo che per decenni anni è stata ex-fascista, costringendo chi è di Destra, quella autentica (moderata, liberale, per l'ordine e la legalità, per la libert economica) ad una continua sofferenza e obbligando l'intero Paese ad assistere all'eterna transizione verso un nuovo e migliore sistema politico che rischia di non completarsi mai.
Quando Lui se ne andrà, se non sarà proprio un "The Day After" ci avvicineremo molto.
31/10/2009