DAL FIORE ALLA PIANTA - L'IMPOLLINAZIONE
(di Giancarlo Sleiter, tratto da "Piante grasse", rivista dell'AIAS)

 

In natura, data l’impossibilità per quasi tutti i vegetali di muoversi, la fecondazione incrociata è resa possibile dall'intervento di agenti esterni mobili, i cosiddetti "pronubi", che possono essere animati o inanimati. Fra questi ultimi hanno una notevole importanza il vento, in grado di trasportare i granuli pollinici (che vengono prodotti in quantità estremamente grande) a distanze considerevoli, e l'acqua, in grado di veicolare, fino a farli incontrare, i gameti delle piante acquatiche o comunque legate ad ambienti umidi. Fra i primi si possono citare gli insetti [lepidotteri (farfalle), imenotteri (api, vespe, bombi, calabroni, ecc.), ditteri (mosche), coleotteri, ecc.], i pipistrelli frugivori (a dieta vegetale), alcuni uccelli (colibrì, nettarine), i gasteropodi (lumache e limacce), ecc.

Come impollinatori delle piante succulente entrano ovviamente in giuoco soltanto insetti, pipistrelli e uccelli e abbastanza frequentemente sussiste un rapporto specifico e talora esclusivo fra una specie succulenta e il suo impollinatore, cosicchè la mancanza dell'uno è pregiudizievole per la sopravvivenza dell'altro e viceversa.

In coltura mancano le specie animali che in natura provvedono all'impollinazione, in particolare, uccelli, pipistrelli e certe farfalle notturne, ma ve ne possono essere altre (soprattutto imenotteri e ditteri) in grado di assolvere alla medesima funzione, però con un inconveniente che può essere grave. In una collezione di succulente di solito fioriscono contemporaneamente molte specie diverse appartenenti allo stesso genere o a generi fra di loro affini, che in natura crescono in siti distanti fra di loro anche centinaia di chilometri per cui la possibilità di incroci interspecifici o intergenerici è praticamente nulla, mentre in coltivazione questa possibilità, con la conseguente produzione, il più delle volte indesiderata, di seme ibrido, diventa assai concreta.

Se ora il collezionista-amatore possiede piante di origine e provenienza conosciute e documentate, certamente desidererà che la loro discendenza non venga "inquinata" da geni "estranei" e che quindi l'impollinazione avvenga esclusivamente fra individui appartenenti a quella particolare popolazione. Per avere la sicurezza di ciò, è imperativo isolare gli esemplari che si accingono a fiorire e che si vogliono impollinare fra loro. Allo scopo possono servire delle "gabbie" autocostruite, di dimensioni adeguate, aperte da un lato (quello a contatto della superficie sulla quale vengono disposti i vasi contenenti le piante da isolare) e chiuse sugli altri lati con una rete - preferibilmente di plastica chiara - a maglie sufficientemente fitte da impedire l'ingresso nella gabbia di insetti anche di piccole dimensioni. La gabbia si potrà poi rimuovere una volta avvenuta l'allegagione dei frutti.

Ma veniamo ai problemi inerenti all'impollinazione.

Nel caso in cui la struttura del fiore sia normale (1) è sufficiente prelevare con un pennellino (o altro strumento idoneo alla bisogna: una pinzetta, uno spino di cactus, un crine, ecc.) un po' di polline da un fiore e depositarlo sullo stigma del fiore di un'altra pianta. Nel caso in cui i fiori dovessero durare più giorni, è consigliabile ripetere l'operazione, coinvolgendo, se possibile, anche fiori diversi, non solo nei giorni seguenti (per ovviare a eventuali fenomeni di protoandrìa o protoginìa) ma anche in ore diverse della stessa giornata in quanto la germinabilità dei granuli pollinici può dipendere anche, purtroppo in maniera poco nota, dalla temperatura. Per gli stessi motivi è consigliabile eseguire più volte in tempi diversi l'operazione di impollinazione anche quando la durata dei fiori è limitata a qualche ora del giorno o della notte.

Qualora i fiori su piante diverse fossero in numero insufficiente per procedere come indicato sopra, gli scenari possibili sono i seguenti.

1) - I fiori, su piante diverse, non si schiudono contemporaneamente. Si aspetta la maturazione dei granuli pollinici del fiore che si è dischiuso e, con l'ausilio di un forbicina per manicure, si tagliano i filamenti degli stami facendo in modo che gli stessi cadano entro una bottiglietta di vetro scuro, perfettamente asciutta (è opportuno che la stessa sia a collo largo; eventualmente aiutarsi con un imbuto). Si chiude ermeticamente la bottiglietta, vi si appone un'etichetta contenente le informazioni necessarie e la si colloca in un congelatore dove sarà tenuta fino alla maturazione del pistillo degli altri fiori. A questo punto si estrae la bottiglietta dal congelatore, si attende, prima di aprirla, che la sua temperatura raggiunga di nuovo quella ambiente e quindi si procede all'operazione di impollinazione.

2) - I fiori, protoandrici, di piante diverse si schiudono tutti contemporaneamente. Se ne raccoglie il polline e lo si surgela nel modo descritto sopra procedendo poi a impollinare gli stigmi quando gli stessi sono diventati ricettivi.

3) - Stessa situazione, ma con fiori protoginici. In questo caso si raccoglierà e surgelerà il polline quando lo stesso è maturo ma, per poterlo impiegare, bisognerà attendere un secondo ciclo di fioritura (al limite, l'anno seguente).

4) - I fiori, autofertili, fanno parte di un'infiorescenza e la loro schiusa è scalare. Qualora fossero protoandrici (ad esempio, Aloe polyphylla), basterà impollinare con il polline dei fiori "più giovani" gli stigmi dei fiori "più vecchi". Si farà il contrario nel caso di protoginìa.

Nel caso in cui si disponesse di un unico esemplare di una pianta autosterile e fosse necessario, a causa del suo pregio, indurlo a fruttificare per ottenerne i semi, occorre rimuovere dallo stigma le sostanze che inibiscono la germinazione dei propri granuli pollinici. Per fare ciò si può applicare sullo stigma il polline di un fiore appartenente a una pianta di specie molto diversa e attendere qualche ora per permettere a questo di inattivare gli inibitori; a questo punto è possibile applicare sullo stigma il polline prodotto dallo stesso fiore che, non essendo più riconosciuto come estraneo o incompatibile, potrà germinare e raggiungere gli ovuli contenuti nell'ovario.

Un ultimo consiglio che si può dare è di registrare con la massima cura tutte le impollinazioni effettuate, accompagnando la registrazione con tutte le notizie (non escluse quelle meteorologiche e climatologiche) che si pensa possano essere utili per il futuro.

 


(1) Non è possibile dare in questa sede indicazioni dettagliate sulle modalità da seguire per impollinare fiori a struttura molto particolare e specializzata, quali, ad es., quelli delle Apocynaceae e delle Asclepiadaceae. Chi fosse interessato può consultare gli articoli di D. L. MAHR "Growing Pachypodiums from seed: A Hobbyist's Experience" ("Come si allevano i Pachypodium da seme: l'esperienza di un amatore"). Cactus & Succulent Journal (U. S.), VoI. 68 (1996), p. 205 e di G. S. Barad "Pollination of the Stapeliads" ("Impollinazione delle Stapeliee"), Cactus & Succulent Journal (U.S.), VoI. 62 (1990), p. 130. I soci AIAS possono consultare i fascicoli citati presso la biblioteca centrale A.I.A.S., Via dei Sardi 44, 00185 Roma.

 

 

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