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Milan
Internazionale, Ambrosiana
Roma Lazio

Bologna

Napoli

CAMPIONATO ITALIANO DI CALCIO

SERIE A - STATISTICHE 

IN ESCLUSIVA MONDIALE LA SUPERCLASSIFICA 1898 - 2018


CLASSIFICA PERPETUA CAMPIONATO DI CALCIO DAL 1898 AL 2018


CLASSIFICA PERPETUA CAMPIONATO DI CALCIO DAL 1929 AL 2018


CLASSIFICA PERPETUA CAMPIONATO DI CALCIO DAL 1929 AL 2018


 CLASSIFICA PERPETUA CAMPIONATO DI CALCIO DAL 1898 AL 1928


PRIMATI ASSOLUTI


SCRIVI A


Campionato di Calcio Serie A 2017-2018

Juventus 34° (36° sul campo)

La Serie A 2017-2018 è stata la 116ª edizione del massimo campionato italiano di calcio, l'86ª disputata a girone unico. Il campionato è stato vinto dalla Juventus, giunta al 7º scudetto consecutivo e 34º totale.

Girone di andata
Se il mese di agosto non manca di offrire conferme e sorprese, come le «tre grandi» (Inter, Milan e Juventus) in testa a punteggio pieno affiancate da Sampdoria e Napoli e l'insolita situazione in coda dove all'esordiente Benevento tengono compagnia Fiorentina, Atalanta, Udinese e Cagliari (senza punti dopo due turni), ben più preciso è il quadro di settembre. Le sconfitte con Lazio, Sampdoria e Roma allontanano il Milan dalla vetta, occupata stabilmente da Napoli e Juventus, con l'Inter alle loro spalle. Alla settima giornata, approfittando del primo passaggio a vuoto dei campioni d'Italia (un pareggio contro l'Atalanta), i partenopei scattano al comando in solitaria, restando da soli a punteggio pieno. I mesi di ottobre e novembre vedono il Napoli ancora imbattuto confermare il suo primato; all'inseguimento degli azzurri ci sono l'Inter, la Juventus, la Lazio e la Roma, mentre il Milan di Vincenzo Montella (uscito sconfitto in tutti gli scontri diretti con le prime cinque) è sempre più attardato rispetto alle posizioni di vertice. In coda, si fa subito difficile la situazione del neopromosso Benevento, che stabilisce il record negativo di 14 sconfitte consecutive da inizio campionato.
Nel mese di dicembre si verifica un doppio avvicendamento in testa alla classifica: il Napoli esce battuto per 1-0 nello scontro diretto in casa contro la Juventus, e viene superato dall'Inter, la quale è a sua volta sorpassata dai partenopei e dalla Juventus dopo due settimane a seguito della prima sconfitta stagionale con l'Udinese. In fondo alla graduatoria, intanto, il Benevento trova il suo primo storico punto in Serie A pareggiando per 2-2 contro il Milan (guidato nel frattempo da Gennaro Gattuso dopo l'esonero di Montella). Al giro di boa del campionato, è il Napoli a guidare la classifica con un punto di vantaggio sulla Juventus, mentre l'Inter sembra perdere terreno rispetto alla vetta.

Girone di ritorno

All'inizio del girone di ritorno si conferma il quadro delineatosi sul finire dell'anno: il discorso scudetto sembra restringersi a Napoli e Juventus, con gli azzurri a comandare la classifica e i bianconeri costretti a seguire, mentre per i restanti posti Champions a darsi battaglia sono Inter, Roma e Lazio, protagoniste di prestazioni altalenanti. In coda, al di là del Benevento sempre più staccato sul fondo della classifica (ma capace di trovare le prime sospirate vittorie in campionato con Chievo e Sampdoria), si registra come al solito grande lotta, con 7 squadre racchiuse in 6 punti. Il mese di febbraio non offre grandi stravolgimenti; da registrare soprattutto il piccolo allungo del Napoli, che approfitta del rinvio di Juventus-Atalanta per portarsi a +4 e la risalita del Milan, che con Gattuso sembra ritrovare gioco e risultati, accorciando il distacco dalla zona Champions (così come la Sampdoria, tra le rivelazioni della stagione). In difficoltà Sassuolo e Crotone, che vedono ridursi in maniera preoccupante il margine dalla zona retrocessione (occupata da SPAL, Verona e Benevento).
La 27ª giornata è funestata dalla prematura scomparsa di Davide Astori, capitano della Fiorentina, a poche ore dalla partita in programma contro l'Udinese: la Lega dispone il rinvio a data da destinarsi delle sette partite, tra cui il derby di Milano, in programma nella giornata (le altre tre erano state giocate negli anticipi del sabato).Il turno successivo fa registrare il sorpasso in vetta: il Napoli pareggia con l'Inter e, complice anche la sconfitta interna con la Roma della settimana precedente, si vede superare dalla Juventus. Tre giorni dopo, i bianconeri vincono il recupero con l'Atalanta e allungano a +4. Questo è anche il distacco con cui le due squadre si presentano allo scontro diretto della 34ª giornata, nonostante alcuni tentativi di allungo da parte della Juventus: a Torino sono gli azzurri a imporsi (1-0), accorciando il distacco a –1. Dopo lo stesso turno, il Benevento è la prima squadra a retrocedere matematicamente in Serie B. Tuttavia, già nella giornata successiva, la Juventus si riporta a +4, battendo l'Inter nel derby d'Italia a San Siro e approfittando della concomitante sconfitta del Napoli sul campo della Fiorentina. Il nome della seconda retrocessa si conosce alla 36ª giornata, quando l'Hellas Verona perde 4-1 con il Milan e si unisce ai sanniti nel ritorno in cadetteria.
Il quadro risulta maggiormente dettagliato al 37º turno, quando la sconfitta dell'Inter con il Sassuolo regala alla Roma l'aritmetico ingresso in Champions League. Nel pomeriggio della domenica, il Milan accede all'Europa League grazie al pareggio con l'Atalanta diretta concorrente; il doppio posticipo serale sentenzia la vittoria dello scudetto da parte della Juventus (che pareggiando con i capitolini coglie il settimo tricolore di fila) e il tramonto delle speranze per la Sampdoria, che battuta dal Napoli (già certo, da par suo, della seconda posizione) abbandona la possibilità di qualificarsi alle manifestazioni continentali. Rimangono invece aperti gli scenari del quarto posto e dell'ultima retrocessione, a causa del pareggio tra Crotone e Lazio: i biancocelesti aumentano a 3 lunghezze il proprio vantaggio sull'Inter con lo scontro diretto in programma all'ultima giornata, mentre per i pitagorici resta aperta la via della seconda salvezza consecutiva. La discesa dei calabresi è soltanto rinviata, poiché la sconfitta con il Napoli (che stabilisce il proprio record di punti in un singolo campionato) li condanna alla B; la permanenza è invece raggiunta da Udinese, Chievo, Spal e Cagliari. I sardi pervengono all'obiettivo sconfiggendo l'Atalanta, la quale termina in settima posizione: il k.o. della Fiorentina con il Milan esclude infatti i viola dall'Europa, a beneficio degli stessi orobici. La contesa per l'ultimo posto disponibile in Champions si risolve a favore dell'Inter, che battendo la Lazio per 3-2 la aggancia in classifica superandola per i risultati degli scontri diretti. La graduatoria dei marcatori è vinta in coabitazione, proprio da un biancoceleste e un nerazzurro: Immobile e Icardi segnano infatti 29 gol ciascuno. L'argentino si era aggiudicato tale riconoscimento anche 3 anni addietro, sempre ex-aequo con un altro giocatore (in quel caso Toni del Verona, con 22 centri a testa).

Pos Squadra Pt G V N P GC VC NC PC GT VT NT PT M.I. GR GS GC SC GT ST RT RR CT CR
1 Juventus 95 38 30 5 3 19 16 1 2 19 14 4 1 +19 86 24 45 8 41 16 8 4 4 3
2 Napoli 91 38 28 7 3 19 14 3 2 19 14 4 1 +15 77 29 43 18 34 11 8 6 2 2
3 Roma 77 38 23 8 7 19 11 2 6 19 12 6 1 +1 61 28 31 19 30 9 6 3 5 3
4 Inter 72 38 20 12 6 19 11 5 3 19 9 7 3 -4 66 30 37 16 29 14 7 6 2 2
5 Lazio 72 38 21 9 8 19 9 5 5 19 12 4 3 -4 89 49 45 21 44 28 11 9 10 9
6 Milan 64 38 18 10 10 19 10 5 4 19 8 5 6 -12 56 42 25 16 31 26 6 4 3 2
7 Atalanta 60 38 16 12 10 19 9 6 4 19 7 6 6 -16 57 39 30 18 27 21 9 5 2 1
8 Fiorentina 57 38 16 9 13 19 8 5 6 19 8 4 7 -19 54 46 27 22 27 24 8 7 3 2
9 Torino 54 38 13 15 10 19 8 6 5 19 5 9 5 -22 54 46 29 18 25 28 2 0 8 5
10 Sampdoria 54 38 16 6 16 19 12 3 4 19 4 3 12 -22 56 60 36 20 20 40 8 7 10 6
11 Sassuolo 43 38 11 10 17 19 4 7 8 19 7 3 9 -33 29 59 11 22 18 37 10 4 3 2
12 Genoa 41 38 11 8 19 19 6 3 10 19 5 5 9 -35 33 43 23 27 10 16 5 4 4 4
13 Chievo 40 38 10 10 18 19 7 6 6 19 3 4 12 -36 36 59 22 24 14 35 2 1 7 4
14 Udinese 40 38 12 4 22 19 6 2 11 19 6 2 11 -36 48 63 24 30 24 33 7 7 6 2
15 Bologna 39 38 11 6 21 19 6 4 9 19 5 2 12 -37 40 52 25 26 15 26 3 2 4 3
16 Cagliari 39 38 11 6 21 19 6 3 10 19 5 3 11 -37 33 61 18 30 15 31 7 4 12 8
17 Spal 38 38 8 14 16 19 5 8 6 19 3 6 10 -38 39 59 22 29 17 30 6 5 12 9
18 Crotone 35 38 9 8 21 19 6 6 7 19 3 2 14 -41 40 66 23 25 17 41 3 2 8 6
19 Verona 25 38 7 4 27 19 5 1 13 19 2 3 14 -51 30 78 14 35 16 43 7 7 8 6
20 Benevento 21 38 6 3 29 19 5 2 12 19 1 1 17 -55 33 84 23 40 10 44 3 2 13 10

Campionato di Calcio Serie A 2016-2017

Juventus 33° (35° sul campo)

La Serie A 2016-2017 è stata la 115ª edizione del massimo campionato italiano di calcio, l'85ª disputata a girone unico. È stata vinta dalla Juventus, al suo 33º scudetto (35 sul campo) nonché 6º consecutivo — quest'ultimo un record nella storia della Serie A e dei maggiori campionati nazionali d'Europa.

La Juventus si laurea campione d'inverno per la quinta volta in sei anni, con due giornate d'anticipo, battendo 1-0 la Roma in casa con una rete di Higuain. I bianconeri sono i primi a chiudere un anno solare con 100 punti, frutto di 33 vittorie, 1 pareggio e 4 sconfitte in tutto l'anno.

Al termine della trentatreesima giornata arriva il primo verdetto del campionato, con la retrocessione aritmetica in Serie B del Pescara con 5 turni di anticipo; giornata altresì caratterizzata dall'elevato numero di segnature, ben 48, che eguaglia il record assoluto per la Serie A risalente alla quinta giornata del campionato 1992-1993 (disputato a 18 squadre). Al termine del trentacinquesimo turno, anche il Palermo, a seguito del futile pareggio per 1-1 in trasferta contro il Chievo, retrocede matematicamente nel campionato cadetto dopo tre anni in massima serie. In coda la corsa inizia a due giornate dal termine, con 3 squadre (Genoa, Empoli, Crotone) ristrette in soli 2 punti e con 2 posti salvezza liberi. Liguri che, però, riescono a salvarsi con 36 punti battendo il Torino alla penultima. Al penultimo turno arriva anche la certezza matematica del sesto titolo consecutivo (record assoluto nella storia del calcio italiano) per la Juventus, dopo la vittoria interna sul Crotone;[ per la squadra bianconera si tratta anche del terzo double consecutivo, avendo vinto anche la Coppa Italia per la terza stagione di fila, altro risultato senza precedenti. Decise anche le squadre che disputeranno la prossima Europa League: Atalanta, Lazio (entrambe qualificate alla fase a gironi) e Milan, che partirà dal terzo turno preliminare, tornando a disputare una competizione europea dopo tre stagioni consecutive di assenza. All'ultimo turno la Roma conquista l'accesso diretto alla fase a gironi della Champions League, battendo 3-2 in casa il Genoa con il gol decisivo di Diego Perotti nel finale. Questo risultato rende ininfluente la vittoria del Napoli 4-2 in trasferta contro la Sampdoria, con la squadra partenopea che affronterà il play-off della massima competizione europea. In coda invece il Crotone conquista una clamorosa salvezza vincendo sulla Lazio 3-1 (la squadra calabrese ottiene 20 dei suoi 34 punti complessivi nelle ultime nove giornate di campionato), grazie alla contemporanea vittoria interna del Palermo, già retrocesso, sull'Empoli per 2-1, che condanna i toscani alla Serie B dopo tre stagioni di permanenza nella massima serie.

 

Pos.

Squadra

Pt

G

V

N

P

GF

GS

DR

Campione d'ItaliaDetentore della Coppa ItaliaCoppacampioni.png

1.

Juventus Juventus

91

38

29

4

5

77

27

+50

Coppacampioni.png

2.

Roma Roma

87

38

28

3

7

90

38

+52

Coppacampioni.png

3.

Napoli Napoli

86

38

26

8

4

94

39

+55

Coppauefa.png

4.

Atalanta Atalanta

72

38

21

9

8

62

41

+21

Coppauefa.png

5.

Lazio Lazio

70

38

21

7

10

74

51

+23

Coppauefa.png

6.

Milan Milan

63

38

18

9

11

57

45

+12

1downarrow red.svg

18.

Empoli Empoli

32

38

8

8

22

29

61

−32

1downarrow red.svg

19.

