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Inizia il trekking
Davanti ai ruderi della chiesa di
La Casera Pramaggiore
Foto ricordo presso la Casera
Salita alla Forcella Montanaia
Ai pascoli di Pra di Toro
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Settembre 1985 "Dal Tagliamento al Piave"
una
traversata
I PREPARATIVI
Siamo all'inizio del 1985 e in
sezione già si comincia ad abbozzare il programma escursionistico in attesa
della buona stagione.
L'idea era molto
allettante:
"otto-nove giorni fuori dal
mondo per stare insieme
ad amici nell'ambiente della comune passione, scoprire zone poco conosciute e
ancor meno frequentate, ma non per questo meno interessanti per chi della
montagna vuol conoscere un po' di tutto..."
questo pensiero ci induceva molta suggestione
e l'accentuava l'idea di riuscire ad individuare un lungo itinerario esplorativo che attraversasse le sperdute valli
superiori del Meduna e che continuasse passando anche per il bivacco
"Casera
Pramaggiore" da poco ricostruita dai soci della nostra sezione.
Attorno ad un tavolo con gli occhi
sopra varie carte topografiche dell'I.G.M., pian piano si configurò un'ipotesi concreta per un percorso
come lo si voleva.
Arrivò la primavera e poiché dalle
informazioni ricevute sorsero forti dubbi sull'effettiva possibilità di poter valicare
un paio di forcelle si effettuarono opportune verifiche in seguito alle quali si
decise di modificare in parte l'itinerario
che alla fine risultò il
seguente: Praticamente "Dal Tagliamento al Piave" Ancora un'incontro per decidere le attrezzature, l'abbigliamento e le vettovaglie necessarie, nonchè stabilire i compiti di ognuno, Roberto venne nominato "Capo Indiscutibile" e finalmente arrivò il giorno della partenza.
TAPPA DOPO TAPPA
1° giorno: con un pulmino raggiungiamo Alesso m 206 (frazione di Trasaghis -UD) e per una rotabile forestale ci incamminiamo lentamente verso Forchia Armentaria m 806, che costituisce il primo dei numerosi valichi che andremo a superare. I nostri zaini pesano tra 16 e 18 Kg cadauno, dentro vi abbiamo infilato di tutto: vivande, bevande, vestiario, fornelli e pentolame, sacchi a pelo e tende, ecc.
ALESSO:
Sito in Comune di Trasaghis (UD) a sudovest
del Lago di Cavazzo (o dei Tre Comuni), il più vasto della regione
Friuli Venezia Giulia. Saliamo internandoci nella dx orografica del torrente Palar; sul versante opposto sorge il M. Piciat m 1615, separato dal più alto M. Piombada m 1744 da La Forca m 1258. Pian piano raggiungiamo Forchia Armentaria m 806, punto di confine tra le province di Udine e Pordenone dove conveniamo tutti sulla necessità di una sosta per rilassare le spalle. Qui incontriamo il segnavia n. 827 proveniente da La Forca, che su una vecchia mulattiera in bosco a prevalenza di pino nero, con modica pendenza scende costeggiando il Rio Armentaria ricco di graziose cascatelle, la seguiamo in discesa fino a San Francesco m 390, in Val d'Arzino, comune di Vito D'Asio.
SAN FRANCESCO:
In posizione amena lungo la Val
D'Arzino,
é raggiungibile in auto lungo la strada "Regina Margherita" che collega Spilimbergo
a Tolmezzo. Nel frattempo, è passato mezzogiorno e assaliti dalla fame, non perdiamo l'opportunità di rifocillarci nell'unico locale del paese, il Bar Da Renzo. Inaspettati ospiti ci potè offrire solo panini accompagnati da numerose freschissime birre che gustammo con tanto piacere e che ci fecero quasi schiattare durante la salita che ci aspettava subito dopo . Poco a sud del paese una strada ci conduce ad attraversare il Torrente Arzino e ad imboccare il sentiero 810a che in bosco, sale su una mulattiera con tratti nei quali il fondo eroso e ormai divenuto torrentello; numerosi tornanti e si giunge all'ampia e prativa Sella Giaf a m. 960 dove sorgono le Casere Giaf. Altra sosta per asciugare i copiosi sudori ed anche per goderci questo ameno luogo con prati e piante da frutto ormai inselvatichite, nonché ottimo punto panoramico aperto fra il M. Venchiar a sud e il M. Giaf a nord. Ad ovest lo sguardo si apre verso la meta finale della prima tappa; il desolato e selvaggio Canal di Cuna un tempo abitato da numerose famiglie.
