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Inizia il trekking

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Davanti ai ruderi della chiesa di
San Vincenzo in Canal di Cuna

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Casera Pramaggiore

 

 

 

Foto ricordo presso la Casera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salita alla Forcella Montanaia
Sullo sfondo il Campanile

 

 

 

 

 

 

 

 

Ai pascoli di Pra di Toro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Settembre 1985

"Dal Tagliamento al Piave"

una traversata
dalle Prealpi Carniche alle Dolomiti Friulane

 

I PREPARATIVI

Siamo all'inizio del 1985 e in sezione già si comincia ad abbozzare il programma escursionistico in attesa della buona stagione.
Roberto rilancia la proposta di un trekking e subito trova alcuni amici disposti a parteciparvi; inizia la ricerca di una zona di nostro interesse sulla quale tracciare il percorso e non ci mette molto a prendere piede l'idea di una traversata dentro le nostre montagne, quelle che si vedono da casa nostra, in alcune zone molto frequentate ed in altre tanto remote da essere  trascurate perfino dal turismo escursionistico e considerate le più selvagge della Regione FVG come ad esempio il Canal Grande e il Canal Piccolo del Meduna.

L'idea era molto allettante: "otto-nove giorni fuori dal mondo per stare insieme ad amici nell'ambiente della comune passione, scoprire zone poco conosciute e ancor meno frequentate, ma non per questo meno interessanti per chi della montagna vuol conoscere un po' di tutto..."  questo pensiero ci induceva molta suggestione e l'accentuava l'idea di riuscire ad individuare un lungo itinerario esplorativo che attraversasse le sperdute valli superiori del Meduna e che continuasse passando anche per il bivacco "Casera Pramaggiore" da poco ricostruita dai soci della nostra sezione.
Insomma una traversata
dalle Prealpi Carniche alle Dolomiti di Sinistra Piave.

Attorno ad un tavolo con gli occhi sopra varie carte topografiche dell'I.G.M., pian piano si configurò un'ipotesi concreta per un percorso come lo si voleva.
Seguì una ricerca documentale per conoscere il più possibile gli aspetti storici, della flora, della fauna e della morfologia di quelle zone. Apparve evidente che l'itinerario che si stava delineando poteva essere suddiviso in tre parti dalle caratteristiche molto diverse:

1) dalla Valle del Lago di Cavazzo alla Val Tramontina in ambiente prealpino, un tempo intensamente abitato e utilizzato dall'uomo, ora perlopiù abbandonato;
2) fra la Val Tramontina e la Val Settimana, aspra, selvaggia, severa, poco frequentata ed impegnativa per la mancanza di validi punti d'appoggio e sentieristica semiscomparsa;
3) dalla Val Settimana al Piave, in ambiente dolomitico frequentato e conosciuto, con ottimi sentieri e accoglienti rifugi.

Per ultimo si decise un periodo che andasse bene per tutti: partenza sabato 15 - arrivo domenica 23 /settembre 1985

Arrivò la primavera e poiché dalle informazioni ricevute sorsero forti dubbi sull'effettiva possibilità di poter valicare un paio di forcelle si effettuarono opportune verifiche in seguito alle quali si decise di modificare in parte l'itinerario che alla fine risultò il seguente:
Alesso > Forchia Armentaria > San Francesco > Sella Giaf > San Vincenzo > Forchia Zuviel > Val Tramontina > Val Meduna > Canal Grande di Meduna > Forcella del Cuél > Loc. La Pussa in Val Settimana > Casera Pramaggiore > Forcella Pramaggiore > Val d'Inferno > Rif. Pordenone in Val Cimoliana > Campanile di Val Montanaia > Forc. Montanaia > Val d'Arade > Rif. Padova > Lago di Centro Cadore.

Praticamente "Dal Tagliamento al Piave"

Ancora un'incontro per decidere le attrezzature, l'abbigliamento e le vettovaglie necessarie, nonchè stabilire i compiti di ognuno, Roberto venne nominato "Capo Indiscutibile" e finalmente arrivò il giorno della partenza.

 

 

TAPPA  DOPO  TAPPA

 

1° giorno: con un pulmino raggiungiamo Alesso m 206 (frazione di Trasaghis -UD) e per una rotabile forestale ci incamminiamo lentamente verso Forchia Armentaria m 806, che costituisce il primo dei numerosi valichi che andremo a superare. I nostri zaini pesano tra 16 e 18 Kg cadauno, dentro vi abbiamo infilato di tutto: vivande, bevande, vestiario, fornelli e pentolame, sacchi a pelo e tende, ecc.

ALESSO:  Sito in Comune di Trasaghis (UD) a sudovest del Lago di Cavazzo (o dei Tre Comuni), il più vasto della regione Friuli Venezia Giulia.
Alesso, come le altre frazioni Avasinis, Braulins, Peonis Oncedis e lo stesso capoluogo  Trasaghis, è stato raso raso al suolo dal terremoto del 6 maggio 1976. Come tutte le zone colpite ora è completamente ricostruito.
E' raggiungibile in pulman dalla linea Tolmezzo-Gemona-Udine o dall'autostrada  Palmanova-Udine-Tarvisio la cui uscita più vicina è Osoppo;
Presso il Lago c'è un campeggio organizzato ed un alberghetto.

Saliamo internandoci nella dx orografica del torrente Palar; sul versante opposto sorge il M. Piciat m 1615, separato dal più alto M. Piombada m 1744 da La Forca m 1258.  Pian piano raggiungiamo Forchia Armentaria m 806, punto di confine tra le province di Udine e Pordenone dove conveniamo tutti sulla necessità di una sosta per rilassare le spalle. Qui incontriamo il segnavia n. 827 proveniente da La Forca, che su una vecchia mulattiera in bosco a prevalenza di pino nero, con modica pendenza scende costeggiando il Rio Armentaria ricco di graziose cascatelle, la seguiamo in discesa fino a San Francesco m 390, in Val d'Arzino, comune di Vito D'Asio.

SAN FRANCESCOIn posizione amena lungo la Val D'Arzino, é raggiungibile in auto lungo la strada "Regina Margherita" che collega Spilimbergo a Tolmezzo.
La strada venne costruita tra il 1889 e il 1891, dal Conte Giacomo Ceconi, nato a Pielungo, che ancora molto giovane emigrò in Austria da semplice operaio; in pochi anni riuscì a diventare imprenditore, valente costruttore di ferrovie e strade tanto da meritarsi il titolo nobiliare elargitogli dall'Impero Asburgico e poi confermatogli da quello italiano.
Costruì la strada a proprie spese, per collegare l'abitato di Anduins con quelli di Pielungo e San Francesco e la volle dedicare alla Regina d'Italia.
Al rientro a Pielungo si costruì un castello per abitarvi che vale la pena visitare.

Nel frattempo, è passato mezzogiorno e assaliti dalla fame, non perdiamo l'opportunità di rifocillarci nell'unico locale del paese, il Bar Da Renzo. Inaspettati ospiti ci potè offrire solo panini accompagnati da numerose freschissime birre che gustammo con tanto piacere e che ci fecero quasi schiattare durante la salita che ci aspettava subito dopo .

Poco a sud del paese una strada ci conduce ad attraversare il Torrente Arzino e ad imboccare il sentiero 810a che in bosco, sale su una mulattiera con tratti nei quali il fondo eroso e ormai divenuto torrentello; numerosi tornanti e si giunge all'ampia e prativa Sella Giaf a m. 960 dove sorgono le Casere Giaf. Altra sosta per asciugare i copiosi sudori ed anche per goderci questo ameno luogo con prati e piante da frutto ormai inselvatichite, nonché ottimo punto panoramico aperto fra il M. Venchiar a sud e il M. Giaf a nord. Ad ovest lo sguardo si apre verso la meta finale della prima tappa; il desolato e selvaggio Canal di Cuna un tempo abitato da numerose famiglie.

La mulattiera scende ora a larghi tornanti verso ovest entrando nel comune di Tramonti di Sotto; a metà discesa si incontra una casa in parte diroccata, dentro vi sono ancora alcuni mobili, tra cui una bella culla, tutto venne abbandonato in fretta molti anni prima, durante la fuga dalla miseria che spopolò questi luoghi. La discesa verso il Canal di Cuna continua fino alle rovine delle Case Piedigiaf a m 487, un luogo suggestivo presso la confluenza del Rio Plan di Rep nel Torrente Comugna.
Ci accampiamo in alcune piccole spianate, sicuramente ricavate dai residenti molti anni addietro per realizzarvi dei piccoli orti, a pochi metri due lapidi rammentano le atrocità della guerra che raggiunsero anche questi sperduti luoghi; una ricorda un partigiano e l'altra una coppia di sposi, tutti trucidati dai nazisti e dai cosacchi del Don.
Il rio Plan di Rep dalle limpide acque ci invita irresistibilmente ad un bagno, poi ognuno si adopera per la preparazione della cena e l'accensione di un fuoco attorno al quale passiamo la serata tra canti e barzellette.

 

2° giorno:  un inaspettato acquazzone notturno ci costringe di buon mattino a dedicare un bel po' di tempo all'asciugatura delle tende, poi colazione e alle 9.30 e con dispiacere ci incamminiamo, lasciando quel bel posto per risalire la quasi pianeggiante vallata del Canal di Cuna.  Ora seguiamo il sentiero n° 810 che perviene dalla Val d'Arzino e risale costeggiando il Torrente Comugna con un percorso sin qui non del tutto facile. Lungo la vallata, sempre  costeggiando il torrente, passiamo accanto a vari nuclei di abitazioni in rovina: Case Acervà, Case del Frari e infine il centro più grosso: San Vincenzo m. 580, un paese abbandonato nel 1950 dall'ultima famiglia che vi risiedeva stabilmente.

SAN VINCENZO IN CANAL DI CUNA:  Borgata principale dell'ameno e suggestivo Canal di Cuna, nel quale ai primi del '900 vi abitavano oltre 60 persone suddivise in 17 famiglie tutte di geârs (cestai). Venne abbandonato nel 1950 dall'ultima famiglia che vi risiedeva stabilmente mentre  la scuola elementare ha funzionato fino al 1948, solo nel perido estivo (8 alunni).

- da: Lis Vilis di Tramonç- Volume II°:
-- La chiesa, costruita nel 1745 e dedicata a San Vincenzo Ferrari, venne distrutta dal terremoto del 1794 che rase al suolo quasi tutta la borgata lasciando sotto le macerie 4 persone morte.
Il sacerdote Don Leonardo Bidoli, Cappellano Curato della chiesa di Tramonti di Mezzo, nel 1850 fece una convenzione con i capifamiglia di Canal di Cuna impegnandosi a: dare l'assistenza spirituale anche con la neve alta, facendosi accompagnare da un uomo robusto,
"affinché nessuno muoia senza i benefici dei sacramenti"; di celebrare almeno 12 messe all'anno e in quell'occasione insegnare a tutti la dottrina cristiana; in cambio gli abitanti si impegnarono a pagare entro il mese di novembre, per ogni anima centesimi 50, lire 2 per ogni messa celebrata e  in primavera di consegnare 2 capretti ben stagionati. --

Oltre a San Vincenzo vi erano altri nuclei abitati:
Mosareit m 690, a monte di S. Vincenzo, lungo il Torr. Comugna: Case del Frari, Case Val Permiedia, Case Acervà, Case Piedigiaf e risalendo il Rio Plan di Rep, a quota 546 m la borgata di Chiaschiermes. Tutte in rovina.

L'abbandono ed il terremoto del 1976 sono le cause ultime dello stato di rovina in cui sono ora ridotte tutte le abitazioni, ma la chiesa è stata ristrutturata qualche anno fa ed ora costituisce un buon ricovero in caso di maltempo.

Accessi:
-da San Francesco in Val d'Arzino una strada forestale chiusa al traffico veicolare privato, sale a Sella Giaf e poi discesa su mulattiera;
-per il sentiero n° 810 che inizia un paio di Km a sud di San Francesco, costeggiando il Torrente Comugna, con un percorso non del tutto facile, in circa 3 ore si giunge a Case Piedigiaf + un'ora per San Vincenzo.
-da Tramonti di Mezzo, strada forestale chiusa al traffico veicolare privato a circa 3 Km da Forchia Zuviel e poi discesa su mulattiera.

Dopo qualche riflessione sul passato di questa valle ed una scorpacciata di nocciole, more e lamponi, ora piante infestanti per quei campi e quegli orti un tempo accuratamente coltivati, riprendiamo il cammino su una mulattiera lungo una ripida dorsale boscosa fino a raggiungere Forchia Zuviel m. 890, bel panorama verso il M. Frascola ad ovest e il M. Caserine ed est. Imbocchiamo una strada forestale che seguiamo in direzione ovest verso il fondo della valle percorsa dal Torrente Chiarchia, incontriamo i ruderi di Selva Piana m. 723 e poi su asfalto, lungamente, fino a Tramonti di Mezzo m. 396 dove ancora su asfalto verso nord raggiungiamo Tramonti di Sopra m 415.

VAL TRAMONTINA:
Tramonti di Mezzo, m. 408, è raggiungibile lungo una laterale della SS 552; anche questo paese, ha subito notevoli danni dal terremoto del 1976, ma la riscostruzione è stata orientata verso un recupero delle caratteristiche architettoniche locali per cui ora appare decisamente molto bello e rinnovato con gusto.

Tramonti di Sopra, m. 415, capoluogo comunale, è situato a nord della confluenza del Torrente Viellia con il Torrente Meduna, lungo la SS 552 che da Sequals percorre la Val Meduna e Tramontina e le congiunge con la  Val Tagliamento valicando la Forchia di Monte Rest m. 1060. E' collegato da corse giornaliere di pulman da Udine - Spilimbergo e da Pordenone - Maniago.
Nel Passato, le attività tradizionali che davano da vivere alle popolazioni della valle, oltre alla
misera agricoltura di montagna, erano quelle dei cestai (geârs), degli stagnini, dei traversinai (segàz) e dei muratori. Un importante aiuto economico proveniva dagli uomini che emigravano per lavori stagionali.

Con le gambe "rotte" dall'asfalto, una lunga sosta per rifocillarsi a dovere non poteva togliercela nessuno, inoltre si doveva festeggiare il compleanno di DoraLisa e alla Locanda Vittoria, unico locale del paese abbiamo trovato proprio ciò che cercavamo.
Riempito per bene lo stomaco ci accingiamo ad affrontare la seconda parte del trek, quella più impervia, meno conosciuta e senza certezza che i vecchi sentieri fossero ancora esistenti.
Riprendiamo la marcia tra le perplessità della gente, che sorrideva non troppo convinta alla vista della nostra comitiva diretta "oltre ai monti" per raggiungere la Pussa .

Si riparte verso la frazione di Pradiel e si risale, per comoda mulattiera con segnavia n° 386, il corso del torrente Meduna, in alcuni tratti del quale val la pena soffermarsi ad ammirarne il letto roccioso modellato ad arte dall'erosione millenaria: vasche, cascatelle e rivoli d'ogni tipo e forma. In circa 1 ora e 30' si arriva alle borgate di Frasseneit di Sotto m. 525 e di Sopra m. 558, pure queste una volta abitate stabilmente ed abbandonate poco dopo la 2a guerra mondiale, ora in completa rovina.

CANALE ALTO DEL  MEDUNA: Frasseneit di Sotto m. 525 e di Sopra m. 558, il toponimo deriva da "frassino", pianta che un tempo certamente colonizzava quel territorio ed oggi quasi inesistente. Nel Canale del Meduna questi sono certamente i borghi più noti per la facilità con la quale si possono raggiungere lungo un antico percorso che da Pradiel (loc. di Tramonti di Sopra) risale e costeggia il suggestivo letto del torrente Meduna.

Le due piccole borgate sorsero probabilmente nel medioevo quando alcuni abitanti di Vil di Sóre (Tramonti di Sopra) pensarono di sfruttare il Canale di Meduna laddove la valle si allarga, sfruttando ripiani rocciosi e terrazzi fluviali. Anche qui la perenne miseria, l'inevitabile emigrazione ed il terremoto del 1976 hanno decretato la fine dell'interesse residenziale per questa valle.

Da Frasseneit di Sotto il sent. 386 sale a nord verso la Forca del Frascola mentre la nostra mulattiera prosegue senza segnavia, oltrepassando rughi e ponticelli e aggirando lo sperone de La Costata conduce alla diga che forma il lago di Ca' Zul. (Ciul) m 598.

Il lago quasi vuoto per lavori di manutenzione alla diga rende il paesaggio spettrale e fanno tristezza i ruderi di case e stalle che normalmente sono sommersi dalle acque. Il custode della diga ci indica, a 20' di cammino, un luogo adatto per accamparci, un'ansa del lago nei pressi della stalla Val Curta dove arriviamo quasi al buio.

CANALE ALTO DEL  MEDUNA: Lago Artificiale di Ca' Zul: il toponimo originale è "Ciul", venne venetizzato in "Casa Zul" negli anni '60 durante la costruzione della diga da parte della SADE che formò l'invaso idroelettrico più elevato (m. 598) dei tre che interessano il Torrente Meduna. (Lago di Ca' Selva m. 495 e Lago di Redona m. 313) la cui capacità di invaso è di 9.400.000 mq.
Accessi: a piedi da Tramonti di Sopra per Frasseneit, oppure in auto per la SS 552 fino all'inizio del Lago di Redona dove la si lascia per passare sopra la diga in direzione Chievolis, fino a pervenire al Lago di Selva. Qui si mantiene la dx e costeggiando il lago si va a percorre la strada di servizio della diga del Lago del Ciul e si parcheggia al termine di due strette e gocciolanti gallerie.

 

3° giorno:  Alle 9.00, smontate le tende e rifatti gli zaini proseguiamo sulla sin. idrografica del lago, asciutto fino al pianoro fluvio-glaciale dove confluiscono insieme i torrenti del Canal Piccolo del Meduna con il Canal Grande del Meduna, tanto che vi scendiamo sul fondo per meglio fotografare i resti del vecchio e storico rifugio Selis, anch'esso riemerso causa la secca.

CANALE ALTO DEL  MEDUNA: Selis m. 595; successivamente all'insediamento di Frasseneit, la colonizzazione del territorio proseguì più a monte e giunse anche al pianoro fluvio-glaciale posto alla confluenza del Canal Piccolo del Meduna con il Canal Grande del Meduna.
Nel 1728 i della Dura vantano diritti in quella zona e nel 1737 Domenico della Dura risulta possedere una "Fabrica di Legname con Prati" ed anche "una casa con prati contigui in loco chiamato Selis".
Ora sommerso dal lago, il Rifugio Selis ospitò anche il Dr. Antonio Andreuzzi, fautore dei
"Moti risorgimentali friulani" dell'ottobre 1864, durante la l'interminabile fuga alla quale, con la sua banda, fucostretto dall'inseguimento dei soldati austriaci.

Qui la valle si divide, sulla sin. risale il Canal Piccolo fino a Forcella Caserata a m 1505 tra il M. Dosaip e il M. Caserine Basse e a dx, dapprima verso nord e più avanti verso ovest, risale il Canal Grande fino a Focella del Cuèl a m. 1921.

Noi ci dirigiamo verso il Canal Grande dove inizia il tratto di percorso più impegnativo e con esili tracce di passaggio di rari pescatori e cacciatori, senza alcun segnavia.
Il sentiero si presenta subito disagevole su tratti esposti, friabili e franati. Più avanti dobbiamo guadare numerose volte il bellissimo torrente che scorre impetuoso fra i massi e la mancanza dei vecchi ponticelli, dei quali rimangono solo i grossi chiodi infissi sulle rocce, ci obbliga ogni volta a toglierci gli scarponi.
Più avanti il torrente scende da un salto di roccie che non possiamo superare, ma una traccia sulla sin. orogr., con una ripida rampa di 150 m., ci porta a scavalcare un costone dove incontriamo "il troi da lis vacis", il sentiero delle mucche che scorre alto e che pur con maggiori dislivelli sarebbe stato molto più agevole (ma questo lo sapremo a trekking finito).

Poco più avanti una selletta a m. 843, presso la quale una vecchia croce in ferro ricorda un partigiano ucciso durante l'ultima guerra; si continua lungamente sullo stesso versante, in ambiente ameno ma solitario e selvaggio, perdendo lentamente quota per poi risalire, guadare ancora il torrente e finalmente giungere ai resti della Casera Ciarpen m. 801 che cercavamo quale importante punto di riferimento.

Una breve sosta e poi di nuovo in marcia, il sentiero dentro il bosco è sempre meno evidente fino a scomparire, ma sapendo che bisogna risalire il vallone principale scendiamo sul greto del torrente quasi asciutto e ne risaliamo il corso fino a pervenire, sulla sin. orograf., al suggestivo "Clapon de Limet" m. 827, un enorme masso sotto la cui parete strapiombante vi è ricavato un precario ricovero. Intanto tra dubbi e incertezze sono passate ben 5 ore e si inizia a non credere più nella possibilità di raggiungere e valicare la Forcella del Cuèl e scendere in Val Settimana prima di sera.

A questo punto la nostra direzione, con un'ampia svolta verso sin. è variata da nord a ovest e si prosegue ancora sul greto del torrente, dapprima ghiaioso ma poi invaso da grossi massi sempre più numerosi e non sempre facilmente superabili; l'ambiente è davvero bello e suggestivo ma sempre più terribilmente solitario e selvaggio e le ore sembrano volare. Giungiamo in un punto che presumiamo corrispondere al luogo dove un tempo sorgeva Casera Ropa, circa a m. 1000 di quota, il greto non è più percorribile.

Secondo le indicazioni di un operaio della diga in questa zona, in prossimità di una corda d'acciaio di una vecchia teleferica, riprende evidente il sentiero per la Casera del Cuel; invano la cerchiamo per un bel po' ma senza fortuna, nel frattempo ci accorgiamo che è passato troppo tempo, manca poco al buio della sera, decidiamo allora di accamparci sui pianerottoli di sottili ghiaie opportunamente stese dalle piene del torrente a fianco del suo letto che per stanotte sarà anche il nostro.

Qualche decina di metri più a monte il torrente riempie d'acqua limpida alcune vasche frutto dell'erosione, cosi non perdiamo l'occasione di un bel bagno tonificante e rilassante dopo la lunga marcia.  Montiamo le tende e nel preparare la cena constatiamo la scarsità di provviste che non bastavano a saziare la metà dell'appetito della metà di noi.
Roberto invita alla calma e ordina: accendere il fuoco e cantare fino a che Morfeo non ci prenderà tra le sue grandi braccia....

 

4° giorno:  Sveglia di buon mattino e immediato ed accurato consulto della carta IGM dalla quale si evince la possibilità che il sentiero si trovi più a monte, sulla dx orografica tra 60 e 100 m. più in alto rispetto al greto del torrente. Subito inizia la speranzosa ricerca; in meno di un'ora lo troviamo. Riscendiamo a smontare le tende e a fare colazione: ciò che rimane è un po' di the moderatamente zuccherato, accompagnato da un biscotto e mezzo a testa che sommato alla frugale cena della sera prima ......

Alle 8,30 ci mettiamo in marcia risalendo un costone boscoso e in circa un'ora raggiungiamo i pascoli infestati dai lamponi ed i ruderi della Casera del Cuél a quota 1360, centro di un selvaggio anfiteatro di montagne semisconosciute: Cima Ladice m. 1898; M. Burlaton m. 2160; Vetta Fornezze m. 2110; Cegle Fornezze m. 2094, Cimon D'Agar m. 1932; M. Naiarda m. 1899; M. Tamaruz m. 1930; M. Frascola m. 1961.

Ora il sentiero scompare di nuovo ma la direzione da seguire sembra di facile intuizione, saliamo ancora e passando sopra ad un grosso nevaio la cui presenza ci sorprende vista la stagione e la modestia della quota, rientrando sul greto del torrente. La via di salita verso la Forcella del Cuel è chiara ma numerose frane e la vegetazione rigogliosa ci impediscono di rintracciare qualsiasi traccia di passaggio e non ci rimane che risalire a vista.

I successivi 400 m. di dislivello sembrano infiniti e vengono faticosamente superati su zone franose, infidi pendii erbosi con arbusti, mughi e depositi di valanga, ma la forcella ora è lì, ben visibile e la fine di questa faticaccia sembra vicina; arriviamo finalmente a 200 m. dal valico dove ci ritoviamo su un ghiaione, poco lontano sulla dx finalmente riconoscibile, la traccia del sentiero, che pur ripido e tortuoso ma comunque rasserenante, ci conduce alla nostra agognata forcella al confine tra i Comuni di Tramonti di Sopra e Claut.

Uno dopo l'altro ci affacciamo al valico, il panorama che vediamo è familiare e ci rende subito allegri e dimentichi delle incognite, delle difficoltà e della fatica da poco terminate; infatti al di là della sottostante Val Settimana si vede il massiccio del M. Pramaggiore alle pedici del quale, minuscola ma riconoscibile, la nostra amata Casera Pramaggiore dove arriveremo il giorno successivo, ma intanto, con il morale alle stelle ci godiamo il bel posto in cui siamo appena giunti.

Dalla forcella possiamo ammirare le cime circostanti ma anche stenderci a riposare sul prato, morbido tappeto di ebetta fiorita. Antonella dal fondo dello zaino estrae la mantella insieme alla quale fuoriesce pure una scatola di carne della quale aveva perso memoria e la mette in bella mostra.  Alla vista di ciò lo stomaco di Luciano, senza bisogno del cervello e delle corde vocali riuscì a pronunciare una parola: caarrrnneeeeeee...!!!!     Spauriti dal fenomeno reimboscammo immediatamente l'indivisibile tesoro.

Il luogo propenderebbe per una sosta molto lunga ma dopo un'oretta di relax cominciano a farsi sentire i morsi della fame e per evitare che qualcuno tagliasse le tele dello zaino-scrigno con dentro la caarrneee, iniziamo a scendere nello splendido Cadin di Senons, dapprima su prati e poi oltrepassando una fascia boscosa fino a giungere alla Casera Senons m. 1323, dove per strada a fondo naturale arriviamo alla Pussa m. 930, presso le casette in legno di Enrico Vedova, dove vorremmo subito attaccare la dispensa della signora Noris, l'ospitalissima moglie di Enrico. Ma lei esige una degna ripulita corporea, durante la quale scopriamo che qualcuno è stato "azzeccato" e quindi deve essere sottoposto ad intervento per asportare l'antipatico e pericoloso insetto e dopo finalmente a tavola.........(omissis)

LA PUSSA:  Punto di partenza di numerose interessanti escursioni, si trova alla fine della Val Settimana m. 930 (in comune di Claut m. 613, prov.di PN), raggiungibile in auto dalla SS 251 della Valcellina, in Loc Pinedo si svolta in direzione di Claut e subito dopo il ponte sul Torrente Settimana si imbocca a sin. (indicazioni) una strada a fondo naturale che si percorre per circa 13 Km.
Vi sorge il Rifugio Pussa della Sezione CAI di Calut, la Casera Pussa con la Malga tuttora monticata e la casetta in legno dei coniugi Enrico e Noris Vedova.

 

5° giorno:  Oggi sarà una giornata di "quasi riposo", dovremo infatti solo salire al nostro bel bivacco "Casera Pramaggiore" con un dislivello di 900, metri salendo su sentieri che abbiamo già percorso decine di volte durante i lavori di ricostruzione.
Alleggeriti dei materiali supeflui e della biancheria usata che gentilmente ci custodisce la Sig.ra  Noris, partiamo verso le 10e30, seguendo per 30' il sentiero n° 364 che risale la Val delle Camoscie diretto a Forni di Sotto per Forcella Lareseit. A quota 1073 svoltiamo a sin. su segnavia 366A, in un bel bosco misto saliamo fino a raggiungere i prati e la Casera Col de Post che oltrepassiamo andando ad incontrare, a quota 1215, il sent. n. 366 che sale direttamente dal fondo della Val Settimana e va a raggiungere la Casera Pramaggiore a m. 1812.

Il sentiero scende brevemente, attraversa il torrente Valle delle Merie e sale ripido sempre dentro un bel bosco misto, attraversa un secondo torrente che mostra alcune belle cascatelle e poi su fino alla Casera.

CASERA PRAMAGGIORE:  Il più vecchio documento archiviato dal Comune di Claut riguardante l'affittanza della Casera Pramaggiore risale al 20 maggio 1844. Si presume però che gli estesissimi pascoli venissero già in precedenza utilizzati dagli abitanti della zona. Nella storia della casera si sono avvicendate diverse figure, ma la più significativa rimane certamente  Angelo Parutto detto "Magnol" che condusse la casera dal 1905 al 1957. Abbandonate la attività malghive dopo le alluvioni del '66, venne distrutta da una grossa slavina. Nel 1982 la Sezione CAI di San Vito iniziò i lavori di ricostruzione che terminarono nel 1983, da allora è adibita a Biavcco Alpino.

Qui ci sentiamo proprio come a casa nostra, anzi meglio ancora; ci diamo subito da fare: chi taglia legna, chi va alla sorgente a far scorta d'acqua, chi pulisce la cucina e chi il dormitorio, infine Mario trova gli squisiti spinaci selvatici (le farinelle), che gusteremo più tardi.
Dopo cena c'è aria di festa, è splendida la serata intiepidita da un bel fuoco e tra noi un'atmosfera di grande amicizia e confidenza (anche grazie alla congrua scorta di vino fornitaci dalla Sig.ra Noris), mettiamo a nudo le nostre sensazioni e le impressioni su questa meravigliosa esperienza e ne usciamo con un concetto ben preciso:   "credevamo di fare qualcosa di importante ma stiamo scoprendo che si tratta di molto di più..."

 

6° giorno:  Roberto .... ci da la sveglia alle sei .... per ammirare all'alba il sole che sorge al di là del Monte Chiarescons .... !!   In cambio del buon caffè che già aveva messo sul fuoco anche stavolta evitiamo di fargli del male .
Poi, dopo la colazione ed una bella ripulita alla Casera ci mettiamo in marcia sui pendii erbosi che sempre più ripidamente salgono verso Forcella Pramaggiore m. 2295, che raggiungiamo in un'ora e 15'.  Qui in sei si fermano mentre gli altri cinque, per la cresta est, raggiungono la vetta del Monte Pramaggiore a m. 2478, la più elevata della catena che divide la Val Settimana dalla Val Cimoliana.   La giornata è limpida ed il panorama vastissimo: dietro le guglie degli Spalti di Toro e dei Monfalconi appaino le vette principali delle Dolomiti Orientali e lontanissimi gli innevati Alti Tauri, a est le Alpi Carniche e Giulie, a ovest il Duranno e la Cima dei Preti, infine a sud il gruppo delle Caserine-Cornaget.
Ricongiunto il gruppo presso la forcella, sempre con segnavia 366, inizia la discesa per le ghiaie ed i prati del Cadin d'Inferno, passiamo subito accanto allo stretto intaglio di una suggestiva forcellina detta "La Sidon" dove con attrezzature non sempre in buono stato, il sentiero 363a scende al Rifugio Flaiban-Pacherini.
Proseguiamo sul sentiero 366 fino alla soglia della Val di Guerra a quota 1791 dove sorgeva il Cason "Val dell'Inferno", incrociamo il sent. n. 362 che seguiamo verso ovest scendendo la Val d'Inferno per giungere alla Val Postegae ad incrociare una carrareccia che, verso dx, lungamente conduce in Val Meluzzo alla base del promontorio dove sorge il Rifugio Pordenone a quota 1249 m.

In questa tappa, valicata la forcella Pramaggiore, l'ambiente cambia aspetto ed inizia ad assumere caratteristiche geomorfologiche simili alle dolomiti. Diminuisce la presenza di latifoglie a favore del bosco aghiforme con notevole presenza di lariceti. Le rocce spesso  hanno ossidazioni giallognole e molte sono le guglie dalle forme turrite. D'ora in poi il trek prosegue nelle "Dolomiti di Sinistra Piave" ovvero, fino alla forcella Montanaia, nelle "Dolomiti Friulane".

Al rifugio Pordenone siamo calorosamente accolti dal Bepo e dalla Narcisa, coniugi e gestori ospitalissimi del rifugio ormai da molti anni. Una doccia, un'ottima cena, qualche grappa e poi in ordine sparso tutti a nanna.

RIFUGIO PORDENONE:  Molto frequentato da escursionisti e alpinisti, si trova alla fine della Val Cimoliana a m. 1249 (ampio parcheggio). Vi si accede dalla SS 251, entrando dall'abitato di Cimolais m. 652 (PN) e imboccando la strada a fondo naturale, a traffico regolamentato, che in 14 Km arriva alla fine della Val Cimoliana.

Lungo tutta la strada vi è l'inizio di sentieri per belle escursioni, ma la più ambita è certamente alla fine della valle dove, con un dislivello di circa 900 m, si può risalire la Val Montanaia fino al Bivacco Perugini a m. 2060, per vedere da vicino lo spettacolare torrione definito il più bel campanile del mondo, il CAMPANILE DI VAL MONTANAIA.

 

7° giorno:  La sensazione comune è un senso di dispiacere poiché con questa tappa la lunga traversata volge quasi al termine, ma lo scavalcamento che ci accingiamo a fare è troppo bello per farci prendere dalla malinconia. Salutati i gestori del rifugio alle 9.00 iniziamo a salire la Val Montanaia, incassata fra gli Spalti di Toro a sin. ed i Monfalconi di Montanaia e di Cimoliana a dx. Si procede faticosamente e un po' annoiati sulle franose ghiaie del sent. 353 in attesa di veder apparire il "Campanile più bello del mondo", l'incredibile torrione dalle caratteristiche forme, meta ambita di ogni alpinista.

Eccolo finalmente emergere spettacolarmente al centro dell'anfiteatro nella parte superiore della valle, IL CAMPANILE DI VAL MONTANAIA, abbellito dalla corolla di splendide vette che lo circondano: Cima Meluzzo, Cima Montanaia, Croda Cimoliana, Cima Both, Cima Emilia, Cima Toro e Pala Grande; una visione che non ci è nuova ma che ci incanta ogni volta.

In circa 2 ore e 15' arriviamo al bivacco Perugini a m. 2060 e dopo una ineluttabile sosta per riempire gli occhi di tanta bellezza, in 45' siamo alla Forcella Montanaia m. 2333; ancora un ultimo sguardo verso le meraviglie che ci stiamo lasciando alle spalle e valichiamo la forcella entrando in Veneto.
La discesa, ripidissima su ghiaie infide, ci porta in 40' ad incrociare il sentiero 342 che a dx sale nel lunare Cadin D'Arade, noi lo seguiamo verso sin. per scendere la Val D'Arade fino alla Val di Toro dove si incrocia il n. 346 che percorrendo la Valle Pra di Toro a dx sale a Forcella Scodavacca e a sin scende al Rifugio Padova.
Qui una breve sosta per indossare tutti la maglietta ricordo di questa bellissima esperienza insieme, poi svoltando a sin. in breve giungiamo alla Casera Pra di Toro e al rifugio a m. 1287.

Ad accoglierci troviamo amici e parenti e la nostra Presidentessa Silvana Ciani che, generosa di complimenti come non mai, chiede di sapere ogni particolare della traversata. Il pomeriggio passa in fretta e la sera durante la festosa cena ognuno racconta impressioni, difficoltà, episodi e soprattutto la volontà di ridarci appuntamento per l'anno prossimo per una nuova emozionante traversata.

RIFUGIO PADOVA:  Sorge ai margini dell'ampio pascolo della Casera Pra di Toro a 1287 m di quota, i bella posizione  panoramica, Molto frequentato da escursionisti e alpinisti, è accessibile in auto da Domegge di Cadore (SS 51bis) lungo una carrozzabile che conduce ad un parcheggio, qualche centinaio di metri prima del rifugio.

8° giorno:  Oggi la sveglia è ad orario libero e la mattinata trascorre lentamente cercando funghi e salutando qualche altro amico che ci ha appena raggiunto. Solo dopo il pranzo lasciamo l'accogliente ed ospitale rifugio e pian piano iniziamo l'ultimo tratto del trekking per arrivare al Piave. Scendiamo controvoglia lungo la strada che porta a valle, a quota 880 m. imbocchiamo un sentiero che scende al Torrente Talagona e per carrareccia raggiungiamo il Lago di Centro Cadore dove ci attende un pulmino che ci riporterà a casa.

FIUME PIAVE e LAGO DI CENTRO CADORE:  Lago artificiale formato da una diga costruita in Loc. Sottocastello, si stende circa per 9 Km lungo il corso del fiume Piave la cui dx orogr.  è percorsa dalla SS 51bis lungo la quale, dall'inizio alla termine del lago sorgono Pieve di Cadore, Calalzo di Cadore, Domegge di Cadore e Lozzo di Cadore.
Beh, si capisce che siamo giunti in Cadore?

 

 

 

NOTA BENE

 

Marzo 2005: le descrizioni e specidicazioni sulla sentieristica si riferiscono alla situazione esistente a settembre 1985, dopo tale periodo vi sono state delle variazioni.
1) alcuni tratti di mulattiera sono sostituiti da strade forestali ed anche parzialmente asfaltate;
2) da Frasseneit di Sotto alla forcella del Cuèl, nel 1986 la Sottosezione del CAI "Val Tramontina" ha ripulito e segnato il sentiero con segnavia 393, ma in seguito alla costituzione del Parco Regionale delle Dolomiti Friulane, in accordo con il CAI, si è scelta la dismissione dell'itinerario e da qualche anno è privo di ogni manutenzione. Non si hanno pertanto notizie recenti sullo stato della percorribilità.

Cartografia: Carte Tabacco, Fogli  n° 013 > 028 > 02 > 016.

 

 

 

Itinerario - Difficoltà - Dislivelli - Tempi di percorrenza

 

1a  tappa:   ALESSO I CASE PIEDIGIAF IN CANAL DI CUNA:

Da Alesso -m. 206 (Lago di Cavazzo - UD)  si attraversa il torrente Palar e poco a sud del ponte  si imbocca una forestale che sale verso ovest sulla dx orogr. del torrente Palar fino a raggiungere Forchia Armentaria -m. 806 - ore 2,45'. Qui si incrocia il sent. 827 proveniente da La Forca, lo si segue in direzione ovest in discesa su ciò che rimane di una larga mulattiera, costeggiando il Rio Armentaria e si giunge sulla strada a monte del villaggio di San Francesco in Val D’Arzino -m. 380  (ore 3,45' da Alesso).
Si attraversa il torrente Arzino all’altezza del paese e per strada forestale si sale verso la Sella Giaf -m. 960 e le Casere Giaf (ore 2). Si scende per bosco di latifoglie a Case Piedigiaf  -m. 487, presso la confluenza del Rio Plan di Rep con il torrente Comugna  (45') (ore 2,45' da San Francesco).  Qui vi sono spiazzi adatti per piantare la tenda, nei pressi un torrentello con ottima e limpidissima acqua.

Difficoltà: E
Dislivello:  salita m. 1.180;  discesa m. 900 
Tempo di percorrenza: 6,30' ore (escluse le soste)

 

2a  tappa:  CASE PIEDIGIAF I LAGO DI CA’ ZUL:

Da Case Piedigiaf il segnavia porta il n° 810 e con modica pendenza risale Canal di Cuna costeggiando il torrente Comugna, raggiunge San Vincenzo -m. 580, (ore 1,15') poi sale più ripidamente a Forchia Zuviel -m. 890 (45'), scende per forestale ai ruderi di Selva Piana -m. 723, per giungere a Tramonti di Mezzo -m. 396 (ore 1,30). Poi verso nord fino a Tramonti di Sopra
-m. 415 (45') dove termina la parte prealpina del trek (fin qui ore 4,15' da case Piedigiaf)

Dal Paese si raggiunge la frazione di Pradiel dove ha inizio il segnavia n° 386 che porta alle rovine di Frasseneit di Sotto -m. 525.   Qui il sent. 386 svolta a dx verso nord per salire a Forc. del Frascola ed il nostro itinerario prosegue con segnavia 393 verso Frasseneit Sopra -m. 558 (ore 1,30), poi alla diga di Ca' Zul -m. 598. (ore 1) e stalla di Val Curta (20') (fin qui 2,50' da Tramonti di Sopra)-

Difficoltà: E
Dislivello:  salita m. 650;  discesa m. 500 
Tempo di percorrenza: 7,05' ore (escluse le soste)

 

3a  tappa: LAGO DI CA' ZUL I CANAL GRANDE DI MEDUNA (RUDERI DI CAS. ROPA)

Proseguendo sulla sin. orogr. del lago fino all'evidente imboccatura del Canal Grande di Meduna.  Sentiero a tratti franoso o accidentato e con frequente necessità di guadare il torrente, assolutamente sconsigliabile in caso di piogge o di piena.
Poco prima del pianoro alluvionale un sentiero più agevole e sicuro, ma con maggiori dislivelli, sale sulla sin. orogr. del torrente e consente di evitare il tratto più pericoloso in questa prima parte della valle.
Più avanti l'itinerario passa accanto ai ruderi di Casera Ciarpen -m. 821  e poi al Clapon de Limet -m. 827 (ore 3,45'). La tappa termina nei pressi di Casera Ropa a circa m. 1000.
(ore 1,30' circa)

Difficoltà: EE
Dislivello: salita m. 550;   discesa m. 150.
Tempo di percorrenza:  ore 5,15' dalla diga (escluse le soste)

 

 4a  tappa: CANAL GRANDE DEL MEDUNA (RUDERI DI CAS. ROPA) I LA PUSSA:

Individuato con certezza il sentiero, sulla dx orogr., si prosegue verso ovest su un costone boscoso fino ai ruderi di Casera Cuél -m. 1360 (ore 1). Qui il sentiero svolta in direzione Nord-Ovest e scende nel greto del torrente, lo risale fino in prossimità alla confluenza di altri solchi torrentizi e ne segue uno sulla dx (sin. orogr.) non lontano dalla base delle alte pareti che racchiudono la valle fino a pervenire in forcella del Cuél -m. 1921. (ore 2,30' circa - ore 3,30' dall'inizio tappa)
Poi in discesa su traccia di sentiero sempre più evidente fino a Casera Senons -m. 1323 (ore 1,15') e poi su strada forestale fino a pervenire al rifugio Pussa, sito al termine della Val Settimana -m. 930. (ore 1 - ore 2,15' dalla forcella).

Difficoltà: EE
Dislivello: salita m. 900; discesa m. 1000
Tempo di percorrenza: ore 5,45' (escluse le soste).

 

 5a  tappa: LA PUSSA I CASERA PRAMAGGIORE:

Dietro al rifugio Pussa sale un buon sentiero con segnavia n. 364 che si segue per 30' circa, fino ad un bivio -m. 1073, dove si svolta a sin. sul sent. n. 366A che scende pochi metri e attraversa il Rio Stuet, poi riprende a salire in bosco e sbuca nella valletta prativa della Casera Col de Post, -m. 1249 , la si attraversa e per mulattiera si giunge all'incrocio con il sent. n. 366 che sale dal fondo della Val Settimana (ore 1,30' dal rifugio), qui si svolta a dx e lo si segue fino alla Casera Pramaggiore a quota 1812. (ore 2 - ore 3,30' dal rifugio).

Difficoltà: E
Dislivello: salita m. 890;  discesa m. 100
Tempo di percorrenza: ore 3,30' (escluse le soste).

 

6a  tappa: CASERA PRAMAGGIORE I RIFUGIO PORDENONE

Dalla Casera Pramaggiore si segue il sent. 366 che aggira i ruderi delle stalle e per prati sale, dapprima con pendenza moderata e poi sempre più ripidamente, verso la Forcella Pramaggiore -m. 2295 (ore 1,15'). In  45' (+ 30' per la discesa) seguendo sulla sin. tracce di passaggio e bolli rossi, che è bene seguire con attenzione a causa della friabilità del primo tratto, si può raggiungere la vetta del Monte Pramaggiore a quota 2478 m.  Vastissimo il panorama a 360°.

Dalla forcella Pramaggiore per il Cadin d'Inferno si segue il filo di cresta verso est per qualche decina di metri poi il sentiero inizia a calarsi nel suggestivo catino. Si continua fino a quota 1791 dove si incontra il sent. n. 362 che si segue svoltando a sin., si scende ora la Val d'Inferno fino a m. 1322, fino alla carrareccia che si segue a dx, che percorre lungamente la Val Postegae e la Val Meluzzo dove la si lascia per risalire (m. 100 circa) il promontorio sopra il quale sorge il rifugio Pordenone a m. 1249. Ore 2,45' da forc. Pramaggiore.

Difficoltà: E (EE per la vetta del M. Pramaggiore)
Dislivello: salita m. 685 + m. 183 per la salita al M. Pramaggiore;
Discesa: m. 975;
Tempo di percorrenza: ore 4,00 + ore 1,15 per salita+discesa al M. Pramaggiore (soste escluse)

 

7a  tappa: RIFUGIO PORDENONE I RIFUGIO PADOVA

Sulla sin. del rifugio un sentiero conduce sugli enormi ghiaioni della Val Montanaia collegandosi al segnavia 353 che sale dal parcheggio sito alla fine della Val Cimoliana verso il bivacco Perugini m. 2060 (ore 2,15') e Forcella Montanaia m. 2333 (ore 3 dal rifugio), poi ripidissima discesa per arrivare al sent. n. 342 che percorre la Val D'Arade. Lo si segue a sin. in discesa fino ad incrociare il sent. n. 346 e ancora a sin. fino al rifugio Padova m. 1287 (ore 2 dalla forc. Montanaia)

Difficoltà: EE
Dislivello: salita m. 1083;  discesa m. 1050
Tempo di percorrenza : ore 5 (escluse le soste)

 

8a  tappa: RIFUGIO PADOVA I PIAVE - LAGO DI CENTRO CADORE

Dal rifugio una strada scende sulla dx orogr. del Torrente Talagona; a quota 880 circa un sentiero scende al Ponte di Talagona dove si attraversa il torrente e si segue una carrareccia che conduce ad un ponte, a quota 688, che consente di attraversare il Lago di Centro Cadore, formato da una diga che sbarra il fiume Piave e giungere in località Vallesella

Difficoltà: E
Dislivello: salita insignificante;  discesa m. 600
Tempo di percorrenza : ore 2