PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE

DI ANTICO FIENILE E DA ADIBIRE A RESIDENZA

 

  

RELAZIONE  TIPO-MORFOLOGICA

 

Consulente: Arch. Michele Ronconi

 

Via XX Settembre 55, 44100 Ferrara

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INDICE

 

 

Pag. 3                         Premessa

 

Pag. 4                         La configurazione della corte

 

Pag. 5                         La tipologia del fabbricato

 

Pag. 8                         L’analisi del progetto

 

Pag. 10                       Tavole sinottiche

 

Pag. 16                       Il sistema portante

 

Pag. 18                       Il sistema dei tamponamenti

 

Pag. 21                       L’organizzazione planimetrica

 

 

 

 

 

 

ABSTRACT

 

La presenta relazione, attraverso un’analisi delle caratteristiche tecniche, costruttive e morfo-tipologiche del sito oggetto d’intervento, definisce la tipologia aggregativa propria della corte, nonché quella edilizia del fabbricato da ristrutturarsi.

Definita la tipologia, se ne deducono le invarianti, cioè “caratteri” propri del tipo, che ne permettono il riconoscimento e la classificazione.

Le modifiche, che necessariamente l’oggi ci obbliga ad apportare su questi fabbricati, dovrebbero avvenire nel rispetto e nella conservazione di questi elementi, entro cui sta inciso il “codice genetico” di ciascun tipo, e la cui conservazione diventa indispensabile per ogni futura lettura.

L’analisi del progetto evidenzia, attraverso un confronto fra stato di fatto e stato modificato, come l’intervento abbia effettivamente proceduto nel rispetto delle medesime.

Nella parte finale sono poi approfonditi, con un maggior grado di dettaglio, gli aspetti costruttivi e compositivi, che qualificano il tipo.

 


PREMESSA

 

L’interesse per l’edilizia rurale ed il suo recupero, vede giustamente catalizzare da tempo l’attenzione di amministrazioni, studiosi e privati: ci troviamo di fronte ad un patrimonio costruito di notevole valore, che purtroppo sta lentamente perdendosi, in seguito ad un abbandono che spesso conduce al crollo.

L’univocazionalità a cui per secoli è stato assoggettato il territorio agricolo, lo ha preservato intatto fino alle soglie del ‘900, quando una somma crescente di fattori e le ormai troppo celeri trasformazioni, hanno reso i cambiamenti non più controllabili, causando la perdita dell’omogeneità del paesaggio.

Nel corso del ventesimo secolo l’agricoltura ha infatti subito un sostanziale mutamento: i sistemi di coltivazione e conduzione dei fondi sono radicalmente cambiati, a seguito della meccanizzazione delle tecniche colturali. Contemporaneamente dai centri urbani sono state espulse numerose attività, che trovando maggiori vantaggi di raggiungibilità e fruizione, hanno preferito localizzarsi negli spazi resi disponibili dall’ottimizzazione della produttività agricola. Il boom edilizio con la conseguente espansione delle periferie, il fenomeno dell’urbanizzazione diffusa sul territorio e l’infittirsi delle infrastrutture di collegamento, hanno poi ulteriormente inficiato la restante porzione ancora libera.

Il mutamento quantitativo degli usi ha necessariamente comportato una differente qualità nella gestione del territorio: da una generalizzata monofunzionalità, che aveva saputo trovare nel corso dei secoli un suo ordine, espresso in quelle strutture che da sempre caratterizzano la nostra campagna, si è passati ad una molteplicità ancora priva di regole.

 

Questo insieme di fattori ha inciso negativamente soprattutto sul patrimonio edilizio, indicatore visibile e memoria delle strutture sociali e degli usi propri del passato agrario. I fabbricati rurali, perdendosi il biunivoco legame fra corte e fondo, permangono oggi in gran parte in disuso, mentre quelli scelti come spazi di servizio alle aziende, vengono generalmente utilizzati in maniera non consona, quando non addirittura demoliti, ove la costruzione del nuovo si riveli più conveniente.

E’ a questo atteggiamento, frutto oltre che di interessi puramente logistici, anche di una mancanza di cultura, che porta a non riconoscere a questi fabbricati alcun valore, che si deve la perdita di molti manufatti, esempi unici di come la semplice risposta ad un uso abbia saputo nel tempo trovare una dignità formale che raggiunge di frequente livelli di altissimo artigianato, se non proprio artistici: edifici la cui bellezza nasce dall’armonia dei rapporti d’insieme, dall’uso motivato e non gratuito degli elementi architettonici, dalla sincerità con cui si manifesta, senza mediazioni, la necessità che sta alla base delle scelte progettuali.