La mulattiera scende ora a larghi
tornanti verso ovest entrando nel comune di Tramonti di Sotto; a metà discesa si
incontra una casa in parte diroccata, dentro vi sono ancora alcuni mobili, tra cui una bella culla,
tutto venne abbandonato in fretta molti anni
prima, durante la fuga dalla miseria che spopolò questi luoghi. La discesa verso
il Canal di Cuna continua fino alle rovine delle Case Piedigiaf a m 487, un
luogo suggestivo presso la confluenza del Rio Plan di Rep nel Torrente Comugna.
2° giorno: un inaspettato acquazzone notturno ci costringe di buon mattino a dedicare un bel po' di tempo all'asciugatura delle tende, poi colazione e alle 9.30 e con dispiacere ci incamminiamo, lasciando quel bel posto per risalire la quasi pianeggiante vallata del Canal di Cuna. Ora seguiamo il sentiero n° 810 che perviene dalla Val d'Arzino e risale costeggiando il Torrente Comugna con un percorso sin qui non del tutto facile. Lungo la vallata, sempre costeggiando il torrente, passiamo accanto a vari nuclei di abitazioni in rovina: Case Acervà, Case del Frari e infine il centro più grosso: San Vincenzo m. 580, un paese abbandonato nel 1950 dall'ultima famiglia che vi risiedeva stabilmente. SAN VINCENZO IN CANAL DI CUNA: Borgata principale dell'ameno e suggestivo Canal di Cuna, nel quale ai primi del '900 vi abitavano oltre 60 persone suddivise in 17 famiglie tutte di geârs (cestai). Venne abbandonato nel 1950 dall'ultima famiglia che vi risiedeva stabilmente mentre la scuola elementare ha funzionato fino al 1948, solo nel perido estivo (8 alunni).
- da: Lis Vilis di
Tramonç- Volume II°:
Oltre a San Vincenzo vi erano altri nuclei
abitati: L'abbandono ed il terremoto del 1976 sono le cause ultime dello stato di rovina in cui sono ora ridotte tutte le abitazioni, ma la chiesa è stata ristrutturata qualche anno fa ed ora costituisce un buon ricovero in caso di maltempo.
Accessi: Dopo qualche riflessione sul passato di questa valle ed una scorpacciata di nocciole, more e lamponi, ora piante infestanti per quei campi e quegli orti un tempo accuratamente coltivati, riprendiamo il cammino su una mulattiera lungo una ripida dorsale boscosa fino a raggiungere Forchia Zuviel m. 890, bel panorama verso il M. Frascola ad ovest e il M. Caserine ed est. Imbocchiamo una strada forestale che seguiamo in direzione ovest verso il fondo della valle percorsa dal Torrente Chiarchia, incontriamo i ruderi di Selva Piana m. 723 e poi su asfalto, lungamente, fino a Tramonti di Mezzo m. 396 dove ancora su asfalto verso nord raggiungiamo Tramonti di Sopra m 415.
VAL TRAMONTINA:
Tramonti di Sopra,
m. 415, capoluogo comunale, è situato a
nord della confluenza del Torrente
Viellia con il Torrente Meduna, lungo la SS 552 che da Sequals percorre la
Val Meduna e Tramontina e le congiunge con la Val Tagliamento
valicando la Forchia di
Monte Rest m. 1060. E' collegato da corse giornaliere di pulman da Udine
- Spilimbergo e da Pordenone - Maniago.
