I miei 31 anni d’insegnamento
* Il mestiere più bello del mondo! *


     Dal 1 settembre 2003 sono in pensione. I 57 anni di età e i 35 (31+4) di contributi mi hanno permesso di fare questa scelta. Scelta non affatto sofferta per le ragioni che emergeranno oltre. Decisione non sofferta anche se sono fermamente convinto di aver fatto il “lavoro più bello del mondo”. Splendidi ricordi dei miei 31 anni d'insegnamento mi accompagneranno nei miei giorni a venire.

All'Ottobre 1972 risale il mio incarico a tempo indeterminato presso la Scuola Media di San Piero in Bagno per l’insegnamento di “Matematica ed Osservazioni Scientifiche”. La nomina di un supplente in quanto stavo svolgendo il servizio militare.
Il mio trasferimento l’anno successivo, 1973, alla Scuola Media di Modigliana. Allora esistevano le classi differenziali. Classi formate da alunni in difficoltà, o semplicemente con scarsa voglia di studiare. Al sottoscritto, insegnante al suo primo incarico, vengono assegnate queste classi. Prima assurda contraddizione di questo mondo, il mondo della scuola. Pensavo che per questi ragazzi fosse più adatto un insegnante con già anni d'insegnamento. Comunque fu un anno piacevole e di grande esperienza, se non altro per il fatto di avere avuto alunni disinteressati allo studio ma terribilmente carichi di simpatia. Allora i presidi, a fine anno scolastico, esprimevano un giudizio sull’operato degli insegnanti. Allora il preside poteva comunicare dalla presidenza alle classi tramite un altoparlante, ma poteva anche silenziosamente ascoltare ciò che nelle classi si stava facendo. Pensate riproporre una cosa del genere oggi! Mobilitazione generale immediata e a tempo indeterminato, come gli incarichi di allora. Ma forse nelle classi si lavorerebbe più seriamente.
Il 1974 vede il mio trasferimento alla Scuola Media n°6 di Forlì, la mia città. E’ l’anno dell'entrata in vigore dei “Decreti delegati” (altro regalo dei nostri sindacati!). Scuola di un quartiere altamente politicizzato, le elezioni dei rappresentanti dei genitori assumono i connotati di elezioni politiche. Situazione imbarazzante per preside ed insegnanti. A chi assegnare il compito di presidente dell’organizzazione e gestione di queste elezioni? Presto detto, all’ultimo arrivato, al sottoscritto. Comunque tutto si svolse secondo previsioni e senza incidenti e contestazioni. Si svolsero effettivamente in un clima altamente politicizzato.
Il 1975 vede il mio passaggio alle scuole superiori. Fui nominato presso l’Istituto Commerciale di Forlì per l’insegnamento di “Scienze naturali, Chimica e Geografia”. Questi sono gli anni dell’ingresso nella scuola di insegnanti ex studenti universitari del ’68. Infatti è di questo anno scolastico il ricordo di un collega di Matematica, con tanto di barba alla “Che”, che all’atto degli scrutini dichiarava di partire dal sei (il famoso sei politico) perché la scuola italiana non era in grado, per mancanza di strutture adeguate, di offrire un servizio qualificato agli studenti. Preside e colleghi prendevano atto di questa sua scelta senza formulare alcun commento e tanto meno disapprovazione. Zitti e mosca!
Perdente il posto, il 1976 vede all’atto dei nuovi incarichi una mia scelta obbligata ma molto imbarazzante. Obbligata perché l’unica cattedra in Forlì a disposizione era presso l’Istituto Professionale “Melozzo”. Imbarazzante perché cattedra di “Microbiologia e Tecnica di laboratorio”, materie a me totalmente sconosciute in quanto laureato in Scienze Geologiche. Ricordo ancora le critiche dei colleghi laureati in “Biologia” che mi seguivano nella graduatoria. Ma sinceramente di andare a Rimini, l’altra mia possibile scelta, proprio non mi andava. Ho trascorso in questo Istituto cinque anni, dall’ottobre 1976 al 9 settembre 1981. Anni ricchi di splendidi ricordi e anche di soddisfazioni professionali. Ancora oggi mi sento di ringraziare la Laila, bravissima assistente di laboratorio, per tutti gli aiuti, consigli e sostegno che mi diede sin dal mio ingresso in quell’Istituto. Nei primi anni ho studiato come mai avevo fatto nella mia vita. Mi alzavo alle tre-quattro del mattino per preparare le lezioni perché di pomeriggio impegnato in altre attività. Sono questi gli anni in cui svolgevo altri lavori. Gli anni degli entusiasmi e ricerca di altre attività più gratificanti e soprattutto più remunerative. Poi, arrivato il momento della scelta, non me la sono sentita di lasciare il lavoro che più mi dava soddisfazione. La scuola mi aveva totalmente preso.