Il concetto è efficacemente espresso, in un suo saggio, da Francesco La Regina,: “...non intendiamo affermare che l’architettura rurale sia esclusivamente riducibile alle sue prestazioni funzionali, dato che ogni manifestazione architettonica, in quanto fenomeno collettivo, si presenta sempre come il diaframma di convergenza di molteplici fattori economici, sociali, tecnici, estetici, culturali, politici.”

Perché è innanzitutto un fatto di cultura reimparare un rapporto più armonico con il paesaggio, il saper far fruttare, senza sfruttare, le risorse in nostro possesso, e recuperare così un equilibrio che oggi sembra perduto.


LA CONFIGURAZIONE DELLA CORTE

 

Planimetria della corte

 

Gli insediamenti rurali della bassa padana sono nella loro quasi totalità afferenti alla tipologia “a corte aperta”, in cui i vari fabbricati si dispongono entro il perimetro del sito vicini ma separati fra loro. Una minoranza di casi presenta le due porzioni, quella ad uso residenziale e quella usata a fini produttivi, giustapposte in un unico organismo, soluzione maggiormente presente nelle province dell’entroterra. Lo studio poi della reciproca disposizione dei fronti degli edifici, porta al riconoscimento di diverse tipologie aggregative, entro cui le differenze riguardano essenzialmente il rapporto di orientamento dei fabbricati tra loro e rispetto alla strada.

 

Il sito in oggetto presenta una disposizione “a corte lineare”, essendo i fronti dell'abitazione e del rustico allineati lungo un'ideale retta. Questa configurazione planimetrica si ritrova con maggior frequenza in insediamenti a ridosso di assi viari, in quanto permette il perfetto parallelismo con il bordo stradale. Nella collocazione dei manufatti sul terreno, spesso si è raggiunto un compromesso fra il rapporto con la viabilità e l'attenzione ai dati climatici, ruotando l'asse di giacitura dei fronti per meglio favorire il soleggiamento dei locali interni. Nel presente caso i fabbricati assecondano l’allineamento con via Lungo Reno, da cui si accede alla corte, come testimoniano le spalle laterali del portone principale, essendo tale giacitura ottimale anche in rapporto all’orientamento, con i fronti lunghi orientati ad est ed ovest.

L’edificio destinato ai proservizi (forno, pollaio ed eventuale porcilaia), oggi appartenente ad altro proprietario, non incide nella definizione della tipologia aggregativa, essendo la collocazione di questi piccoli manufatti non soggetta a regole costanti.

LA TIPOLOGIA DEL FABBRICATO

 

Il riconoscimento e la successiva classificazione delle tipologie edilizie, anche per il patrimonio rurale, passa attraverso il riconoscimento di alcuni caratteri che ritornano in numerosi manufatti, pur con le inevitabili varianti costruttive dipendenti da un insieme di fattori storici, geografici, socio-economici e tecnici.

Sono le cosiddette “invarianti tipologiche”, il d.n.a. proprio di ciascuna famiglia di edifici, che ne permettono la differenziazione entro un più vasto panorama edilizio. Nello specifico, queste sono rappresentate da un insieme di caratteri differenti: la distribuzione strutturale e planimetrica, il tipo di copertura, forma proporzioni e ritmo delle bucature, la tipologia delle strutture di orizzontamento, la posizione in pianta degli eventuali sistemi di risalita.

Caratteri di fondamentale importanza in quanto, connaturati a ciascun tipo, oltre a permetterne la definizione, ne consentono anche le eventuali modifiche, indicando le corrette modalità di intervento.

La rifunzionalizzazione di questi edifici, oggi inevitabile visto il venir meno degli usi legati all’agricoltura, deve mirare a non stravolgerne le invarianti, il cui rispetto è condizione imprescindibile per il mantenimento della riconoscibilità del tipo e quindi del processo tipologico, fenomeno assolutamente dinamico, di tipo evoluzionistico: il continuo divenire cui va soggetto il patrimonio edilizio, comporta sia il mutamento di alcuni tipi, che l’estinzione di altri, da cui deriva la necessità della conservazione di alcuni esemplari, in considerazione anche del numero sempre più ridotto di quelli tuttora “viventi”.

 

L’edificio risale al 1885, al termine di un secolo che ha visto una grande trasformazione produttiva delle campagne, seguita all’elevarsi dell’agricoltura a vera e propria scienza, che ha dato luogo ad una riorganizzazione e razionalizzazione morfologica del territorio. Anche i fabbricati rurali giungono ad un grado di maturità tipologica, che rileva un elevato livello formale e costruttivo.

