Sezione CAI San Vito al Tagliamento

 

  Sabato 27 e Domenica 28 Aprile
Sulla Via Francigena
Itinerario Culturale d'Europa
con il CAI di Parma, di Sarzana e i Iubilantes di Como

 
 


Un po' di storia

La Via Francigena che da Canterbury portava a Roma è un strada della storia. Una via percorsa in passato da centinaia di migliaia di pellegrini in viaggio da tutta Europa verso Roma.
Agli albori del Medioevo il viaggio aveva in sè una profonda motivazione religiosa, un pellegrinaggio nei Luoghi Santi della fede cristiana per il perdono e la purificazione dell'anima peccatrice.

Essa è da considerarsi una delle grandi strade che nel Medioevo solcarono l'Europa, unendo Roma con il Mare del Nord.
Il percorso  da Canterbury fino a Roma era lungo 1.600 Km. Le antiche tappe riscoperte da documenti storici, nel tratto italiano toccavano Siena, San Giminiano, Lucca, il passo della Cisa, Fidenza Piacenza, con il traghetto del Po, Pavia Vercelli ed il Passo del Gran Bernardo.
Ancora oggi sono riscontrabili sul territorio i segni e le memorie di questo passaggio a distanza di oltre 1.000 anni!!
 

 

 


Icona

 

 


peonie lungo il sentiero

L'itinerario Parmense, come quello in Lunigiana, attraversa antiche Pievi, castelli ed altri edifici storici e percorre antiche mulattiere. L'itinerario proposto, che può essere interrotto in diversi punti, risulta ideale anche per famiglie con bambini e rappresenta il giusto connubio fra esigenze escursionistiche e storico-culturali.

Da dire che nel 2000 la via è stata portata alla ribalta dal Giubileo, ripristinata, risegnata e ripercorsa da moltissime persone che come gli antichi pellegrini, hanno voluto andare a piedi verso la capitale del cristianesimo. Di conseguenza i punti di appoggio e accoglienza si sono ammodernati e moltiplicati e numerose sono le guide e le carte topografiche che sono state appositamente stampate.

Le Città d'Italia sulla Via Francigena

 

 

La gita

Stà diventando ormai una consuetudine l'incontro annuale con Il CAI di Parma per un week end escursionistico nell'appennino.
Lo scorso anno dopo aver effettuato la bellissima traversata nel Parco dei Cento Laghi, ci siamo dati appuntamento per quest'anno per una camminata insieme sulla famosa Via Francigena, antica strada di pellegrini che per arrivare a Roma, partivano fin da Canterbury.

Partiamo quindi, sabato 27 per l'autostrada verso Bologna, Modena, Parma, arrivati all'uscita per Berceto, incontriamo Fabrizio, nostro ex socio, ora iscritto al CAI di Parma, che ci guida tra i colli appenninici fino a raggiungere
Tarenzo (m. 543), posto d'inizio dell'escursione, dove lasciamo le vetture a tre bravi ragazzi che le portano a Cassio (m. 818), luogo d'arrivo.
 Nei pressi del municipio, che si trova isolato nel mezzo delle colline, inizia la nostra escursione che su buon sentiero ben segnalato ci conduce a
Castello di Casola, bellissimo e antico borgo medioevale, punto di sosta dei pellegrini. Dopo una visita si prosegue, passando in loc. Villa dove troviamo l'antica sorgente, punto di ristoro dei pellegrini.
Ripreso il sentiero che prosegue in direzione ovest, si pervenire ad un bivio dove scegliamo il sentiero di sin. che ci conduce ad un valico, dove con breve breve deviazione a sin. saliamo sulla dorsale di
Malacosta, punto molto panoramico sulle valli sottostanti, ma anche molto curioso per la sua sembianza ad un enorme mucchio di ghiaia. insolito per quei luoghi.
Proseguiamo in un bel bosco di enormi pini, ai piedi dei quali splendide orchidee ed enormi peonie attirano la nostra attenzione e quasi senza accorgerci raggiungiamo
Cassio, altro interessante borgo medioevale, dove ritroviamo le vetture e ci concediamo un ristoro quanto mai necessario.
Poi trasferimento per la cena ed il pernottamento all'
Ostello del Tugo, sulla statale della Cisa.
All'Ostello, ricavato da una recentissima ristrutturazione di una vecchia casa cantoniera, risultiamo essere i primi clienti in assoluto poichè era stato aperto solo da un paio di giorni. Noi qui lo segnaliamo per la cordiale ospitalità e l'ottima cena.

 


Casola


orchidea lungo il sentiero

 
 


Bibola

Il mattino seguente, riprese le vetture, ritorniamo nuovamente a Berceto dove riprendiamo l'autostrada che lasceremo all'uscita per Aulla, raggiunta la cittadina e parcheggiate le vetture nei pressi di un passaggio a livello dove inizia la strada per Bibola, con sorpresa scopriamo di essere parte di un gruppo di oltre 150 persone che si erano date appuntamento tramite le loro Associazioni per percorrere insieme quest'altro tratto della Via Francigena.

