"Basta! Nel mondo ognun vede ogni cosa come se la dipinge nel pensiero. Un vede tutto di color di rosa. Un altro vede bianco. Un altro nero. Chi vede storto. Chi vede diritto. Io poi vedo le cose come ho scritto" - Antonio Guadagnoli 1858
Contro il fumo e lo spinello più impegno. Il coraggio di affrontare la realtà.
(Forlì: 22 febbraio 2001)

I giornali hanno riportato articoli su spinelli e fumo nelle scuole italiane. Prima il Ministro Veronesi, poi il Liceo Parini di Milano. E' opinione generalizzata che fumo e spinelli siano la normalità nelle scuole italiane. E' sorprendente la rassegnazione a tale reale e drammatica situazione. Ciò rappresenta una grande sconfitta della Scuola e di tutte le Istituzioni.
La scuola è (dovrebbe essere!) un luogo dove si insegnano e si apprendono non solo materie didattiche, ma (soprattutto!) anche fondamenti di autocontrollo, di convivenza civile e di rispetto delle regole, le basi della democrazia. Se la realtà della scuola italiana è quella descritta dai giornali, significa che la scuola non ha solo rinunciato a educare e a istruire, ma è diventata luogo di diseducazione. E temo che la realtà sia proprio questa! Sono un insegnante di scuola superiore da anni impegnato, con azioni pressoché solitarie, nella lotta contro il fumo nella mia scuola, un Istituto Tecnico di Forlì afflitto dai mali di cui soffre la totalità delle scuole italiane, ma dove, grazie al cielo, non c'è la tradizione annuale, da parte degli studenti, di occupare la scuola per una settimana nei primi mesi di scuola e dove il preside non sospende due ragazzi perché sorpresi a scambiarsi un bacio (ho inteso del tutto innocente!) all'interno della propria classe. Il rispetto, l'equilibrio, l'educazione e il buon senso ancora prevalgono, per cui mi ritengo un insegnante fortunato. Gran parte del programma di Scienze del primo anno lo dedico alla "Educazione alla salute", in particolare alla prevenzione sanitaria all'Aids, alcolismo, tabagismo e tossicodipendenze. Le discussioni in classe, con supporto di materiale visivo e didattico, su questi temi sempre di attualità (purtroppo!) sono frequenti. La continua ricerca di strategie e interventi per limitare (non dico risolvere!) il grave problema del fumo nella scuola, per tutelare la salute dei ragazzi non fumatori e per tentare di convincere i fumatori del grave danno che recano alla propria salute, mi hanno condotto ad una certezza in totale contrasto con il ministro Veronesi quando afferma: "Ho semplicemente detto che i proibizionismi non risolvono il problema. Bisogna trovare attività alternative che facciano presa sui giovani". Leggo che una misura antifumo che piace al ministro è lo spot pubblicitario (grande illusione!). Se con "proibizionismo" s'intende il fare rispettare le regole, il rispetto della convivenza civile, allora la mia certezza consiste proprio nel proibizionismo. Occorre più impegno da parte di tutti, presidi e insegnanti in prima linea, ma anche i genitori, sempre più assenti. Occorre il coraggio di affrontare la realtà. Finché l'insegnante ritiene suo unico compito esporre in classe la lezione che ogni anno scolastico ripete (circa alla stessa ora dello stesso giorno dell'anno) e si solleva dal suo dovere di controllo del rispetto delle regole dichiarando "non sono un poliziotto!", non c'è alcuna possibilità di uscita da questo penoso problema. E così continueremo a guardare passivamente i nostri ragazzi "fumarsi la vita".

Altri punti di riflessione sullo stato della scuola italiana attuale:
* l'autorizzazione del bar all'interno della scuola e l'installazione di macchine distributrici di bevande, merendine e patatine sono all'origine di altri motivi di diseducazione alimentare (tanto avrei da dire anche su questo argomento!). Per vincere l'obesità...
* Che cosa dire poi dell'uso dei walkman e cellulari?
* E della scuola sempre più organizzatrice di "uscite didattiche", spesso del tutto prive di contenuti didattici e organizzate tanto per soddisfare i piaceri degli alunni e, a volte, ancora più grave, quelli degli stessi insegnanti organizzatori?

Quanti altri punti di riflessione avrei da elencare dopo anni e anni d'insegnamento. Eppure continuo a considerare e sentire questo lavoro come uno dei più nobili, dei più qualificati, dei più responsabili e dei più difficili da svolgere, se svolto come si deve o si dovrebbe svolgere (ma, in fondo, capacità e competenze non mi sono mai state richieste!).

P.S.: Al preside del Liceo Parini di Milano va tutta la mia solidarietà per aver avuto il coraggio di denunciare la realtà della scuola che dirige.