Con le gambe "rotte" dall'asfalto, una lunga sosta per
rifocillarsi a dovere non poteva togliercela nessuno, inoltre si doveva
festeggiare il compleanno di DoraLisa e alla Locanda Vittoria, unico locale del
paese abbiamo trovato proprio ciò che cercavamo. Si riparte verso la frazione di Pradiel e si risale, per comoda mulattiera con segnavia n° 386, il corso del torrente Meduna, in alcuni tratti del quale val la pena soffermarsi ad ammirarne il letto roccioso modellato ad arte dall'erosione millenaria: vasche, cascatelle e rivoli d'ogni tipo e forma. In circa 1 ora e 30' si arriva alle borgate di Frasseneit di Sotto m. 525 e di Sopra m. 558, pure queste una volta abitate stabilmente ed abbandonate poco dopo la 2a guerra mondiale, ora in completa rovina. CANALE ALTO DEL MEDUNA: Frasseneit di Sotto m. 525 e di Sopra m. 558, il toponimo deriva da "frassino", pianta che un tempo certamente colonizzava quel territorio ed oggi quasi inesistente. Nel Canale del Meduna questi sono certamente i borghi più noti per la facilità con la quale si possono raggiungere lungo un antico percorso che da Pradiel (loc. di Tramonti di Sopra) risale e costeggia il suggestivo letto del torrente Meduna. Le due piccole borgate sorsero probabilmente nel medioevo quando alcuni abitanti di Vil di Sóre (Tramonti di Sopra) pensarono di sfruttare il Canale di Meduna laddove la valle si allarga, sfruttando ripiani rocciosi e terrazzi fluviali. Anche qui la perenne miseria, l'inevitabile emigrazione ed il terremoto del 1976 hanno decretato la fine dell'interesse residenziale per questa valle. Da Frasseneit di Sotto il sent. 386 sale a nord verso la Forca del Frascola mentre la nostra mulattiera prosegue senza segnavia, oltrepassando rughi e ponticelli e aggirando lo sperone de La Costata conduce alla diga che forma il lago di Ca' Zul. (Ciul) m 598. Il lago quasi vuoto per lavori di manutenzione alla diga rende il paesaggio spettrale e fanno tristezza i ruderi di case e stalle che normalmente sono sommersi dalle acque. Il custode della diga ci indica, a 20' di cammino, un luogo adatto per accamparci, un'ansa del lago nei pressi della stalla Val Curta dove arriviamo quasi al buio.
CANALE ALTO DEL MEDUNA:
Lago Artificiale di Ca'
Zul: il toponimo originale è
"Ciul", venne venetizzato in "Casa Zul"
negli anni '60 durante la costruzione della diga da parte della SADE che
formò l'invaso idroelettrico più
elevato (m. 598) dei tre che interessano il Torrente Meduna. (Lago di
Ca' Selva m. 495 e Lago di Redona m. 313) la cui capacità di invaso è di 9.400.000 mq.
3° giorno: Alle 9.00, smontate le tende e rifatti gli zaini proseguiamo sulla sin. idrografica del lago, asciutto fino al pianoro fluvio-glaciale dove confluiscono insieme i torrenti del Canal Piccolo del Meduna con il Canal Grande del Meduna, tanto che vi scendiamo sul fondo per meglio fotografare i resti del vecchio e storico rifugio Selis, anch'esso riemerso causa la secca.
CANALE ALTO DEL MEDUNA:
Selis m.
595; successivamente all'insediamento di Frasseneit, la colonizzazione
del territorio proseguì più a monte e giunse anche al pianoro
fluvio-glaciale posto alla confluenza del Canal Piccolo del Meduna con
il Canal Grande del Meduna. Qui la valle si divide, sulla sin. risale il Canal Piccolo fino a Forcella Caserata a m 1505 tra il M. Dosaip e il M. Caserine Basse e a dx, dapprima verso nord e più avanti verso ovest, risale il Canal Grande fino a Focella del Cuèl a m. 1921.