Gli anni settanta segnano l’inizio del predominio dei sindacati nella scuola. Gli anni delle abilitazioni facili. 150 o 300 ore di partecipazione ad incontri insignificanti e noiosissimi. Sempre su contenuti. Mai nulla di didatticamente utile. Gli anni, e anche quelli a venire, in cui nella scuola sono entrati tutti. Capaci ed incapaci. Gli anni forse in cui è nato il detto “Chi sa fa, chi non sa insegna”. D’altronde sono entrato anch’io! E’ di questi anni il concorso a cattedre (le famose 24.000 cattedre) iniziato nel 1974 e terminato nel 1978 dove ho conseguito una mia ennesima abilitazione per l’insegnamento di Scienze naturali, Chimica e Geografia. Sono anche gli anni in cui la scuola viene volutamente trasformata in una struttura pubblica essenzialmente assistenzialista e statalista. Dove la qualità, le differenze e valorizzazione delle capacità individuali vengono neutralizzate. Le scuole vengono riempite di personale insegnante e non insegnante. Alle medie inferiori, divisione di cattedre di “Applicazione tecnica” per i maschi e per le femmine. E così raddoppiamento di questa cattedra. Non so se anche oggi è così suddivisa. Poi l’istituzione di una figura professionale di cui non ho mai capito la sua funzione e ruolo, l’I.T.P. Insegnanti diplomati, all’inizio con un carico orario di 36 ore settimanali, poi, ricordo nell’anno scolastico 1981/82, con carico orario di 18 ore. E così raddoppiamento anche di queste cattedre. Il loro ingresso nella scuola è avvenuto quando insegnavo all’Istituto Professionale Melozzo di Forlì. Prima in laboratorio erano presenti due figure, l’assistente, il vero esperto, e l’insegnante. Con l’ingresso degli I.T.P., presenti ancora oggi in vari laboratori (di chimica, fisica, microbiologia, biologia, informatica, ecc…), tre figure: l’assistente, l’I.T.P. (che spesso è stato alunno del precedente e da lui ha imparato, come è capitato a me di vedere all’I.P. Melozzo) e l’insegnante della disciplina. Pensate! Tre figure professionali (pagate!) con queste funzioni: il primo sistema gli strumenti sul tavolo di lavoro; il secondo spiega in pratica l’esperimento (che anche il primo conosce perfettamente, in molti casi molto meglio); il terzo, l’insegnante, forse ha precedentemente spiegato in classe l’esperimento nel suo aspetto teorico. Così, inaspettatamente, mi sono trovato in laboratorio ad operare con due figure professionali, l’assistente e l’I.T.P. Il più inesperto ed inutile ero io, che per sopravvivere durante le numerose ore di laboratorio che prevedeva la mia cattedra, girovagavo nell’Istituto in cerca di qualcuno con cui fare delle chiacchiere. Grazie al cielo in ogni angolo dei corridoi c’era una cattedra con un “bidello” con il compito di controllare il corridoio di sua competenza (allora era così, credetemi!). Spessissimo li trovavo a lavorare a maglia. Ci si aiutava a far trascorrere il tempo. Pensate che allora avevo una cattedra di 18 ore: 6 ore di teoria in classe e 12 di pratica di laboratorio. Che pacchia!!! Che anni!!! E che cosa dire dell'autorizzazone di cattedre di 14-15-16 ore più le famose ore a disposizione? Ancora la politica del gonfiamento degli organici. E l'inevitabile sgonfiamento degli stipendi (a tale proposto rimando all'articolo "Come raddoppiare lo stipendio agli insegnanti").