Venerdì 18 gennaio 2002: ore 10.10, la visita tanto attesa. Polizia, un Ispettore e cinque agenti con cane antidroga, a scuola. E così è stata soddisfatta una mia vecchia richiesta, richiesta che ogni anno rinnovo alla Preside e agli organi collegiali: l'intervento delle forze dell'ordine per controllare, di tanto in tanto, l'eventuale presenza di stostanze illegali (droghe) all'interno della scuola (locali, zaini, borse, contenitori, ....). Tutto si è svolto nella maniera più serena. Massima collaborazione con le forze dell'ordine da parte di tutti, alunni compresi. Benny, il magnifico e tranquillo cane specializzato nel trovare anche la più piccola quantità di droga eventualmente presente negli angoli più impensati, ha svolto il suo lavoro con discrezione e tranquillità. Ogni zaino, ogni angolo della scuola sono stati controllati. Benny non ha trovato nulla. Oltre l'intervento specifico di Benny per la ricerca di droghe, l'intervento della polizia ha avuto anche lo scopo di verificare se all'interno della scuola era rispettato il divieto di fumare. Anche qui siamo andati bene. Nessuno è stato sorpreso a fumare. Non solo, nei bagni non è stata trovata traccia di cenere o resti di mozziconi di sigarette. Risultato del "blitz": abbiamo ricevuto i complimenti dall'Ispettore di polizia e da tutti gli agenti, Benny compreso. La nostra sede (la succursale di P.zza Cavour, sede dell'Indirizzo "Linguistico Moderno") è stata definita in assoluto la più ordinata e rispettosa delle leggi nell'ambito del nostro territorio e non solo. Ho salutato gli agenti e Benny ringraziandoli e chiedendo altri interventi, suggerendo anche il momento più opportuno: dalle 10.50 alle 11.00, partendo dall'atrio. Momento dell'intervallo.

P.S.: in trenta anni di scuola non ho mai assistito ad un controllo del genere nelle scuole dove ho insegnato. Intervento tanto chiesto e tanto atteso. Se queste iniziative fanno parte di una strategia del nuovo governo per combattere la droga nella scuola, allora dico "Ben venuto e buon lavoro nuovo governo Berlusconi", anche se a molti colleghi e non, per le solite ragioni idiologiche che annebbiano le menti, disapprovano questo mio augurio. Al prossimo "blitz".

Novembre 2002: dalla data del primo controllo la mia scuola è stata sottoposta ad altri tre controlli, due interni alla scuola ed uno esterno. Mi risulta che sono iniziative estese a tutte le scuole del territorio nazionale e che rientrano nel progetto del governo denominato "Italia sicura". Quindi dobbiamo aspettarcene altri. Ben vengano. Ho letto che in questi "blitz" a livello nazionale sono stati scovati diversi chili di droghe di vario tipo. Mi auguro in un proseguo di questi controlli. Sempre più capillari. Sempre più improvvisati.
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L'incubo dei Proff in gita scolastica

(Forlì: 14 aprile 2001 )

"Sono responsabili gli insegnanti per l'incidente della ragazzina quindicenne volata via dal quarto piano d'un hotel, di notte, durante una gita scolastica?...".

Così inizia un articolo apparso Giovedì 12 aprile 2001 sul quotidiano "il Resto del Carlino". Il giornale ha ritenuto di dedicare al tema "I casi del giorno" due intere pagine così intitolate: "I viaggi della paura".

Sono sempre più contrario all'organizzazione selvaggia dei "viaggi d'istruzione" per le ragioni che andrò a chiarire. Nonostante ciò, di tanto in tanto, mi rendo disponibile a partecipare a viaggi di un solo giorno. Ogni volta un incubo. E' di pochi giorni fa la mia presenza ad un viaggio a Milano con alunni di una classe prima. Non partecipo a gite scolastiche di più giorni per un ovvio motivo: il pernottamento. Sono sempre stato contrario all'autorizzazione e organizzazione delle "settimane bianche", forse perchè è ancora ben vivo in me il ricordo delle primissime iniziative: esclusivamente organizzate da colleghi per soddisfare i propri desideri.
Non credo alla motivazione della "socializzazione", unico elemento a favore delle gite. Si può ottenere molto di più, in caso di necessatà, con altre iniziative. Al contrario, ho sempre sostenuto e difeso altre attività, ad esempio: "scambi culturali" con scuole straniere, visite di un giorno a Comunità (es: San Patriniano), visite ad aziende o industrie d'interesse specifico per il corso di studi, tutte le attività extrascolastiche indispensabili per il conseguimento di specifiche competenze e conoscenze.

Vorrei che ogni collega valutasse attentamente le enormi responsabilità che ci assumiamo in occasione delle gite scolastiche. In caso d'incidenti, più o meno gravi, denunciare l'insegnante accompagnatore di negligenza è fin troppo facile. Con terrore penso ai minuti o ore di libertà che spessissimo si concedono agli studenti, quasi sempre minorenni: "Ci troviamo in Piazza Duomo alle 15.00, fra due ore,...!!!". "Omessa sorveglianza". E chi risponde di eventuali danni arrecati a terzi da uno studente in gita scolastica? L'insegnante accompagnatore, per "omessa sorveglianza". Ed altri infiniti rischi possono essere elencati: le irresponsabilità di alcuni studenti che al seguito portano ogni tipo di "roba da fumare" e bevande alcoliche. Il rischio di essere coinvolti in controlli da parte della Finanza, in treno, nelle stazioni, nei traghetti. Furti. E queste non sono esagerazioni. Purtroppo accadono spesso. Ma ancora più grave è l'omertà di alcuni insegnanti al rientro di esperienze allucinanti. Pochi sono quelli che denunciano situazioni e fatti gravi accaduti. Pochi sono quelli che intervengono con provvedimenti disciplinari. E questo è gravissimo. Il solito e diffuso buonismo di molti insegnanti. Insegnanti complici.

"Turismo scolastico: un business da 1500 miliardi che coinvolge circa 371 mila classi per un totale di oltre sette milioni di studenti".
Così inizia un altro articolo del "il Resto del Carlino" del 12 aprile. E' interessante notare che parla di "Turismo scolastico", non di "Gite d'istruzione".
A tale proposito mi viene da pensare alle ridicole, imbarazzanti e vergognose "indennità di missione" degli insegnanti responsabili accompagnatori.