L'escursione inizia imboccando la strada asfaltata per Bibola, abbandonandola dopo circa 200 metri per salire a destra per uno stradello che dopo poco diventa sentiero. Saliamo lungo il bosco, incrociando la strada che porta alle Case Burcione, fino ad arrivare ad una sterrata (la si segue a destra) che ci porta direttamente all'antico paese di Bibola (ne è consigliata la visita). Ancora per sterrata e per un breve tratto di asfalto, scendiamo, in circa 20', a Vecchietto.

 

 
  Qui abbandoniamo il percorso del Trekking Lunigiana che porta a Ponzanello, per salire a destra lungo la mulattiera che sale lungamente nel bosco ad arrivare alla sella delle "Quattro Strade", toccata da un'ampia strada sterrata.. Dalle "Quattro Strade" seguiamo, in discesa, per circa 1,5 km la sterrata, abbandonandola, in prossimità di una curva, per prendere un sentiero a sinistra che ci porterà direttamente a Ponzano. Affrontiamo, ora, l'ultimo tratto della gita: con un percorso misto mulattiera/sterrata/sentiero, scendiamo alla Nuda, dove si trovano i resti del Castello della Brina e dove visiteremo la campagna di scavi in corso effettuati da parte dell'Archeologia Medievale dell'Università di Pisa.. Con un'ultimo tratto in discesa, per un bel sentiero che corre nel bosco, raggiungeremo il ponte sul Torrente Amola, termine di questa gita da "pellegrini".

 


Ponzano

 
 

1° giorno:








2° giorno:








Il nostro pernottamento:

 

La Via Francigena nell'Appennino Parmense
-da Tarenzo m. 543 a Cassio m. 818;
-dislivello in salita m. 520, in discesa, m. 240
-difficoltà Escursionistica
-durata escursione h 4,30' circa
-Carta escursionistica 1:25.000 "La via Francigena da Collecchio al
  Passo della Cisa"
-punti intermedi: Castello di Casola m. 749 - Villa m . 655.

La Via Francigena in Lunigiana
- da Aulla m. 64 a Sarzana m. 25
-dislivello in salita m. 800, in discesa m. 840
-difficoltà Escursionistica
-durata escursione h 6.00 circa
-punti intermedi: Bibola m. 378 - Vecchietto m. 267 - sella delle Quattro Strade m. 540 - Ponzano Magra m. 292 - rovine Castello di Brina m. 208 - Ponte sul Torrente Amola m.  60

Ostello del Tugo: a quota 900 mt. s.l.m., sulla statale della Cisa a
7 Km da Berceto e 2 Km prima del passo della Cisa.
Posti letto 24 con servizio di ristoro. Tel. 0525 64521

 

 

 

 

 

Le Città d'Italia
sulla
Via Francigena

(Tratto da:  http://www.luna.it/cultura/francigena/citta.htm#speziamassa )


Piacenza

La Via Francigena iniziava ad attraversare la provincia di Piacenza nei pressi di Castelsangiovanni, dopo aver oltrepassato il torrente Bardonezza (o Bardoneggia), come documentano scritti del 1158. Proseguiva poi verso Piacenza, ed altre testimonianze si trovano a Sant'Antonio e a San Lazzaro, dove sorgevano ospizi per pellegrini. A San Nicolò la chiesa parrocchiale, accostata alla strada, fungeva da cappella per un altro ospizio.
Le origini dell'abitato di Piacenza sono assai remote, come attestano alcuni reperti archeologici risalenti all'epoca preistorica. Nel 218 a.C., quando fu colonizzata dai Romani che volevano creare un baluardo di confine sul Po contro le invasioni dei Galli, le fu per le prima volta dato il nome di "Placentia".
Con la costruzione della via Emilia divenne un importante nodo stradale. La tradizione gastronomica piacentina è nata con la stessa città, una città che è "d'arte" non solo per i monumenti, ma anche per la tavola. Nella sosta in questa città i viandanti odierni non potranno fare a meno di conoscere i salumi, noti e apprezzati, soprattutto i salami a grana grossa e la "coppa", specialità tipicamente Piacentina, che richiede una giusta stagionatura. Altrettanto celebri i vini.
Superato il capoluogo di provincia, la Via Francigena seguiva l'attuale percorso della Via Emilia, in direzione di Fidenza, toccando Pontenure, Cadeo (il cui nome "Ca' di Dio" risale proprio ai tempi del pellegrinaggio).
Nel tratto da Fiorenzuola a Fidenza, i pellegrini, anche in base alle condizioni metereologiche, alle condizioni e alle mappe dell'epoca, sceglievano uno dei diversi tracciati verso sud per valicare l'Appennino.
In Alta Valnure e nella vicina zona dell'Alta Valdarda esistono numerosi riferimenti relativi al passaggio dei pellegrini "romei". Si trattava di strade alternative che erano scelte soprattutto quando in pianura la via verso Fidenza non era percorribile, ad esempio a causa di combattimenti o invasioni. I pellegrini risalivano così le valli e giungevano al passo delle Pianezze (tra Ferriere e Bedonia di Parma).
In Alta Valdarda, invece, i viandanti potevano trovare conforto nell'Abbazia di Valtolla.
In Valdarda vi è Castellarquato, "Città d'arte", borgo medioevale con l'antica basilica romanica con annesso chiostro trecentesco, la Rocca Viscontea, il Palazzo Pretorio, il Palazzo Ducale, il Torrione Farnesiano, il Museo della Collegiata, il Museo dei fossili. Anche Vigoleno è un suggestivo borgo medioevale, ancora circondato dalla cinta muraria, con un'unica porta d'accesso carrozzabile. Sempre in Alta Valdarda si trova Velleia Romana, zona archeologica dove nel 1747 fu ritrovata, casualmente, la Tabula Alimentaria traiana, la più grande iscrizione su bronzo nota di tutto il mondo romano.