Palermo Palermo

26

38

6

8

24

33

77

−44

1downarrow red.svg

20.

Pescara Pescara

18

38

3

9

26

37

81

−44


Campionato di Calcio Serie A 2015-2016

Juventus 32° (34° sul campo)

Il campionato di Serie A 2015-2016 è stato il 114º campionato professionistico italiano maschile di calcio e l'84º a girone unico, vinto dalla Juventus al suo trentaduesimo titolo (34 sul campo) nonché quinto consecutivo.

Nel 35º turno la Juventus conquista matematicamente lo scudetto, il suo 32º nonché quinto consecutivo, grazie alla vittoria esterna per 1-2 sulla Fiorentina e al contemporaneo successo della Roma sul Napoli (1-0): si tratta di un risultato di assoluto rilievo, «giornalisticamente e statisticamente [...] incredibile, che ha smentito un secolo di statistiche» alla luce dell'avvio negativo dei bianconeri e della successiva rimonta-record suggellata da 24 vittorie in 25 partite – impreziosita dall'imbattibilità del portiere e capitano Buffon, il quale con 974' batte dopo ventidue anni il precedente primato di Rossi.

All'ultima giornata il Napoli termina il campionato in seconda posizione, vincendo per 4-0 contro il Frosinone grazie a una tripletta di Higuaín – il quale supera così il record di Nordahl per numero di gol in una singola edizione della Serie A; il terzo posto è raggiunto dalla Roma: per la prima volta nella storia della Serie A, tre squadre chiudono il campionato con almeno 80 punti in classifica. I giallorossi precedono Inter, Fiorentina e Sassuolo: in particolare la provinciale neroverde, appena al terzo anno di Serie A, raggiunge matematicamente il sesto posto, suo miglior risultato della storia, dopo aver battuto i nerazzurri (3-1), staccando il Milan settimo di quattro lunghezze; inoltre, a seguito della vittoria juventina in Coppa Italia a danno dei rossoneri, i sassolesi raggiungono la loro prima qualificazione europea (terza squadra di una città non capoluogo di provincia a ottenere questo risultato, dopo il Cesena nel 1975-1976 e l'Empoli nel 2006-2007) accedendo al terzo turno preliminare di Europa League.

 

Pos.

Squadra

Pt

G

V

N

P

GF

GS

DR

Campione d'ItaliaVincitore della Coppa ItaliaCoppacampioni.png

1.

Juventus Juventus

91

38

29

4

5

75

20

+55

Coppacampioni.png

2.

Napoli Napoli

82

38

25

7

6

80

32

+48

Coppacampioni.png

3.

Roma Roma

80

38

23

11

4

83

41

+42

Coppauefa.png

4.

Inter Inter

67

38

20

7

11

50

38

+12

Coppauefa.png

5.

Fiorentina Fiorentina

64

38

18

10

10

60

42

+18

Coppauefa.png

6.

Sassuolo Sassuolo

61

38

16

13

9

49

40

+9

1downarrow red.svg

18.

Carpi Carpi

38

38

9

11

18

37

57

−20

1downarrow red.svg

19.

Frosinone Frosinone

31

38

8

7

23

35

76

−41

1downarrow red.svg

20.

Verona Verona

28

38

5

13

20

34

63

−29


Campionato di Calcio Serie A 2014-2015

Juventus 31° (33° sul campo)

2014 -  2015

Il campionato di Serie A 2014-2015 è stato il 113º campionato professionistico italiano maschile di calcio e l'83º a girone unico, vinto dalla Juventus al suo trentunesimo titolo (33 sul campo) nonché quarto consecutivo.

La squadra di Allegri vince agevolmente il suo trentunesimo tricolore nonché quarto consecutivo – un filotto che, in casa juventina, non si verificava dai tempi del Quinquennio d'oro – il 2 maggio, grazie a un 1-0 in casa della Sampdoria firmato da Vidal:a riprova di una superiorità indiscussa, i piemontesi mai prima d'ora avevano conquistato il campionato, nell'èra dei tre punti a vittoria, con quattro giornate d'anticipo, divenendo inoltre i primi, nella storia del calcio italiano, a mettere assieme un filotto di quattro scudetti in due periodi distinti. Per Madama arriverà in quest'annata anche la doppietta con la Coppa Italia, vinta contro la Lazio, liberando così in Serie A un ulteriore posto per la partecipazione all'Europa League.

 
CAMPIONATO 2014-2015 PARTITE PUNTI
IN CASA IN TRASFERTA TOTALE IN CASA IN TRASFERTA TOTALE
ANNO POSIZ. SQUADRA GARE V N P V N P V N P 2P 3P 2P 3P 2P 3P
2014 1 JUVENTUS 38 16 3 0 10 6 3 26 9 3 35 51 26 36 61 87
2014 2 ROMA 38 10 7 2 9 6 4 19 13 6 27 37 24 33 51 70
2014 3 LAZIO 38 12 1 6 9 5 5 21 6 11 25 37 23 32 48 69
2014 4 FIORENTINA 38 9 6 4 9 4 6 18 10 10 24 33 22 31 46 64
2014 5 NAPOLI 38 11 5 3 7 4 8 18 9 11 27 38 18 25 45 63
2014 6 GENOA 38 9 6 4 7 5 7 16 11 11 24 33 19 26 43 59
2014 7 SAMPDORIA 38 7 10 2 6 7 6 13 17 8 24 31 19 25 43 56
2014 8 INTER 38 7 7 5 7 6 6 14 13 11 21 28 20 27 41 55
2014 9 TORINO 38 8 7 4 6 5 8 14 12 12 23 31 17 23 40 54
2014 10 MILAN 38 9 5 5 4 8 7 13 13 12 23 32 16 20 39 52
2014 11 PALERMO 38 8 6 5 4 7 8 12 13 13 22 30 15 19 37 49
2014 12 SASSUOLO 38 7 8 4 5 5 9 12 13 13 22 29 15 20 37 49
2014 13 VERONA 38 7 5 7 4 8 7 11 13 14 19 26 16 20 35 46
2014 14 CHIEVO 38 4 9 6 6 4 9 10 13 15 17 21 16 22 33 43
2014 15 EMPOLI 38 6 8 5 2 10 7 8 18 12 20 26 14 16 34 42
2014 16 UDINESE 38 6 5 8 4 6 9 10 11 17 17 23 14 18 31 41
2014 17 ATALANTA 38 4 7 8 3 9 7 7 16 15 15 19 15 18 30 37
2014 18 CAGLIARI 38 4 4 11 4 6 9 8 10 20 12 16 14 18 26 34
2014 19 CESENA 38 3 7 9 1 5 13 4 12 22 13 16 7 8 20 24
2014 20 PARMA 38 5 4 10 1 4 14 6 8 24 14 19 6 7 20 26
  TOTALE 760 152 120 108 108 120 152 260 240 260 424 576 336 444 760 1020


Campionato di Calcio Serie A 2013-2014

Juventus 30° (32° sul campo)

2013 -  2014

Il campionato di Serie A 2013-2014 è stato il 112º campionato professionistico italiano maschile di calcio e l'82º a girone unico, vinto dalla Juventus al suo trentesimo titolo (32 sul campo) nonché terzo consecutivo.

Il 4 maggio 2014, a tre giornate dal termine, la sconfitta della Roma a Catania consegna matematicamente alla Juventus il suo trentesimo scudetto – prima formazione italiana a centrare il traguardo – è il terzo titolo consecutivo per i bianconeri, un filotto che nella storia del club non si verificava dal già citato Quinquennio degli anni trenta; i piemontesi diventano inoltre i primi, dall'istituzione del girone unico, a bissare un tris di scudetti.[24] In virtù del cammino-record della formazione juventina, una Roma pur al suo primato di punti deve accontentarsi della piazza d'onore, seguita al terzo posto dal Napoli che fa suo l'ultimo pass utile per la Champions League. In coda, a una giornata dal termine, vengono sancite le retrocessioni di Livorno, Bologna e Catania: se i toscani sono stati per gran parte dell'annata lontani da ogni seria speranza di salvezza, gli emiliani pagano una rosa non all'altezza e ulteriormente indebolita dalle cessioni nel mercato invernale, mentre ai siciliani (che in dodici mesi passano dall'ottavo posto alla discesa in cadetteria) non basta la tardiva inversione di marcia degli ultimi turni nonché la vittoria nello scontro diretto coi rossoblù– vanificata dal contemporaneo successo del Chievo, che permane così in massima serie assieme alla matricola Sassuolo artefice di una storica salvezza.

Con l'ultimo turno, a corollario di una stagione monstre, la Juventus stabilisce tutta una serie di nuovi record: toccando quota 102 – per la prima volta in tripla cifra – raggiunge il primato assoluto di punti in campionato in Italia (superando il precedente record di 97 stabilito dall'Inter nel 2006-2007) e, con 106 reti segnate in stagione, eguaglia anche il proprio primato (risalente all'annata 1992-1993); la società bianconera sigla inoltre una striscia di 19 vittorie casalinghe consecutive (su 19 incontri di campionato disputati), nuovo record di successi e infine, con 33 partite vinte (su 38), batte il primato di successi totali nel corso di una stagione (superando le 30 ottenute dai già citati nerazzurri di Mancini del 2007).

 
CAMPIONATO 2013-2014 PARTITE PUNTI
IN CASA IN TRASFERTA TOTALE IN CASA IN TRASFERTA TOTALE
ANNO POSIZ. SQUADRA GARE V N P V N P V N P 2P 3P 2P 3P 2P 3P
2013 1 JUVENTUS 38 19 0 0 14 3 2 33 3 2 38 57 31 45 69 102
2013 2 ROMA 38 15 3 1 11 4 4 26 7 5 33 48 26 37 59 85
2013 3 NAPOLI 38 13 4 2 10 5 4 23 9 6 30 43 25 35 55 78
2013 4 FIORENTINA 38 9 4 6 10 4 5 19 8 11 22 31 24 34 46 65
2013 5 INTER 38 8 9 2 7 6 6 15 15 8 25 33 20 27 45 60
2013 6 PARMA 38 9 7 3 6 6 7 15 13 10 25 34 18 24 43 58
2013 7 TORINO 38 9 6 4 6 6 7 15 12 11 24 33 18 24 42 57
2013 8 MILAN 38 11 4 4 5 5 9 16 9 13 26 37 15 20 41 57
2013 9 LAZIO 38 10 6 3 5 5 9 15 11 12 26 36 15 20 41 56
2013 10 VERONA 38 10 3 6 6 3 10 16 6 16 23 33 15 21 38 54
2013 11 ATALANTA 38 11 3 5 4 2 13 15 5 18 25 36 10 14 35 50
2013 12 SAMPDORIA 38 7 5 7 5 4 10 12 9 17 19 26 14 19 33 45
2013 13 GENOA 38 8 5 6 3 6 10 11 11 16 21 29 12 15 33 44
2013 14 UDINESE 38 9 4 6 3 4 12 12 8 18 22 31 10 13 32 44
2013 15 CAGLIARI 38 8 4 7 1 8 10 9 12 17 20 28 10 11 30 39
2013 16 CHIEVO 38 6 2 11 4 4 11 10 6 22 14 20 12 16 26 36
2013 17 SASSUOLO 38 5 2 12 4 5 10 9 7 22 12 17 13 17 25 34
2013 18 CATANIA 38 7 6 6 1 2 16 8 8 22 20 27 4 5 24 32
2013 19 BOLOGNA 38 3 8 8 2 6 11 5 14 19 14 17 10 12 24 29
2013 20 LIVORNO 38 4 5 10 2 2 15 6 7 25 13 17 6 8 19 25
  TOTALE 760 181 90 109 109 90 181 290 180 290 452 633 308 417 760 1050


Campionato di Calcio Serie A 2012-2013

Juventus 29° (31° sul campo)

2012 -  2013

Il campionato di Serie A 2012-2013 è stato il 111º campionato professionistico italiano maschile di calcio e l'81º a girone unico, vinto dalla Juventus al suo ventinovesimo titolo (31 sul campo) nonché secondo consecutivo.

L'avvio del torneo è segnato dalla permanenza in vetta dei campioni uscenti della Juventus, che il 20 ottobre sconfiggono la rivale più accreditata: il Napoli di Mazzarri, appaiato agli avversari sino a quella giornata Si mette in evidenza anche l'Inter che due settimane più tardi, toccando il culmine di una striscia di sette vittorie consecutive, vince per 1-3 allo Juventus Stadium interrompendone l'imbattibilità dopo 49 turni di Campionato e portandosi a −1. L'imprevista battuta di arresto non ferma i bianconeri, che pure battuti dal Milan dopo il netto successo in casa del Pescara mantengono il comando arrivando a vincere il titolo d'inverno il 16 dicembre davanti a Lazio e Napoli. Il presunto coinvolgimento della società campana nel calcioscommesse porta a una penalizzazione di due punti e alle squalifiche del capitano Paolo Cannavaro e di Grava, ma i provvedimenti saranno poi revocati. L'uruguaiano Edinson Cavani, centravanti del Napoli, vince la classifica marcatori con 29 reti.

L'inizio del 2013 riaccende le speranze dei partenopei, in particolare a causa delle sconfitte che la squadra di Conte subisce per mano di Sampdoria e Roma, presentandosi allo scontro diretto con sei punti di ritardo: la distanza rimane invariata, allorché la gara termina sul risultato di 1-1. La domenica seguente pare segnare un crocevia, con la vittoria dei bianconeri sul Catania in pieno recuper e il crollo degli azzurri sul campo di Verona. Le successive vittorie della capolista contro le milanesi (1-2 a San Siro con l'Inter, 1-0 sul Milan e il Torino nel derby avvicinano la matematica certezza, che diviene tale con tre settimane di anticipo dopo l'1-0 casalingo sul Palermo.