Con queste osservazioni so di deludere i miei studenti, e forse i genitori. Certamente sono condivise dalla collega di un Liceo di Forlì che per un incidente, del tutto fortuito, accaduto ad una sua alunna in occasione di una "settimana bianca" e che non ha prodotto alcuna seria conseguenza alla ragazza, è stata denunciata dai genitori con richiesta di un ignobile risarcimento danni di £ 300.000.000. VERGOGNA!!! E cosa dire di tutti i colleghi che hanno vissuto esperienze ancora più tragiche in occasione delle false "gite d'istruzione"? A tutti loro va il mio sostegno e pensiero.
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Il quotidiano "il Giornale" ha pubblicato in data 9 novembre 2001 un articolo dal contenuto da me pienamente condiviso. E' una grave denuncia rivolta alla scuola, che merita di essere discussa e medidata. (Forlì: 13 novembre 2001 )

* NIENTE CANTI DI NATALE: offendono gli alunni immigrati. *

   Andremo in guerra per combattere i terroristi, ma bisognerebbe che qualcuno ci difendesse da noi stessi. Il nemico che attenta alla nostra identità, alla nostra cultura, alla nostra stessa anima, ce l'abbiamo sull'uscio di casa. Possiamo incontrarlo quando affidiamo i nostri figli alla scuola, credendo di avviarli a una giusta educazione. Invece proprio lì, nel luogo dei valori, si nasconde la peggior forma di intolleranza: quella dei tolleranti idioti.
   E' questa, una particolare categoria di insegnanti e di genitori che coltiva nelle scuole italiane una particolarissima forma di antrace: l'abolizione del crocefisso. Una professoressa di La Spezia, credendosi probabilmente un genio, l'ha staccato dal muro e l'ha tumulato nel cassetto. Ha spiegato garrula che non voleva mettere a disagio un allievo rom appena giunto in aula. Con queste nobili intenzioni, ha messo a disagio tutti gli altri. Perché noi siamo fenomenali: pur di tutelare le minoranze, non esitiamo a mortificare le oceaniche maggioranze. Tant'è vero che il virus si sta diffondendo a ritmo incontrollabile: in provincia di Bergamo, a cominciare già dal Natale scorso, più d'una scuola ha deciso di abolire il presepe, gli alberelli, Astro del ciel e tutto quanto il resto, per venire incontro alle legittime aspettative dei non credenti e dei credenti di altre religioni. Così, avanti, con avvilente effetto domino: nelle ultime ore s'è fatta sotto pure Biella, dove la materna "Petiva" ha deciso di difendere valorosamente la laicità della scuola, abolendo con illuminante decreto le tradizionali celebrazioni della natività. E sicuramente non è finita. Stiamo pronti, al 25 dicembre mancano ancora molti giorni: altri seguiranno.
   Non ci sono più dubbi: si può parlare di epidemia. L'intolleranza dei tolleranti idioti, la peggiore di tutte le intolleranze, ci sta espropriando dei nostri più elementari diritti e delle nostre più innocenti tradizioni. Mentre Ciampi cerca disperatamente di risvegliare l'amor proprio e l'amor patrio, questi crociati alla rovescia credono di migliorare l'Italia in nome di una malintesa e demagogica forma di ospitalità. Ma era meglio quando ci limitavamo al mandolino. Per qualcuno è il trionfo postumo di un'antica aspirazione, il sogno giovanile e rivoluzionario di incendiare ogni forma del culto religioso: adesso traveste il tutto con altre motivazioni, ma l'operazione è ugualmente smaccata. Qualcuno invece è vittima dell'incontinenza buonista che altri gravi danni ha già provocato in questa nazione in saldo, a cominciare dall'abolizione indiscriminata delle frontiere e dell'accoglienza senza regole.
   In un caso e nell'altro, sarà un Natale indimenticabile. Con un risultato certo: i piccoli musulmani, perplessi e confusi, chiederanno alle maestre in che razza di paese sono finiti. Un paese dove i compagni italiani non festeggiano neppure il loro Dio. (Cristiano Gatti)

A tale proposito: "l'epidemia dell'intolleranza dei tolleranti" ha colpito anche la mia scuola. Per anni e anni la scuola, attraverso il Consiglio d'Istituto, ha autorizzato gli insegnanti ed alunni che ne facevano richiesta di riunirsi ogni mattina, pochi minuti prima dell'inizio delle lezioni, in un locale della scuola per raccogliersi in preghiera. Rito del tutto facoltativo e mai publicizzato all'interno della scuola con l'intento di raccogliere un numero crescente di adesioni. Una iniziativa certamente non offensiva sia per credenti di altre religioni, sia per gli atei.
Da alcuni anni faccio parte del Consiglio d'Istituto degli Istituti associati ITAS "G.Saffi" e ITG "L.B.Alberti" di Forlì. In occasione del consiglo del 31 ottobre 2001, la maggioranza dei componenti il Consiglio (non netta, ma comunque maggioranza!), convinti sostenitori della laicità della scuola, ha deciso di non concedere più tale autorizzazione all'ITG. Stessa decisione fu presa alcuni anni fa dall'allora Consiglio d'Istituto dell'ITAS. Autorizzazioni concesse per anni e anni, e ora abolite "per non offendere e mettere a disagio gli alunni immigrati e di altre religioni che frequentano i rispettivi Istituti".
Si avvicina il Natale. Una stimatissima collega, l'instancabile ed entusiastica Raffaella Sintoni, sta organizzando, con un gruppo di studenti, la tradizionale celebrazione della natività che quest'anno prevede canti di Natale. Non vorrei che al prossimo Consiglio d'Istituto di fine novembre, i soliti paladini della tolleranza e portatori di nobili intenzioni, bocciassero anche questa iniziativa, per non offendere gli alunni immigrati. Visto il vento che tira!!!

