Alitalia,
brutta storia, pessimo finale
(... o quasi)
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In una frase semplice, ma pronunciata da un'autorità come il Sindaco di Milano Letizia Moratti, è sintetizzato il pasticcio compiuto dal governo Berlsuconi su Alitalia.
La Moratti, che è stata ex-ministro nel precedente governo di Silvio ed è della stessa sua parte politica, ha detto "Se la compagnia è privata, perché i debiti sono finiti ai cittadini?».
Una vicenda quella della compagnia aerea di bandiera che per decenni si è trascinata in una sorta di coma farmacologico e che questo governo, con l'appoggio di qualche "patriota" più interessato ai futuri appalti pubblici che non alla sopravvivenza di Alitalia, sta chiudendo molto male.
E' inutile ripercorrere le tappe che hanno portato alla situazione attuale, ma giova ricordare i responsabili di questa vicenda. I partitii politici, che come sempre hanno inteso le aziende pubbliche e dintorni come "cosa loro", piazzando uomini fidati nelle cariche diPresdenti, Direttori generali, Commissari etc.
Nella loro visione la competenza è un dettaglio ciò che conta è la "fede" nel referente politico, fede peraltro ricambiata con lauti stipendi.
Stipendi che nonostante lo sfascio a cui hanno condotto alcune aziende, come appunto l'eempio di Alitalia, nessuno si è mai sognato di chiedere indietro. I sindacati rappresentanti dei dipendenti di Alitalia, che hanno munto la vacca pubblica fino a che hanno potuto e anche oltre.
Del resto quella della cogestione delle aziende pubbliche politica-sindacato, è uno dei principali fattori di inefficienza di enti ed aziende statali o simili.
Nell'aprile del 2008 il Governo Prodi stava chiudendo la cessione di Alitalia. Con chi? Con Air France, la quale adesso ringrazia per il fatto di aver acquisito il 25% della proprietà della good company (la compagnia buona, quella senza debiti) senza doversi sobbarcare i debiti, allocati nella bad company, cioè noi poveri pirla. Berlusconi allora si oppose e disse "non si può cedere a stranieri la compagnia di bandiera". E grazie alle sue TV e giornali, lanciò lo slogan della "cordata nazionale".
Insomma i "patrioti".
Prodi non ebbe il coraggio di chiudere la cosa e con Berlusconi candiadato premier, firmò l'ennesima farsa del "prestito pomte", 300 milioni euro elargiti dalle casse pubbliche per impedire il fallimento di Alitalia. Come era fin troppo semplice prevedere il "prestito" fu poi a fondo perso (grazie anche alla Unione Europea che non riconobbe quello come un aiuto di stato) e quindi andò in fanteria, Cordata italiana, patrioti etc.
Ci hanno preso per i fondelli.
I componenti di quella cordata italiana, la famosa CAI, erano aziende interessate agli appalti per il prossimo EXPO di Milano e quindi hanno come dire manifestato una certa vicinanza al potere politico. La valutazione della Compagnia aerea è stata condotta al limite del ridicolo, tant'è che come ha raccontato la trasmissione Report la valutazione (fatta peraltro da una banca inserita nella .... cordata quindi diciamo un pò interessata all'affare) è arrivata dopo che CAI aveva già deciso l'acquisizone del cadaverino di Alitalia.
Senza dimenticare che alcuni componenti della allegra cordata tricolore avevano aziende residenti all'estero, nei paradisi fiscali.
Cosa è rimasto di tutto ciò.
I debiti li abbiamo pagati noi e un quarto di Alitalia è finita all'estero, peraltro a prezzi di saldo visto il periodo.
Un quarto per il momento, perchè dopo i 4 anni di impegno dei patrioti della CAI a non venderla all'estero tutto sarà possibile.
E Malpensa?
L'hub del del nord, della Padania, tanto caro alla Lega, è a serio rischio di forte ridimensionamento.
In tutto questo gito di favori, riconoscimenti etc, adesso vedremo quale sarà la contropartita che Berlusconi riconsocerà alla Lega.
20/1/2009