Noi ci dirigiamo verso il Canal Grande dove inizia il tratto di percorso più impegnativo e con esili tracce
di passaggio di rari pescatori e cacciatori, senza alcun segnavia. Poco più avanti una selletta a m. 843, presso la quale una vecchia croce in ferro ricorda un partigiano ucciso durante l'ultima guerra; si continua lungamente sullo stesso versante, in ambiente ameno ma solitario e selvaggio, perdendo lentamente quota per poi risalire, guadare ancora il torrente e finalmente giungere ai resti della Casera Ciarpen m. 801 che cercavamo quale importante punto di riferimento. Una breve sosta e poi di nuovo in marcia, il sentiero dentro il bosco è sempre meno evidente fino a scomparire, ma sapendo che bisogna risalire il vallone principale scendiamo sul greto del torrente quasi asciutto e ne risaliamo il corso fino a pervenire, sulla sin. orograf., al suggestivo "Clapon de Limet" m. 827, un enorme masso sotto la cui parete strapiombante vi è ricavato un precario ricovero. Intanto tra dubbi e incertezze sono passate ben 5 ore e si inizia a non credere più nella possibilità di raggiungere e valicare la Forcella del Cuèl e scendere in Val Settimana prima di sera. A questo punto la nostra direzione, con un'ampia svolta verso sin. è variata da nord a ovest e si prosegue ancora sul greto del torrente, dapprima ghiaioso ma poi invaso da grossi massi sempre più numerosi e non sempre facilmente superabili; l'ambiente è davvero bello e suggestivo ma sempre più terribilmente solitario e selvaggio e le ore sembrano volare. Giungiamo in un punto che presumiamo corrispondere al luogo dove un tempo sorgeva Casera Ropa, circa a m. 1000 di quota, il greto non è più percorribile. Secondo le indicazioni di un operaio della diga in questa zona, in prossimità di una corda d'acciaio di una vecchia teleferica, riprende evidente il sentiero per la Casera del Cuel; invano la cerchiamo per un bel po' ma senza fortuna, nel frattempo ci accorgiamo che è passato troppo tempo, manca poco al buio della sera, decidiamo allora di accamparci sui pianerottoli di sottili ghiaie opportunamente stese dalle piene del torrente a fianco del suo letto che per stanotte sarà anche il nostro.
Qualche decina di metri più a
monte il torrente riempie d'acqua limpida alcune vasche frutto dell'erosione,
cosi non perdiamo l'occasione di un bel bagno tonificante e rilassante dopo la
lunga marcia. Montiamo le tende e nel preparare la cena constatiamo la scarsità
di provviste che non bastavano a saziare la metà dell'appetito della metà di
noi.
4° giorno: Sveglia di buon mattino e immediato ed accurato consulto della carta IGM dalla quale si evince la possibilità che il sentiero si trovi più a monte, sulla dx orografica tra 60 e 100 m. più in alto rispetto al greto del torrente. Subito inizia la speranzosa ricerca; in meno di un'ora lo troviamo. Riscendiamo a smontare le tende e a fare colazione: ciò che rimane è un po' di the moderatamente zuccherato, accompagnato da un biscotto e mezzo a testa che sommato alla frugale cena della sera prima ...... Alle 8,30 ci mettiamo in marcia risalendo un costone boscoso e in circa un'ora raggiungiamo i pascoli infestati dai lamponi ed i ruderi della Casera del Cuél a quota 1360, centro di un selvaggio anfiteatro di montagne semisconosciute: Cima Ladice m. 1898; M. Burlaton m. 2160; Vetta Fornezze m. 2110; Cegle Fornezze m. 2094, Cimon D'Agar m. 1932; M. Naiarda m. 1899; M. Tamaruz m. 1930; M. Frascola m. 1961. Ora il sentiero scompare di nuovo ma la direzione da seguire sembra di facile intuizione, saliamo ancora e passando sopra ad un grosso nevaio la cui presenza ci sorprende vista la stagione e la modestia della quota, rientrando sul greto del torrente. La via di salita verso la Forcella del Cuel è chiara ma numerose frane e la vegetazione rigogliosa ci impediscono di rintracciare qualsiasi traccia di passaggio e non ci rimane che