Martedì 13 novembre 2001, "La Stampa" pag.20: "Scuole chiuse per il Ramadan in tre paesi del Cuneese".
Giovedì 15 novembre 2001, "La Stampa" pag.17:"Gesù Bambino proibito a scuola. I canti tradizionali vietati in un asilo di Biella".
Altro che epidemia dilagante!!! Questa è una vera e propria "rivoluzione demenziale" in atto.
Venerdì 23 novembre 2001: e così si è arrivati alla interpellanza parlamentare. A tanto si arriva quando nella testa di certi docenti il giusto concetto di "rispetto per le minoranze" assume i contorni del "razzismo alla rovescia".
5 dicembre 2004: Natale addio !!!
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"La rabbia, l'orgoglio" e l'appello di un insegnante"
(Forlì: 23 ottobre 2001)

      La rabbia. Interessi del momento, mode, conoscenze ed informazioni superficiali e spesso non corrette, forse anche pregiudizi locali, spingono gli studenti delle classi terze della Scuola Media, e i loro genitori, a determinate scelte del percorso scolastico superiore. In queste scelte, nell'anno scolastico in corso, il nostro Istituto è stato, secondo la mia convinzione, penalizzato. Siamo ancora conosciuti come ITF (Istituto Tecnico Femminile), nonostante siano passati "secoli" dall'epoca in cui era un Istituto rivolto solo alle ragazze. I nostri Indirizzi non sono ancora conosciuti nei loro obiettivi e piani di studi, nonostante siano passati circa quindici anni dalla loro nascita.
Spesso la scelta della scuola superiore, specialmente da parte dei genitori, viene fatta seguendo tendenze, etichette, tradizioni familiari, convinti di scegliere una scuola dove viene garantita al proprio figlio/a una preparazione migliore rispetto ad altre scuole. Forse anche convinti di trovare insegnanti migliori. Attese spessissimo deluse. Ma ciò non importa. Per molti, troppi, ciò che importa è l'etichetta, purtroppo!
      L'orgoglio. Sono al mio trentunesimo anno d'insegnamento. Ho insegnato in Istituti Professionali, in Istituti Tecnici Commerciali, in Licei Scientifici e, un'esperienza di circa un mese, in un Liceo Classico. Splendidi ricordi di esperienze fatte in queste scuole ancora mi accompagnano. Da quindici anni presto servizio alla "G.Saffi" di Forlì, un Istituto Tecnico dove sono stati avviati da oltre venti anni tre corsi "sperimentali": dal 1981 l'Indirizzo per Tecnici dell'Abbigliamento Industriale (unico indirizzo del settore nella Regione), dal 1986 gli Indirizzi Biologico Sanitario e Linguistico Moderno (primo linguistico statale in Forlì). Primo Istituto in Forlì ad avviare percorsi scolastici totalmente innovativi rispetto ai corsi scolastici tradizionali. In questo Istituto ho visto realizzare e ho partecipato a progetti unici per la loro originalità ed innovazione: settimane verdi, esperienze scuola-lavoro presso aziende locali, esperienze di lavoro anche all'estero, tirocini formativi, scambi culturali con numerose scuole straniere, soggiorni all'estero, rappresentazioni teatrali in lingua straniera, organizzazione di sfilate di moda con abiti realizzati dagli alunni, e tanto, tantissimo altro. Dall'anno scolastico 2000-2001 l'Istituto aderisce al "Progetto lingua 2000" per il conseguimento di certificazioni internazionali. Sino ad oggi tutti gli studenti che hanno sostenuto gli esami nelle tre lingue straniere di studio hanno superato gli esami e ricevuto i rispettivi attestati di competenza linguistica, anche con valutazioni di merito. La nostra scuola è uno dei tre Istituti superiori di Forlì "Test Center" abilitati per il conseguimento della "Patente informatica". Numerosi studenti sono impegnati negli esami di verifica in corso per il conseguimento dell'attestato europeo di competenza dell'uso del computer. Tuttora le stesse attività proseguono con risultati significativi e moltissime altre nuove sono in svolgimento nell'anno in corso: corsi di formazione per "Tecnico del Commercio Estero" per gli studenti dell'Indirizzo Linguistico Moderno, corsi integrativi EFESO per l'indirizzo Biologico, animazioni teatrali, fotografia,...
Sono rimasto in contatto con diversi nostri studenti, soprattutto con studenti del Linguistico Moderno, Indirizzo dove ho svolto e svolgo maggiormente la mia attività d'insegnamento, anche dopo il loro conseguimento del diploma che ritengo, comunque, inadeguatamente classificato come "Diploma di Liceo Linguistico". Il nostro diploma non si limita a soddisfare una dicitura di preparazione "liceale". Diversi diplomati di questo Indirizzo hanno trovato, e trovano, lavoro presso aziende come responsabili di Uffici per il commercio estero, altri presso Agenzie viaggi. Molti hanno fatto scelte universitarie riportando notevoli successi. Altri sono stati selezionati per percorsi post-diploma prestigiosi, quali ad esempio la Scuola Interpreti e Traduttori della nostra città, l'IFOA di Reggio Emilia e concorsi pubblici regionali e nazionali. E tante soddisfazioni anche per i diplomati degli altri due Indirizzi.
E che cosa dire dell'impegno degli insegnanti di questo Istituto nel recupero e sostegno dei ragazzi in difficoltà? Tanto avrei da dire! Primo Istituto in Forlì, e fra i primi a livello nazionale, ad attivare recuperi in mattinata, con interruzione del calendario scolastico ed utilizzo dei giorni eccedenti i duecento.
      Ed ecco l'appello. Nella più serena convinzione che il nostro Istituto sia in grado di proporre agli alunni delle classi terze medie del nostro territorio tre Indirizzi meritevoli di più attenzioni, invito tutti i nostri studenti, ed anche i loro genitori, a sostenere la scuola con una informazione rivolta a conoscenti ed amici che hanno figli o figlie frequentanti le Scuole medie, soprattutto la classe terza. Invito calorosamente i colleghi delle classi terze medie, soprattutto i docenti incaricati per l'orientamento, di informarsi sui quadri orari dei nostri corsi (materie, ore assegnate per ogni disciplina e loro distribuzione nell'arco dei cinque anni) e, soprattutto, sui risultati che ottengono e che hanno ottenuto i nostri diplomati nelle scelte post diploma fatte, sia nell'inserimento nel mondo del lavoro, che in quello del proseguo degli studi universitari.

