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Intervista a PAVAN SERGIO (3/10)


LA DORIA

Nel ’54 sono passato alla Doria ed ho giocato in questa squadra fino a quando ho smesso, nel 1958. Ricoprivo il ruolo di centravanti (n. 9). Il mio soprannome era “Celio”, un giocatore del Padova di Rocco.
Alla Doria si era come una grande famiglia. Ci si organizzava in tutto e per tutto e si divideva il necessario. Allenatori erano Agostini Aristide (Tarma) e poi Sartori Severo. Gino (vecio Manéta) faceva di tutto. Dirigenti erano Pedrazzoli Mario, Schiavo Edoardo e Alunni Armando; Dirigente e Massaggiatore era Rampin Mario, papà di Stefano, attuale Presidente della Polisportiva Gialloblu. Mario era un grande giocatore di boccette, uno dei migliori del paese. Tutte queste persone sono ormai decedute.
La Doria aveva la maglia gialla, con una V azzurrina nel colletto. Anche qui l’abbigliamento veniva dato dalla Società, le scarpe acquistate dai giocatori e ci si allenava un giorno alla settimana, secondo i metodi descritti per la Condor. Eravamo 16-18 giocatori. Molti sono passati come me dalla Condor alla Doria, altri si sono ritirati. Qui ero sempre titolare e facevo diversi gol, anche 3-4 in una stessa partita. Si giocava sempre di domenica, alcune volte di mattina, altre volte di pomeriggio.

Questi i compagni di squadra che ricordo maggiormente:
TERZINI – Italo (Coco) Agostini, aveva i piedi grandi ed era un appassionato del gioco del calcio; Giovanni (Joanin) Pregnolato e Franco Zaramella.
CENTROCAMPISTI – Maurizio Bruscagin, interditore, è poi diventato arbitro; mio fratello Luciano (Ciano) Pavan e Enzo Cappellozza giocavano mezz’ali; Antonio Salmaso era mediano; altri centrocampisti erano Loris Zaramella (fratello di Franco), Armando (Francisìn) Lunardi e Danilo Bodon.
ATTACCANTI - Diego (Gioe) Salmaso.
Ricordo che anche qui Enzo (Cecio) Cappellozza, prima di entrare in campo mi faceva fare sempre 2-3 giri del terreno di gioco; io non ne avevo molta voglia, ma lui insisteva nella preparazione per farmi entrare “scaldato”.

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Pavan Sergio in palleggio

Foto 3. "Da mia moglie mi sono fatto cucire sulla tuta la scritta C. Padova: questo testimonia il mio attaccamento alla squadra della città. La foto è stata scattata nel Campo Comunale; dietro di me, il fossato che c'era subito dopo le attuali tribune. Si intravede l'allora casa dei Biasiolo, attualmente disabitata".


Celio Celestino, attaccante del Padova

Foto 4. Celio, giocatore del Padova dell'era Rocco.



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