risalire a vista. I successivi 400 m. di dislivello sembrano infiniti e vengono faticosamente superati su zone franose, infidi pendii erbosi con arbusti, mughi e depositi di valanga, ma la forcella ora è lì, ben visibile e la fine di questa faticaccia sembra vicina; arriviamo finalmente a 200 m. dal valico dove ci ritoviamo su un ghiaione, poco lontano sulla dx finalmente riconoscibile, la traccia del sentiero, che pur ripido e tortuoso ma comunque rasserenante, ci conduce alla nostra agognata forcella al confine tra i Comuni di Tramonti di Sopra e Claut. Uno dopo l'altro ci affacciamo al valico, il panorama che vediamo è familiare e ci rende subito allegri e dimentichi delle incognite, delle difficoltà e della fatica da poco terminate; infatti al di là della sottostante Val Settimana si vede il massiccio del M. Pramaggiore alle pedici del quale, minuscola ma riconoscibile, la nostra amata Casera Pramaggiore dove arriveremo il giorno successivo, ma intanto, con il morale alle stelle ci godiamo il bel posto in cui siamo appena giunti. Dalla forcella possiamo ammirare le cime circostanti ma anche stenderci a riposare sul prato, morbido tappeto di ebetta fiorita. Antonella dal fondo dello zaino estrae la mantella insieme alla quale fuoriesce pure una scatola di carne della quale aveva perso memoria e la mette in bella mostra. Alla vista di ciò lo stomaco di Luciano, senza bisogno del cervello e delle corde vocali riuscì a pronunciare una parola: caarrrnneeeeeee...!!!! Spauriti dal fenomeno reimboscammo immediatamente l'indivisibile tesoro. Il luogo propenderebbe per una sosta molto lunga ma dopo un'oretta di relax cominciano a farsi sentire i morsi della fame e per evitare che qualcuno tagliasse le tele dello zaino-scrigno con dentro la caarrneee, iniziamo a scendere nello splendido Cadin di Senons, dapprima su prati e poi oltrepassando una fascia boscosa fino a giungere alla Casera Senons m. 1323, dove per strada a fondo naturale arriviamo alla Pussa m. 930, presso le casette in legno di Enrico Vedova, dove vorremmo subito attaccare la dispensa della signora Noris, l'ospitalissima moglie di Enrico. Ma lei esige una degna ripulita corporea, durante la quale scopriamo che qualcuno è stato "azzeccato" e quindi deve essere sottoposto ad intervento per asportare l'antipatico e pericoloso insetto e dopo finalmente a tavola.........(omissis)
LA PUSSA:
Punto di partenza di numerose interessanti
escursioni, si trova alla fine della Val Settimana m. 930 (in comune di
Claut m. 613, prov.di PN), raggiungibile in auto dalla SS 251 della
Valcellina, in Loc Pinedo si svolta in direzione di Claut e subito
dopo il ponte sul Torrente Settimana si imbocca
a sin. (indicazioni) una strada a fondo naturale che si percorre per
circa 13 Km.
5° giorno: Oggi
sarà una giornata di "quasi riposo", dovremo infatti solo salire al nostro bel
bivacco "Casera Pramaggiore" con un dislivello di 900, metri salendo su
sentieri che abbiamo già percorso decine di volte durante i lavori di
ricostruzione. Il sentiero scende brevemente, attraversa il torrente Valle delle Merie e sale ripido sempre dentro un bel bosco misto, attraversa un secondo torrente che mostra alcune belle cascatelle e poi su fino alla Casera. CASERA PRAMAGGIORE: Il più vecchio documento archiviato dal Comune di Claut riguardante l'affittanza della Casera Pramaggiore risale al 20 maggio 1844. Si presume però che gli estesissimi pascoli venissero già in precedenza utilizzati dagli abitanti della zona. Nella storia della casera si sono avvicendate diverse figure, ma la più significativa rimane certamente Angelo Parutto detto "Magnol" che condusse la casera dal 1905 al 1957. Abbandonate la attività malghive dopo le alluvioni del '66, venne distrutta da una grossa slavina. Nel 1982 la Sezione CAI di San Vito iniziò i lavori di ricostruzione che terminarono nel 1983, da allora è adibita a Biavcco Alpino.
Qui ci sentiamo proprio come a casa
nostra, anzi meglio ancora; ci diamo subito da fare: chi taglia legna,
chi va alla sorgente a far scorta d'acqua, chi pulisce la cucina e chi il
dormitorio, infine Mario trova gli squisiti spinaci selvatici (le farinelle), che
gusteremo più tardi.
6° giorno:
Roberto .... ci da la sveglia alle sei .... per ammirare all'alba il sole che sorge al di là del Monte
Chiarescons .... !! In cambio del buon caffè che già aveva messo sul
fuoco anche stavolta evitiamo di fargli del male . In questa tappa, valicata la forcella Pramaggiore, l'ambiente cambia aspetto ed inizia ad assumere caratteristiche geomorfologiche simili alle dolomiti. Diminuisce la presenza di latifoglie a favore del bosco aghiforme con notevole presenza di lariceti. Le rocce spesso hanno ossidazioni giallognole e molte sono le guglie dalle forme turrite. D'ora in poi il trek prosegue nelle "Dolomiti di Sinistra Piave" ovvero, fino alla forcella Montanaia, nelle "Dolomiti Friulane". Al rifugio Pordenone siamo calorosamente accolti dal Bepo e dalla Narcisa, coniugi e gestori ospitalissimi del rifugio ormai da molti anni. Una doccia, un'ottima cena, qualche grappa e poi in ordine sparso tutti a nanna. RIFUGIO PORDENONE: Molto frequentato da escursionisti e alpinisti, si trova alla fine della Val Cimoliana a m. 1249 (ampio parcheggio). Vi si accede dalla SS 251, entrando dall'abitato di Cimolais m. 652 (PN) e imboccando la strada a fondo naturale, a traffico regolamentato, che in 14 Km arriva alla fine della Val Cimoliana. Lungo tutta la strada vi è l'inizio di sentieri per belle escursioni, ma la più ambita è certamente alla fine della valle dove, con un dislivello di circa 900 m, si può risalire la Val Montanaia fino al Bivacco Perugini a m. 2060, per vedere da vicino lo spettacolare torrione definito il più bel campanile del mondo, il CAMPANILE DI VAL MONTANAIA.
7° giorno: La sensazione comune è un senso di dispiacere poiché con questa tappa la lunga traversata volge quasi al termine, ma lo scavalcamento che ci accingiamo a fare è troppo bello per farci prendere dalla malinconia. Salutati i gestori del rifugio alle 9.00 iniziamo a salire la Val Montanaia, incassata fra gli Spalti di Toro a sin. ed i Monfalconi di Montanaia e di Cimoliana a dx. Si procede faticosamente e un po' annoiati sulle franose ghiaie del sent. 353 in attesa di veder apparire il "Campanile più bello del mondo", l'incredibile torrione dalle caratteristiche forme, meta ambita di ogni alpinista. Eccolo finalmente emergere spettacolarmente al centro dell'anfiteatro nella parte superiore della valle, IL CAMPANILE DI VAL MONTANAIA, abbellito dalla corolla di splendide vette che lo circondano: Cima Meluzzo, Cima Montanaia, Croda Cimoliana, Cima Both, Cima Emilia, Cima Toro e Pala Grande; una visione che non ci è nuova ma che ci incanta ogni volta.