      Il sottoscritto, altri colleghi e la scuola tutta è disponibile ad illustrare le caratteristiche dei Tre Corsi Sperimentali del nostro Istituto, sia presso la nostra sede, sia presso le sedi delle singole Scuole Medie, incontrando gli alunni, i loro insegnanti e i loro genitori.

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"11 settembre: un anno dopo"
(Forlì: 10 settembre 2002)

Secondo la maggioranza degli europei la responsabilità per quanto è accaduto l'11 settembre 2001 a New York e Washington ricade in parte anche sugli Stati Uniti. E' ciò che è emerso da un sondaggio effettuato dal Fondo Marshall tedesco e dal Council of Foreign Relations di Chicago. Il 55% degli europei è convinto che la politica estera americana abbia contribuito alla tragedia. Il Paese dove è più diffusa l'idea che gli USA sono responsabili è la Francia con il 63%. Quello in cui è stata registrata la percentuale più bassa di questa convinzione è l'Italia con il 51%. (Da "Il Giornale" del 4 settembre 2002)

Faccio parte di quel 49% di italiani che si dissocia da questa convinzione. Anche se poco consolante, sono felice di appartenere al Paese europeo dove questa convinzione è meno diffusa, anche se maggioritaria. I risultati del sondaggio mi portano ancora una volta a cercare di capire le cause di questo antiamericanismo (o come alcuni scrivono "antiamerikanismo") così diffuso in molti paesi del mondo. Ancor più mi sconcerta questa tendenza a livello europeo (in Francia poi!!!). Al recente vertice di Johannesburg si sono visti dimostranti no-global (?) che innalzavano cartelli inneggianti Osama Bin Laden. Io, invece, non riesco a dimenticare quelle scene terrificanti dell'11 settembre 2001, il giorno del terrore. Più di 2800 vittime innocenti a New York. 190 vittime innocenti a Washington. Altre ancora a Pittsburgh. Così come non riesco a dimenticare tutti quei cimiteri militari disseminati dalla Sicilia alla Normandia dove sono sepolti migliaia e migliaia di giovani americani (*) che sono venuti a farsi ammazzare per liberarci dal nazismo e per regalarci la libertà, la democrazia. Per alcuni sono fatti del passato. Per me fatti da non dimenticare. Ho sempre ritenuto - oggi più che mai! - un dovere dei paesi civili e liberi intervenire in quei paesi dove i popoli sono ancora oppressi. Dove non sono riconosciuti e rispettati i più elementari diritti umani e civili. Dove esiste ancora la "lapidazione". Dove i bambini non possono giocare con gli aquiloni. Dove non sono riconosciute altre religioni. Dove non esiste la libertà di espressione (evviva i "girotondi"!). Dove esistono regimi totalitari. Dove esistono ancora i campi di sterminio. I "Gulag". Mi indigna vedere sventolare bandiere con il simbolo del sistema ideologico più bugiardo, ingannatore, devastante e criminale del XX Secolo e di tutta la storia. Con profondo dolore penso alle popolazioni del Vietnam, della Corea del Nord, del Laos, della Birmania, della Cina, Cuba ... dove ancora oggi non godono di nessuno dei cosiddetti diritti umani fondamentali. Penso a tutti i gruppi etnici e comunità religiose perseguitate e represse in questi "paesi" (non Paesi), dove qualsiasi forma di dissidenza intellettuale o politica è atrocemente repressa. Mi indigna sapere che molti di questi "paesi" ricevono aiuti finanziari dalla comunità internazionale. E per quanto riguarda le religioni, sono orgoglioso di vivere in un paese dove esistono chiese di tutte le fedi religiose. Dove esistono sinagoghe e moschèe. Mi indigna, però, sentire di crocifissi tolti dalle pareti delle nostre scuole. Non dimentico ciò che disse un autorevole musulmano a proposito dell'invasione musulmana in atto nei paesi occidentali: "Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo, grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo". Vedo nell'America l'unica potenza in grado di opporsi a questo pericolo. Pericolo non solo americano. L'America, che ieri ci ha difeso dal nazifascismo e dal comunismo, oggi combatte anche per noi contro il terrorismo. Ecco perchè mi indigna l'antiamericanismo. Ecco perchè nutro profonda stima per una giornalista fiorentina che vive da anni a New York. Grande il suo coraggio: "Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre" - Oriana Fallaci: La Rabbia e l'Orgoglio. Sono orgoglioso di appartenere ad un paese che ha definitivamente abbandonato ogni ambiguità verso l'alleato americano.
11 settembre 2001: negli uomini liberi qualcosa rimarrà per sempre. Ci sono fatti, cose, eventi che non si devono dimenticare.
Per questo ho pianto e piango insieme agli americani.