La fine degli anni settanta vedono il mio allontanamento e disgusto per l’operato dei sindacati. Iscritto ad un sindacato per convinzione, perché ritenevo doveroso sostenerli e perché credevo nella loro funzione, mi trovo, ricordo nel 1978, perdente il posto nel mio Istituto. Secondo la loro interpretazione una collega senza laurea ed abilitazione aveva il diritto di precedermi nella mia graduatoria, graduatoria non di competenza della collega in quanto non in possesso dei titoli richiesti. Tanto dovrei e potrei raccontare a proposito di questo vergognoso fatto. Solo un mio esposto al Provveditore, con minaccia di denuncia, portò a chiarimento la faccenda. Rimasi al mio posto. La collega inserita nella graduatoria di sua competenza. Tutto ciò provocò in me un disgusto per l’operato dei sindacati. Incapaci? Disonesti? In malafede? Non lo so. Vergognosamente politicizzati? Di questo ne sono certo. Comunque mi cancellai dal sindacato e da allora nutro scarsissima fiducia e considerazione per queste organizzazioni che mobilitano gli "ingenui" lavoratori solo per finalità politiche (vergogna!).
Ritorniamo al mio percorso scolastico. Il 1978 è l'anno della mia prima esperienza di membro interno negli esami di maturità. Già convinto dell'inutilità di esami di allora così fatti (le famose 4 materie), dall'interno mi resi conto anche dell'inutilità delle nomine di commissari esterni. Personaggi provenienti da tutte le parti d'Italia, molti dei quali interessati solo alla sistemazione in alberghi della vicina riviera romagnola (con famiglia al seguito). Alcuni, consapevoli del loro ruolo, ossessionavano i poveri membri interni con le richieste più varie: colazione a metà mattinata con interruzione degli esami orali (offerta dai membri interni); visite turistiche pomeridiane nelle zone vicine a Forlì (con mezzo del membro interno); a volte anche intrattenimenti serali e così via. La bocciatura, poi, era una conquista ardua per il candidato. Doveva veramente impegnarsi per meritarsela. Troppa era la paura, dei presidenti e dei commissari, che a una bocciatura seguisse un ricorso. Il ricordo che mi è rimasto di quella prima esperienza è di aver preso nei giorni degli esami dai due ai tre chili di peso per le frequenti mangiate, ma anche di essermi divertito tanto. Comunque l'obiettivo di portare tutte le alunne in salvo fu raggiunto con successo e senza il minimo sforzo. Da quell'anno la mia convinzione dell'inutilità delle commissioni così fatte divenne certezza. Inutilmente troppo costose e, spesso, vergognosamente troppo non veritiere nei giudizi finali. Mi convinsi che solo una commissione di insegnanti interni poteva rendere l'esame più obiettivo e giusto nei risultati finali. Con insegnanti interni seri (non mammoni o babboni), alunni non meritevoli dell'ammissione agli esami o scarsamente preparati, difficilmente riuscirebbero a salvarsi o di essere valutati in modo sorprendentemente ingiusto nei confronti dei compagni più meritevoli. Da quel lontano 1978 ho fatto altre esperienze di membro interno ed anche di commissario esterno. Ogni volta ne uscivo sempre più convinto. Da quel lontano 1978 sono trascorsi ventitre anni per vedere attuata la mia convinzione: quella di commissioni formate da insegnanti interni.
Il 10 settembre 1978 vede il mio ingresso nei ruoli della scuola. Il 10 settembre 1981 vengo nominato prima presso il Liceo classico e Liceo Scientifico di Cesena (sede Cesenatico). Dopo circa un mese vengo tolto dal Classico ed assegnato al Liceo Scientifico Einstein di Rimini. Quindi due sedi: Cesenatico e Rimini. Altro anno pieno di esperienze nuove. Della mia breve presenza al Classico di Cesena ricordo una collega che si preoccupava di segnalarmi, in quanto nuovo dell’ambiente, gli studenti figli di avvocati, notai, medici, … della città. Chissà per quale motivo! Dell’esperienza riminese ricordo la contestazione di studenti e genitori nei confronti dell’insegnante d’Italiano. Lei entrava in classe, gli studenti uscivano con il consenso dei genitori. Denunce, richiesta di ispettori. A chi assegnare il compito di coordinare gli inevitabili incontri pomeridiani con i genitori? E l’imbarazzante contestazione alla collega? Occorreva un insegnante non del luogo. Ed è così che mi trovai la famosa “patata bollente in mano”. Arrivò l’ispezione. Fui consultato. La collega fu sollevata dal suo incarico. Affetta da un disagio che non le consentiva di rapportarsi con gli studenti e quindi non idonea all’insegnamento, l’ispettore prese la classica decisione all’italiana: trasferita in un altro Istituto della città.