I più antichi manufatti produttivi in muratura, risalgono alla metà del ‘700, venendo prima realizzati in materiali non durevoli, legno e paglia, col tempo demoliti. In seguito il laterizio andrà a sostituire sempre più le soluzioni lignee, fino ai casi più recenti, interamente in muratura.

Il fienile in oggetto si presenta quindi quale tappa già matura entro la linea evolutiva dei rustici, come testimonia il solaio del fienile, totalmente in mattoni.

La datazione ancora ottocentesca è però riconoscibile da certi stilemi, quali l’uso dell’arco a tutto sesto per le bucature, che verrà successivamente razionalizzato nell’architrave piatta, propria delle costruzioni novecentesche.

 

Il rustico, appartiene alla tipologia edilizia denominata “a stalla in asse e copertura a padiglione”.

La pianta ha un’organizzazione spaziale semplice, basata sull’idea costruttiva della tettoia, dove soltanto il volume della stalla è chiuso. La configurazione planimetrica nasce dall'accostamento di tre spazi a funzioni differenziate: un portico a sinistra, la stalla al centro ed un secondo portico a destra, che favoriscono un equilibrato e graduale passaggio fra interno ed esterno. Il vano adibito al ricovero degli animali rimane così protetto fra due spazi di mediazione: la funzione del portico rivolto verso sud è di filtrare il calore derivante dal soleggiamento, mentre quello a nord, maggiormente sfavorito dall'orientamento, viene spesso, come qui, tamponato e sacrificato ad altri usi.

I fronti principali dell'edificio, quelli su cui affacciano gli ingressi alla stalla, risultano conseguentemente tripartiti, mentre nei prospetti laterali la scansione delle bucature segue fedelmente il ritmo della maglia pilastrata, attestandosi le aperture del portico sull’asse mediano delle distanze fra i pilastri.

Il fabbricato in oggetto presenta il prospetto principale dimensionalmente preponderante rispetto ai lati, una variante rispetto alle tipologie strettamente ferraresi, maggiormente presente in area bolognese, segno di come le regole tipologiche non rimangano confinate entro limiti locali od amministrativi, ma sfumino, senza soluzione di continuità, fra territori limitrofi.

La copertura è appunto a padiglione, cioè con quattro falde, uguali a due a due, essendo impostate su di una pianta rettangolare.

 

Per questo tipo di fabbricati le invarianti fondamentali da conservare, per il riconoscimento della tipologia, risultano essere gli elementi portanti verticali, orizzontali e di copertura: il loro mantenimento garantisce infatti automaticamente la conservazione della tripartizione plani-volumetrica del fabbricato, carattere fondamentale del tipo.

Non costanti sono invece dimensioni e posizione delle aperture, specialmente quelle dei portici, ritrovandosi invece, in quasi tutte le stalle, l’accesso in asse affiancato sui due lati da finestre.

 

 

Quadri sinottici delle tipologie

 

 

L’ANALISI DEL PROGETTO

 

Il progetto presenta un’attenta rilettura dei caratteri tipologici dell’edilizia rurale.

Dal confronto fra stato di fatto e stato di progetto si evidenzia come le invarianti tipologiche vengano mantenute nella loro totale integrità ed anche dove le esigenze di rifunzionalizzazione hanno richiesto le maggiori modifiche rispetto allo stato attuale, queste siano state condotte secondo la logica propria dell’evolversi di questi fabbricati.

I locali di servizio al piano terra, sono stati collocati a nord est, sfruttando la parziale chiusura già presente nel portico in oggetto. Scelta che ha permesso di ricavare qui il vano cantina, in posizione ottimale per locali destinati alla conservazione di cibi e vivande. Il portico a sud mantiene la sua funzione di spazio di filtro verso l’esterno, ospitando, nella nuova sistemazione, solamente i sistemi di risalita al piano primo ed una loggia aperta, la cui struttura, in materiali lignei, richiama i sistemi costruttivi dei solai delle stalle più antiche.

 

Le nuove aperture adottano le forme rettangolari proprie dell’edilizia rurale tradizionale, ed anche nella loro collocazione avviene sempre in zone di muratura senza funzione portante o dove la tamponatura è frutto di recente costruzione.

Rimane così leggibile anche in prospetto la tripartizione planivolumetrica del fabbricato, con i portici laterali che diventano luoghi di addensamento dei vuoti, ed il sistema stalla-fienile che conserva un carattere prevalentemente chiuso, non inficiato dalle due nuove aperture del soggiorno, di forma comunque discreta e ridotta.