...e i miei ricordi mi portano all'estate 1997.
(*) Il mio pensiero va anche alle migliaia di giovani di tutti i paesi del Commonwealth che hanno trovato morte e sepoltura nel nostro paese. Anche loro, assieme agli americani, per regalarci la libertà.

Dura lettera aperta. Da una donna del popolo a Tempi. E da Tempi al popolo. Sull'islam. Tenetevi forte.
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"A proposito di PACE e bandiere arcobaleno"
(Forlì: 15 aprile 2003)

"Bisogna proclamare solennemente che non è tollerabile la persistenza in un qualunque angolo del mondo di uno Stato ispirato ad ideali distruttivi tirannici (...). Un regime, il quale opprima la libertà umana all'interno, è un germe di infezione per tutto il mondo. Perciò occorre armarsi e combattere e soffrire per abbattere il regime che, abbandonato a sé, rovinerebbe il mondo intero". - LUIGI EINAUDI 1945

20 marzo 2003: inizio della seconda guerra all'Iraq. Oggi 15 aprile la guerra può considerarsi conclusa. Almeno per quanto riguarda probabili altri scontri e bombardamenti cruenti. E' iniziata la fase forse più difficile ed incerta per il paese appena liberato dopo anni di ferocia dittatura sanguinaria: imparare a governarsi in modo libero, democratico e pacifico.

La mia posizione su questo conflitto è facilmente deducibile dalla citazione di Luigi Einaudi ricordata e, soprattutto, da quanto già espresso nelle mie impressioni sull'"11 settembre: un anno dopo" a proposito dei paesi dittatoriali ed oppressori.
Prima dell'inizio del conflitto, durante, e ancora oggi, assisto a rumorose manifestazioni per le strade e nelle piazze che spesso degenerano in atti di violenza e vandalismo in nome della "PACE" . Non ultima quella del 12 a Roma, pochi giorni fa, a conflitto ormai concluso. Bandiere arcobaleno associate a bandiere rosse con il simbolo dell'ideologia più criminale e sanguinaria del XX secolo (la falce e martello). Bandiere con insegne sindacali e di partiti di sinistra. Non è stato nemmeno rispettato il simbolo della Patria ed il Milite Ignoto. Una vergognosa strumentalizzazione che ha visto anche l'ignobile coinvolgimento di ingenui bambini delle scuole materne ed elementari. Disgustosa la strumentalizzazione che la sinistra ha fatto delle parole del Papa (uomo di pace, non pacifista!), il continuo rifarsi alla sua figura ed alle sue parole per avallare un pacifismo esclusivamente antiamericano e antigovernativo. VERGOGNA!

Ipocrisia e menzogna. Mai una manifestazione contro la Cina, la Corea del Nord, Cuba,... Mai una manifestazione a favore della Cecenia, del Tibet,... E' di questi giorni la notizia che il regime cubano di Fidel Castro ha condannato a morte, e ha immediatamente eseguito la condanna, tre giovani dirottatori di un traghetto, colpevoli di aver cercato libertà negli USA. Recentemente, ancora a Cuba, 75 dissidenti del regime sono stati condannati a 27 anni di prigione. Tutto questo mentre i "pacifisti" sventolano le loro bandiere rosse e i ritratti di Che Guevara nelle loro adunate di piazza antiamericane e, tanto che ci siamo, antigovenative. VERGOGNA!

Ipocrisia e menzogna. "Pacifisti", o più correttamente "PACIFINTI", che accusano gli Stati Uniti di condurre una guerra imperialista. La storia del XX secolo ci insegna che l'unica terra che gli Stati Uniti hanno chiesto in contropartita, dopo aver liberato paesi oppressi da feroci dittature, è stata quella necessaria per seppellirci tutti quei giovani che non sono riusciti a tornare a casa. Le numerose testimonianze sono disseminate dalla Sicilia alla Normandia. VERGOGNA!

La guerra è finita e uno dei peggiori regimi esistenti al mondo è finito, non è più una minaccia per il suo popolo e per l'umanità intera. Ancora una volta la libertà di un paese è dovuta passare per la guerra. Ingenui, in malafede e ipocriti i sostenitori che il regime del dittatore Saddam sarebbe caduto comunque con gli ispettori dell'ONU (Organizzazione Non Utile) o con ivito all'esilio del dittatore. Ancora una volta gli USA, o meglio le truppe anglo-americane, hanno portato democrazia e libertà ad un paese da troppi anni oppresso da un pazzo e sanguinario dittatore.