Il Napoli giunge secondo con 78 punti, stabilendo l'allora il suo miglior risultato nella massima divisione. La terza piazza, utile per l'ingresso nei play-off di Champions League, è raggiunta dal Milan: i rossoneri sono protagonisti di una rimonta, ispirata soprattutto dai gol di Balotelli, che si concretizza nei minuti finali dell'incontro di Siena (vinto con la rete decisiva di Mexès). La Fiorentina e l'Udinese entrano in Europa League, competizione a cui partecipa anche la Lazio dopo aver vinto la Coppa Italia: l'atto finale, un derby contro la Roma, assegnava infatti anche un posto nella fase a gironi del torneo, dopo che che in campionato la squadra giallorossa aveva preceduto nel finale quella biancoceleste (rispettivamente sesta e settima classificata). L'Inter, vittima di un palese calo che nel girone di ritorno la porta ad ottenere 19 punti in altrettanti incontri, precipita dal quarto posto del giro di boa al nono rimanendo esclusa dalle coppe europee: ciò non le capitava dal 1998-99 quando, giunta ottava, perse lo spareggio contro il Bologna. È, addirittura, preceduta dal Catania che realizza il miglior punteggio della sua storia in A.

Lasciano il massimo campionato il neopromosso Pescara, il Palermo e il Siena (partito con una penalizzazione di sei lunghezze): siciliani e toscani abbandonano la categoria dopo, rispettivamente, otto e nove stagioni.


Campionato di Calcio Serie A 2011-2012

Juventus 28° (30° sul campo)

2011 -  2012


Campionato di Calcio Serie A 2010-2011

Milan 18°

2010 -  2011


Campionato di Calcio Serie A 2009-2010

Inter 18° (17° sul campo)

2009 -  2010


Campionato di Calcio Serie A 2008-2009

Inter 17° (16° sul campo)

2008 -  2009


Campionato di Calcio Serie A 2007-2008

Inter 16° (15° sul campo)

2007 -  2008


Campionato di Calcio Serie A 2006-2007

Inter 15° (14° sul campo)

2006 -  2007


Campionato di Calcio Serie A 2005-2006

Juventus 29° - titolo assegnato all'Inter 14° (13° sul campo)

2005 -  2006


Campionato di Calcio Serie A 2004-2005

Juventus 28° - titolo revocato

2004 -  2005


Campionato di Calcio Serie A 2003-2004

Milan 17°

2003 -  2004


Campionato di Calcio Serie A 2002-2003

Juventus 27°

2002 - 2003


Campionato di Calcio Serie A 2001-2002

Roma 3°

2001 -  2002


Campionato di Calcio Serie A 1999-2000

Lazio 2°

1999 -  2000


Campionato di Calcio Serie A 1998- 1999

Milan 16°

1998 - 1999


Campionato di Calcio Serie A 1997- 1998

Juventus 25°

1997 - 1998


Campionato di Calcio Serie A 1996- 1997

Juventus 24°

1996 -  1997


Campionato di Calcio Serie A 1995- 1996

Milan 15°

1995 -  1996


Campionato di Calcio Serie A 1994- 1995

Juventus 23°

1994 -  1995


Campionato di Calcio Serie A 1993- 1994

Milan 14°

1993 -  1994


Campionato di Calcio Serie A 1992- 1993

Milan 13°

1992 -  1993


Campionato di Calcio Serie A 1991- 1992

Milan 12°

1991 - 1992


Campionato di Calcio Serie A 1990- 1991

Sampdoria 1°

1990 -  1991

La stagione vide grande protagonista la città di Genova: la Sampdoria vinse per la prima volta lo scudetto, mentre il Genoa si issò al quarto posto della classifica. I blucerchiati di Vujadin Boškov, da qualche anno ai vertici del calcio italiano ma che mai erano giunti sul podio del campionato — e per trovare un risultato di rilievo delle sue progenitrici bisognava risalire al terzo posto dell'Andrea Doria nel campionato 1908 —, raggiunsero un traguardo storico grazie a un affiatato gruppo di giocatori sia dentro sia fuori dal campo; avendo la meglio delle più titolate milanesi, il tricolore andò a premiare il paziente lavoro di costruzione di un grande club svolto negli anni dal presidente Paolo Mantovani. Dall'altra parte Osvaldo Bagnoli mise in piedi un altro piccolo "miracolo sportivo" dopo Verona, portando i rossoblù dal glorioso passato, ma da oltre mezzo secolo lontani da qualsivoglia successo, a conquistare il loro miglior piazzamento nel secondo dopoguerra. Il campionato seguente al Mondiali di Italia 1990 prese avvio il 9 settembre, con al via l'ambiziosa matricola Parma, prima delle tante squadre provenienti dalla Via Emilia ad approdare in quel decennio nella massima categoria, e diverse contendenti al titolo: il Napoli campione uscente, subito estromesso dalla lotta dopo un inizio sottotono, le milanesi, la rinnovata Juventus di Luca Cordero di Montezemolo, e l'outsider Sampdoria.
I rossoneri di Arrigo Sacchi andarono in testa a punteggio pieno alla terza giornata per rimanervi fino al 28 ottobre, quando i blucerchiati li superarono vincendo a San Siro, seguiti a breve distanza anche da Inter e Juventus. Alla decima la Sampdoria perse il derby e venne affiancata in vetta dai nerazzurri di Trapattoni; i meneghini passarono poi in testa solitari due giornate dopo, approfittando del rinvio delle gare delle due rivali — l'incontro Sampdoria-Roma fu rimandato per maltempo, mentre il Milan era impegnato a Tokyo per la vittoriosa finale di Coppa Intercontinentale contro l'Olimpia. L'Inter rimase così in vetta per diverse domeniche, talvolta anche in compagnia di Sampdoria e Juventus, e andò a vincere il simbolico titolo d'inverno il 20 gennaio 1991, con un punto di vantaggio sul Milan e due sull'inedito terzetto formato da doriani, bianconeri e dai sorprendenti ducali di Scala.
Girone di ritorno
Nel girone di ritorno, complici l'inesperienza del Parma e l'improvviso cedimento della Juventus, la lotta per lo scudetto rimase circoscritta alle sole Inter, Milan e Sampdoria. Furono gli scontri diretti a sancire il dominio blucerchiato; il 17 febbraio fu Vialli — capocannoniere con 19 gol al termine del campionato — a decidere lo scontro di Marassi contro i bianconeri, lanciando i doriani al primo posto. Il 10 marzo anche i rossoneri uscirono sconfitti da Genova; infine il 5 maggio, le reti di Dossena e Vialli permisero ai liguri di espugnare il Meazza e ipotecare uno scudetto che arrivò matematicamente il 19 dello stesso mese, dopo la vittoria casalinga 3-0 su di un Lecce condannato alla retrocessione. Per la Sampdoria fu il primo scudetto della storia, un successo che alla città di Genova mancava dal campionato 1923-1924.
Il positivo campionato del Genoa completò un'annata storica per la Liguria: guidato da capitan Signorini e trascinato dalle reti del bomber cecoslovacco Skuhravý, il grifone arrivò quarto al termine del torneo. Non andarono oltre un settimo posto una deludente Juventus, alle prese con problemi di risultati e incapace di raggiungere la qualificazione alle coppe europee per la prima volta dopo ventotto anni, e il Napoli, scosso in aprile dalla positività di Maradona ai test antidoping; la fuga del Pibe de Oro in Argentina (che proprio a Genova, contro i futuri scudettati, realizzò dal dischetto la sua ultima rete "italiana"), segnò a posteriori il definitivo tramonto dei sogni di gloria della squadra partenopea dopo anni di eccezionali successi — anche se nell'immediato, da quel momento il Napoli non perse più una partita sino al termine del campionato, tirandosi fuori da situazioni di classifica pericolose e arrivando a sfiorare la zona UEFA, perduta solo all'ultima giornata.
Convincenti prestazioni arrivarono da Torino e Parma, entrambe — grazie alla squalifica internazionale in cui era incappato il Milan — neopromosse da Coppa UEFA, mentre il Cagliari agganciò la salvezza con un turno di anticipo a spese di Lecce e Pisa, con i toscani a far ritorno tra i cadetti dopo appena un anno, nonostante un buono scatto iniziale comprensivo di due vittorie — prima squadra a retrocedere dopo aver vinto le prime due gare di campionato, suo malgrado "imitato" dal Piacenza nel campionato 2002-2003. Caddero in Serie B anche Cesena e Bologna, rimaste sul fondo per gran parte del campionato.


Campionato di Calcio Serie A 1989- 1990

Napoli 2°

1989 -  1990


Campionato di Calcio Serie A 1988- 1989

Inter 13°

1988 -  1989


Campionato di Calcio Serie A 1987- 1988

Milan 11°

1987 -  1988


Campionato di Calcio Serie A 1986- 1987

Napoli 1°

1986 -  1987


Campionato di Calcio Serie A 1985- 1986

Juventus 22°

1985 -  1986


Campionato di Calcio Serie A 1984- 1985

Verona 1°

1984 -  1985

Nel 1985 il Verona, che già dal ritorno in Serie A di tre anni prima ambiva a ruoli di prestigio, riportò lo scudetto in provincia a oltre sessant'anni dalle vittorie della Pro Vercelli, richiamando il successo del 1969-1970 targato Cagliari. L'Hellas scrisse il suo nome nella storia del campionato italiano assieme all'allenatore Osvaldo Bagnoli, al difensore tedesco Briegel e alla coppia d'attacco Elkjær-Galderisi.

Nell'anno del sorteggio arbitrale "a gruppi", gli occhi erano puntati sul Bentegodi già dalla prima giornata, il 16 settembre 1984; ma l'attesa non fu tanto per l'esordio degli scaligeri quanto per quello del Napoli, che nelle proprie file portava al debutto Maradona; in Veneto vinsero i padroni di casa per 3-1 e la corsa gialloblù ebbe inizio.
Lo juventino Michel Platini, con 18 reti, vince per la terza volta consecutiva la classifica marcatori della Serie A.

Già la settimana dopo, espugnando Ascoli Piceno, gli scaligeri si ritrovarono soli in testa e, uscendo indenni dai tre big match consecutivi contro Inter, Juventus e Roma, affrontarono serenamente il girone d'andata, mantenendo costantemente la vetta della classifica. La prima sconfitta arrivò solo alla quindicesima giornata, il 13 gennaio 1985, quando una squadra rimaneggiata cadde ad Avellino su di un campo innevato, a pochi minuti dal triplice fischio, grazie a un gol di Colombo. Nonostante ciò le dirette inseguitrici, l'Inter e il Torino, non ne approfittarono sicché i veneti chiusero il girone d'andata da campioni d'inverno.

Quando, la settimana dopo, il Verona impattò 0-0 al San Paolo, l'Inter lo raggiunse in vetta alla classifica. La squadra di Ilario Castagner parve divenire la favorita alla vittoria finale, ma gli scaligeri approfittarono del pareggio dei milanesi contro l'Avellino per portarsi nuovamente in testa: a Udine, il 10 febbraio, i gialloblù vinsero con un rocambolesco 5-3 una partita che li aveva visti andare in vantaggio di tre reti, farsi raggiungere nella ripresa e poi ottenere la vittoria. La settimana dopo, l'1-1 nello scontro diretto con i rivali nerazzurri diede ulteriore fiducia al Verona per la parte finale del torneo: in poche settimane i veneti si portarono sul più tre, mentre i nerazzurri mollarono la presa per lasciare al Torino il ruolo di principale antagonista dell'undici di Bagnoli.
Osvaldo Bagnoli, l'allenatore del Verona campione d'Italia, viene portato in trionfo da giocatori e tifosi.

Dopo la vittoria per 3-0 ottenuta contro la Cremonese ultima in classifica, le lunghezze di vantaggio del Verona sulle inseguitrici divennero cinque, per poi salire a sei la domenica successiva. I veneti tornarono con un punto da Marassi mentre, dietro di loro, granata e nerazzurri perdevano, rispettivamente, la stracittadina contro la Juventus e in casa dell'Udinese. La sconfitta subita dagli scaligeri nello scontro diretto contro i torinesi sembrò riaprire i giochi, ma la vittoria ottenuta dai gialloblù due settimane dopo sulla Lazio tolse ogni speranza alle avversarie per il titolo. Il 12 maggio bastò un pareggio a Bergamo (1-1) per consegnare al Verona il suo primo, storico, scudetto.

In una stagione non all'altezza delle aspettative, la Juventus sesta classificata, che vinse la sua prima Coppa dei Campioni nella tragica serata dell'Heysel, vide Michel Platini diventare capocannoniere per il terzo anno consecutivo, eguagliando un'impresa precedentemente riuscita al solo Gunnar Nordahl. A fine stagione gli esiti delle varie coppe riportarono inoltre il Milan sul palcoscenico europeo dopo cinque anni di assenza. Non regalò molte emozioni la lotta per la permanenza in Serie A, che coinvolse anche l'Udinese. L'Ascoli cedette nel finale e ritornò in B dopo sette anni, raggiungendo Lazio e Cremonese, con quest'ultima che concluse sul fondo il suo primo campionato in massima categoria da cinquantaquattro anni a quella parte.


Campionato di Calcio Serie A 1983- 1984

Juventus 21°

1983 -  1984


Campionato di Calcio Serie A 1982- 1983

Roma 2°

1982 -  1983


Campionato di Calcio Serie A 1981- 1982

Juventus 20°

1981 -  1982


Campionato di Calcio Serie A 1980- 1981

Juventus 19°

1980 -  1981


Campionato di Calcio Serie A 1979- 1980

Inter 12°

1979 -  1980


Campionato di Calcio Serie A 1978- 1979

Milan 10°

1978 -  1979


Campionato di Calcio Serie A 1977- 1978

Juventus 18°

1977 -  1978


Campionato di Calcio Serie A 1976- 1977

Juventus 17°

1976 - 1977


Campionato di Calcio Serie A 1975- 1976

Torino 7° (8° sul campo)

1975 - 1976


Campionato di Calcio Serie A 1974- 1975

Juventus 16°

1974 - 1975


Campionato di Calcio Serie A 1973- 1974

Lazio 1°

1973 - 1974


Campionato di Calcio Serie A 1972- 1973

Juventus 15°

1972 - 1973

La Juventus vinse il titolo, così come i suoi due precedenti (nel 1966-67 e nel 1971-72), grazie soprattutto a una serie di risultati positivi ottenuti nella fase finale del torneo. Il campionato iniziò il 24 settembre 1972; già una settimana dopo nessuna squadra poteva vantare più punteggio pieno. La prima a uscire dal gruppo di testa, dopo una parentesi della Roma, fu a sorpresa la neopromossa Lazio: i biancocelesti seppero resistere e, seppur superati dalle milanesi, le inseguirono tenacemente anche grazie ai gol dell'attaccante Chinaglia. Il 21 gennaio 1973 il simbolico titolo di campione d'inverno fu condiviso da Milan e Juventus a quota 22 punti, uno in più di Lazio e Inter.