In circa 2 ore e 15' arriviamo al bivacco Perugini a m. 2060 e
dopo una ineluttabile sosta per riempire gli occhi di tanta bellezza, in 45' siamo alla
Forcella Montanaia m. 2333; ancora un ultimo sguardo verso le meraviglie che
ci stiamo lasciando alle spalle e valichiamo la forcella entrando in Veneto. Ad accoglierci troviamo amici e parenti e la nostra Presidentessa Silvana Ciani che, generosa di complimenti come non mai, chiede di sapere ogni particolare della traversata. Il pomeriggio passa in fretta e la sera durante la festosa cena ognuno racconta impressioni, difficoltà, episodi e soprattutto la volontà di ridarci appuntamento per l'anno prossimo per una nuova emozionante traversata. RIFUGIO PADOVA: Sorge ai margini dell'ampio pascolo della Casera Pra di Toro a 1287 m di quota, i bella posizione panoramica, Molto frequentato da escursionisti e alpinisti, è accessibile in auto da Domegge di Cadore (SS 51bis) lungo una carrozzabile che conduce ad un parcheggio, qualche centinaio di metri prima del rifugio. 8° giorno: Oggi la sveglia è ad orario libero e la mattinata trascorre lentamente cercando funghi e salutando qualche altro amico che ci ha appena raggiunto. Solo dopo il pranzo lasciamo l'accogliente ed ospitale rifugio e pian piano iniziamo l'ultimo tratto del trekking per arrivare al Piave. Scendiamo controvoglia lungo la strada che porta a valle, a quota 880 m. imbocchiamo un sentiero che scende al Torrente Talagona e per carrareccia raggiungiamo il Lago di Centro Cadore dove ci attende un pulmino che ci riporterà a casa.
FIUME PIAVE e LAGO DI
CENTRO CADORE:
Lago artificiale formato da una diga
costruita in Loc. Sottocastello, si stende circa per 9 Km lungo il corso
del fiume Piave la cui dx orogr. è percorsa dalla SS 51bis lungo
la quale, dall'inizio alla termine del lago sorgono Pieve di Cadore,
Calalzo di Cadore, Domegge di Cadore e Lozzo di Cadore.
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NOTA BENE
Marzo 2005:
le
descrizioni e specidicazioni sulla sentieristica si riferiscono alla situazione esistente a settembre
1985, dopo tale periodo vi sono state delle variazioni. Cartografia: Carte Tabacco, Fogli n° 013 > 028 > 02 > 016.
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Itinerario - Difficoltà - Dislivelli - Tempi di percorrenza
1a tappa: ALESSO I CASE PIEDIGIAF IN CANAL DI CUNA:
Da Alesso -m. 206 (Lago di Cavazzo -
UD) si attraversa il torrente Palar e poco a sud del ponte si imbocca
una forestale che sale verso ovest sulla dx orogr. del torrente Palar
fino a raggiungere Forchia Armentaria -m. 806 - ore 2,45'. Qui si
incrocia il sent. 827 proveniente da La Forca, lo si segue in direzione
ovest in discesa su ciò che rimane di una larga mulattiera, costeggiando
il Rio Armentaria e si giunge sulla strada a monte del villaggio di San
Francesco in Val D’Arzino -m. 380 (ore 3,45' da Alesso).
Difficoltà: E
2a tappa: CASE PIEDIGIAF I LAGO DI CA’ ZUL:
Da Case Piedigiaf il segnavia porta
il n° 810 e con modica pendenza risale Canal di Cuna costeggiando il
torrente Comugna, raggiunge San Vincenzo -m. 580, (ore 1,15') poi sale
più ripidamente a Forchia Zuviel -m. 890 (45'), scende per forestale ai
ruderi di Selva Piana -m. 723, per giungere a Tramonti di Mezzo -m. 396
(ore 1,30). Poi verso nord fino a Tramonti di Sopra Dal Paese si raggiunge la frazione di Pradiel dove ha inizio il segnavia n° 386 che porta alle rovine di Frasseneit di Sotto -m. 525. Qui il sent. 386 svolta a dx verso nord per salire a Forc. del Frascola ed il nostro itinerario prosegue con segnavia 393 verso Frasseneit Sopra -m. 558 (ore 1,30), poi alla diga di Ca' Zul -m. 598. (ore 1) e stalla di Val Curta (20') (fin qui 2,50' da Tramonti di Sopra)-
Difficoltà: E
3a tappa: LAGO DI CA' ZUL I CANAL GRANDE DI MEDUNA (RUDERI DI CAS. ROPA)
Proseguendo sulla sin. orogr. del
lago fino all'evidente imboccatura del Canal Grande di Meduna. Sentiero
a tratti franoso o accidentato e con frequente necessità di guadare il
torrente, assolutamente sconsigliabile in caso di piogge o di piena.