La scuola, i professori e la guerra. La scuola: l'ultima rocca del comunismo. Ciò che denuncio in queste righe non si riferisce a quanto riscontrato nella scuola dove insegno. E di questo mi compiaccio. Ma a quanto si è verificato in tante altre scuole d'Italia in questo periodo storico e che i giornali hanno denunciato (non tutti!!!) mediante articoli di giornalisiti o mediante la pubblicazione di lettere inviate dai lettori. Il mondo della scuola è una realtà dove la libertà è fortemente condizionata o limitata in modo preoccupante. Non sempre la componente studentesca è in grado di sostenere con competenza un contraddittorio politico con i propri insegnanti. La maggioranza è costretta a subire. Pensiamo ai bambini delle scuole materne, elementari, delle medie inferiori ed anche delle superiori. Spesso, purtroppo, gli studenti assimilano come verità ciò che viene detto dai loro insegnanti. Indegni insegnanti privi di ogni condotta deontologica che consapevoli di questa loro forza strumentalizzano ogni evento per propagandare le loro idee. La guerra in Iraq, le marce della "pace" e l'inevitabile interesse dei ragazzi di sapere cosa stesse succedendo, hanno scatenato ignobili insegnanti in un indottrinamento massiccio a senso unico. Ovviamente antiamericano e contro il nostro governo. Sempre con loro "verità" bugiarde ed ipocrite.
Questa realtà scolastica è molto grave. Del tutto simile ai libri di storia bugiardi finalizati all'indottrinamento falso e fazioso.
Naturalmente nella scuola ci sono anche insegnanti che fanno con onestà e dignità il loro lavoro. Impegnati nel far crescere criticamente i loro alunni. Purtroppo sono molto pochi. E nel caso della presenza di pochi disonesti in mezzo a numerosi onesti, questi ultimi vengono sopraffatti dai primi. La libertà di insegnamento secondo la sinistra. VERGOGNA!

A proposito del simbolo scelto per la "PACE": le bandiere arcobaleno. L'arcobaleno appare dopo un temporale ed è segnale di arrivo di bel tempo. Per godere di questo meraviglioso fenomeno luminoso naturale, e del successivo bel tempo, dobbiamo prima subire un temporale. Forse è una considerazione superficiale e sciocca. Ma è così! Ora mi spiego! Se la solita sinistra faziosa e con la propensione alla menzogna tipica dell'ideologia comunista, non avesse strumentalizzato vergognosamente, come ha fatto, la bandiera arcobaleno della pace per il conseguimento di altri scopi ben lontani dal vero sentimento della pace, solo oggi, passato il temporale della guerra, avrebbe senso esporre i colori dell'arcobaleno, per festeggiare la caduta di un regime e per augurare un futuro più sereno al popolo iracheno e a tutta l'umanità.

Ed ora qui, in questo mio spazio riservato, ma accessibile a tutti i navigatori della terra, "espongo" le bandiere che avrei voluto esporre al balcone di casa mia, ma che non ho fatto per non passare da provocatore. O forse mi è mancato il coraggio. Abbasso i codardi, come me!!! Viva gli USA!!! Viva il coraggio di Blair!!!
   
L'arcobaleno rosso antico (pacifismo e sinistra). di Ernesto Galli Della Loggia
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"I fatti che hanno cambiato il mio pensiero politico." - Perchè sono diventato berlusconiano.
(Forlì: 15 maggio 2003)