Nel settembre del 1982 inizia la mia esperienza di insegnante presso l’Istituto Commerciale di Santarcangelo di Romagna. Cinque favolosi anni ricchi di ricordi piacevolissimi e divertenti (a dire il vero mi sono divertito in tutte le scuole dove ho insegnato e in ogni scuola studenti, genitori e colleghi mi hanno lasciato bellissimi ricordi). Sono gli anni del pendolarismo in treno. Quante risate! Sono di questi anni i miei primi incarichi di “responsabile di succursale”. Il ricordo della contestazione ad una preside sprovvista totalmente di capacità, conoscenze e buon senso per dirigere una scuola. Altro Ispettore. Altro trasferimento a presiedere un altro Istituto. E' di questi anni un'altra assurda esperienza: la nomina a commissario esterno per una materia a me del tutto sconosciuta, "Geografia del turismo presso un Istituto per il turismo di Rimini". Con simpatia ricordo le battute e gli scherzi dei colleghi a proposito di questa mia nomina. Il tentativo di farmi cambiare la nomina per una materia di mia conoscenza ed esperienza. La risposta dell'impossibilità di variazione perché a Roma un fantomatico "cervellone" assegnava gli incarichi in base alle abilitazioni possedute dall'insegnante, ma non teneva conto dell'esperienza d'insegnamento dei singoli. Venni così a sapere che nomine così fatte erano frequenti e che ogni anno un numero elevato d'insegnanti inesperti venivano nominati nelle commissioni degli esami di maturità con il compito di valutare la preparazione degli studenti su contenuti a loro sconosciuti (altro imbarazzante problema dovuto alle nomine di "commissari" esterni). Roba da matti!!! Negli anni a seguire iniziarono a comparire nei quotidiani, in occasione degli esami di maturità, denunce d'insegnanti che si trovavano a fare la mia stessa esperienza. Comunque in quell'occasione non me la sentii di accettare la nomina ed affrontai le conseguenze: certificato medico, visita fiscale, contestazione del certificato, mia difesa, incredulità da parte del medico sulle modalità di assegnazione degli incarichi, ancora mia difesa conclusasi con una stretta di mano e la convinzione del medico che non potevo fare diversamente. Ancora nel 2000 mi fu assegnato l'incarico per una materia a me sconosciuta, presso l'Istituto Agrario di Cesena. Questa volta decisi di affrontare l'inevitabile imbarazzo denunciando, però, la mia situazione al presidente e ai colleghi all'atto dell'insediamento della commissione. Nessuno si meravigliò del caso. Alcuni raccontarono altre esperienze ancora più imbarazzanti ed assurde della mia (esempio la nomina di un esperto informatico che non sapeva avviare un computer). Comunque prima degli esami mi documentai su quello che dovevo affrontare. Fu un'esperienza piacevole. Anche questa mi arricchì di nuove esperienze e conoscenze. Mi furono offerti una montagna di panini accompagnati da frutta appena raccolta. Fui anche pagato piuttosto bene. E mi pentii della rinuncia fatta anni e anni prima.
Arriviamo così al settembre 1987, l’anno del rientro nella mia città. Gli anni ’80 sono gli anni dell’avvio dei “corsi sperimentali”. In attesa di una riforma della scuola che nessun governo intendeva fare o per disinteresse o per incapacità, gli Istituti Tecnici furono le prime scuole in Italia a rinnovarsi avviando “corsi di studi sperimentali”. “Sperimentali “ perché non previsti dall’ordinamento scolastico tradizionale. In accordo e con l’autorizzazione del Ministero, Istruzione Tecnica, molti Istituti Tecnici, specialmente gli ex Istituti Tecnici Femminili, avviarono dei corsi di studi finalizzati alla preparazione di figure professionali che il mondo del lavoro richiedeva e che la “vecchia” scuola non era in grado di fornire. Vengono istituiti così corsi di studi per esperti in lingue straniere moderne (fino a questo momento i “Linguistici” erano una prerogativa riservata alle Scuole private, con i relativi costi per le famiglie), corsi per tecnici esperti in problematiche biologiche nei campi della salute ed ambientali, tecnici per le industrie dell’abbigliamento e tanti altri. Vengo così a conoscenza del totale rinnovamento attuato dall’Istituto Tecnico “Giorgina Saffi” di Forlì, ex Istituto Tecnico Femminile. Già dal 1981 l’Istituto “G. Saffi” aveva attivato l'Indirizzo per Tecnici dell'Abbigliamento Industriale (unico indirizzo del settore nella Regione) e dal 1986 gli Indirizzi Biologico-Sanitario e Linguistico Moderno (primo linguistico statale in Forlì). Primo Istituto in Forlì ad avviare percorsi scolastici totalmente innovativi rispetto ai corsi scolastici tradizionali. La curiosità per le cose nuove che sempre ha stimolato e stimola i miei interessi mi spingono a chiedere il trasferimento in questo Istituto. Una visita alla Scuola, due chiacchiere con la Preside e il suo vice, la presa visione dei piani di studi dei corsi avviati, certamente innovativi rispetto ai corsi tradizionali, mi convincono della decisione presa. Dei tre Indirizzi avviati dalla “G. Saffi”, vengo colpito in particolare dal corso "Linguistico moderno". Il suo piano di studi mi apparve splendido (e lo è a tutt'oggi), innovativo, moderno, di elevata qualità formativa rispetto ai corsi tradizionali. Più che un corso di studi di una scuola superiore mi apparve più un corso post-diploma. Lo definii anche troppo ambizioso nei suoi obiettivi ed impegnativo per il numero di materie ed ore settimanali. Materie innovative per quel tempo (e ancora a tutt'oggi), il carico orario settimanale per lo studio delle lingue straniere (Inglese, Tedesco, Francese), già l'inserimento nelle materie di studio dell'informatica e la presenza di laboratori attrezzati. Rispetto le mie precedenti esperienze mi apparve tutto splendidamente irreale. Subito venni colto da grande entusiasmo e desiderio di iniziare nuove esperienze in una scuola così moderna ed organizzata. Allora non avevo alcuna conoscenza di computer e la decisione di entrare a far parte di questo mondo scolastico innovativo mi spinse ad interessarmi ed imparare ad usare questo nuovo strumento nel campo della didattica. Se ora sono qui a scrivere per immettere in rete questo mio lungo racconto lo devo proprio a questa scuola. Tanto avrei da dire della mia esperienza in questo Istituto, ma già tanto ho scritto in questo sito nella sezione OPINIONI e RIFLESSIONI", in "La rabbia, l'orgoglio e l'appello di un insegnante". Anche sulle attività ed esperienze dell'Indirizzo Linguistico Moderno ho dedicato una pagina "La Scuola - Attività Linguistico".
La fine anni '80 e i primi anni '90 sono stati anni pieni di altre esperienze nuove e di grandi soddisfazioni. Gli anni dei viaggi all'estero in occasione di scambi culturali con scuole straniere (Germania, Francia, Stati Uniti, Canada). Anni di grande stimolo e di continua ricerca di attività nuove. Da questa scuola ho avuto tanto. A questa scuola ho cercato di dare quello che potevo. La disponibilità a rappresentarla in occasione dell'orientamento e della presentazione dell'Indirizzo Linguistico ai genitori ed alunni delle terze medie. Il desiderio di esternare i miei entusiasmi e la convinzione di presentare un corso unico nel territorio forlivese. Gli anni delle verifiche e dei successi. Gli anni della difesa del corso in occasione di controlli da parte di Ispettori ministeriali.
Poi, a partire da circa la metà degli anni '90, sciagurate politiche (non politiche) ministeriali ed anche locali hanno fatto volutamente entrare l'intero apparato scolastico nell'anarchia più assoluta. L'istruzione liceale, per recuperare iscritti, ha attivato la politica del "liceo per tutti" avviando corsi sperimentali del tutto similari a quelli già in atto presso gli Istituti Tecnici. Corsi di studi, molti dei quali di scarsa qualità (anche oggi!), che sempre più attiravano (e attirano) l'interesse delle famiglie per la sola etichetta "liceale". "Che scuola frequenta tuo/a figlio/a? Il Liceo!". Alla risposta "il Liceo" significa che frequenta il Liceo Scientifico (liceo di categoria B), altrimenti specificano "il Ginnasio, o con più "orgoglio" il Classico (liceo di categoria A). Chiedo umilmente scusa per questa mia osservazione che non vuole essere offensiva né per i Genitori, né per i Licei. E' solo dettata dalla rabbia per la convinzione che mi sono fatto in anni di orientamento: nella scelta della scuola superiore non importano i piani di studi (tanto meno l'inutile P.O.F.), le innovazioni, le attività, non importano i successi ottenuti in anni di verifiche, di confronti con altre scuole, non importano le dichiarate e sempre più frequenti delusioni denunciate da numerose famiglie e studenti usciti da certi corsi liceali, importa solo l'etichetta "liceo", l'unica cosa che interessava e che interessa ai genitori. Non tanto per le garanzie di una superiore qualità d'istruzione che uno si aspetta da un liceo, ma solo per il piacere e "soddisfazione" di dire che frequenta un liceo. Ed è così che si assiste ad una selvaggia proliferazione di sperimentazioni: pseudo-linguistici avviati dai licei, dai classici (o meglio ex scuole magistrali abbinate ai classici), da altri Istituti tecnici che stupidamente si autodefinivano "licei" sempre allo scopo di creare il solito "specchietto per le allodole". Tutti nello stesso ambito comunale. L'inevitabile caduta delle iscrizioni nel nostro Istituto, come in tanti altri Istituti Tecnici a livello nazionale. Gli anni '90 sono anche gli anni dell'abolizione degli esami di settembre, degli asterischi, delle promozioni sempre più facili, dei falsi recuperi, dell'annullamento del voto di condotta. Sono gli anni dell'inserimento di alunni con handicap nelle classi. Il sentirmi impreparato nei confronti di questi ragazzi. Altre figure professionali entrano nel grande contenitore statale che è sempre stato la Scuola italiana: gli insegnanti di sostegno proprio per sostenere questi ragazzi in difficoltà. Sono gli anni delle compresenze nelle stesse ore di lezione (paghi due o tre figure professionali nella stessa ora di lezione). E poi l'indiscriminato inserimento nelle classi anche di ragazzi provenienti da altri paesi. Anche loro con i loro problemi, soprattutto linguistici. Ed io sempre più in difficoltà perché non in grado di dare a loro un aiuto adeguato. E così ci si affida alla sola improvvisazione. Ci si concentra sull'inserimento di questi ragazzi in difficoltà e si abbandonano gli alunni con capacità e meritevoli di un livello d'insegnamento adatto alle loro potenzialità di apprendimento. Ragazzi sempre più in difficoltà. Insegnanti impreparati ad affrontare queste nuove realtà. Inevitabile il chiedere aiuto ad esperti per capirci qualcosa: arrivano gli psicologi. Poi si autorizzano maxi o mini corsi specializzanti all'interno della scuola, nelle ore di scuola già assegnate ad altre materie. Entrano così nella scuola gli Enti di formazione professionale. Altre figure extrascolastiche pagate per prestazioni fatte in ore di competenza di altri insegnanti a loro volta pagati per quella stessa ora (roba da matti! Solo in Italia!). Nella seconda metà degli anni '90 si assiste così al totale crollo della qualità delle scuole di ogni ordine a livello nazionale (sempre secondo la mia esperienza ed opinione!). La qualità dell'insegnamento sempre più scadente. Un numero crescente di "esperti" autorizzati a sfruttare il mondo della scuola. Direttori didattici promossi a dirigere scuole superiori pur non avendo nessuna esperienza. Abbinamenti di Istituti con diverse caratteristiche sotto un'unica presidenza (chissà che risparmio per lo Stato!). Nascono stupide e ridicole contestazioni e rivalità fra le scuole abbinate. L'improvvisazione dilaga. Il fingere che tutto funziona bene. Che dire poi dei consigli di classe? Negli ultimi anni mi sono trovato a partecipare a consigli di classe formati dagli insegnanti titolari, insegnanti di madre lingua, i soliti I.T.P. (che da anni hanno anche ottenuto il diritto di giudizio con tanto di registro), da insegnanti di sostegno, da psicologi e dalla Preside. In un mio ultimissimo consiglio di classe ho contato 22 componenti per una classe formata da 18 alunni (si trattava comunque di una classe abbinata Biologico e Linguistico).
Delusioni ed amarezze nel vedere la Scuola, l'Indirizzo Linguistico Moderno in particolare, perdere, immeritatamente, l'interesse di genitori ed alunni delle terze medie nel momento della scelta della scuola superiore. Delusioni ed amarezze nel vedere ingiustamente penalizzata una Scuola che nell'ambito del territorio forlivese è sempre stata all'avanguardia sia nei programmi di studi, che nelle attività formative. E tutto questo perchè in una intestazione, da anni inadeguata, manca l'etichetta "Liceo".
Demoralizzato e demotivato, consigliato anche da un fratello che sempre più vedeva esaurirsi i miei entusiasmi per il mio lavoro, ho scelto di uscire dalla scuola. Il pensionamento. In me permane ancora la speranza di vedere risorgere la Scuola che tanto mi ha dato e che tanto ha dato a tutti gli studenti che hanno saputo raccogliere il massimo da questa Scuola.
Prima di chiudere questo racconto dei miei 31 anni d'insegnamento, voglio riproporre il piano di studi del Linguistico Moderno dell'Istituto Tecnico "G.Saffi" di Forlì, che un'infelice e disorientante decisione ministeriale della fine anni '90 ha deciso di chiamare "Istituto Tecnico per Attività Sociali". Ancora oggi, più che mai visti i piani di studio e i risultati degli altri pseudo-linguistici proposti in zona, sono convinto che è ben pensato e ben strutturato. Attuali e di alta qualità nei contenuti e finalità sono anche i piani di studi dell' Indirizzo per Tecnici dell'Abbigliamento Industriale e dell'Indirizzo Biologico-Sanitario.

P.S.: di questa mia uscita dalla Scuola mi dispiace solo di una cosa: di non poter vivere dall'interno la riforma della Scuola in atto. Dopo oltre 70 anni finalmente una vera riforma. Non le burlette di mini e pseudo riforme che ho visto attuare in questi 31 anni e che hanno portato la scuola nel caos più totale sia in termini di organizzazione che di qualità d'insegnamento. Ho la convinzione che se verrà attuata nella sua totalità, e non sarà facile viste tutte le falsità che la solita faziosa parte politica cerca di inculcare nella testa degli italiani con vergognose dimostrazioni (Quante falsità!), sarà in grado di riqualificare la Scuola italiana e, soprattutto, la funzione docente. E per quanto concerne l' "Indirizzo Linguistico Moderno", se riuscirà a sopravvivere, troverà giusta e meritata collocazione nel gruppo degli indirizzi di studi con "etichetta liceale" che la riforma prevede.

>>> Il mestiere più bello del mondo: c'è stato un momento in cui mi sono reso conto che il mestiere dell'insegnante era la mia vera ed unica passione. E' successo negli anni in cui svolgevo anche la libera professione. Quindi proprio agli inizi della mia carriera lavorativa (gli anni '70). Con insofferenza, di pomeriggio svolgevo questa attività sempre con il pensiero rivolto alle lezioni che dovevo preparare per il giorno successivo. E il grande piacere quando potevo concentrarmi nell'attività scolastica. La continua ricerca di un metodo di insegnamento piacevole ed interessante per i ragazzi. Il desiderio di entrare nelle classi. La disponibilità di ascoltare sempre e comunque i ragazzi. I loro problemi. Il continuo tentativo di demolire il muro che spesso separa l'insegnante dalla classe intera, sempre nel rispetto dei rispettivi ruoli. Il cercare sempre di lasciare fuori dalla porta della classe i miei problemi personali. E tanto altro ancora. Spesso mi sono chiesto se riuscivo in questi miei intenti. Le sincere manifestazioni di stima e simpatia da parte dei ragazzi e dei loro genitori nei miei confronti mi hanno sempre confortato in tutto questo. Ed è così che una classe non poteva farmi regalo più grande nel salutarmi con questa lettera:

05-06-2003...Giovedì...
Ed ecco che il tempo passa troppo velocemente e quando meno te lo aspetti ... scopri che sono già passati 2 anni eccezionali, in cui lei ci ha fatto sorridere, in cui ci ha fatto sfogare e parlare dei nostri problemi, ascoltandoci e dandoci consigli quando poteva... e a modo suo prof. ci ha aiutato a crescere, a capire quanto siamo importanti, quanto è importante lei e quanto sono importanti le piccole cose...
...................... le abbiamo preso un piccolo pensiero che speriamo porti sempre con lei... come noi porteremo per sempre con noi e dentro di noi le lezioni passate con lei a ridere, a confrontarci, a divertirci con lei che insegna in un modo così speciale... e per noi rimarrà sempre quel prof. che aveva quel modo così bello di comportarsi, quel modo che ce lo faceva sentire un po' a tutti un po' "papà" e ancora grazie prof. per essere una di quelle eccezionali persone che si conoscono e non si dimenticano più perché in 2 anni lei signor Brunino, ci ha regalato tante emozioni e noi speriamo di avergliene regalate altrettante... un sincero ed enorme "grazie Prof."... non dimentichi che gli vogliamo bene...

II B 2002-2003.

   La lettera mi è stata letta da Mirco, in quell'indimenticabile mia ultima ora del 5 giugno 2003 trascorsa con la classe II B (Indirizzo Tecnici per l'Abbigliamento Industriale). II B, classe certamente non facile da dimenticare e che non dimenticherò mai. Purtroppo proprio in questi giorni ho saputo che Mirco ha lasciato la scuola. Anche se non più suo insegnante, mi sento corresponsabile di questo insuccesso scolastico. Ho sempre vissuto ogni ritiro dalla scuola come un sconfitta per la scuola intera.

In 31 anni d'insegnamento dai miei studenti ho ricevuto tanto. A tutti loro vanno i miei più sinceri auguri e ringraziamenti per avermi sempre facilitato e divertito nel "lavoro più bello del mondo" che ho avuto la fortuna di fare.

Chiudo questo lungo e noiso racconto con una considerazione già espressa in un altro mio articolo riportato in "SECONDO ME" (Contro il fumo e lo spinello più impegno. Il coraggio di affrontare la realtà.-Forlì: 22 febbraio 2001): ... continuo a considerare e sentire questo lavoro come uno dei più nobili, dei più qualificati, dei più responsabili e dei più difficili da svolgere, se svolto come si deve o si dovrebbe svolgere. Ma, in fondo, capacità e competenze non mi sono mai state richieste, chieste e verificate!

Bruno Raineri (Forlì: 25 marzo 2004)

Forlì: 22 aprile 2004. A proposito della mia denuncia, del mio lamento sul preoccupante stato della scuola italiana: non attribuisco colpe e responsibilità di tale situazione all'attuale governo, sarebbe vergognosamente falso. Anzi apprezzo il coraggio degli attuali governanti di denunciare quanto a tutti gli operatori della scuola è noto da tempo e il coraggio comunque di voler rimediare con una vera riforma della scuola (dopo oltre 70 anni). Sappiamo bene, o meglio sa chi è di mente libera e onesta, che le origini del decadimento della nostra scuola risalgono a tempi remoti (agli anni del mio ingresso nella scuola, l'ingresso dei sessantottini) e che proprio gli anni '90 hanno visto progressivamente precipitare la scuola nell'attuale situazione. Ci vorranno anni e anni per rimediare a tutti i danni che sciagurati precedenti governi hanno, per incapacità o volutamente, provocato.
P.S.: mi sorge un atroce dubbio: non sarò stato io la causa principale di questo decadimento? Forza! Ora ne sono fuori. Cercate di rimediare ai miei errori. E tante scuse !?!

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