Queste ultime, così come la grande apertura, sempre sul fronte ovest, a fianco del loggiato d’ingresso, o le quattro finestre sul prospetto nord, oltre che nelle forme, trovano giustificazione anche considerandone il posizionamento, sempre in accordo con gli allineamenti, sia verticali che orizzontali, delle bucature preesistenti. I lucernai aperti nel coperto, evitano poi qualsiasi interruzione della continuità e della pendenza della falda.

 

Per i sistemi di oscuramento si è scelto il legno, l’unico altro materiale oltre al laterizio, con cui venivano risolte tutte le parti di questi fabbricati. Ritroviamo diversi esempi in cui, attraverso l’accostamento di tavole lignee poste in verticale, si sono realizzate tamponature, parziali o totali, dei fornici del portico, a protezione delle piogge di stravento. Tecnica volgarizzata in tempi più recenti, dall’uso di creare barriere permeabili tramite l’accatastamento di cassette per la frutta, di cui il progetto fornisce una nobilitazione in chiave architettonica.

Un’attenzione ai materiali che si ritrova in tutte le soluzioni adottate, che prediligono sempre le tecniche tradizionali, come nel rifacimento del coperto, adottando materiali più recenti solo ove strettamente necessario, ma armonizzandoli, anche attraverso l’uso di finiture discrete, al carattere dell’edificio.

 

Anche nella progettazione degli spazi interni, le ineluttabili tramezzature, necessarie a ricavare tutti gli spazi funzionali al vivere contemporaneo, hanno comunque rispettato la tripartizione della pianta, non compromettendo la leggibilità degli spazi cardine dei fienili della bassa padana.

La stalla viene preservata intatta, essendo ancora oggi dotata di tutti gli elementi accessori alla stabulazione degli animali, che avrebbero dovuto inevitabilmente venir sacrificati nel caso si fosse deciso per una sua rifunzionalizzazione.

Anche il fienile posto al piano primo, direttamente sopra la stalla, viene in gran parte conservato nel suo status di open-space, divenendo, data anche la scelta di collocarvi il soggiorno, il cuore della casa.

L’inserimento poi di un soppalco nello spazio sotto la copertura, direttamente affacciante sul grande vano, offre la possibilità di una percezione completa di questa architettura, lasciata “a vista” quanto più possibile, come dimostra la scelta di non coprire le strutture del tetto, o di alterare al minimo le aperture originali.

 

Le successive tavole sinottiche, comparano stato di fatto e di progetto, evidenziando attraverso l’uso del colore rosso, le invarianti qualificanti la tipologia edilizia.

Si nota come queste vengano conservate anche a seguito della ristrutturazione, permettendo il riconoscimento del tipo, pur se riconvertito ad altri usi.

La storia dell’architettura del resto è ricca di analoghe operazioni di ribasificazione, dove al mantenimento degli aspetti compositivi e strutturali, si è soprapposta una nuova fruizione, inseritasi nell’organismo edilizio senza stravolgerne i caratteri.

 

 


TAVOLE SINOTTICHE

 

 

Analisi sinottica delle invarianti: PIANO TERRA

 

 

 

 Analisi sinottica delle invarianti: PIANO PRIMO

 

 

 

 

Analisi sinottica delle invarianti: PROSPETTO EST

 

 

 

Analisi sinottica delle invarianti: PROSPETTO SUD

 

 

 

Analisi sinottica delle invarianti: PROSPETTO OVEST

 

 

 

Analisi sinottica delle invarianti: PROSPETTO NORD


IL SISTEMA PORTANTE

 

La griglia

 

La tradizione costruttiva dei fienili, si è rivolta nei secoli all’archetipo della capanna, optando quindi per la struttura intelaiata, in cui la funzione portante viene assolta dei pilastri.

Il passo degli elementi strutturali si adegua alle proprietà statiche dei materiali utilizzati: nell’area ferrarese il mattone per le strutture in elevazione ed il legno per gli orizzontamenti e le coperture.