Il 4 marzo la Juventus perse il derby torinese e il Milan, vittorioso a Vicenza, si staccò; un mese dopo, il 7 aprile, per i piemontesi le speranze di confermare lo scudetto parevano ormai vane dopo essere usciti sconfitti anche dall'anticipo di Firenze, tantopiù che il giorno dopo meneghini e laziali, entrambi corsari sui campi di Genova e Cagliari, andarono rispettivamente a +5 e +2.Tuttavia lo scenario si riaprì dopo appena due settimane. Nello scontro diretto all'Olimpico di Roma i biancocelesti batterono i rossoneri, in una partita macchiata da un giallo: gli ospiti stavano perdendo 1-2 quando Chiarugi, a pochi minuti dal termine, realizzò il gol del virtuale pareggio; l'arbitro Lo Bello annullò la rete per fuorigioco, poi giudicato inesistente dalla moviola.Fatto sta che grazie a questa vittoria, la Lazio raggiunse in testa il Milan, mentre la Juventus, piegando contemporaneamente il L.R. Vicenza, ritornò in gioco portandosi a −2.
La neopromossa Lazio, rivelazione del campionato e in lotta sino all'ultima giornata per lo scudetto.

Nelle ultime giornate la situazione fu confusa: i laziali mostrarono segni di cedimento, i lombardi non seppero approfittarne appieno e i piemontesi provarono con successo a inserirsi. A un turno dalla fine, la classifica recitava: Milan 44 punti, Lazio e Juventus 43. I rossoneri avevano di fronte l'avversario sulla carta più abbordabile, il Verona; tuttavia in settimana erano stati impegnati nella vittoriosa ma sfiancante finale di Coppa delle Coppe a Salonicco, e per questo chiesero, inutilmente, di posticipare la trasferta veneta.[10] Il 20 maggio, al Bentegodi gli «sfiniti» uomini di Nereo Rocco andarono inaspettatamente sotto di quattro gol: il risultato finale, contro ogni pronostico, fu una netta vittoria 5-3 per gli scaligeri.Frattanto la Juventus, all'intervallo, perdeva di misura in casa della Roma; il contemporaneo 0-0 della Lazio al San Paolo avrebbe portato allo spareggio tra meneghini e capitolini.

I minuti finali furono movimentati, soprattutto per quanto accadde sul campo di Roma: dapprima Altafini segnò l'1-1 (risultato che, con tutte le squadre a quota 44, avrebbe portato a uno spareggio a tre), e quando Cuccureddu ribaltò la situazione trovando il 2-1 a 3' dalla fine, la Lazio si lasciò superare dal Napoli. Decisiva fu la caduta dei rossoneri, in quella che passerà alla storia come la fatal Verona:[9] il Milan si vide sfuggire la possibile stella, lasciando di fatto strada libera ai bianconeri per il loro quindicesimo scudetto.
Un momento di Milan-Atalanta (9-3) del 15 ottobre 1972, tuttora un record per numero di reti segnate in una partita della Serie A a girone unico.

Tranquilli i piazzamenti europei di Fiorentina e Inter, mentre quello del Torino arrivò in pratica a 90' dalla conclusione, dopo la sconfitta del Bologna a Milano. Deludente si rivelò il campionato della Roma, che pure era stata artefice di un buon avvio, ma che presto scivolò nella zona calda della classifica ottenendo la salvezza solo all'ultimo turno, e solo per differenza reti.

Caddero in Serie B due neopromosse, l'esordiente Ternana calata alla distanza, e il Palermo, a cui si aggiunse dopo due stagioni l'Atalanta che pure sembrava relativamente in salvo fino a tre giornate dal termine, prima di andare incontro ad altrettante sconfitte tra cui l'ultima e decisiva contro la diretta rivale L.R. Vicenza, che condannò i bergamaschi per via della peggior differenza reti: a posteriori risultò fatale agli orobici il 9-3 subìto contro il Milan a San Siro il 15 ottobre 1972, a tutt'oggi la partita con più gol nella storia del girone unico.

La classifica dei capocannonieri fu vinta da ben tre giocatori — fin qui per l'unica volta da quando esiste la Serie A a girone unico —, tutti nomi inediti, alla pari con 17 gol: Savoldi del Bologna, Pulici del Torino e Rivera del Milan, quest'ultimo il secondo centrocampista (dopo Valentino Mazzola) a primeggiare nella classifica marcatori.


Campionato di Calcio Serie A 1971- 1972

Juventus 14°

1971 - 1972

Grazie al progetto del presidente Giampiero Boniperti, il quale nell'estate 1970 aveva rifondato la rosa della Juventus con numerosi e promettenti elementi — per citarne alcuni, Bettega, Causio, Cuccureddu e Spinosi —, la Giovin Signora arrivò in questa stagione allo scudetto, a un lustro dal suo precedente tricolore e a un anno dalla tragedia che l'aveva colpita con la prematura morte dell'allenatore Armando Picchi: alla guida della squadra era salito nel frattempo il cecoslovacco Čestmír Vycpálek, promosso dalle giovanili bianconere.

L'equilibrio iniziale del torneo fu spezzato il 5 dicembre 1971, quando la Juventus si impose nella stracittadina lasciandosi dietro di 2 punti le milanesi e la Roma.

Da quel momento e fino al termine del girone di andata la capolista perse solo in extremis a Cagliari, il 9 gennaio 1972, quando un errore del portiere Carmignani premiò gli isolani a tempo scaduto. Al Milan, diretta inseguitrice, non riuscì tuttavia l'aggancio sicché la Juventus fu simbolicamente campione d'inverno, due settimane dopo, con 2 lunghezze di vantaggio proprio sui rossoneri del paròn Nereo Rocco.

Il girone di ritorno iniziò male per i bianconeri: Vycpálek dovette forzatamente rinunciare per il resto della stagione al suo centravanti titolare Bettega, costretto a fermarsi per curare un principio di tubercolosi che rischiava di minarne il prosieguo di carriera,[2] e cadendo subito a Catanzaro nella partita che segnò la prima vittoria in Serie A per la squadra calabrese, la prima della regione a calcare i campi della massima categoria. La capolista venne raggiunta dal Milan e agganciata dal Cagliari di un Riva il quale sembrava aver ritrovato la forma migliore — i gol di Rombo di tuono alla fine del campionato saranno 21, uno in meno di quelli del capocannoniere, il nerazzurro Boninsegna —; la settimana dopo furono però i rossoneri a cedere dinanzi alla Fiorentina, sicché la corsa juventina poté ricominciare.

Ma si fece avanti un nuovo avversario, l'outsider Torino di Gustavo Giagnoni e dei giovani Sala e Pulici, che il 9 aprile agganciò i concittadini e la settimana dopo andò in testa, a quattro giornate dal termine, mentre la squadra bianconera veniva raggiunta in classifica anche da quella cagliaritana. Decisivo fu il ventisettesimo turno: i granata persero a San Siro contro un Milan peraltro privo nella volata finale del suo leader Rivera — fermato da una squalifica-record[3][4] causa le gravi accuse rivolte, al termine dello scontro diretto del 12 marzo contro gli isolani, all'operato del designatore arbitrale Giulio Campanat —, i sardi impattarono al Sant'Elia contro il già retrocesso Varese, mentre al Comunale di Torino una tripletta di Causio stese nel derby d'Italia i campioni uscenti dell'Inter (peraltro finalisti in Coppa dei Campioni al termine della stagione); anche se rischiò di compromettere tutto nella penultima giornata con il pari di Firenze, il 28 maggio la Juventus batté davanti al proprio pubblico il L.R. Vicenza laureandosi, per un punto, campione d'Italia davanti al tandem rossonero-granata.
Il milanista Gianni Rivera subì in primavera una lunga squalifica, dopo aver espresso pesanti accuse circa l'integrità della classe arbitrale.

In zona UEFA la Fiorentina fu protagonista di un calo che le fruttò solo 4 punti nelle ultime sei giornate, con il conseguente aggancio subìto a opera dell'Inter che rimetteva in discussione la partecipazione alla successiva Coppa UEFA dei toscani; a campionato concluso, tuttavia, il Milan si aggiudicò la Coppa Italia, liberando di conseguenza un posto in Europa che garantì sia ai nerazzurri che ai viola la qualificazione al torneo senza la disputa di uno spareggio. All'ultimo turno la matricola Catanzaro non seppe approfittare delle sconfitte di Verona e Lanerossi, facendo ritorno in Serie B dopo un anno. La retrocessione colpì anche due lombarde, il fanalino di coda Varese e il neopromosso Mantova, con quest'ultimo che vide fin qui per l'ultima volta la massima serie. Positivo, al contrario, il campionato dell'altra neopromossa Atalanta, capace di raggiungere il decimo posto.


Campionato di Calcio Serie A 1970- 1971

Inter 11°

1970 - 1971

Dopo due anni di novità in vetta, coi trionfi della Fiorentina nel 1968-69 e del Cagliari nel 1969-70, ritornò protagonista la città di Milano, con un duello tra le due squadre meneghine e il Napoli. Il campionato iniziò il 27 settembre 1970.

Partì bene lo scudettato Cagliari, che, dopo la vittoria in casa dell'Inter, il 25 ottobre, andò in testa; ma a Vienna, sei giorni dopo, durante la partita tra Italia e Austria, un grave infortunio mise fuori gioco Riva, compromettendo, in parte, la carriera della grande ala e indebolendo il club rossoblu; l'8 novembre i sardi non andarono oltre l'1-1 contro il neopromosso Foggia e, mentre il Milan vinse il derby mandando indietro l'Inter, passò in testa il Napoli, che proseguì bene e arrivò al primo posto al 20 dicembre, giorno dello scontro diretto con il Milan; al San Paolo vinsero però i rossoneri (0-1 sul campo, ma a seguito delle violente proteste degli spettatori napoletani il risultato divenne 0-2 a tavolino) che andarono in testa e furono campioni d'inverno il 17 gennaio 1971.
Roberto Boninsegna, oltre allo scudetto interista, vinse anche la classifica cannonieri con 24 reti.

Già alla fine del girone d'andata, però, l'Inter, il cui avvio di stagione, sotto la guida di Heriberto Herrera, era stato povero di risultati e ricco di polemiche a causa di problemi nello spogliatoio, iniziò la rimonta. Alla quinta giornata di campionato, dopo la sconfitta nel derby, il presidente Ivanoe Fraizzoli esonerò Herrera, chiamando a sostituirlo Giovanni Invernizzi. I nerazzurri vinsero il derby di ritorno, il 7 marzo e distanziarono poi il Napoli, terzo in classifica, battendolo nella sfida di due settimane dopo a Milano (2-1 per l'Inter, con il Napoli in vantaggio alla fine del primo tempo, rimonta dell'Inter in 10 uomini e molte discussioni per la rete del pareggio nerazzurro, su contestato calcio di rigore). Il sorpasso si concretizzò quando i rossoneri persero in casa contro il Varese e gli interisti sconfissero in trasferta il Catania. Con due punti di vantaggio, poi aumentati a tre, il finale fu quasi una passerella: il 2 maggio il Milan perse in rimonta a Bologna mentre l'Inter superava largamente il Foggia, ormai in caduta libera. Lo scudetto fu matematico per l'Inter. Terzo giungeva il Napoli, il cui ottimo risultato finale era da attribuire soprattutto alla solidità del suo reparto arretrato.

Un'importante novità di quest'anno fu l'introduzione della Zona UEFA, conseguente alla programmata inclusione della Coppa delle Fiere nel novero delle manifestazioni della UEFA. L'Italia fu subito iscritta come nazione di prima fascia avente a disposizione ben 4 posti, cioè il più alto numero possibile. L'innovazione diede ancora più interesse al campionato, che godeva ora di un nuovo traguardo anche per le squadre di alta classifica ma escluse dalla corsa al titolo. Oltre al Milan e al Napoli, gli ultimi due posti furono appannaggio di Juventus e Bologna, che staccarono una Roma che raccolse due punti nelle ultime tre giornate.

Sul fondo, tra le già retrocesse Lazio e Catania fu praticamente uno spareggio per evitare l'ultima posizione. Più avvincente la lotta per il quart'ultimo posto: finì in B lo stesso Foggia, per differenza reti, a seguito della sconfitta per 0-3 subita a Varese nell'ultima giornata di campionato, mentre si salvarono per un soffio la Sampdoria (grazie al pareggio a reti bianche sul campo del Vicenza) e la Fiorentina (grazie all'1-1 conquistato con la Juventus in trasferta).


Campionato di Calcio Serie A 1969- 1970

Cagliari 1°

1969 - 1970

Il campionato iniziò il 14 settembre 1969; partirono bene i campioni uscenti della Fiorentina, sorpassati alla quinta giornata dal Cagliari dopo la sconfitta interna del 12 ottobre contro gli stessi rossoblù. La squadra sarda iniziò la sua fuga, ottenendo subito buoni risultati grazie a un collettivo votato alla difesa, che approfittava in attacco dell'estro del veloce Riva. Un mese dopo, il vantaggio su Fiorentina e Inter era di +4.
Il bomber Gigi Riva, miglior marcatore del torneo con 21 gol, e il tecnico Manlio Scopigno, due dei maggiori protagonisti nel trionfo sardo.

Nel corso di dicembre il tecnico cagliaritano Manlio Scopigno fu squalificato per 5 mesi per aver insultato un guardalinee a Palermo,[5] mentre tra le inseguitrici si aggiunse la Juventus, in ripresa dopo una partenza stentata che era costata la panchina a Luis Carniglia in favore di Ercole Rabitti; comunque i sardi, affidati all'allenatore in seconda Ugo Conti, ressero e il 28 dicembre si fregiarono del titolo simbolico di campione d'inverno con un turno di anticipo.