Difficoltà: EE
4a tappa: CANAL GRANDE DEL MEDUNA (RUDERI DI CAS. ROPA) I LA PUSSA:
Individuato con certezza il
sentiero, sulla dx orogr., si prosegue verso ovest su un costone boscoso
fino ai ruderi di Casera Cuél -m. 1360 (ore 1). Qui il sentiero svolta
in direzione Nord-Ovest e scende nel greto del torrente, lo risale fino
in prossimità alla confluenza di altri solchi torrentizi e ne segue uno
sulla dx (sin. orogr.) non lontano dalla base delle alte pareti che
racchiudono la valle fino a pervenire in forcella del Cuél -m. 1921.
(ore 2,30' circa - ore 3,30' dall'inizio tappa)
Difficoltà: EE
5a tappa: LA PUSSA I CASERA PRAMAGGIORE: Dietro al rifugio Pussa sale un buon sentiero con segnavia n. 364 che si segue per 30' circa, fino ad un bivio -m. 1073, dove si svolta a sin. sul sent. n. 366A che scende pochi metri e attraversa il Rio Stuet, poi riprende a salire in bosco e sbuca nella valletta prativa della Casera Col de Post, -m. 1249 , la si attraversa e per mulattiera si giunge all'incrocio con il sent. n. 366 che sale dal fondo della Val Settimana (ore 1,30' dal rifugio), qui si svolta a dx e lo si segue fino alla Casera Pramaggiore a quota 1812. (ore 2 - ore 3,30' dal rifugio).
Difficoltà: E
6a tappa: CASERA PRAMAGGIORE I RIFUGIO PORDENONE Dalla Casera Pramaggiore si segue il sent. 366 che aggira i ruderi delle stalle e per prati sale, dapprima con pendenza moderata e poi sempre più ripidamente, verso la Forcella Pramaggiore -m. 2295 (ore 1,15'). In 45' (+ 30' per la discesa) seguendo sulla sin. tracce di passaggio e bolli rossi, che è bene seguire con attenzione a causa della friabilità del primo tratto, si può raggiungere la vetta del Monte Pramaggiore a quota 2478 m. Vastissimo il panorama a 360°. Dalla forcella Pramaggiore per il Cadin d'Inferno si segue il filo di cresta verso est per qualche decina di metri poi il sentiero inizia a calarsi nel suggestivo catino. Si continua fino a quota 1791 dove si incontra il sent. n. 362 che si segue svoltando a sin., si scende ora la Val d'Inferno fino a m. 1322, fino alla carrareccia che si segue a dx, che percorre lungamente la Val Postegae e la Val Meluzzo dove la si lascia per risalire (m. 100 circa) il promontorio sopra il quale sorge il rifugio Pordenone a m. 1249. Ore 2,45' da forc. Pramaggiore.
Difficoltà: E (EE per la vetta del
M. Pramaggiore)
7a tappa: RIFUGIO PORDENONE I RIFUGIO PADOVA Sulla sin. del rifugio un sentiero conduce sugli enormi ghiaioni della Val Montanaia collegandosi al segnavia 353 che sale dal parcheggio sito alla fine della Val Cimoliana verso il bivacco Perugini m. 2060 (ore 2,15') e Forcella Montanaia m. 2333 (ore 3 dal rifugio), poi ripidissima discesa per arrivare al sent. n. 342 che percorre la Val D'Arade. Lo si segue a sin. in discesa fino ad incrociare il sent. n. 346 e ancora a sin. fino al rifugio Padova m. 1287 (ore 2 dalla forc. Montanaia)
Difficoltà: EE
8a tappa: RIFUGIO PADOVA I PIAVE - LAGO DI CENTRO CADORE Dal rifugio una strada scende sulla dx orogr. del Torrente Talagona; a quota 880 circa un sentiero scende al Ponte di Talagona dove si attraversa il torrente e si segue una carrareccia che conduce ad un ponte, a quota 688, che consente di attraversare il Lago di Centro Cadore, formato da una diga che sbarra il fiume Piave e giungere in località Vallesella
Difficoltà: E
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