Le distanze tra i pilastri si attestano tra i 4 ed i 6 metri, misure imposte dalle lunghezze delle travi di legno utilizzate per i solai, e conseguentemente le piante si conformano secondo una ripetizione seriale di spazi sostanzialmente quadrati, le campate, disposte nel piano secondo due direzioni perpendicolari, a formare una scacchiera: solo alcune vengono chiuse, mentre altre rimangono permeabili all’esterno, come spazi accessori alla stalla. Nei fronti principali, le distanze fra gli interassi degli elementi puntiformi seguono il ritmo a-b-a, organizzando la facciata secondo una rigida simmetria assiale, ove la parte centrale, in accordo col ruolo cardine di ingresso alla stalla, è generalmente più larga di quelle laterali. Nei prospetti longitudinali si può avere la riproposizione dei moduli di facciata (a-a-a-a-a), a formare cellule quadrate, o l'utilizzo di una nuova misura (c-c-c-c-c), ottenendo cellule rettangolari. La suddetta griglia non viene mai contraddetta, all'interno del medesimo fabbricato: gli allineamenti lungo le due direzioni del piano, così come le distanze reciproche fra i singoli elementi, sono rigidamente rispettate in ciascuna campata strutturale.

Anche in alzato questi manufatti assecondano le proprietà statiche dei materiali da costruzione:

al piano terra, utilizzato per il ricovero degli animali, si sovrappone il fienile, che gode in aggiunta dello spazio libero sotto le falde del coperto, raggiungendo anche altezze attorno ai 12 metri. La struttura va in ogni caso alleggerendosi verso l'alto: i pilastri oltre il piano terra, tendono a ridursi di sezione, mentre l'ultimo contributo portante è affidato al legno delle capriate del tetto.

 

Il rustico in oggetto riconferma con alcune varianti queste considerazioni, in quanto assomma alla struttura portante ad elementi puntiformi, chiaramente visibile nei portici laterali, un cuore in muratura continua, necessario quale appoggio per il solaio a voltine in mattoni della stalla.

Ma osservando il livello superiore, si nota come la muratura presente al piano terra, non sia tutta necessaria per un’efficace funzione portante, proseguendo fino al tetto soltanto alcuni brevi tratti di muro, posti in allineamento con i pilastri. Si ritrova quindi una disposizione puntiforme degli elementi portanti, costituita da un mix di pilastri e setti murari, scelta che non contraddice le motivazioni alla base delle architetture dei fienili: una struttura con pochi appoggi a terra, si da lasciare un volume libero, facilmente adattabile alle esigenze funzionali cui erano vocati questi fabbricati.

 

Il pilastro

 

I pilastri, quali elementi puntiformi, materializzano l'idea del recinto, spazio permeabile e discontinuo contrapposto alla parete muraria. Sono da sempre una costante nella composizione dei rustici, mantenutasi fino alle soluzioni più recenti, databili al dopoguerra, elementi cardine della composizione, poiché oltre a sopportare totalmente il carico strutturale, configurano la maglia per l'inserimento dei muri che andranno a delimitare i vari ambiti del fabbricato. La loro distribuzione avviene secondo la griglia precedentemente definita, data dalla ripetizione di un modulo base, di forma quadrata o rettangolare.

I pilastri, di forma quadrata o rettangolare, hanno i lati che oscillano tra un minimo di 30 cm, sufficiente a svolgere un'efficace funzione portante, fino a un massimo di 80 cm, negli edifici di maggiori dimensioni, ove occorrono tali sezioni. Le altezze variano dai cinque metri per i pilastri esterni fino ai 15 metri per quelli posti sotto al colmo.

Il volume dell'elemento, ottenuto attraverso lo slittamento lungo l'asse verticale della sezione di base, è sempre parallelepipedo. Gli unici cambiamenti di sezione avvengono in corrispondenza del solaio della stalla, attraverso un restringimento della stessa, possibile grazie alla diminuzione dei carichi verticali. Nei pilastri centrali, ove presenti, il restringimento della sezione mantiene l'asse baricentrico, risultando quindi la minore concentrica all'altra, mentre nei pilastri laterali viene conservato il filo esterno dell'elemento: abbiamo quindi un dente sul lato interno, funzionale all'appoggio degli orizzontamenti, nel caso si operasse la chiusura superiore dei portici, tramite un solaio.

 

Il rustico in oggetto presenta pilastri quadrati, di lato 60 cm, di sezione costante da terra a cielo, e sono risolti in modo semplice, con una base, un fusto ed una sorta di capitello.

I setti interni in muratura, potendo sfruttare una sezione portante maggiore, hanno una larghezza di 45 cm. Anche questi ultimi proseguono senza variazioni di sezione fino al coperto, essendo il solaio della stalla in mattoni a voltine a sesto ribassato, poggiante oltre che sui muri perimetrali del vano, sui pilastri circolari in muratura. Vengono così a mancare i pilastri centrali, sostituiti dalla presenza di una capriata fra le strutture del coperto.


IL SISTEMA DEI TAMPONAMENTI

 

Le chiusure

 

Negli edifici ad uso produttivo il muro mantiene soltanto una funzione di chiusura, lasciando ai pilastri, spesso sottolineati dagli aggetti rispetto al filo della facciata, il ruolo strutturale.

La muratura è ottenuta tramite l'impiego di mattoni, secondo una disposizione di piatto, lasciate facciavista, o rivestite tramite finitura esterna ad intonaco: in passato era uso evidenziare, con differenti coloriture gli elementi portanti dalle superficie di tamponamento, riservando ai primi una tinta più forte, generalmente rosso “sangue di bue”, e tinteggiando i tamponamenti di giallo.

Le interfacce fra elementi di chiusura verticali ed orizzontali vengono inoltre sottolineate attraverso un uso intenzionale dei materiali da costruzione.

I cornicioni sono ottenuti attraverso il sovrapporsi di alcune file di mattoni, diversamente aggettanti rispetto al filo della facciata. Le configurazioni sono variabili, dipendendo dal numero e dalla disposizione reciproca dei corsi: in certi casi, attraverso la combinazione dei mattoni si sono ottenuti disegni aventi dignità di fregi ornamentali, alcuni finiti ad intonaco, che, opportunamente sagomato, raccorda le diverse file di laterizi.

L’aggetto dei cornicioni compensava inoltre l’assenza dei pluviali, portando lo sgocciolio delle piogge lontano dalla facciata, garantendo oltretutto un minimo di ombra nelle ore di maggior soleggiamento.

Nell’attacco a terra, il basamento murario lo si ottiene in genere tramite l'ispessimento del muro, fino ad un'altezza dal suolo di circa un metro: non sempre frutto di una differente disposizione dei mattoni, può consistere in un semplice strato di alcuni centimetri d'intonaco. Nei rustici il basamento compare, per uniformità compositiva, anche alla base degli elementi portanti verticali puntiformi.

 

Il rustico in oggetto presenta i tamponamenti verticali realizzati in muratura, con la disposizione di piatto dei mattoni realizzati a mano, rivestita da un leggero strato di tinteggiatura di colore  rosso, a protezione del muro.

Ritroviamo l’attacco a terra evidenziato tramite un basamento alto 70 cm, realizzato tramite la leggera fuoriuscita dei mattoni dal filo della facciata.

Accorgimento ripetuto a 536 cm di altezza, per dotare i brani di muro di un coronamento ed i pilastri di una sorta di capitello, evidenziati tramite una tinteggiatura bianca, che crea uno stacco fra gli elementi verticali e la copertura.

 

 

Le aperture

 

L'analisi della conformazione delle aperture, porta al riconoscimento di poche e semplici forme: assolutamente costante l'utilizzo del rettangolo, usato indifferentemente per porte e finestre, che ammette come unica deroga la sagomatura ad arco, ribassato o a tutto sesto, dell'architrave superiore.

Le porte delle stalle sono generalmente più larghe di quelle ad uso pedonale, attestandosi attorno ai due metri, dotate di due ante, per facilitare l'ingresso del bestiame e le lavorazioni a questo connesse. Per le finestre è preferita la forma rettangolare bassa, a volte dotata di infissi con apertura a vasistas, per evitare al bestiame pericolose correnti d’aria dirette.

Infine i fornici dei porticati risultano larghi attorno ai cinque metri, misura derivante dal passo strutturale, e possono trovare maggiorazioni nelle arcate in facciata, soprattutto nelle stalle più imponenti.

 

Il rustico in oggetto presenta tutte le aperture originali accomunate dalla medesima sagomatura dell’architrave superiore: a sesto ribassato per le porte di accesso alla stalla, ed a tutto sesto per le finestre della medesima, che si presentano quali semicerchi.

L’architrave piatta della porta posta sul fronte nord, denota la sua origine successiva, coeva al  tamponamento di questa campata del portico per ricavare un ulteriore vano chiuso. Anche il muro su cui si apre è infatti realizzato con mattoni di fattura industriale, successivi a quelli usati nel resto del fabbricato.

 

 

La copertura

 

Negli edifici rurali, la copertura è un elemento che compositivamente dialoga con l'intero manufatto, non tenendo conto dei singoli spazi in esso presenti: i portici laterali, ad esempio, vengono coperti attraverso il prolungamento delle medesime falde del fienile.

Le coperture sono sempre inclinate, con pendenze dell'ordine del 25-30 %, adatte agli inverni non troppo rigidi della pianura ferrarese. Le falde, continue nella superficie, non presentano interruzioni od altre caratterizzazioni: del tutto assenti anche le unioni fra falde diverse tramite compluvi od altri innesti.

Nelle stalle-fienile la copertura è generalmente a capanna, con la linea di colmo perpendicolare al fronte.

I pilastri centrali si elevano oltre gli altri, per permettere una quota più elevata al coperto, ma quando l'eccessiva altezza dell'edificio, non garantisce più la tenuta ottimale del muro in facciata, si adotta una copertura mista: altre due falde o due teste di padiglione portano la quota d'imposta del tetto più in basso.

I materiali utilizzati sono quelli della tradizione costruttiva locale: la struttura portante è in travi di legno, composta da orditura primaria e secondaria, ad essa perpendicolare, sulle quali poggia un tavolato ligneo o un mattonato in laterizio, e a terminare il manto in coppi. Ne deriva un coperto quale elemento tettonico, leggero, appoggiato sopra la struttura portante, a chiusura e conclusione dell'organismo edilizio.

 

Il rustico in oggetto presenta una copertura assai complessa, dotata di tre ordini di elementi strutturali: puntoni e capriata, quali strutture principali, terzere, in funzione secondaria, e travicelli come terzo ordine portante. Sopra questi ultimi è presente un assito in legno sul quale poggia il manto in coppi di laterizio. I puntoni convergono verso i due brani murari centrali, sui quali poggia anche l’unica capriata presente, che serve d’appoggio alle travi dei fronti lunghi.


L’ORGANIZZAZIONE PLANIMETRICA

 

L’orientamento, la pianta, l’alzato

 

La disposizione del fabbricato risulta poi strettamente legata all'orientamento e l'asse longitudinale della stalla segue nella maggioranza dei casi l'orientamento nord-sud, in modo da garantire ad entrambe le file di poste, il medesimo apporto di luce solare durante l'arco della giornata: la prima riceverà calore durante la mattina, la seconda nel pomeriggio. Inoltre si lasciano esposti a nord e a sud, le due posizioni maggiormente sfavorite, i lati corti del vano. Vi sono comunque anche situazioni contrarie, ove l'asse maggiore segue la direzione est-ovest, avendo di conseguenza condizioni assai diverse sulle due pareti lunghe del vano. Quella a settentrione rimane esposta ai venti, spiranti alle nostre latitudini, soprattutto in direzione est ed ovest e, con netta predominanza, dal quadrante nord, al contrario su quella meridione risulta eccessivo l'apporto di calore solare. Per aggirare questi inconvenienti la parete a nord resta in gran parte chiusa, offrendo solo rare e piccole aperture, mentre la parete a sud si dota di un porticato coperto, ma permeabile, atto a mitigare, soprattutto durante il periodo estivo, la temperatura esterna.

I disegni delle piante si coagulano attorno ad un centro, un vuoto al quale fanno corona gli ambienti contigui. Questi spazi ordinatori, ritornano in tutti gli edifici, variati soltanto nelle dimensioni, ed impongono un’organizzazione alla pianta, tramite una chiara separazione tra ambienti principali e secondari, secondo una gerarchia di spazi suggerita da criteri di funzionalità. Per poter svolgere efficacemente il ruolo di collegamento, si collocano generalmente in posizione baricentrica diventando così assi di simmetria, ai due lati dei quali si ripete lo stesso numero di campate strutturali, in maniera tale da ottenere serie dispari. Le piante rimandano a due tipi di simmetria: quella per ripetizione ad intervalli regolari, visibile nei lati delle stalle-fienile, e quella per riflessione speculare lungo un asse, che compare invece nei fronti.

L’edificio riflette in alzato l’ordine dello schema planimetrico, presentando i portici a tutta altezza e due livelli soltanto in corrispondenza del vano adibito a stalla. La facciata principale corrisponde al lato con l’ingresso, il retro, pur conservandone la stessa scansione e le medesime aperture è generalmente realizzato in muratura piena; infine i prospetti laterali risultano coincidenti, a meno di parziali o totali tamponature.

 

Il rustico in oggetto, afferendo alla tipologia “a stalla in asse”, presenta la classica pianta tripartita, con la stalla centrale, affiancata sui due lati da altrettanti portici. Sopra la stalla trovava posto il fieno, in posizione quindi soprelevata, lontano dall’umidità del suolo, a creare un manto isolante sopra il vano adibito alla stabulazione del bestiame.

 


 L’ORGANIZZAZIONE PLANIMETRICA

 

La stalla

 

Nei manufatti ad uso produttivo, l'insieme di stalla al piano terra e fienile al piano primo, svolgono entro l’edificio un fondamentale ruolo organizzativo.