Nelle prime sette gare di ritorno i bianconeri incamerarono 13 punti; il 15 febbraio 1970 stesero il L.R. Vicenza, mentre il Cagliari pagò dazio a San Siro contro l'Inter, venendo punito nel finale dall'ex Boninsegna e ritrovandosi i piemontesi a 1 solo punto di distacco.[6] I rossoblù riuscirono ad aumentare il vantaggio a +2 la settimana dopo, mantenendo le distanze fino allo scontro diretto del 15 marzo al Comunale di Torino; ottenuto il 2-2 sul finire della gara, il Cagliari poté lanciare la volata finale: la settimana dopo la Juventus cadde a Firenze e mollò la presa, lasciando il secondo posto all'Inter.

Il 12 aprile l'ormai lanciato Cagliari chiuse all'Amsicora la miglior stagione della sua storia, mandando in Serie B il Bari e festeggiando il suo primo e fin qui unico scudetto. A soli 6 anni dall'approdo in massima serie, la squadra rossoblù portò per la prima volta il titolo nel Mezzogiorno d'Italia, lontano dalle grandi città del Nord e del Centro, conquistando una vittoria ricca di significati per l'intera Sardegna; il Cagliari divenne il simbolo di un'isola distante, ritenuta «patria di pastori e banditi» – così spiegò Riva, tra i principali artefici della vittoria – e destinata a diventare in questi anni ambita meta turistica.

Le 21 reti di Riva valsero all'attaccante il titolo di capocannoniere, davanti alla sorpresa Vitali del L.R. Vicenza, e la convocazione al campionato del mondo 1970 in Messico insieme ad altri 5 giocatori della squadra rossoblù: Albertosi, Cera, Domenghini, Gori e Niccolai. Le sole 11 reti subite dal Cagliari in 30 partite sono inoltre un record ancora oggi ineguagliato, come la media gol subiti a partita più bassa di sempre, pari a 0,37.

Assieme al Bari, che pure aveva disputato un buon girone di andata, caddero in B il Palermo e il Brescia; per pugliesi e lombardi la permanenza in massima serie era durata appena un anno. La Lazio e la Sampdoria riuscirono invece a salvarsi grazie a un positivo girone di ritorno. Tormentato e deludente il campionato della Roma di Helenio Herrera che, troppo sterile in fase offensiva, non andò oltre il decimo posto.


Campionato di Calcio Serie A 1968- 1969

Fiorentina 2°

1968 -  1969

A balzare in testa per primi furono i campioni uscenti del Milan, che si ritrovarono presto a dover lottare con una outsider, il Cagliari, spinto in vetta dai gol di Riva: i sardi si ritrovarono in testa il 24 novembre 1968. Col tempo si fece largo, dopo i primi tentennamenti iniziali, la veloce Fiorentina del nuovo allenatore Bruno Pesaola, artefice del secondo posto del Napoli l'anno prima. I viola agganciarono in testa il Cagliari il 12 gennaio 1969, per poi pareggiare a Varese l'ultima gara d'andata e lasciare ai rossoblù il platonico titolo di campione d'inverno. Più staccate le altre squadre; spiccavano soprattutto i negativi gironi d'andata del Torino e del Napoli, abbandonato a dicembre da Sívori il quale tornò nella natia Argentina tra molte polemiche.

Con il girone di ritorno si delineò più chiaramente la lotta per il titolo tra Cagliari, Fiorentina e Milan. Sembrò inizialmente che la vittoria toccasse ai sardi, ma il 9 marzo caddero all'Amsicora contro la Juventus. La Fiorentina, superando il L.R. Vicenza, andò in testa: da quel momento i viola non persero un colpo, riuscendo a tenere distanziati rossoblù e rossoneri. L'11 maggio, espugnando la Torino bianconera, i viola si laurearono per la seconda volta nella loro storia campioni d'Italia; come nel campionato del 1955-1956, i viola persero una sola partita, quella casalinga contro il Bologna, registrando un'inedita imbattibilità in trasferta.

A distrarre dalla corsa scudetto era giunta il 16 marzo l'improvvisa morte del promettente attaccante della Roma, Giuliano Taccola; a un anno dalla scomparsa di Meroni, il campionato riassunse dunque trame drammatiche. Il centravanti morì a Cagliari, dopo aver solamente assistito alla partita dei giallorossi, per un improvviso arresto cardiaco: sulle cause dell'evento non si riuscì mai a far completamente luce.
Il Cagliari, secondo classificato, emerse come outsider nella corsa allo scudetto grazie anche ai 21 gol del capocannoniere Gigi Riva.

Il Milan visse comunque una stagione di vittorie, con il successo in Coppa dei Campioni nonché le ottime prestazioni del maturo portiere Cudicini, baluardo di una retroguardia che subì appena 12 reti in tutto il campionato e di Rivera, alla fine dell'anno solare primo italiano a essere insignito del Pallone d'oro. Lunga e stancante fu la lotta per la salvezza, che si risolse solamente nelle ultime due giornate: retrocesse dapprima l'Atalanta, seguita infine dalla matricola Pisa e dal Varese, orfano di Anastasi e superato dal Lanerossi sul traguardo.  Si salvarono invece le altre due neopromosse, il Verona, alla sua seconda apparizione in Serie A dopo quella della stagione 1957-1958, e il Palermo.


Campionato di Calcio Serie A 1967- 1968

Milan 9°

1967 -  1968


Campionato di Calcio Serie A 1966- 1967

Juventus 13°

1966 - 1967


Campionato di Calcio Serie A 1965- 1966

Inter 10°

1965 -  1966


Campionato di Calcio Serie A 1964- 1965

Inter 9°

1964 -  1965


Campionato di Calcio Serie A 1963- 1964

Bologna 7°

1963 -  1964


Campionato di Calcio Serie A 1962- 1963

Inter 8°

1962 -  1963


Campionato di Calcio Serie A 1961- 1962

Milan 8°

1961 - 1962


Campionato di Calcio Serie A 1960- 1961

Juventus 12°

1960 -  1961


Campionato di Calcio Serie A 1959- 1960

Juventus 11°

1959 -  1960


Campionato di Calcio Serie A 1958- 1959

Milan 7°

1958 -  1959


Campionato di Calcio Serie A 1957- 1958

Juventus 10°

1957 - 1958


Campionato di Calcio Serie A 1956- 1957

Milan 6°

1956 -  1957


Campionato di Calcio Serie A 1955- 1956

Fiorentina 1°

1955 -  1956


Campionato di Calcio Serie A 1954- 1955

Milan 5°

1954 -  1955


Campionato di Calcio Serie A 1953- 1954

Inter 7°

1953 -  1954


Campionato di Calcio Serie A 1952- 1953

Inter 6°

1952 -  1953


Campionato di Calcio Serie A 1951- 1952

Juventus 9°

1951 -  1952


Campionato di Calcio Serie A 1950- 1951

Milan 4°

1950 - 1951


Campionato di Calcio Serie A 1949- 1950

Juventus 8°

1949 -  1950

Dopo la tragedia di Superga il presidente del Torino, Ferruccio Novo, tentò di ricostruire la squadra dal nulla: in parte ci riuscì, ottenendo un onorevole sesto posto nella stagione 1949-1950, ma con il tempo i granata, colpiti dalle perdite, lasciarono spazio ad altre formazioni, in particolare i concittadini della Juventus e le milanesi, che monopolizzeranno i primi tre posti della classifica per cinque stagioni consecutive.
Il centromediano Parola (a sinistra), capitano della Juventus che interruppe un digiuno tricolore di ben tre lustri, e il centravanti Nordahl del Milan (a destra), miglior marcatore del campionato con 35 gol — un primato che resisterà per ben 66 anni.
Nel 1950 lo scudetto rimase a Torino, tornando nella bacheca proprio dei rivali bianconeri. La Juventus resistette infatti all'attacco del trio svedese Gre-No-Li, che portò il Milan a quota 118 gol, e conquistò il titolo guidando la classifica per tutto il campionato. Il torneo partì l'11 settembre 1949 e i bianconeri balzarono subito in testa: all'undicesima giornata, il 13 novembre, avevano già collezionato 5 punti di vantaggio sulla più diretta inseguitrice, la sorpresa Padova; un mese dopo, le lunghezze sulla nuova seconda classificata, il Milan, erano diventate 6. Con tre settimane di anticipo, quindi, la Juventus fu simbolicamente campione d'inverno.
Il girone di ritorno iniziò con qualche difficoltà per i piemontesi, ma i rossoneri non furono capaci di approfittarne appieno; riuscirono comunque ad arrivare allo scontro diretto del Comunale, il 5 febbraio 1950, a 3 punti di distanza dai bianconeri: la netta vittoria (7-1), tra l'altro nel primo incontro in Italia a venire trasmesso dalla televisione, li avvicinò a –1 riaprendo potenzialmente i giochi. Fu in questo momento, però, che la Juventus seppe piazzare lo scatto decisivo: vincendo otto partite di fila e surclassando i biancoscudati, il 23 aprile, vinse matematicamente uno scudetto che mancava dalle casacche bianconere da ben quindici anni — secondo più lungo diguino nella storia del club torinese.
Questo campionato viene ricordato per le numerose segnature nel corso della stagione, ben 1265, primato tuttora imbattuto nella massima serie italiana. Il Milan, secondo, con 118 reti rimane altresì la squadra che tuttora ha segnato di più in una singola stagione di Serie A a 20 squadre; uno score sottorete comprensivo dei 35 gol del capocannoniere Nordahl, all'epoca un record nella storia della Serie A a girone unico, e che resisterà fino alla stagione 2015-2016 — quando sarà battuto dal napoletano Higuaín.

Positiva fu la prestazione del neopromosso Como, alla sua prima stagione in A, mentre delusero due blasonate come Bologna e Genoa. Ricadde in Serie B dopo un anno il Venezia, che aveva perso le prime otto partite ed era rimasto staccato dalle squadre in corsa per la salvezza: da segnalare a tal proposito la sconfitta interna per 0-8 nel derby veneto contro il Padova, ancor'oggi ex aequo la miglior vittoria in trasferta nella storia del girone unico. Retrocesse anche il Bari, mentre si salvarono con fatica il Novara e la Roma, quest'ultima accusata dai pugliesi di essere stata favorita dai direttori di gara:[2] le polemiche che ne conseguirono portarono a una vera e propria rivoluzione all'interno della classe arbitrale, ma nessun particolare provvedimento disciplinare fu preso nei confronti dei giallorossi.


Campionato di Calcio Serie A 1948- 1949

Torino 6° (7° sul campo)

1948 -  1949

Il campionato dell'esito più tragico iniziò il 19 settembre e vide andare in testa dopo le prime giornate la Lucchese; quella che i toscani intrapresero nei successivi due mesi fu una marcia inattesa, ma non poterono reggere al ritmo del Torino, che approfittò di un momento di appannamento delle rivali a inizio dicembre per passare in testa. Quella dei granata fu però una fuga più complicata di quelle degli anni precedenti, in virtù della vena delle due squadre genovesi e, soprattutto, dell'Inter, spinta dalle reti del bomber Nyers; anche sul fondo, del resto, la classifica appariva piuttosto corta e affollata. Il 6 gennaio, ultima d'andata, i granata si laurearono campioni d'inverno con due punti di vantaggio sul Genoa, che aveva sconfitto il Torino per 3-0 il 26 dicembre. Seguivano a tre punti Inter e Lucchese, mentre la Juventus era relegata a metà classifica per le difficoltà incontrate dall'allenatore nella preparazione dei giocatori, che complicarono anche l'ambientamento di Hansen.
Il ritmo delle concorrenti, nel corso dei primi turni del girone di ritorno, fu blando, e il Torino, grazie a una serie di quattro vittorie consecutive, riuscì ad allungare il distacco, portandosi il 6 febbraio a +6 su Genoa, Inter e Sampdoria, per poi mantenere un vantaggio sui nerazzurri, rimasti principali contendenti, che oscillò tra i tre e i cinque punti. Con lo scontro diretto di Milano della 34ª giornata, il 30 aprile, in cui il Torino impose lo 0-0, i granata ebbero ormai praticamente ipotecato lo scudetto, forti dei 4 punti di distacco dai rivali.
Proprio Inter-Torino restò però nella storia come l'ultima partita giocata in campionato dal Grande Torino, che il 3 maggio partecipò a una gara amichevole contro il Benfica a Lisbona e il giorno dopo, sulla via del ritorno, rimase vittima di una sciagura aerea. Nel disastroso schianto contro la Basilica di Superga morirono diciotto giocatori, lo staff granata, l'equipaggio presente sul volo e i giornalisti che avevano seguito la squadra in Portogallo. Il 6 maggio, il Grande Torino venne proclamato Campione d'Italia per decisione della Federazione; le ultime quattro partite della squadra in campionato furono giocate dalla squadra «Ragazzi», contro avversarie composte anch'esse da elementi delle giovanili. L'Italia e il mondo intero rimasero scioccati per la perdita, e la cittadinanza di Torino partecipò in massa ai funerali dei campioni, entrati nella leggenda.
A retrocedere in Serie B furono due tra le protagoniste delle precedenti stagioni, il Livorno e il Modena; quest'ultimo, dopo gli ottimi piazzamenti degli anni precedenti, intraprese la strada di un difficile passaggio al sistema, pagandone le pesanti conseguenze sul campo. Tutte le neopromosse, il Novara, il Palermo e il Padova, ritornate in Serie A rispettivamente dopo sette, dodici e quattordici anni di assenza, raggiunsero invece la salvezza.


Campionato di Calcio Serie A 1947- 1948

Torino 5° (6° sul campo)

1947 -  1948

Fatta eccezione per un passo falso a Bari, il Torino partì bene, e si portò in vetta alla sesta giornata. Da novembre a gennaio i granata avanzarono di pari passo con il Milan di Carapellese e Puricelli. Il 25 gennaio i rossoneri vinsero lo scontro diretto per 3-2 e due settimane dopo chiusero in vetta il girone d'andata con due punti di vantaggio sul Torino e ben sei sul trio formato da Inter, Juventus e Triestina, che trovò in un'attenta fase difensiva (il «mezzo sistema», che prevedeva l'ulteriore arretramento di un centrocampista) la chiave per scalare posizioni in campionato.
Romeo Menti, ala destra del Torino pluricampione.
Il Milan mancò dello scatto decisivo per lo scudetto e il Torino ne approfittò nel girone di ritorno. Il 21 marzo i lombardi, privi di Carapellese allontanato per motivi disciplinari persero a Bologna; poi, il 17 aprile, caddero anche a Bergamo, contro l'Atalanta in buona condizione, dopodiché calarono, pareggiando in casa contro la Roma non brillante e lasciandosi sconfiggere, anche in casa, dalla neopromossa Lucchese. Il Torino agganciò, superò e allungò con un ritmo serrato; alla trentacinquesima giornata collezionò dieci punti di vantaggio sul Milan. I rossoneri, infine, si lasciarono raggiungere dalla Triestina e dalla Juventus di Boniperti, capocannoniere con 27 reti. I granata invece fecero il 30 maggio una notevole impresa, rimontando da 0-3 a 4-3 la Lazio e ottenendo, grazie a ancora una sconfitta del Milan, la vittoria matematica dello scudetto con cinque giornate d'anticipo. Alla fine della quarantaduesima e ultima giornata, giocata in piena estate, il vantaggio su Juve, Triestina e Milan fu di sedici punti.
Il Grande Torino si confermò così la squadra più forte in assoluto. Nel corso del lungo torneo schierò appena 15 giocatori; deteneva la difesa migliore del torneo e, soprattutto, un attacco prolifico capace di segnare 125 reti (25 di Gabetto e 23 di Mazzola) in quaranta partite. In questa stagione piazzarono anche la vittoria più larga della Serie A a girone unico, battendo per 10-0 l'Alessandria.
Il Napoli invece si mise in pesante crisi. Si staccò sul fondo e finì il girone d'andata con cinque punti di ritardo sulle quintultime. Malgrado un tentativo di rimonta, terminò la sua travagliata stagione con la retrocessione, venendo condannato anche all'ultimo posto per un tentativo di corruzione nella partita contro il Bologna. La seconda retrocessione della storia partenopea non fu accettata serenamente dalla società, che si rivolse alle assemblee estive per recuperare a tavolino la categoria, insistendo per la messa a disposizione di un ventunesimo posto per la successiva stagione della massima serie. A questa proposta la Lega Nazionale e i suoi organi di giustizia sportiva reagirono duramente, intrecciando una disputa legale che si concluse solamente con l'intervento della FIGC e la minaccia di una radiazione dai quadri per la società azzurra


Campionato di Calcio Serie A 1946- 1947

Torino 4° (5° sul campo)

1946 -  1947

Il campionato iniziò il 22 settembre 1946; il favorito Torino impiegò alcune settimane ad ingranare, e pareggiò le prime tre partite casalinghe con Triestina, Sampdoria e Juventus. Peraltro fu proprio la situazione dei giuliani a sconvolgere l'equilibrio del torneo; per ragioni di sicurezza, gli Alleati che governavano Trieste vietarono per lungo tempo l'utilizzo dello stadio di Valmaura, e ciò costrinse la squadra a disputare la maggior parte del girone d'andata in trasferta o sul campo neutro di Udine.
Dopo dieci giornate si ritrovarono appaiate al primo posto Juventus e Bologna, poi gli emiliani si bloccarono, persero tre gare di fila e videro i bianconeri allungare: il 2 febbraio 1947 furono "campioni d'inverno" davanti al Torino e al sorprendente Modena che, come il Livorno di qualche anno prima, era riuscito nell'impresa di ottenere ottimi risultati con giocatori provenienti dalle serie minori schierati dall'allenatore Mazzoni secondo la logica del vecchio Metodo. Sul fondo, languiva la Triestina, mentre l'Alessandria del ritrovato Rava riscattava una partenza negativa ed inguaiava la più quotata Inter, i cui nuovi acquisti fallirono clamorosamente.
Fu proprio l'Alessandria a frenare la corsa della Juventus, il 23 febbraio; il Torino scattò in testa, vinse quattro gare consecutive, incluso il derby del 16 marzo, ed allungò, inseguita a distanza dal regolare Modena e dal Milan dell'astro nascente Carapellese. Nel mese di maggio il Torino consolidò il primato e lo scudetto diventò matematico già a tre giornate dalla fine, con il pareggio di Bari; alla fine, i punti di vantaggio su Juventus e Modena, che occuparono le piazze d'onore furono rispettivamente 10 e 12. Fu la stagione in cui il Torino mostrò tutta la prepotenza di un attacco decisamente concreto, che sfondò il muro delle 100 reti realizzate grazie ad un gioco estremamente rapido, ideale per disorientare gli avversari; il commissario tecnico dell'Italia Pozzo arrivò a schierare contemporaneamente tutti i dieci giocatori di movimento granata nell'amichevole dell'11 maggio 1947 contro l'Ungheria. Il campionato detiene tutt'ora il record di punti ottenuti da una squadra vincitrice nell'era di due punti a vittoria con 20 squadre in campionato: ben 63 con la media di 1,66 punti ad incontro.
Se furono degni di nota i campionati di Vicenza e Bari, l'Inter riuscì ad emergere dalle ultime posizioni alla distanza, lasciando le altre squadre a lottare per una salvezza incerta fino all'ultimo secondo; la Fiorentina ebbe la meglio sul Brescia e sul Venezia, ormai distante dalle glorie di pochi anni prima. La caduta in B fu risparmiata alla derelitta Triestina, ripescata d'ufficio in luglio per motivi patriottici, «in considerazione del valore morale e simbolico che la squadra di Trieste ha per tutti gli sportivi italiani». Il ripescaggio della squadra giuliana portò dunque ad un ulteriore allargamento della Serie A, che fu formata da 21 squadre per il solo campionato 1947-1948.


Campionato di Calcio Serie A 1945- 1946

Torino 3° (4° sul campo)

1945 -  1946

Il girone finale si giocò tra aprile e luglio: alla fine a vincere lo scudetto fu il Torino che, giunto all'ultima giornata primo a pari merito con la Juve, approfittò del passo falso dei bianconeri che pareggiarono a Napoli mentre i Granata, travolgendo il Pro Livorno, li staccarono in classifica.


Campionato di Calcio Serie A 1944- 1945

1944 -  1945


Campionato di Calcio Serie A 1943- 1944

VV.FF. Spezia 1°

1943 -  1944

In finale giunsero Venezia, Torino FIAT ed i VV.FF. Spezia. I veneti non erano più l’ottima squadra capace di conquistare il terzo posto nel campionato di due anni prima; il Torino, invece, era il “Grande Torino”, campione d’Italia in carica, destinato a conquistare altri quattro scudetti al termine della guerra, prima della tragedia di Superga. La vera sorpresa era comunque costituita dalla squadra dei Vigili del Fuoco della Spezia. Questa compagine era nata dai resti dello Spezia Calcio, in grave crisi a livello dirigenziale: il presidente Perioli era stato catturato ed inviato nei campi di concentramento in Germania; Semorile, l’unico rimasto, decise di contattare il comandante dei Vigili del Fuoco cittadini, l’ing. Gandino, per allestire una squadra in grado di affrontare il Campionato Alta Italia. L’accordo venne presto raggiunto (in quel drammatico periodo anche la Juventus si era trasformata in Juventus Cisitalia, ed il Torino in Torino FIAT), sotto l’impegno scritto di restituire tutti i giocatori allo Spezia al termine del conflitto, e costituì un ottimo stratagemma per sottrarre i calciatori agli obblighi del servizio militare.

Le partite finali vennero disputate all’Arena di Milano, quasi sempre semideserta per il timore di possibili rastrellamenti da parte dei tedeschi. Il 9 luglio 1944 si disputò la prima partita che si concluse con il pareggio tra VV.FF. Spezia e Venezia per 1-1, risultato che sembrava spianare la strada al Torino per la riconquista del titolo. Solo una settimana dopo, il 16 luglio, i VV.FF. Spezia battevano invece per 2-1 i favoritissimi Granata sovvertendo qualsiasi pronostico. Il 20 luglio, infine, il Torino travolgeva il Venezia per 5-2 decretando il sorprendente primo posto dei Vigili del Fuoco spezzini.


Campionato di Calcio Serie A 1942- 1943

Torino 2° (3° sul campo)

1942 -  1943

A vivacizzare sin dalle prime battute il torneo, che iniziò il 4 ottobre 1942, fu il Livorno. La squadra amaranto, salvatasi in extremis l'anno precedente, aveva costruito la sua ossatura in estate, con elementi provenienti soprattutto dalla Serie B, e si era affidata a Ivo Fiorentini, fautore del Metodo e già valorizzatore di talenti all'Atalanta.[4] Partiti spediti, i toscani si scrollarono presto di dosso una Roma destinata a un rapido declino, e allungarono: il 22 novembre, espugnata l'Arena Civica, vantavano cinque punti sul Torino secondo, inaspettatamente partito con due sconfitte.
Nel mese di dicembre i granata approfittarono di alcuni passi falsi del Livorno e li affiancarono in vetta, ma l'incostanza nei risultati spinse Novo a esonerare l'allenatore András Kuttik, poco adatto a inquadrare la squadra secondo le nuove logiche del Sistema, e a chiamare il più eclettico Antonio Janni. Il 10 gennaio 1943, al termine del girone d'andata, le due squadre erano appaiate: aveva preso il via un duello destinato a durare fino al termine; solo la Juventus e, soprattutto, l'Ambrosiana (in vetta il 7 febbraio) tentarono d'inserirsi. Sul fondo si erano già staccate, intanto, il debuttante Vicenza e il Venezia, orfano dei suoi leader; annaspava ormai anche la Roma scudettata.
Nel mese di febbraio il Livorno mantenne saldamente la vetta, arrivando a +4 su Torino e Ambrosiana a sette giornate dal termine. Tuttavia con lo stop del 21 marzo in casa della Juventus, gli amaranto furono avvicinati dai granata e la lotta, con l'Ambrosiana ormai in disarmo, fu serrata. Fu un moto d'orgoglio della Roma, il 7 aprile, a costare il primato al Livorno; il Torino si presentò a Bari il 25 aprile con un punto di vantaggio sui labronici e con un ruolino di sei vittorie consecutive alle spalle. Strappata la vittoria sui pugliesi a pochi minuti dalla fine, i piemontesi infransero le speranze delle carneadi toscane e intascarono il secondo scudetto della loro storia, quindici anni dopo il primo. In quella stagione la squadra granata vincerà anche la Coppa Italia, centrando il primo double nella storia del calcio italiano.
Nel finale di campionato, le squadre ormai fuori dal discorso scudetto declinarono bruscamente andando incontro a pesanti sconfitte, che costarono ai giocatori multe e richiami, contro compagini più bisognose di punti.[6] Nell'ultimo turno la Juventus, che pure aveva strappato il terzo posto all'Ambrosiana, si lasciò infilzare pesantemente dal rinvigorito Vicenza, e allo stesso modo gli uomini di Ferrari caddero di fronte al Venezia, il quale a sua volta due settimane prima aveva potuto rientrare in corsa per la salvezza espugnando il campo di Bologna. I lagunari raggiunsero così Bari e Triestina agli spareggi, mentre il Liguria, autore di un disastroso girone di ritorno, si era assestato sul fondo. Furono i galletti a finire tra i "cadetti"; le retrocessioni furono comunque solamente virtuali, visto che vennero annullate alla ripresa del girone unico, nel 1946.


Campionato di Calcio Serie A 1941- 1942

Roma 1°

1941 -  1942

Fin dall'inizio del campionato, la cui partenza al 26 ottobre lo rese il più "tardivo" nella storia del girone unico, si prese nota di cambiamenti ai vertici della classifica; oltre alle novità tattiche, influirono su questi le scelte sbagliate da parte delle dirigenze delle grandi squadre, l'avvento delle nuove leve, la chiamata di molti calciatori alle armi e i bombardamenti sulle grandi città del Nord. Fu così che balzò immediatamente in testa la Roma, che superò indenne i blitz provenienti da Nord-Est (sugli scudi la grande sorpresa Venezia e la Triestina) e riuscì a mantenere la prima posizione per la maggior parte del girone d'andata. In grave crisi entrò il Bologna, che perse le prime tre partite, rimanendo all'ultimo posto in solitaria: la squadra risentì particolarmente dell'età avanzata dei suoi uomini chiave.
La Roma, fedele al metodo e sospinta dai gol del ventenne Amadei, continuò la sua marcia regolare, e il 1º febbraio 1942 vinse il girone d'andata, seguita ad un punto dal Torino e dal Venezia. Quest'ultima si rivelò come migliore interprete del sistema inglese: l'illuminazione dell'allenatore Rebuffo fu quella di adattare a mezzali i due attaccanti Loik e Mazzola. L'8 marzo i lagunari approfittarono della sconfitta interna della Roma contro il Genova per balzare in vetta assieme al Torino. Iniziò dunque la lotta a tre, coi piemontesi in fuga, i lagunari in calo e i capitolini in ripresa: il 24 maggio, però, i giallorossi pareggiarono nel derby, mentre il Toro impallinò l'Atalanta (9-1). Sembrò il momento decisivo, invece i granata caddero sette giorni dopo a Venezia e concessero ai rivali un punto di vantaggio. L'ultima giornata (14 giugno), battendo il già retrocesso Modena, la Roma diventò Campione d'Italia per la prima volta.
Stagione negativa per l'Ambrosiana, che precipitò al dodicesimo posto in classifica, solo tre punti sopra la retrocessione. La lotta per evitare la Serie B sembrò decidersi molto presto, con il Modena ed il Napoli già in netto ritardo a cinque giornate dal termine. A rivitalizzare la corsa furono i partenopei, che infilarono quattro vittorie consecutive ed arrivarono all'ultima giornata davanti al Livorno. Gli azzurri caddero a Genova all'ultimo turno, mentre gli amaranto espugnarono il fortino del Milano, portandosì in salvo. Salvezza anche per il Liguria neopromosso; capocannoniere, per la terza volta in carriera, fu il milanista Boffi, con 22 reti in 26 partite.


Campionato di Calcio Serie A 1940- 1941

Bologna 6°

1940 -  1941

Dopo il Genova dell'anno precedente, fu un'altra squadra convertita al Sistema a dominare le prime giornate, ovvero la Fiorentina di Giuseppe Galluzzi, che arretrò Bigogno in difesa e si affidò alla vena di Menti[4]; all'ottavo turno i viola furono superati dal regolare Bologna, squadra dall'età media piuttosto alta ma sospinta da un trio d'attacco, Biavati-Reguzzoni-Puricelli in grande spolvero. Sul finire del girone d'andata i rossoblù ritrovarono a lottare per il vertice la consueta duellante, l'Ambrosiana, ma conclusero comunque il girone d'andata con due punti di vantaggio sui nerazzurri. Sul fondo si dimenavano Roma e Lazio.
Nel girone di ritorno i petroniani mantennero la loro marcia costante, per poi rafforzare il primato in modo clamoroso con il 5-0 inflitto all'inseguitrice nello scontro diretto del 30 marzo; il 27 aprile vinsero matematicamente il loro sesto titolo, il quarto in sei anni, vinto con disarmante tranquillità in una stagione generalmente poco brillante ed emozionante. Puricelli fu per la seconda volta capocannoniere con ventidue reti (dodici segnate di testa), mentre Ferrari vinse il suo ottavo scudetto, primato condiviso con Virginio Rosetta, Giuseppe Furino e Gianluigi Buffon (10 vinti sul campo).
Le retrocessioni colpirono un Bari mai veramente in gara (alla 20ª giornata i pugliesi erano ormai staccati di dieci punti) ed il Novara che, nonostante una buona partenza, rimase vittima del quoziente-reti per soli otto centesimi, favorendo la Lazio di Piola, che visse un campionato ampiamente al di sotto delle aspettative.


Campionato di Calcio Serie A 1939- 1940

Ambrosiana - Inter 5°

1939 -  1940

Fu nuovamente una outsider a movimentare la prima parte del torneo: il debuttante Venezia, infatti, rimase al vertice fino all'ottava giornata; partì bene anche la Triestina, allenata dall'esordiente Monti, e favorita dal buon rendimento di Colaussi. A destare la maggiore curiosità nelle prime giornate, però, fu soprattutto la prima squadra di Serie A schierata secondo il sistema, il Genova. La squadra di Garbutt, eletto Battistoni difensore centrale, assimilò presto il modulo e si inserì nelle posizioni di testa, tra le quali si fecero strada in dicembre Bologna e Ambrosiana. Lo 0-0 nello scontro diretto premiò i petroniani, che chiusero in testa l'andata con un punto di vantaggio sui nerazzurri e sul Genova.
L'11 febbraio i liguri annichilirono la Lazio ed affiancarono il Bologna in testa, ma il match della settimana successiva, vinto a Novara, non fu omologato per un errore tecnico dell'arbitro Scarpi. A complicare la corsa del Genova, che aveva perso Battistoni per un grave infortunio, contribuì anche la sconfitta nello scontro diretto del 25 febbraio. A rincorrere il Bologna pensò dunque l'Ambrosiana, impostata sulla difensiva dall'allenatore Cargnelli, che per ottenere i gol preferì l'estro di Demaría e del giovane Candiani al fosforo del maturo Ferrari; otto vittorie consecutive garantirono la conquista del primato dei nerazzurri, che rischiarono però di complicare perdendo la penultima gara sul campo del pericolante Novara. Il 2 giugno, all'atto conclusivo, un gol di Ferraris II decise lo scontro diretto dell'Arena Civica, e i milanesi festeggiarono il quinto scudetto.
Anche la lotta per la salvezza si risolse all'ultima giornata, e fu nuovamente decisivo il quoziente reti, che evitò la retrocessione alla rientrante Fiorentina e al deludente Napoli, condannando oltre al Modena il Liguria, snaturato dopo la bella sorpresa dell'anno precedente. Capocannoniere, per il secondo anno consecutivo, risultò il milanista Aldo Boffi, con il considerevole bottino di 24 reti


Campionato di Calcio Serie A 1938- 1939

Bologna 5°

1938 -  1939

Approfittando di alcuni tentennamenti delle favorite, alcune delle quali relegate addirittura in zona retrocessione, si portò in testa il sorprendente Liguria. La squadra sampierdarenese condusse senza troppi patemi per alcuni mesi, venendo poi raggiunta dal Bologna che, perso ad ottobre l'allenatore ebreo Weisz a causa delle leggi razziali, richiamò sulla panchina l'allenatore degli anni Venti, Felsner: egli, dopo aver iniziato (negativamente) la stagione alla guida del Milan, portò avanti il lavoro del predecessore e vinse il girone d'andata alla pari con la squadra sampierdarenese, solitamente abituata a sofferte salvezze, ma ben diretta dal neo-allenatore Baloncieri e dall'interno Gabardo, precocemente scartato dal Milan. Le due squadre distanziavano di due punti il Torino, altra squadra destinata a dover liberare il suo allenatore (Erbstein), e di quattro l'Ambrosiana.
Il girone di ritorno sorrise decisamente al Bologna, che recuperò l'infortunato Fiorini e il 26 febbraio staccò definitivamente un Liguria destinato a declinare; a partire da quel momento, alla squadra rossoblù bastò tenere a bada le timide velleità di Ambrosiana e Torino. Il 30 aprile, a due giornate dal termine, i granata subirono una pesante sconfitta sul campo del Genova, permettendo così ai petroniani, vittoriosi a Roma, di aggiudicarsi il titolo con due settimane di anticipo. La forza del Bologna fu nell'attacco, nel quale si incontravano la raggiuntà maturità dell'ala Biavati e il talento nel gioco aereo di Puricelli, capocannoniere al debutto in coabitazione col milanista Boffi.
Sovraffollato il fondo della classifica, sul quale galleggiarono faticosamente alcune delusioni, tra cui il Milano, in serio pericolo fino a poche giornate dalla fine, e la Juventus incapace di trovare un valido sostituto all'anziano Monti e in lite con Rava per ragioni di compenso[4]. Salve anche le neopromosse Novara e Modena, la lotta tra le ultime tre, Lucchese, Livorno e Triestina, già avvelenata da un tentativo di combine a danno dei giuliani (che vennero peraltro puniti con una multa «per aver dato pubblicità al fatto»)[8], si risolse solamente ricorrendo al quoziente-reti, che condannò le due compagini toscane al ritorno in Serie B.


Campionato di Calcio Serie A 1937- 1938

Ambrosiona - Inter 4°

1937 -  1938

Il Bologna, che non poté fare altro che constatare il fallimento della campagna acquisti, faticò ad ingranare, e fu dunque la ritrovata Juventus a partire spedita. I bianconeri, sospinti da una difesa arcigna sostenuta dai terzini Foni e Rava, guadagnarono inizialmente la vetta. Fu un'inarrestabile progressione dell'Ambrosiana, che all'opposto aveva adottato un gioco offensivo che potesse sfruttare al meglio il fiuto del gol del cannoniere Meazza[4], e che alla decima giornata guadagnò il primo posto solitario. Il 9 gennaio, giorno dell'ultima di andata, dopo un roboante 9-2 sul Bari, i nerazzurri si portarono a +4 sulle inseguitrici, ovvero Juventus, Bologna e il redivivo Genova, che dopo dieci anni aveva richiamato sulla sua panchina lo storico allenatore William Garbutt.
Furono proprio i genoani ad insidiare portandosi ad un punto dall'Ambrosiana il 30 gennaio, quando i nerazzurri inciamparono in casa al cospetto della Triestina: i rossoblù persero però un'occasione preziosa per il sorpasso il 20 febbraio, quando caddero nel derby, e lasciarono il ruolo d'inseguitrice alla Juventus. I bianconeri agganciarono la capolista, la sconfissero nello scontro diretto del 13 marzo, ma non riuscirono nella fuga, sprecando varie occasioni e subendo, alla penultima giornata, il controsorpasso. In un'ultima giornata vibrante, con cinque squadre (Ambrosiana, Juventus, Genova, Bologna, e Milan) ancora matematicamente in lizza per il titolo, l'Ambrosiana espugnò Bari nel finale e vinse il suo quarto scudetto dopo otto anni di attesa; Meazza si laureò capocannoniere per la terza volta, dopo il 1930 e il 1936.
Meno avvincente risultò essere la lotta per la salvezza: già alla ventesima giornata la debuttante Atalanta e la deludente Fiorentina si ritrovarono nettamente staccate rispetto al resto del gruppo; grazie a un buon girone di ritorno, il Livorno guadagnò con un certo anticipo la salvezza, al primo campionato in A dopo due anni.


Campionato di Calcio Serie A 1936- 1937

Bologna 4°

1936 -  1937

Il Bologna si portò subito nelle prime posizioni, inseguito nelle prime settimane dal Torino, che aveva lasciato invariata l'ossatura dell'anno precedente; le prime inseguitrici furono la debuttante e quadrata Lucchese e la Roma; nel mese di novembre emerse poi con prepotenza la Lazio di Piola, che affiancò i petroniani (condotti dalla giovane rivelazione Biavati), ed intraprese con loro un inedito duello. Il 10 gennaio, ultima d'andata, il Bologna cadde sul campo del Milan e lasciò il platonico titolo d'inverno alla Lazio, che ottenne contro il Bari la quinta vittoria consecutiva e il primato solitario.
Con l'inizio del girone di ritorno un Bologna in progressione riuscì a sorpassare i biancocelesti, uscendo indenne dallo scontro diretto del 7 febbraio e mantenendo un'andatura regolare nelle settimane successive che le permise di mantenere la giusta distanza dalle incostanti inseguitrici, alle quali era riuscito ad aggiungersi il Milan. Il 2 maggio, quando mancavano ancora due giornate alla fine del torneo, la squadra rossoblù batté la Triestina e vinse il suo secondo scudetto consecutivo; a confermare la bontà del lavoro di Weisz, artefice di una squadra veloce, forte in difesa e abile in contropiede, giunse poche settimane dopo la netta vittoria nel prestigioso Torneo dell'Expo, a Parigi.
Nel corso del girone di ritorno erano rimaste staccate sul fondo Sampierdarenese, Alessandria e Novara. Per la salvezza della squadra ligure, come ormai di consueto, furono decisive le ultime battute del torneo: nell'ultima giornata espugnò Napoli, sorpassando in extremis il debuttante Novara, che cadde sul campo della Roma a pochi minuti dal termine. L'Alessandria, che pure ad un certo punto sembrò favorita per il rush finale, affondò nel finale, schiacciata dalle carenze tecniche indotte dalle cessioni estive e dalla sterilità offensiva cui neppure l'esperto Banchero seppe rimediare.


Campionato di Calcio Serie A 1935- 1936

Bologna 3°

1935 - 1936

Partì con passo spedito il Bologna del neoallenatore Árpád Weisz; i petroniani tennero testa a tutte le rivali negli scontri diretti, e dopo dodici giornate conducevano con tre punti di vantaggio sul Torino, rilanciatosi in novembre grazie ad una serie di sei vittorie consecutive, e quattro sulla Juventus. Più in affanno la Roma, menomata alla vigilia del torneo dalle defezioni di Guaita, Scopelli e Stagnaro che, nell'incombere della guerra d'Etiopia, fecero ritorno nella natia Argentina per il timore di essere chiamati alle armi. Al termine del girone d'andata il Bologna rallentò la sua corsa, racimolò un solo punto in tre gare e fu sorpassata dalla Juventus, che risultò dunque campione d'inverno il 12 gennaio.
A marzo la lotta per il titolo sembrò estendersi al Torino, che tra la 24ª e la 25ª giornata tentò anche una piccola fuga[3], mentre rallentava la Juventus e risalivano posizioni la Roma e l'Ambrosiana, ristabilitasi dopo un inizio non entusiasmante grazie ai gol di Meazza, lanciato verso la sua seconda palma di capocannonieri. Il 12 aprile, a quattro giornate dalla fine, anche una sorprendente Triestina sembrò potersi inserire nella lotta scudetto, portandosi a -4 dal Bologna capolista. Nel convulso finale la Roma, forte della miglior difesa del torneo, avvicinò i petroniani fino al -1, ma i rossoblù di Weisz piazzarono nelle ultime due giornate le vittorie decisive, che riportarono a Bologna lo scudetto dopo sei anni. Fu un torneo equilibrato, come testimonia la classifica (le prime cinque classificate ebbero tutte dai 40 ai 35 punti), che sancì la fine del dominio juventino sul campionato e il primo alloro dello «squadrone che fa tremare il mondo», squadra solida sul piano fisico (solo 14 giocatori furono schierati da Weisz nel corso del torneo) e artefice di un gioco estremamente concreto.
In zona retrocessione, fu presto fuori dai giochi il Brescia; più agguerrita la lotta per evitare la seconda retrocessione, che coinvolse anche Napoli ed Alessandria, oltre al neopromosso Bari. Nelle ultime giornate la Sampierdarenese fu autrice, per il secondo anno, di un'importante rimonta, che le permise di staccare nelle battute finali del torneo il Palermo.


Campionato di Calcio Serie A 1934- 1935

Juventus 7°

1934 - 1935

Il campionato che vedeva in campo i freschi campioni del mondo della nazionale italiana partì il 30 settembre 1934, per la prima volta a 16 squadre. Già una settimana dopo, la Juventus era sola in testa; ma gli uomini di Carlo Carcano nelle settimane successive furono affiancati e superati da un'inattesa rivale, la Fiorentina di Guido Ara. La squadra viola, costruita con pazienza nel corso degli anni dal marchese Luigi Ridolfi, approfittò dei tentennamenti bianconeri e viaggiò spedita verso il platonico titolo di campione d'inverno, il 3 febbraio 1935, giorno in cui uscì indenne dallo scontro diretto di Torino e mantenne 2 punti di vantaggio sulla più titolata inseguitrice.
La Juventus pativa non solamente per il logorio dei suoi giocatori, ma anche per gli allontanamenti forzati di alcuni protagonisti nei successi degli anni precedenti: pagò lo scandalo che travolse il suo allenatore Carcano, licenziato ufficialmente per «motivi personali indipendenti dalla conduzione tecnica della squadra» e da ricondurre insomma alla sua vita privata, oggetto di pettegolezzo; più avanti perse anche Orsi, il quale a ridosso della chiamata alle armi per la guerra d'Etiopia chiese di poter tornare in Argentina. Dalle tragedie dei singoli fu colpita anche la Lazio: il mediano Fantoni II morì l'8 febbraio, per un'infezione da setticemia contratta in seguito a un infortunio.
Giovanni Ferrari segna a Firenze il gol che, nei minuti finali dell'ultima giornata, permise alla Juventus di chiudere il suo Quinquennio d'oro.Il 3 marzo la Fiorentina cadde inaspettatamente sul campo di una disperata Pro Vercelli, e vide avvicinarsi pericolosamente la poco prolifica ma concreta Juventus, nel frattempo passata nelle mani della bandiera bianconera Carlo Bigatto, e l'Ambrosiana-Inter; le tre squadre iniziarono una lotta serrata, in cui si susseguivano sorpassi e occasioni di fuga mancate fino alla penultima giornata, quando i viola persero ad Alessandria e lasciarono campo libero alle altre due contendenti.
Il 2 giugno, in un ultimo turno vibrante, la Juventus espugnò proprio Firenze a pochi minuti dalla fine, grazie a una rete di Ferrari, mentre l'Ambrosiana-Inter soccombette a Roma dinanzi alla Lazio — con un risultato (4-2) e un esito identici a quelli che si sarebbero verificati 67 anni dopo. Fu il quinto scudetto di fila per i bianconeri: una striscia di successi mai raggiunta prima nel calcio italiano, e in seguito superata dalla stessa Juventus nel 2017. Dietro a torinesi e meneghini, la Fiorentina chiuse quindi terza, davanti alla Roma del capocannoniere Guaita.
Perso in estate il suo centravanti Piola, la gloriosa Pro Vercelli non riuscì a compensarne l'assenza, e si ritrovò fin dalle prime battute del torneo tagliata fuori dalla corsa per non retrocedere. Si salvò invece la debuttante Sampierdarenese, che rimediò a un girone di andata negativo con un ritorno condotto a passo spedito. Rischiò il declassamento il Torino, che s'impose nello scontro diretto dell'ultima giornata contro il Livorno, sorpassandolo; i labronici tornarono così in Serie B dopo due stagioni


Campionato di Calcio Serie A 1933- 1934

Juventus 6°

1933 - 1934

L'agguerrita Ambrosiana partì lanciata, debuttando con un temibile 9-0 al Casale e agguantando la vetta solitaria alla quarta giornata. La Juventus iniziò dunque rincorrendo i nerazzurri, ma cadde il 12 novembre, nello scontro diretto, ed entrò a far parte di un folto gruppo di inseguitrici che, oltre al solito Bologna, annoverava anche la brillante Triestina di Pasinati e la rediviva Pro Vercelli, trascinata dal fiuto del gol del rampante Piola, capace di segnare 6 gol alla Fiorentina il 29 ottobre. Ripresosi da un infortunio per cui perse parte del girone d'andata, l'ala juventina Orsi contribuì alla conquista del sesto titolo bianconero.
Chiuso il girone d'andata con tre punti di vantaggio sulla Juventus, l'Ambrosiana procedette con passo spedito anche nelle prime battute del ritorno. Il 28 gennaio, però, i milanesi caddero a Napoli, di fronte ai vivaci azzurri di Garbutt, che dopo una partenza a singhiozzo stavano scalando la classifica puntando sulla fase difensiva, e che conquistarono al termine la prima qualificazione alla Coppa Mitropa della società partenopea. Il 4 marzo l'odierna Inter scivolò nuovamente, in casa, per mano del non irresistibile Livorno e la Juventus, che intanto espugnando Trieste aveva colto il dodicesimo risultato utile consecutivo, si portò a -1 dalla capolista.
Nell'acceso finale il calendario fu rivoluzionato, per anticipare la fine del torneo e cedere il palcoscenico agli incombenti campionati mondiali. Vinse il duello la Juventus, che superò indenne lo scontro diretto del 1º aprile ed operò il sorpasso due settimane dopo, domando il Brescia e approfittando della sconfitta dell'Ambrosiana a Firenze[4]: con sette vittorie in altrettante gare, i bianconeri si assicurarono il quarto titolo consecutivo. L'attacco bianconero si confermò il migliore, e il diciannovenne Borel II, che mise a segno 31 reti, si laureò per il secondo anno consecutivo miglior marcatore; nella Nazionale italiana che poche settimane dopo vinse il Mondiale, una grande fetta di titolari era di provenienza juventina, e anche l'allenatore Carcano fu richiesto da Pozzo come suo collaboratore durante la rassegna.
Particolarmente concitata fu la lotta per evitare la retrocessione; fu il Casale, già ultimo al giro di boa, a cadere per primo; lo seguì a un turno dalla fine il glorioso Genova, travolto da problemi economici e societari. Nell'ultima giornata, il 29 aprile, le vincenti Brescia, Palermo e Torino soffocarono invece le speranze di aggancio del Padova, che tornò dunque in Serie B dopo due stagioni.


Campionato di Calcio Serie A 1932- 1933

Juventus 5°

1932 - 1933

La partenza non fu felice per la Juventus, che cadde al debutto ad Alessandria e inciampò ancora sul campo del Napoli di Sallustro due settimane dopo. Piazzando però nove vittorie consecutive, i bianconeri si imposero sulle avversarie, arrivando al 18 dicembre 1932 con un vantaggio di +3 sul Napoli, che nel mese precedente aveva tentato la prima fuga, staccando Genova 1893 e Torino.
Sul finire del girone di andata la Juventus fu avvicinata da Ambrosiana e Bologna, coi petroniani che chiusero il diciassettimo turno a –2 dalla capolista. Sul fondo si era ormai ristretta a tre squadre la lotta per la salvezza, con Bari, Casale e Pro Patria, mentre il debuttante Palermo (che fino al 1930 militava in Serie C) e il redivivo Padova si erano resi autori di una valida tornata iniziale.
Nel girone di ritorno il cammino della Juventus verso il suo terzo scudetto consecutivo non conobbe soste: una nuova striscia di cinque vittorie aveva ormai allontanato dai torinesi il Bologna, penalizzato peraltro da un grave infortunio che lo aveva privato di Occhiuzzi. Ad occupare la seconda posizione fu così l'Ambrosiana, già in netto ritardo sui bianconeri: dal 21 maggio 1932, i punti che dividevano prima e seconda classificate erano 6. L'11 giugno la Juventus batté per 3-0 il Milan e conquistò matematicamente il terzo titolo consecutivo; alla fine vantò un distacco di 8 lunghezze dai nerazzurri milanesi. Sul trono dei cannonieri, peraltro, si piazzò la rivelazione juventina della stagione, il diciannovenne Borel II, con 29 reti e una considerevole media di 1,035 gol a partita.
Ad avere la meglio in zona salvezza fu il Casale, che già a fine maggio aveva staccato le altre contendenti; il Bari tentò una timida rimonta, ma la vanificò crollando inaspettatamente a Busto Arsizio, all'ultima giornata, contro la già condannata Pro Patria


Campionato di Calcio Serie A 1931- 1932

Juventus 4°

1931 - 1932

Fu in particolare grazie al rafforzamento di una mediana che già annoverava nelle sue file Mario Varglien che la Juventus poté cucire il secondo scudetto consecutivo sul petto. La squadra di Carcano patì però l'assenza iniziale di Monti[2], giunto in Italia fuori forma, e per buona parte del torneo si limitò ad inseguire il Bologna. I petroniani si ritrovarono soli in vetta alla terza giornata, dopo il pesante 5-1 che ridimensionò le ambizioni della Lazio, e si scrollarono presto di dosso l'estroso Casale. Cinque vittorie consecutive rilanciarono la Juventus, che si fece però imporre il pari dal Bologna nello scontro diretto del 6 dicembre e assistette alla conseguente fuga dei rossoblu, vincitori del titolo d'inverno il 24 gennaio 1932 con tre punti di vantaggio. Le due rivali facevano il vuoto alle loro spalle[4]; a ravvivare la corsa per le posizioni fu soprattutto il brio dell'esordiente Fiorentina di Petrone.
Squadra e tifosi juventini celebrano lo scudetto invadendo il campo di Corso Marsiglia, dopo il pareggio interno (2-2) contro la Fiorentina nell'ultimo turno di campionato.
Nel girone di ritorno un calo di forma condusse il Bologna a subire le prime sconfitte del campionato; il 17 aprile, battendo la Triestina, la Juventus sorpassò i rossoblu, clamorosamente rimontati all'Arena Civica[4]. Vincendo in rimonta lo scontro diretto del 1º maggio, la Juventus allungò, ottenendo lo slancio che la condusse verso il titolo. Il 29 maggio il Bologna perse un punto in casa ad Alessandria, mentre i bianconeri conquistarono contro il pericolante Brescia i punti necessari per ottenere la matematica certezza dello scudetto.
Proprio il Brescia fu tra le squadre protagoniste di un finale di campionato molto concitato sul fondo: salve la Triestina e la deludente Lazio[2], le rondinelle, ultime al termine dell'andata, riuscirono ad agganciare il Bari all'ultima giornata, mentre sul fondo si arenava il Modena. Lo spareggio a Bologna premiò però i pugliesi, e il Brescia fu dunque destinato alla Serie B. A condividere il titolo di capocannoniere furono Petrone e Schiavio.


Campionato di Calcio Serie A 1930- 1931

Juventus 3°

1930 - 1931

Il torneo iniziò il 28 settembre 1930. La partenza spedita della Juventus (otto vittorie consecutive) definì subito le gerarchie; alle spalle dei bianconeri si alternarono inizialmente rivali più o meno attrezzate (Modena, Bologna, Napoli). Il Genova, partito con l'inaspettata sconfitta di Legnano, tentava di risalire posizioni, mentre erano più complicate le situazioni dell'Ambrosiana, terz'ultima dopo nove giornate e ormai eliminata dalla Coppa dell'Europa Centrale, e del Milan, che si ritrovò presto a galleggiare vicino alla zona più calda della classifica. Dal gruppo delle inseguitrici emerse la Roma, che il 21 dicembre si portò a un solo punto dalla Juventus; la squadra torinese ritrovò comunque energie per chiudere a +4 sui vivaci giallorossi e sul Napoli il girone d'andata. Si erano arenati sul fondo, intanto, il Livorno e le debuttanti Casale e Legnano, destinati a lottare fino alla fine per evitare le due retrocessioni.
Rodolfo Volk della Roma, capocannoniere con 29 reti.
L'8 marzo, battendo nettamente la Pro Vercelli, la Juventus sembrò aver piazzato lo scatto decisivo sulle inseguitrici. In realtà, la settimana dopo la squadra bianconera fu travolta a Testaccio dalla Roma, che tentò dunque per ultima un inseguimento, trascinata dai gol di un Volk all'apice della sua carriera[7]. I torinesi seppero comunque amministrare il vantaggio di tre punti fino alla fine e il 21 giugno, in un ideale passaggio di consegne, batterono l'Ambrosiana e si laurearono Campioni d'Italia a cinque anni dall'ultimo titolo.
Dietro Juventus e Roma si piazzarono il costante Bologna e il Genova, con i gol di Banchero a sopperire al primo degli infortuni che inficiarono l'esperienza italiana di Stábile. Nel girone di ritorno avevano perso smalto squadre che avevano vivacizzato il girone d'andata (il bel Modena di Mazzoni, una Lazio in crescita e il Napoli di Garbutt, che firmò il record pareggiando una sola partita in tutto il torneo), mentre un'orgogliosa Ambrosiana risalì fino al quinto posto. Sul fondo, a salvarsi fu il Casale, che piazzò tre vittorie decisive nelle ultime gare casalinghe. Fu il Livorno a tentare un disperato aggancio sul finale, condannando anche il Legnano, ma il pareggio contro la Juventus, all'ultima giornata, gli fu fatale.


Campionato di Calcio Serie A 1929- 1930

Ambrosiana 3°

1929 - 1930

La rinuncia da parte della Nazionale, ora allenata da Pozzo, di partecipare ai Mondiali 1930 (prima edizione assoluta), giovò al calendario: la stagione venne fissata in un periodo di 9 mesi esatti, dal 6 ottobre 1929 al 6 luglio 1930. L'inizio distava 3 mesi dall'archiviazione del formato precedente (7 luglio) mentre la fine era in programma una settimana prima dell'inizio della rassegna iridata, in Uruguay. Fu organizzato un girone all'italiana, con gare di andata e ritorno per un totale di 34 giornate: erano assegnati 2 punti per l'incontro vinto e un punto a testa per l'incontro pareggiato, mentre non ne era attribuito alcuno per la sconfitta. L'eventuale spareggio sarebbe stato utilizzato soltanto in caso di parità per assegnare il titolo nazionale, oppure per stabilire le retrocessioni nella categoria inferiori.
Le prime capoliste furono Genova e Juventus, scavalcate dall'Ambrosiana il 16 febbraio 1930: pur avendo saltato la gara con i bianconeri (per la neve che rese impraticabile il campo), i milanesi conseguirono 23 punti in 18 giornate chiudendo al comando il girone di andata. Vincendo per 2-1 nel recupero dell'incontro, la squadra meneghina portò a 3 i punti di vantaggio: la contesa rimase comunque serrata, sebbene alla 27ª giornata il divario risultasse di 5 lunghezze. La corsa per lo scudetto conobbe le tappe cruciali in giugno, con le ultime giornate: la sfida tra nerazzurri e liguri (rimasta celebre per il crollo, prima del fischio d'inizio, di una tribuna che mise in dubbio la disputa della partita a causa di feriti) terminò 3-3, con un rigore fallito dai rossoblu nel finale. Nel turno successivo, l'Ambrosiana ospitò i torinesi: vincendo per 2-0 si assicurò la conquista matematica del primo posto. Il Genova fece sua la seconda piazza, lasciando ai sabaudi soltanto un terzo posto. Protagonista dello "scudetto" nerazzurro l'attaccante Meazza, autore di 31 reti e prestazioni che gli valsero l'approdo in azzurro.
Annata meno felice per l'altra sponda del Naviglio: il Milan si classificò undicesimo con appena 6 punti sulla zona retrocessione, che interessò Cremonese e Padova (sulla cui classifica pesò la sconfitta per 8-0 contro la Roma).

 

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