IL MONASTERO DEI VERGHI

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La zona lungo l'Adda chiamata Verghi si può dire che sia l'origine di Calusco stesso. Intorno all'anno 1000 in questa zona sorgeva un monastero costruito "a picco sull'Adda" e tre chiese gestite dai monaci di Cluny.

L'esistenza del monastero è provata da testi storici, così come le tre chiese, ma scoprirne l'esatta collocazione risulta assai difficile.

Nel 1978 durante i lavori di ristrutturazione della cappella dei Verghi; Mazzoleni Ernesto (ex assessore all'urbanistica) scoprì l'esistenza di un muro posto esattamente dietro alla piccola cappella ottocentesca.

Proseguendo questi scavi, si arrivò a scoprire anche un muro dalla forma circolare, che potrebbe far pensare ai resti delle fondamenta di una chiesa preesistente.

Gli schemi qui a lato sono ripresi dai disegni originali di Ernesto Mazzoleni realizzati  nel 1978.

Durante i lavori vennero scoperte alcune pietre con incise delle lettere e una moneta del 1777 con l'effige di Maria Teresa d'Austria.

nel 1978 le pietre sono state inserite nella fontana costruita dagli alpini vicino alla chiesetta.

 

Fronte e retro della moneta trovata da Ernesto Mazzoleni durante i restauri del 1978.

La moneta misura 2,4 cm.

 

 

Se i resti delle pietre siano veramente di una chiesa più antica nessuno può dirlo, ma eventualmente... come poteva presentarsi la chiesa di S.Michele? Per ora possiamo solo tentarne una ricostruzione paragonandola con altre chiese dello stesso periodo.
Oggi, adiacente ai resti di questi muri (dell'anno 1000?) troviamo una cappelletta costruita nell'ottocento e poi ampliata nel 1978.

Nonostante questa chiesetta sia più "recente" ha comunque alle spalle molte cose da raccontarci:

 Fu costruita nell' 800 in ricordo di tutte quelle persone che volontariamente si rifugiarono qui per evitare di diffondere la Peste (nel 1600) e successivamente il Colera (nel 1800).

 

 In origine questo quadro era posto sotto l'altare della cappella dei verghi, oggi invece è conservato nella chiesa parrocchiale di Calusco e al suo posto è stata messa una copia.

* Sulle pareti laterali due scheletri rappresentano i morti del posto e chiedono un offerta. Il sacco che tengono in mano corrispondeva con il buco per le offerte.

* Grazie a questo quadro possiamo ricostruire una processione dell'800. Il quadro mostra infatti che durante le processioni, gli uomini stavano davanti e le donne dietro coperte da veli. Alcuni bambini sono dipinti già all'interno della cappella. Tutti gli uomini, prima di entrare, hanno tolto il cappello dalla testa, mentre l'uomo con le calze bianche è dipinto con in mano una corona del rosario, che probabilmente veniva recitato durante la processione.

* Alcuni personaggi sembrano voltarsi di proposito per essere  ritratti, questi potrebbero essere i committenti del quadro o della cappella (o forse l'artista stesso) che hanno voluto lasciare la loro immagine alle generazioni future.

* Alcuni di loro oltre al cappello portano il bastone, infatti la strada per raggiungere questo luogo era ancora un sentiero molto ripido e impervio.

* Il bambino sulla sinistra, cattura subito l'attenzione e rappresentava un modello morale e di rispetto da seguire anche per i più piccoli.

* All'interno della cappella si intravede parte degli affreschi originali, oggi completamente rifatti.

Durante la mia ricerca, ho usato una lampada per osservare meglio i particolari del quadro e ho scoperto un'iscrizione sul muretto laterale.

 

 

La facciata originale della cappella era affrescata con due scheletri (che rappresentavano i morti dei Verghi) che chiedevano un'offerta. Le monete inserite nel buco (corrispondente alla cesta) finivano in due intercapedini all'interno della chiesetta.

La colonna centrale in pietra non esiste più e i buchi per le offerte sono stati prima tappati e successivamente coperti con due targhe.

Gli affreschi non sono più quelli originali. A sinistra: S.Rocco protettore contro la peste e a destra S.Alessandro patrono di Bergamo. Nel centro una crocifissione e sopra l'angelo della giustizia. Questo schema di affreschi ricalca molto probabilmente la disposizione degli affreschi dell'abside in chiesa parrocchiale.

Sotto l'altare una copia del quadro originale, rappresenta una processione in memoria dei morti dei Verghi. (vedi descrizione sopra)

 

Articolo e ricerche storiche di Bianca Zeccato (Febb. 2004)

Dal libro dello storico francese: Francois Menant, dal titolo “Una famiglia aristocratica rurale nel XII secolo tra Milano e Bergamo” leggiamo che, il capostipite di detta famiglia fu un feudatario ricco e potente di nome Alkerius, il quale ricevette dall’arcivescovo di Milano non solo fondi nella Brianza, ma anche nelle terre bergamasche: Calusco, Carvico, Villa d’Adda.

Alla sua morte l’immenso dominio fu diviso tra figli e nipoti e Calusco toccò sotto il comando di Ottone e Tedoldo nipoti di Leotario. Furono proprio questi ricchi signori a firmare l’atto di donazione al monaco Nazario di un fondo sulla riva dell’Adda, per fondare la chiesa della SS.Trinità con un monastero ed inoltre tre chiese dedicate a S.Salvatore, S.Eusebio e S.Michele Arcangelo (1) Collaborarono anche due faber di Calusco dal nome Leone e Alderico (2)

(1 Ronchetti – Memorie istoriche vol.I pag. 385 2 Jarnut – Bergamo 568-1098 pag.253)

La data di tale fondazione risale al 1099, ma secondo Menant il chiostro della SS.Trinità è testimoniato già nel CDL (Codice Diplomatico Longobardo) nell’agosto del 1083 in quanto nel 1088 l’alemanno re Corrado pronunciò a Bergamo –in episcopali domo- il bando sopra i beni di S.Alessandro e di S.Vincenzo ed anche di quelli del chiostro della SS.Trinità di Calusco.(3) Tutto questo con il beneplacito del vescovo di Bergamo Arnolfo e molti valvassori bergamaschi, che formavano con lui il ceto dirigente. In questo periodo, per l’impulso del Papa Gregorio VII sapiente monaco dell’abbazia di Cluny, ci fu un crescente movimento religioso e la nascita di una serie di monasteri cluniacensi nella bergamasca, come quello di Pontida nel 1076, quello di S.Egidio in Fontanella nel 1080 e di S.Paolo d’Argon (1079).

Quindi sull’esempio di queste fondazioni anche il monaco Nazario volle fondare il convento della SS.Trinità  e ne fu il primo priore ottenendo l’investitura dal donatore Ottone, chiedendo per se e per i suoi parenti protezione, preghiere e sepoltura con tutti i membri della famiglia nel medesimo luogo, affinché non si disperdessero.(4) Quando poi nella chiesa bergamasca ci furono delle forze riformatrici e le fondazioni di molti monasteri passarono sotto la tutela del Papa, anche il monaco Nazario donò al Papa Urbano II il chiostro dei Verghi e le tre chiese dipendenti con il patto che ogni anno fosse pagato alla chiesa romana il censo di dodici danari d’argento e che tutti i beni fossero sotto la sua tutela e dei suoi successori.(5)

(3 Jarnut – Bergamo 568-1098 pag.235 4 Ronchetti – Memorie Istoriche vol.II pag.386 5 Ronchetti – Memorie Istoriche vol.II pag.386)

Il Papa accettò e legalizzò tutto in una bolla, il cui esemplare si trova nell’archivio capitolare di Bergamo nella biblioteca civica. Il terreno donato per il monastero fu valutato intorno alle 100 pertiche (circa 6 ettari) di boschi costeggiati dall’Adda, denominato per la sua natura De Verghis. 

Il monastero godeva di una posizione eccellente costruito su un altura a picco sul fiume in una terra di confine, era punto di comunicazione tra i paesi della bergamasca e quelli del milanese, soprattutto di sollievo per i viandanti stanchi che si accingevano ad attraversare il fiume con la loro mercanzia. 

Il vantaggio economico fu enorme in quanto il commercio tra Bergamo e Milano, si concentrava tutto sul passaggio dei Verghi e maggiormente il libero scambio si espanse quando a Milano fu istituita la fiera di S.Gervasio e S.Protasio alla quale accorsero mercanti da tutti i paesi bergamaschi e dalle valli circostanti. Solo quando fu costruita la strada che da Bergamo portava a Trezzo, Brivio o Pontirolo, località dotate di ponti per attraversare l’Adda, l’importanza dei Verghi decadde e con essa l’affluenza dei mercanti e dei pellegrini.Questa fu la prima causa della scomparsa del monastero, ma a questa bisogna aggiungere anche la dispersione della famiglia di Alkerio e dei suoi discendenti che dimostrarono l’incapacità di restare uniti e questo aggiungere anche la decadenza dell’ordine dei monaci di Cluny per l’incremento di altri ordini religiosi. Nel 1126 Ottone, signore di Calusco, vendette al capitolo di Bergamo il monastero e le tre chiese dipendenti con i fondi circostanti, confermato in una bolla del Papa Innocenzo II nel 1132 (6) Secondo il Menant il monastero cessò di esistere già prima del 1132 e fu abbandonato, ma la chiesa di S.Michele continuò la sua funzione spirituale e fu molto nota nel medioevo per la sua posizione di frontiera, citata spesso dagli storici e menzionata da Cesare Cantù nel suo romanzo “Margherita Posterla” cap.VII.

(6 Rocchetti – Memorie istoriche pag.386 vol.II)

Nel 1575 S.Carlo Borromeo in una visita pastorale ordinò di demolire e radere al suolo i resti dell’antico monastero e della chiesa di S.Michele, ed erigere sul luogo una croce. Fu tra queste rovine che trovarono riparo gli appestati del 1630 (di manzoniana memoria) e più tardi si ripararono anche quelli colpiti dal colera nel 1836 essendo il luogo solitario e lontano dall’abitato, qui molta gente non solo caluschese, vi trovò morte e sepoltura. .

Nel ricordo di questi morti si eresse una cappella in onore di S.Michele, ma fu presto abbandonata per la strada impervia e la fitta boscaglia

Nel 1978 per opera del lavoro di molti volenterosi e del gruppo alpini fu restaurata, la strada allargata e resa accessibile anche per le auto, adornata con croci in ferro ai bordi per la via Crucis. La cappella riportata al culto e alla devozione è un luogo di raccoglimento e di preghiera nel ricordo di quanti trovarono la morte tra sofferenza e solitudine.    

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