Il vano, posto generalmente con l'asse maggiore in direzione nord-sud, si presenta a pianta rettangolare: il lato minore misura attorno ai sei metri, ripartiti in parti uguali fra il camminamento centrale e le due poste ai lati; invece il lato maggiore deriva dalla ripetizione di un numero finito di cellule strutturali, lunghe dai 4 ai 6 metri.

La superficie destinata alla stabulazione degli animali non interrompe la permeabilità delle percorrenze: le poste all'interno del vano, ampie circa quattro metri quadrati, si dispongono lateralmente, in due file addossate alle pareti, interrotte al centro per permettere l'attraversamento anche in senso trasversale, nonché l'accesso agli altri spazi dell'organismo. Si ottengono così quattro uscite verso l'esterno, tutte in posizione mediana sui lati della stalla.

Questo vano ospita al suo interno anche le strutture verticali portanti che reggono il solaio del fienile, colonnine in ghisa, laterizio od anche lignee, il cui passo strutturale è sottomultiplo di quello dei pilastri in muratura. I solai sono del tipo in legno, visibile negli esempi più antichi, sostituiti più tardi dalle volte in murature: le più diffuse sono a vela, più rare quelle a crociera.

La stalla può vedere ampliata la propria superficie tramite la chiusura parziale o totale del portico a settentrione. I nuovi spazi vengono utilizzati come magazzini o stallini, cioè adibiti al ricovero di animali, quali cavalli o asini, utilizzati in altri lavori e non nella produzione di latte, come i capi alloggiati nella stalla. Lo stallino può servire anche come ricovero per i capi giovani, che, raggiunto un adeguato sviluppo e divenendo quindi produttivi, verranno trasferiti nella stalla.

 

Il rustico in oggetto presenta la stalla in asse, con il camminamento centrale, e le due file di poste posizionate lungo i muri laterali. Al centro si conservano due file di pilastrini, a sezione circolare in muratura, con funzione portante per il solaio a voltine a sesto ribassato, anch’esso in mattoni.

 

Il portico

 

Gli spazi aperti, negli edifici ad uso specialistico, sono quelli del portico o della cosiddetta porta-morta, che veniva a trovarsi fra la stalla-fienile e l'abitazione, nelle corti ad elementi giustapposti. L’organizzazione di questi spazi segue il ritmo della struttura, su cui si imposta la serie delle campate.

Il portico si colloca ai lati della stalla, parallelamente a questa: abbiamo manufatti che presentano un solo porticato, generalmente posto a sud, ed altri nei quali questo spazio è riproposto anche sul lato opposto. Quasi sempre però, quello esposto a nord è stato nel corso degli anni sacrificato ad altri usi, attraverso il tamponamento delle arcate, sì da apparire oggi completamente chiuso.

In alcuni esempi, il portico rigira anche in facciata, cingendo la stalla su tre lati, sì che questa si viene a trovare in posizione arretrata rispetto al filo della facciata, e può giovarsi, di fronte all’ingresso, di uno spazio di attesa riparato. Dal punto di vista funzionale, l’idea della stalla in asse circondata dai pilastri, rende il portico luogo di mediazione con l’esterno, oltre che spazio capace di accogliere destinazioni mutevoli nel corso dell’anno e del succedersi dei lavori agricoli.

La forma planimetrica è rettangolare, con il lato lungo che misura la profondità dell'edificio, ed il lato minore, posto in facciata, ad occupare una campata strutturale. Anche nei rapporti fra i lati del portico ritornano i criteri riscontrati nella stalla. Caratteristica precipua di questo spazio è la permeabilità ottenuta attraverso l'assenza di chiusure negli spazi fra i pilastri posti sui tre lati non a contatto con la stalla. Il portico diventa quindi un luogo di mediazione tra gli spazi chiusi dell'edificio e la corte.

 

In origine il rustico presentava due portici, posizionati lateralmente alla stalla.

Quello posto verso nord-est, posto quindi in posizione sfavorita, poiché orientato, oltre che verso settentrione, anche lungo la direttrice dei venti dominanti, che nelle nostre zone soffiano da questo quadrante, ha subito nel tempo una parziale chiusura, tramite la costruzione di un paramento murario lungo il fronte nord-est.

Oggi il portico appare suddiviso in due vani: quello verso settentrione chiuso su tutti i lati, quello volto meridione aperto sul fronte sud-est.

Il portico orientato verso sud-ovest si presenta invariato, con i fornici aperti fino alla quota d’imposta del coperto, come d’uso per gli spazi di mediazione orientati a meridione, la cui funzione principale era quella di mitigare l’apporto del calore derivante dal soleggiamento.