 

Parma

La prima tappa importante in provincia di Parma era Fidenza, la Fidentia romana città di San Donnino, la cui vita è narrata nel susseguirsi delle immagini scolpite sulla facciata del Duomo, come un "film" fatto di gesta eroiche e di battaglie. Il Duomo di Fidenza è la prima espressione architettonica che si incontra in questo tratto della Via Francigena, caratterizzata dallo stile romanico e dalle sculture che sulle facciate e all'interno erano per il pellegrino simboli di fede e tappe del viaggio verso Roma. Da Fidenza la Via Francigena poteva seguire due direzioni distinte per ricongiungersi di nuovo a Fornovo.
Un primo ramo proseguiva per la via Emilia, e passato S. Pancrazio (Pieve Romanica) arrivava a Parma, città ricca di opere d'arte e di numerosi e accoglienti ospizi (circa cinquanta). Il segno che caratterizzava maggiormente l'importante ruolo di questa città era il Battistero, dove le preziose sculture antelamiche con la loro simbologia di misericordia e redenzione riassumevano il significato del viaggio. Parma oggi è anche famosa per la sua cucina e i suoi tipici prodotti gastronomici. Da parma l'itinerario continuava toccando Vicofertile, con la sua pieve dedicata a S. Gemignano, che conserva un interessante fonte battesimale del XII secolo, Collecchio, situato nella vallata del Taro, e Talignano, dove la pieve conserva un'esemplare lunetta, che sovrasta la porta d'ingresso, rappresentante la "Psicostasi" (pesa delle anime).
Si prosegue poi per Fornovo.

Seguendo invece l'altro ramo si abbandonava la via Emilia a Coduro, proseguendo per Santa Margherita, Borghetto, Medesano e Felegara, per poi giungere a Fornovo. Qui si trova un'antica pieve romanica di alta qualità che ha mantenuto i caratteri originali dell'XI secolo.
Da Fornovo la via, che assumeva il nome di "Via di Monte Bardone", proseguiva verso l'Appennino, toccando Sivizzano, Bardone (dove l'antica pieve impreziosisce il borgo), Terenzo, Casola e Cassio, borgo d'origine romana. Si giunge poi a Berceto, uno dei punti d'arrivo della Strada Francigena. Qui si trova il Duomo di S. Moderanno e il sinuoso percorso originale della Strada, oggi riportato all'antica forma grazie a imponenti lavori di recupero fedeli al tracciato d'un tempo.
Da Berceto l'itinerario proseguiva per il Passo della Cisa, dove sono stati rintracciati i resti di un antico ospizio dedicato a Santa Maria.

 