All'avvicinarsi del mio primo obbligo elettorale, dopo il 1964, non avevo ancora maturato alcuna idea o simpatia per un partito politico. Cresciuto in una regione a forte dominanza comunista e repubblicana, non sapevo per chi votassero i miei genitori e gran parte dei miei fratelli. Io, ultimo di cinque fratelli, non conoscevo le simpatie politiche di nessuno dei miei famigliari, tranne uno. Provengo quindi da una famiglia apolitica. Nessuna influenza ideologica impostami di riflesso. Nessun lavaggio di cervello. Nessuna simpatia politica ereditata. Ed è per tale ragione che al mio primo impegno elettorale non sapevo per chi votare. Qualche influenza da parte di un fratello. Roba da poco. A quel tempo, metà anni sessanta, in occasioni di imminenti elezioni, nella piazza principale della città si alternavano i comizi dei principali leaders politici. Io ero sempre presente ad ascoltare tutti. Nutro ancora piacevoli e divertenti ricordi. Gli inni, le bandiere, i fanatici di una o altra parte, i toni degli oratori. Tutti così convincenti. Chi attirò maggiormente le mie simpatie fu un politico che indossava spessi occhiali da vista: Ugo La Malfa, l'allora segretario del PRI. Ricordo che a differenza dei suoi avversari non criticò la politica di nessun partito avverso. Impostò tutto il suo discorso su questioni economiche. Denunciava lo spreco di denaro pubblico. Sosteneva che avevamo un tenore di vita che non potevamo permetterci. Non capivo nulla di ciò che diceva. Ma solo lui attirò la mia fiducia. Scoprii così di aver ereditato, forse, il gene repubblicano romagnolo. Grazie al cielo scoprii anche di essere immune da un pur minimo interesse per il comunismo. Però di tanta curiosità. Sono sempre stato avverso, oggi più che mai, a qualsiasi forma di fanatismo e nei sostenitori di tale ideologia vedovo solo una massa di fanatici. Fanatici anche chi sosteneva l'altra parte estrema.
Dal quel tempo ho votato sempre repubblicano. Convinto della validità della mia scelta ma sempre distaccato e disinteressato della politica, nel rispetto di quella che era la tradizione della mia famiglia. Ma con gli anni maturano conoscenze, desiderio di sapere e di capire che ti portano a vivere le vicissitudini del tuo paese con occhio più attento e critico.
Arriviamo così al primo evento che ha segnato l'inizio della mia sfiducia per le istituzioni del mio paese. In questo caso nella "Giustizia". Sfiducia che permane ancora oggi, e che è andata aggravandosi e consolidandosi in questo ultimo decennio [Malagiustizia].
1983: il "caso Enzo Tortora". Una storia di infame giustizia. Nonostante i vent'anni passati, ancora oggi sento rabbia e vergogna per quell'ignobile evento. Segnalo questo sito per non dimenticare: Enzo Tortora. Rimando anche ai siti segnalati nella mia Home Page nella parte dedicata al ricordo di Enzo Tortora.
Arriviamo poi al 1989: il "crollo del muro di Berlino". Il più vasto e devastante sistema criminale della storia crolla su se stesso. Non ci sono più segreti sui crimini commessi dal comunismo nel mondo. Sulla sua falsità ideologica. Con grande gioia vivo questo momento storico nella convinzione che segnerà anche la fine del Partito Comunista e dei suoi leaders nel mio paese. Grande illusione! Assisto a dei trasformismi imprevisti. Cambiamenti repentini di sigle. Politici ipocriti che si affrettano a cambiar nome al partito, a rinnegare ciò che nelle piazze andavano urlando in nome del comunismo fino a pochi giorni prima. Altri che continuano a riconoscersi in quell'ignobile simbolo, la falce e il martello. Tutti per mantenere un posto immeritato nel Parlamento. Ma quel che è più grave di fare una politica ed opposizione sempre fondata sulla faziosità e menzogna, secondo la tradizione comunista di sempre. VERGOGNA!
E si arriva al 1992: al "golpe giudiziario" dei giudici di Milano passato alla storia come "Mani pulite". Tangentopoli. Gli anni più bui della storia italiana del dopoguerra. Giudici e magistrati politicizzati delegittimano i partiti (DC, PSI, PRI, PSDI, PLI) che il popolo italiano aveva sempre legittimato a governare, per legittimare a governare un partito che il popolo italiano aveva sempre delegittimato, gli ex comunisti (o meglio, ancora e sempre comunisti!). Questa pagina nera della storia d'Italia, è stata funestata da numerosi suicidi di politici e amministratori disperati per essere stati inguistamente accusati ed incarcerati. Famiglie distrutte. Moltissimi degli accusati sono stati poi prosciolti dall'accusa per mancanze di prove. Ma ormai molti, dalla vergogna e incapacità di sostenere una infame ingiusizia, si erano tolti la vita. Dal 1992 al 1998 si sono verificati 45 suicidi guidiziari. VERGOGNA! Ed è con questa azione giudiziaria premeditata che si prepara il terreno ai comunisti per governare l'Italia. Possibilità mai ottenuta con il voto democratico del popolo italiano.
29-30 aprile 1993: "inizia la persecuzione a Bettino Craxi". La fine di questa altra scandalosa vicenda giudiziaria è a tutti nota. Bettino Craxi (1)*Bettino Craxi (2)
1993: Giulio Andreotti viene accusato dai giudici di Palermo di associazione mafiosa. Ricordate ciò che i giudici hanno cercato di farci credere? Il bacio di Andeotti a Reiina? Roba da pazzi! Tutto si è basato e fonda su testimonianze di delinquenti definiti "pentiti affidabili". Il 2 maggio 2003 il senatore a vita Giulio Andreotti è stato assolto in appello dall'accusa di associazione mafiosa. 10 anni sono trascorsi da questo assurdo processo che non doveva mai essere avviato. VERGOGNA!

Ho vissuto gli anni 1992 e 1993 nella totale certezza che l'Italia stava vivendo un ignobile golpe condotto da giudi (non-giudici) e magistrati (non-magistrati) politicizzati. Tutto questo anche se nel febbraio 1993 il Pool di Milano aveva la piena fiducia del novanta per cento degli italiani. La rabbia di vedere passare il governo del mio paese ai comunisti per una via non democratica. La rabbia di non vedere nessuna reazione politica a questa ingustizia. La totale sfiducia per i partiti e per i politici. Alcuni corrotti. La totalità codarda.

Ai potenziali lettori di questa mia esternazione lascio immaginare la mia gioia quando il TG1 della sera del 26 gennaio 1994 annuncia all'Italia la "discesa in campo" di un personaggio non della politica e a me praticamente sconosciuto: Silvio Berlusconi. L'inizio della sua dichiarazione mi colpisce. Mi entusiasma. Mi rende euforico di felicità: ..."Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare".... Unico imprenditore di rilevante importanza dell'economia italiana non implicato in alcuna indagine di Tangentopoli. A differenza dei suoi pari, che la storia ci insegna sempre essersi schierati secondo il vento politico del momento (esempio gli Agnelli e Pirelli nel fascismo, e poi con la DC nel dopoguerra, e poi sempre così), scende in campo nella totale consapevolezza dei rischi che dovrà affrontare nell'opporsi in maniera così chiara contro i poteri politici e giudiziari del momento. Essendo un non politico le sue dichiarazioni appaiono sempre chiare nei suoi contenuti. Senza ipocrisie. Pane al pane, vino al vino. Sin dall'inizio, e ancora oggi, chiama comunisti quelli nati e cresciuti politicamente sotto il segno della falce e martello. Un imprenditore che invade il campo di quei politici che non sanno in che cosa consiste lavorare. