"I fatti che hanno cambiato il mio pensiero politico." - Perchè sono diventato berlusconiano.(Forlì: 15 maggio 2003)
All'avvicinarsi del mio primo obbligo elettorale, dopo il 1964, non avevo ancora maturato alcuna idea o simpatia per un partito politico. Cresciuto in una regione a forte dominanza comunista e repubblicana, non sapevo per chi votassero i miei genitori e gran parte dei miei fratelli. Io, ultimo di cinque fratelli, non conoscevo le simpatie politiche di nessuno dei miei famigliari, tranne uno. Provengo quindi da una famiglia apolitica. Nessuna influenza ideologica impostami di riflesso. Nessun lavaggio di cervello. Nessuna simpatia politica ereditata. Ed è per tale ragione che al mio primo impegno elettorale non sapevo per chi votare. Qualche influenza da parte di un fratello. Roba da poco. A quel tempo, metà anni sessanta, in occasioni di imminenti elezioni, nella piazza principale della città si alternavano i comizi dei principali leaders politici. Io ero sempre presente ad ascoltare tutti. Nutro ancora piacevoli e divertenti ricordi. Gli inni, le bandiere, i fanatici di una o altra parte, i toni degli oratori. Tutti così convincenti. Chi attirò maggiormente le mie simpatie fu un politico che indossava spessi occhiali da vista: Ugo La Malfa, l'allora segretario del PRI. Ricordo che a differenza dei suoi avversari non criticò la politica di nessun partito avverso. Impostò tutto il suo discorso su questioni economiche. Denunciava lo spreco di denaro pubblico. Sosteneva che avevamo un tenore di vita che non potevamo permetterci. Non capivo nulla di ciò che diceva. Ma solo lui attirò la mia fiducia. Scoprii così di aver ereditato, forse, il gene repubblicano romagnolo. Grazie al cielo scoprii anche di essere immune da un pur minimo interesse per il comunismo. Però di tanta curiosità. Sono sempre stato avverso, oggi più che mai, a qualsiasi forma di fanatismo e nei sostenitori di tale ideologia vedovo solo una massa di fanatici. Fanatici anche chi sosteneva l'altra parte estrema.
Dal quel tempo ho votato sempre repubblicano. Convinto della validità della mia scelta ma sempre distaccato e disinteressato della politica, nel rispetto di quella che era la tradizione della mia famiglia. Ma con gli anni maturano conoscenze, desiderio di sapere e di capire che ti portano a vivere le vicissitudini del tuo paese con occhio più attento e critico.
Arriviamo così al primo evento che ha segnato l'inizio della mia sfiducia per le istituzioni del mio paese. In questo caso nella "
Giustizia". Sfiducia che permane ancora oggi, e che è andata aggravandosi e consolidandosi in questo ultimo decennio [
Malagiustizia].
1983: il "caso Enzo Tortora". Una storia di infame giustizia. Nonostante i vent'anni passati, ancora oggi sento rabbia e vergogna per quell'ignobile evento. Segnalo questo sito per non dimenticare:
Enzo Tortora. Rimando anche ai siti segnalati nella mia Home Page nella parte dedicata al ricordo di Enzo Tortora.
Arriviamo poi al
1989: il "crollo del muro di Berlino". Il più vasto e devastante sistema criminale della storia crolla su se stesso. Non ci sono più segreti sui crimini commessi dal comunismo nel mondo. Sulla sua falsità ideologica. Con grande gioia vivo questo momento storico nella convinzione che segnerà anche la fine del Partito Comunista e dei suoi leaders nel mio paese. Grande illusione! Assisto a dei trasformismi imprevisti. Cambiamenti repentini di sigle. Politici ipocriti che si affrettano a cambiar nome al partito, a rinnegare ciò che nelle piazze andavano urlando in nome del comunismo fino a pochi giorni prima. Altri che continuano a riconoscersi in quell'ignobile simbolo, la falce e il martello. Tutti per mantenere un posto immeritato nel Parlamento. Ma quel che è più grave di fare una politica ed opposizione sempre fondata sulla faziosità e menzogna, secondo la tradizione comunista di sempre. VERGOGNA!
E si arriva al
1992: al "golpe giudiziario" dei giudici di Milano passato alla storia come "Mani pulite".
Tangentopoli. Gli anni più bui della storia italiana del dopoguerra. Giudici e magistrati politicizzati delegittimano i partiti (DC, PSI, PRI, PSDI, PLI) che il popolo italiano aveva sempre legittimato a governare, per legittimare a governare un partito che il popolo italiano aveva sempre delegittimato, gli ex comunisti (o meglio, ancora e sempre comunisti!). Questa pagina nera della storia d'Italia, è stata funestata da numerosi suicidi di politici e amministratori disperati per essere stati inguistamente accusati ed incarcerati. Famiglie distrutte. Moltissimi degli accusati sono stati poi prosciolti dall'accusa per mancanze di prove. Ma ormai molti, dalla vergogna e incapacità di sostenere una infame ingiusizia, si erano tolti la vita. Dal 1992 al 1998 si sono verificati 45 suicidi guidiziari. VERGOGNA! Ed è con questa azione giudiziaria premeditata che si prepara il terreno ai comunisti per governare l'Italia. Possibilità mai ottenuta con il voto democratico del popolo italiano.
29-30 aprile 1993: "inizia la persecuzione a Bettino Craxi". La fine di questa altra scandalosa vicenda giudiziaria è a tutti nota.
Bettino Craxi (1)*
Bettino Craxi (2)
1993: Giulio Andreotti viene accusato dai giudici di Palermo di associazione mafiosa. Ricordate ciò che i giudici hanno cercato di farci credere? Il bacio di Andeotti a Reiina? Roba da pazzi! Tutto si è basato e fonda su testimonianze di delinquenti definiti "pentiti affidabili". Il 2 maggio 2003 il senatore a vita Giulio Andreotti è stato assolto in appello dall'accusa di associazione mafiosa. 10 anni sono trascorsi da questo assurdo processo che non doveva mai essere avviato. VERGOGNA!
Ho vissuto gli anni 1992 e 1993 nella totale certezza che l'Italia stava vivendo un ignobile golpe condotto da giudi (non-giudici) e magistrati (non-magistrati) politicizzati. Tutto questo anche se nel febbraio 1993 il Pool di Milano aveva la piena fiducia del novanta per cento degli italiani. La rabbia di vedere passare il governo del mio paese ai comunisti per una via non democratica. La rabbia di non vedere nessuna reazione politica a questa ingustizia. La totale sfiducia per i partiti e per i politici. Alcuni corrotti. La totalità codarda.
Ai potenziali lettori di questa mia esternazione lascio immaginare la mia gioia quando il
TG1 della sera del 26 gennaio 1994 annuncia all'Italia la "discesa in campo" di un personaggio non della politica e a me praticamente sconosciuto:
Silvio Berlusconi. L'inizio della sua dichiarazione mi colpisce. Mi entusiasma. Mi rende euforico di felicità: ..."
Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare".... Unico imprenditore di rilevante importanza dell'economia italiana non implicato in alcuna indagine di Tangentopoli. A differenza dei suoi pari, che la storia ci insegna sempre essersi schierati secondo il vento politico del momento (esempio gli Agnelli e Pirelli nel fascismo, e poi con la DC nel dopoguerra, e poi sempre così), scende in campo nella totale consapevolezza dei rischi che dovrà affrontare nell'opporsi in maniera così chiara contro i poteri politici e giudiziari del momento. Essendo un non politico le sue dichiarazioni appaiono sempre chiare nei suoi contenuti. Senza ipocrisie. Pane al pane, vino al vino. Sin dall'inizio, e ancora oggi, chiama comunisti quelli nati e cresciuti politicamente sotto il segno della falce e martello. Un imprenditore che invade il campo di quei politici che non sanno in che cosa consiste lavorare. Che hanno sempre svolto incarichi di partito. A tale proposito mi sono più volte chiesto: "ma i Rutelli, i D'Alema, i Veltroni, i Fini e tanti altri, hanno mai svolto un lavoro nella loro vita? Intendo con lavoro un incarico ottenuto per meriti personali, per concorso, per aver presentato una domanda di assunzione, un curriculum, per aver svolto una attività in proprio o altro. Non so! Ma non credo!
Annuncio della discesa in campo il 26 gennaio 1994. In pochissimi mesi il partito fondato da Silvio Berlusconi, "Forza Italia", diventa il primo partito italiano. Vince le elezioni di quell'anno. Silvio Berlusconi diventa Capo del Governo. Che meraviglia. L'Italia ha capito. L'Italia si è svegliata. Quel dieci per cento di italiani del febbraio 1993 non convinto dell'azione giudiziaria dei giudici di Milano, esile percentuale a cui appartenevo, è diventato maggioranza. Questa vittoria imprevista ed inaspettata dalla controparte politica e giudiziaria segna l'inizio del calvario di Silvio Berlusconi. Persecuzioni giudiziarie alla sua persona e sue imprese a valanga. L'avviso di garanzia recapitato a orologeria a Napoli durante un summit internazionale. Il suo governo che viene spazzato via dal ribaltone organizzato addirittura dall'allora Presidente della Repubblica complice. Si forma una opposizione composta per lo più di sopravvissuti alla mannaia dei giudici di Mani Pulite. Formata da partiti e partitini legati assieme solo dall'odio verso Silvio Berlusconi. Odio trasmesso a parte dell'opinione pubblica, a gente indottrinata e legata ancora ad una ideologia del passato. Gente che esprime giudizi basati solo su pregiudizi e preconcetti (***).
Oggi siamo ancora in piena bufera politica e giudiziaria. Dopo quasi dieci anni di persecuzioni, Silvio Berlusconi non si è rassegnato alla sua lotta. Ancora Capo del Governo, di un governo più compatto e maggioritario rispetto a quello del 1994, è reduce da dichiarazioni che hanno sconvolto il mondo politico, giudiziario e di parte dell'opinione pubblica. Il 5 maggio la sua coraggiosa, chiara e limpida dichiarazione spontanea per il caso Sme. L'11 maggio in un incontro a Udine con tutti gli amministratori del suo partito ribadisce che "l'Italia non verrà mai amministrata da comunisti del passato e di oggi".
In bocca al lupo Presidente Berlusconi. Poteva godersi nella totale serenità i suoi successi imprenditoriali. La sua ricchezza. Poteva di tanto in tanto stringere l'occhio a una e poi all'altra parte politica, come hanno sempre fatto i suoi pari potenti dell'economia italiana. L'avrebbero nominata Senatore a vita, anche con il sonstegno di chi Lei continua a chiamare comunisti (Grazie per queste esternazioni. E' musica per le mie orecchie!). Invece! E' sceso in campo. Anzi ha invaso il campo di chi si sentiva già intoccabile ed illegalmente vincente. Credo in Lei quando afferma di avere a cuore le sorti del suo Paese. Lei è sostenuto da un coraggio che noi italiani non siamo stati abituati a riconoscere in un politico. Ma Lei non è un politico. Ecco perchè continuo a stare con Lei. Ecco perchè le sarò sempre riconoscente. Oggi più che mai dopo aver riscontrato anche le sue capacità di governare. Lei fa già parte della storia del nostro Paese.
P.S.: ma una nuova preoccupazione mi assilla. La mancanza di una opposizione seria. Costruttiva. Con idee innovative. Alternative. Una opposizione che lavora per il bene del Paese. Invece siamo spettatori di un insieme di partiti e partitini, di "sindacati" che mobilitano masse di lavoratori solo per scopi politi (vergognosa è stata la mobilitazione per l'articolo 18. Altra presa in giro per migliaia di lavoratori!), di personaggi così poco credibili che non hanno nessun progetto politico comune se non l'ODIO per la persona di Silvio Berlusconi. E si sa che il male sta in chi odia. Il male sta più nella persona che odia, che nella persona odiata. E un paese non può essere governato da chi possiede come unica ideologia e arma l'ODIO verso l'avversario politico accompagnato da falsità e faziosità.
A conclusione di questa mia esternazione, voglio ricordare ciò che diceva Giolitti cento anni fa: "I socialisti non sanno governare e non fanno governare". Come oggi. I socialisti di allora comprendevano anche i politici che nel 1921 sono usciti dal Partito socialista per fondare il Partito comunista italiano. Giolitti, almeno, non ha avuto a che fare con i comunisti. Chissà che cosa avrebbe detto di loro!
(***)da "Maledetti americani" di Massimo Teodori.
"ll filosofo danese Kierkegaard sosteneva l'impossibilità di operare giudizi realmente imparziali. Ognuno legge le cose, necessariamente, a partire dal proprio "punto di vista". Ma l'abitudine di leggere gli avvenimenti in chiave ideologica si pone oltre la soggettività del punto di vista, in modo tale da gonfiare l'elemento della parzialità parziale fino a trasformarlo in visione totalizzante. In tal modo i giudizi diventano pregiudizi, e gli intenti propagandistici prevalgono sull'intenzione legittima di chiarire i problemi di volta in volta emergenti. Capita così che, spesse volte, la condanna della realtà preceda la sua analisi. E che indici puntati precedano e sostituiscano occhi ben aperti.
Forlì: 20 febbraio 2004. Dalla data del mio scritto di cui sopra ad oggi sono successi tanti altri fatti a conferma delle mie ormai certezze. Il Premier ha continuato ad esternare suoi pensieri e convizioni sui comunisti, sui magistrati e tanto altro come mai siamo stati abituati a sentire dai politici. Ma Lui non è un politico. E' di ieri una sua dichiarazione che mi ha totalmente sconcertato, ovviamente in senso positivo: "
I politici professionisti non hanno mai lavorato... Queste sono persone che non hanno mai messo piede nel mondo del lavoro... ossia non hanno fatto altro che chiacchierare. E magari chiacchierando chiacchierando, si sono fatta la casa al mare, la casa in città, la casa ai monti, la barca... con i soldi dei cittadini".
Egli ha espresso sensazioni che sono in totale sintonia non solo con le mie (vedi sopra un passaggio del mio pensiero) ma con quelle di milioni e milioni d'italiani, la maggioranza degli italiani che ha votato Berlusconi, nel 1994 e nel 2001, proprio perchè attuasse quei cambiamenti radicali del pessimo costume politico ai cui siamo stati abituati.
Prefazione da "L'Italia che ho in mente" di Paolo Guzzanti (
ciò che penso anch'io!)
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