Da Massa Carrara alla Spezia

La Via Francigena varcava lo spartiacque appenninico entrando nel mondo mediterraneo non lontano dall'attuale valico della Cisa (o Via di Monte Bardone, dall'antico Mons Longobardorum), e andava verso il mare seguendo il corso del fiume Magra. La Val di Magra è tutt'oggi fulcro di importanti nodi stradali e ferroviari, e ha mantenuto integre le sue bellezze: castelli di diverse forme architettoniche, pievi romaniche, borghi murati ancora ben conservati e ricchi di fascino. Tutta la Valle, compresa fra le province di Massa Carrara e La Spezia, offre riposanti paesaggi con verdi boschi e fiumi dalle limpide acque fino al mare, dove ad un litorale sabbioso a sud si contrappone a nord la costa impervia, frastagliata e suggestiva con borghi medievali, quali Portovenere e Lerici, e gli incantevoli vigneti delle Cinque terre a strapiombo sul mare.
Attraversato il passo la strada giungeva a Montelungo dove il Monastero di S. Benedetto, oggi distrutto, offriva ospitalità. Si scendeva quindi a Pontremoli, importante centro della Lunigiana, terra dei Liguri Apuani, dove, nella chiesa di S. Pietro, ancora oggi si conserva il "labirinto", simbolo dei pellegrinaggi diretti in Terra Santa.
Oggi Pontremoli è una tranquilla cittadina con numerose emergenze storiche ed architettoniche: palazzi barocchi, chiese, caratteristici ponti sul ghiaioso Magra, e conserva, nel castello del Piagnaro, diverse statue stele o menhir, lastre di pietra o stele funerarie con scolpite sembianze umane stilizzate.
La strada giungeva poi a Filattiera, con la pieve romanica di Sorano ancora visibile, e quindi Villafranca, ove si riscuotevano i pedaggi sulla Via Romea. La Francigena costeggiava la Magra e giungeva ad Aulla, quindi entrando in provincia della Spezia a Santo Stefano Magra, di origine antica, che conserva ancora tratti delle mura medioevali: da qui subito si raggiungeva Sarzana.
La Via Romea si dirigeva poi verso Luni, città di origini romane, che fu importante porto da cui partivano i marmi per Roma; poco lontano era il porto di S. Maurizio, ove si imbarcavano i pellegrini diretti a Santiago di Compostela. A Luni interessante da visitare sono il Museo archeologico e i resti della città romana: il foro, la casa degli affreschi, l'anfiteatro.
Passando poi per Avenza, in prossimità di Carrara, la Via raggiungeva Massa, dove, in località S. Leonardo al Frigido, a pochi chilometri dalle assolate spiagge della riviera apuana, vi era un grande borgo (ancora oggi vi è una chiesa) con un ospedale dei Cavalieri gerosolimitani di S. Giovanni. Imponenti si stagliavano le pareti delle Apuane, famose per le cave di marmo che fornirono anche a Michelangelo i blocchi per le sue opere.

 

Lucca  

La Via Francigena acquistò grandissima importanza nel territorio lucchese, specie tra l'XI e il XIII secolo, come risulta dal considerevole numero di ospizi costruiti in tale periodo da enti religiosi e laici, situati in genere sui valichi, in prossimità dei ponti, in zone isolate.
Da Camaiore (oggi importante per essere al centro del percorso turistico della Versilia) si proseguiva per Monte Magno, Valpromaro, Passo delle Gavine, San Michele della Contesora, San Iacopo delle Beltraie, Ponte San Pietro, località dotate di chiesine e di ospizi tutt'oggi in gran parte conservati.
Una volta superato il fiume Serchio i pellegrini giungevano a Lucca, dove l'organizzazione ospitaliera, nel secolo XIII, disponeva di ben dieci luoghi di accoglienza.
Fra le maggiori attrazioni turistiche di questa città, oltre alla "cerchia delle mura urbane" d'imponenza unica e di spettacolare bellezza, si ricordano le molte chiese romaniche ricche di pregevoli sculture (il Duomo di San Martino, San Michele, San Frediano, Santa Maria Forisportam, San Cristoforo, San Giusto, Sant'Alessandro, ecc.), costruite in epoca medievale.
Dopo un reverente omaggio in Duomo al Volto Santo, immagine di Cristo venerata in tutta Europa dal sec. XI, i pellegrini raggiungevano San Vito, Picciorana, Lammari, Lunata, Rughi e infine il villaggio di Porcari, luogo di antiche e nobili origini, dove Sigerico e il suo seguito si sarebbero fermati.
Piegando verso sud-est la Via Francigena sfiorava Altopascio dove i Cavalieri del Tau dirigevano un ospedale di rilevante ampiezza e funzionalità, creato per assistere i viandanti ed eventualmente per curarli in caso di bisogno.
Di questo suggestivo borgo murato si possono ancora ammirare i contenitori di granaglie, il peregrinaio, la chiesa di San Iacopo (sec. XIII), la poderosa torre dotata di una campana, la "smarrita", che serviva da richiamo ai viandanti.
La strada Francigena continuava nei campi fino ad addentrarsi nella boscaglia delle Cerbaie per giungere infine a Ponte Cappiano e a Fucecchio.

 


Pistoia

Le più importanti vie medioevali di pellegrinaggio tra l'ovest ed il nord-ovest europeo e Roma interessavano direttamente o indirettamente la città di Pistoia. Tali vie erano l'itinerario che portava a Santiago de Compostela e la Via Francigena.
Quest'ultimo itinerario, così come oggi ricostruito sulla scorta del documento scritto dall'Arcivescovo di Canterbury, Sigerico, passava ad una ventina di chilometri da Pistoia e più precisamente ad Altopascio, dove i Cavalieri del Tau, (gli stessi che a Pistoia avevano un'importante sede) avevano allestito un ospedale per assistere e curare i viandanti e i pellegrini.
Successivamente Pistoia, avendo raggiunto un notevole splendore, esercitò un forte richiamo su chi percorreva la via Francigena e fu così che, da diversi pellegrini, furono effettuate deviazioni per ammirarne i monumenti ed acquisire le indulgenze legate alla visita dei vari edifici sacri. Essi sono: la Chiesa di S. Giovanni Fuorcivitas, con portale scolpito da Gruamonte (1162); la Chiesa di Sant'Andrea, anch'essa con portale del Gruamonte ed Adeodato (1166) poi arricchita da uno splendido pergamo di Giovanni Pisano; la Chiesa di San Bartolomeo in Pantano, con portale di Gruamonte e con pergamo di Guido da Como; il Duomo, costruzione dei secoli XII e XIII che, assieme a rilevanti opere d'arte, contiene l'altare di Sant'Iacopo: opera interamente in argento di rara suggestione e bellezza, eseguita da orafi fiorentini, pistoiesi e senesi. Il portale del Duomo è abbellito da bellissime terracotte policrome di Andrea della Robbia. Altra opera robbiana molto ammirata è il fregio che arricchisce il portico del vecchio "Spedale del ceppo" (sec. XIII) e che illustra le opere di misericordia. Al fregio hanno lavorato Giovanni della Robbia e la sua scuola.
Coronano le bellezze monumentali di Pistoia la Piazza del Duomo, definita da illustri visitatori una delle più belle d'Italia, di chiaro carattere medievale, su cui sorgono i più importanti edifici di Pistoia. Qui, oltre al già ricordato Duomo, è sito il Battistero, iniziato nel 1348 su disegno di Andrea Pisano, con a fianco l'ora restaurato Episcopio e poi, uno di fronte all'altro, il Palazzo del Comune iniziato nel 1294 che presenta una severa compostezza e il Palazzo Pretorio sorto nel 1367.
Pistoia ospita oggi importanti musei tra cui: il Museo Civico; il Centro di documentazione sulle opere di Marino Marini; la Fondazione Marino Marini e la splendida raccolta d'arte di "Villa di Celle", assai più conosciuta all'estero che in Italia, di proprietà privata della famiglia Gori.


 

Da Pisa a Firenze

Dopo aver attraversato l'Arno, in prossimità dell'attuale Fucecchio, si incontraava la mansione di S. Genesio, la Vico Wallari dei Longobardi, importante per la posizione centrale rispetto alle vie di comunicazione della Toscana di allora, soprattutto fra Pisa e Firenze. Non resta nulla oggi della sua Pieve e delle sue piazze, che papi, imperatori, vescovi e Comuni scelsero per riunirvi i concili e diete. Questo tratto della provincia di Pisa, dove un tempo passava la Via Francigena, ancora oggi è caratterizzato da un paesaggio tipico toscano, dove dolci pendii collinari tappezzati da ulivi e cipressi si alternano a zone pianeggianti accuratamente coltivate. Qui sono presenti particolarmente attrezzate aziende agrituristiche.
Nel XII secolo l'ascesa del vicino castello di S. Miniato e le successive varianti della Francigena determinarono la decadenza di Borgo San Genesio. San Miniato (a 42 km da Pisa e da Firenze e a 2-3 km dal vecchio tracciato della Via Francigena) è oggi un'importante località turistica nota per le sue opere d'arte legate ad ambienti fiorentini di derivazione giottesca e della scuola senese. È nota anche per l'ottima qualità del tartufo bianco. Per il suo ricco intreccio di vicene storiche ed artistiche questa cittadina rappresenta oggi in maniera esemplare la cultura toscana dei centri minori che conservano testimonianze di antiche vestigia medioevali e romaniche.
Attraversando queste terre, come i pellegrini di allora, il viaggiatore dei nostri tempi può raggiungere in breve le citt&agreave; di Pisa e Firenze, ben note per le loro meraviglie in campo artistico e architettonico, e assimilare così completamente l'atmosfera ricca di storia e di cultura che si respira in questa terra.
Entrando in provincia di Firenze, si seguiva un percorso di crinale tra la Val d'Elsa e la Val d'Egola, toccando Coiano, sede della Pieve di S. Pietro e Paolo, e giungendo alla Pieve di Santa Maria 3 a Chianni, importante luogo di sosta dove sorgevano più ospizi. Dopo Gambassi, che fu centro dell'arte del vetro prima ancora di Murano, la Via giungeva alla provincia di Siena.

 


Da Siena a Chianciano - Valdichiana

Sul territorio senese la Francigena si articolava in fitti reticolati alternativi. Il pellegrino che, uscito dal territorio fiorentino, si inoltrava su quello senese, giunto a Poggibonsi, grosso borgo produttivo mercantile allora come oggi, incontrava sull'arroccamento che portava a San Geminiano quei Pellegrini che scendevano verso l'ospizio poggibonese di San Giovanni in Jerusalem, di recente restaurato. San Geminiano si presenta ancor oggi con la sua struttura urbanistica medioevale, ricca di chiese e palazzi con affreschi del Gozzoli, del Pinturicchio, del Barna e del Ghirlandaio.
Sulla via di Siena il pellegrino giungeva a Colle Val d'Elsa, l'operosa città di oggi, produttrice di cristalli pregiati.
Sulla via di Siena, da Abbadia a Isola, il pellegrino incontrava l'abbazia cistercense di Isola. I resti della cinta muraria, la Chiesa del 11OO con opere di Sano di Pietro e di scuola Duccesca, i ruderi di un monastero che fu il centro di un'intensa attività produttiva e mercantile esercitano anche oggi sul visitatore il loro fascino.
Le presenze templari sulla via che attraversa la montagnola, la presenza di numerose pievi che costellano un paesaggio silvestre quasi intatto, fanno pensare ad un arroccamento a Ovest che raggiungeva la Francigena a Siena e che può oggi invogliare il turista a percorrere questo itinerario che porta all'Abbazia di San Galgano e alla Chiesa di Montesiepi.
Siena era il punto in cui ai pellegrini dell'Europa dell'Ovest si univano quelli provenienti dall'Europa orientale.
Immenso è il patrimonio urbanistico, culturale e arlistico che vi si conserva (la Cattedrale, il Battistero, il Santuario di Santa Caterina, l'Ospedale di Santa Maria della Scala, il Palazzo Pubblico, la Pinacoteca Nazionale).
Lasciata Siena, il pellegrino affrontava le ultime tappe verso Roma, seguendo un percorso non dissimile da quello dell'attuale Via Cassia. Su questo tracciato si fa più densa la rete di ospizi: Isola d'Arbia, Ponte a Tressa. Monteroni d'Arbia, fino al borgo medioevale fortificato di Buonconvento.
Dopo Buonconvento la via si apriva in direzione di Montalcino e di S. Quirico d'Orcia. Montalcino offre oggi un tessuto urbanistico medioevale e i segni di una crescita rinascimentale. Dall'alto della Rocca un ampio panorama si apre sui colli coltivati a vite dove si produce un vino prestigioso come il Brunello.
Superati i colli di Torrenieri si giungeva a San Quirico d'Orcia, che rappresentava uno dei principali punti di tappa del percorso medievale della Strada Romea. Situato su un'altura fra Lasso e l'Orcia, è un bellissimo e antico paese di origini pre-etrusche: notevoli sono la Pieve romanica e i molti resti medioevali. Non distanti dal percorso della Francigena sorgono Pienza, ricca di bellezze architettoniche, Montepulciano, famosa per il suo vino, e Chianciano Terme, importante per le sue acque terapeutiche conosciute in tutto il mondo.
Dopo S. Quirico d'Orcia la Strada incontrava l'ospizio di Bagno Vinoni, antica stazione termale con resti romanici. La Cassia procedeva attraverso campagn desolate e spopolate, toccando Arcimbaldo (antico ospedale) e Le Briccole, dove si trovano testimonianze romaniche, in un paesaggio incantevole. Il cammino procedeva quindi verso il Monte Amiata e Radicofani.

 

Tra Toscana e Lazio: l'Amiata

La Francigena tra Toscana e Lazio presenta, per il pellegrino medievale, aspetti paesaggistici e logistici particolari che ne fanno, per quanto riguarda l'urbanizzazione, un tratto distinto e caratteristico, anche in assenza di grossi centri urbani. In questa zona la via conserva infatti ancora oggi diversi tratti di strada, di ospizi e di villaggi originali importanti, tra cui S. Pietro in Paglia, ora scomparso.
Centri urbani da ricordare sono Abbadia San Salvatore, Radicofani e Castiglione d'Orcia. Situata sulle pendici orientali del Monte Amiata, Abbadia San Salvatore è uno dei borghi medievali meglio conservati della Toscana; composta da due nuclei principali, quello dell'Abbazia (fondata nell'VIII secolo dai Longobardi e sviluppatasi grazie ai monaci benedettini) e quello del centro storico, è dotata di buone attrezzature alberghiere e sportive. Diverse erano nel medioevo le varianti per arrivare a Radicofani, che fu feudo di Ghino di Tacco, e conserva oggi tutta l'atmosfera che ebbe per il viaggiatore medievale, con il suo centro storico, le chiese e la sua edilizia dal tipico colore della pietra lavica.
La Via procedeva digradando dolcemente lungo la cretosa e brulla valle del Paglia.

 


Da Viterbo a Roma

A 4 Km di strada dal Ponte Gregoriano sul Paglia, si arrivava ad Acquapendente, dotata di ospizi e che divenne in seguito una tappa fondamentale per i pellegrini, grazie ad una preziosa reliquia portata dalla Terra Santa, oggi conservata nella cripta della cattedrale.
Quest'area culturale alto laziale è caratterrizzata da grossi borghi agricoli nella zona tufacea tra l'Amiata e il Lago di Bolsena, analoghi a quelli del meridione d'ltalia. Bolsena, sulla sponda nord orientale dell'omonimo lago (importante per il ricordo del miracolo di Santa Cristina), è un luogo di soggiorno piacevole e ricco di storia, di antichi monumenti, al centro di una zona archeologica. È una terra etrusca, ricca di mistero, dove il tempo pare essersi fermato.
Si giungeva poi a Montefiascone, centro medevale, importante per il suo vino. Di qui, seguendo il tracciato dell'antica Cassia, interessante anche oggi nei pressi di Zepponami, la via attraversava zone ricche di acque termali a nord-ovrst di Viterbo, puntando verso Vetralla. Si raggiungeva quindi Viterbo, che sviluppatasi grazie alla Francigena, divenne uno dei cardini dell'intero percorso, ricco di ospizi, alloggi, memorie storiche.
È capolnogo di una delle più belle province tirreniche, ricche di resti archeologici, misteri e leggende. Fu in epoca medievale sede di papi, e possiede ancora le mura dei secoli XI e XIII e numerose case medievali, piazze e scorci pittoreschi. È ricchissima di opere d'arte e monumenti, di edifici religiosi e civili degni di nota.
Il passaggio dalla Via per Viterbo pose il problema dell'attraversamento dei Monti Cimini, tentato a seconda dei periodi a destra o a sinistra del Lago di Vico. Tra i boschi di castagno nei pressi dell'Abbazia Cistercense di San Martino al Cimino (delizioso centro turisticu nei Monti Cimini), sono riconoscibili tratti dell'antico percorso.
Si proseguiva per Vetralla; poco prima una strada campestre conduce alla chiesetta di Santa Maria di Forcassi, indicata da Sigerico come tappa.
Dopo Vetralla, interessante cittadina medievale, si procedeva per Sutri, centro etrusco di origine antichissima e città ricca di testimonianze medievali come il suo Duomo.
Tutto il tratto viterbese &eprova; profondamente segnato dalla civiltà del pellegrinaggio medievale.
La Strada Francigena ormai era poco lontana da Roma, che in breve si raggiungeva, imboccando la Via Trionfale (che è la via di Monte Mario) dopo aver abbandonato la Cassia.
La Via Francigena entrava nel territorio di Roma attraverso la valle del Baccano, lungo l'antica Cassia, seguendo un percorso già ben conosciuto dai Romani, come egrave; testimoniato dalle rovine di una "statio" di epoca imperiale, della quale esistono vistose murature.
Nei pressi della città si lasciava la Cassia per la diramazione della Via Trionfale, che si presentava la meno impervia per raggiungere la zona nel Vaticano.
La strana attraversava il Clivus Cinnæ, che nell'epoca medievale prese il nome di "Monte Malo" o "Monte Gaudio" (oggi Monte Mario), poich&eauyte; da lì i pellegrini, dopo tanto camminare, scorgevano finalmente Roma.
Il luogo esatto dove si apriva ai viandanti la vista della città si trova all'interno del Parco Mellini, dove anche oggi esiste un bellissimo piazzale panoramico.
Ai Piedi del colle dove la Via trionfale termina la discesa, resta una piccola chiesa, che un tempo aveva accanto un ospizio, probabilmente eretta intorno all'anno 1000.
Nel 1187 un pellegrino francese la dedicò a S. Lazzaro e vi sistemò accanto un modesto ospedale; analoghe costruzioni sorgevano in vari luoghi della città, destinate al ricovero di pellegrini ammalati.
Adibiti al ricovero dei romei furono anche i vari ospizi che si addensavano intorno a S. Pietro, come quelli dei Boemi, dei Tentoni, di S. Marta o della Via del Pllegrino, che costituiva allora il tratto finale del percorso della Via Trionfale.

 


Roma

I pellegrini romei che nel Medioevo giungono al termine del loro viaggio hanno un primo contatto con Roma dall'alto di Monte Mario (l'antico Mons Gaudii), da dove si gode la veduta della città e della basilica di San Pietro. Chi giunge a cavallo o a dorso di mulo prosegue a piedi: l'homo viator assume l'abito e l'atteggiamento del pellegrino che raggiunge lo spazio sacro in cui abita la potenza divina.
Quando nel 1300 Bonifacio VIII promulga il primo Giubileo, la Chiesa, attraverso la concessione delle indulgenze e il riconoscimento pubblico del pellegrinaggio, lo istituzionalizza, divenendo essa stessa la Meta. La tensione individuale e interiore dell'uomo medievale verso il sacro viene riassorbita nella Chiesa, e per il pellegrino si apre un capitolo nuovo, che fa intravedere l'inizio di una nuova cultura.
Questo visitatore, che arriva a Roma dopo aver attraversato le desolate campagne dell'Agro, si trova davanti lo spettacolo di un centro urbano protetto dalle sue basiliche, le sue mura e le sue torri. Esse rappresentano la continuità con il passato e le trasformazioni della città che, attraverso i secoli, non perde la sua centralità, ma soltanto ne modifica il significato.
Oggi come allora Roma esercita sul viaggiatore un fascino unico, tra le tante capitali europee. E vale qui la pena, senza entrare nel dettaglio turistico, nel quale non ci si potrebbe che perdere, cercare di inquadrare storicamente l'evoluzione nel tempo della centralità di questa città.
La capitale pagana dell'Impero diventa il simbolo della cristianità con Costantino: in essa i luoghi di culto sottolineano il trionfo della religione cristiana. Mentre fedeli possono uscire dagli ambiti privati e nascosti di preghiera, il programma edilizio dell'imperatore porta alla costruzione delle basiliche (S. Pietro in Vaticano, S. Paolo e S. Lorenzo fuori le mura, S. Salvatore, odierna S. Giovanni in Laterano, S. Croce in Gerusalemme, S. Agnese sulla via Nornentana, la scomparsa Ss. Pietro e Marcellino sulla via Labicana e S. Sebastiano sull'Appia, attribuita al successore Costante).
Queste sorgono per lo più in luoghi già dedicati ai martiri, oggetto di venerazione dei pellegrini, e sono edificate nei pressi della cinta muraria o lungo alcune delle vie consolari (si pensi a S. Paolo sulla via Ostiense, strada determinante per l'approvvigionamento cittadino attraverso il porto marittimo), così da avere una posizione ben visibile, ma anche da costituire un elemento simbolico di difesa.
All'interno della cerchia delle mura, che mantiene il suo ruolo difensivo, gli anni trascorrono modificando l'antica Roma, colpita da numerosi sacchi e lotte intestine, in una città tipicamente medievale: gli itinerari per i pellegrini ne riflettono i mutamenti. Tra i più noti, l'Itinerario di Einsiedeln e quello dell'Ordo Romanus, redatti rispettivamente nel IX e nel XII secolo, forniscono, il primo, ancora numerosi riferimenti alla Roma classica, e il secondo, invece, una visione della realtà urbana fortificata e turrita. Mentre nella disgregazione del potere imperiale sorgono fin dai primi tempi alcuni istituti cristiani che fondono compiti amministrativi, assistenziali e religiosi, e il papato si adopera per costituirsi come potere politico, la città vede diminuire la sua popolazione, che giunge in questi secoli, tra epidemie, malaria e carestie, a soli 50.000 abitanti. Essi si distribuiscono all'interno delle mura in alcune aree più popolate, comprese nella zona pianeggiante tra il Tevere e i colli Quirinale, Palatino e Aventino. Qui si trovano nuclei fortificati, costruiti, spesso intorno ai monumenti dell'antichità, dalle varie famiglie che in città si contendono il potere e che si contornano di clienti e nobili minori. Intorno coesistono aree coltivate o tenute a pascolo. Al di là del Tevere, S. Pietro e Trastevere, a lungo separate amministrativamente dal resto della città. A loro volta le chiese, che nel XII secolo sono 300, affidate spesso a ordini monastici, costituiscono centri di spiritualità e cultura, nonché di produzione e di scambio.
L'economia romana si articola intorno ad attività che soddisfano il fabbisogno quotidiano, al commercio del denaro che giunge alla Chiesa da ogni parte, all'agricoltura e all'allevamento del bestiame. Fin da questi tempi la città può contare entrate che derivano dall'ospitalità fornita a coloro che vi giungono in gran parte per motivi per motivi religiosi. L'accoglienza dei pellegrini e la loro assistenza sono il motivo per cui sorgono ospizi e ospedali, che in molti casi vengono istituiti a sostegno di alcune nazionalità. Si tratta di colonie di pellegrini stranieri, scholae, come quelle che dal secolo VIII si stabiliscono presso l'area del Vaticano: quella dei Sassoni, dove sorge ora l'ospedale del S. Spirito; a nord di S. Pietro quella dei Lorlgobardi (chiesa di S. Giustino); a sud dell'atrio quella dei Franchi; quella dei Frisoni nella zona di S. Michele in Borgo.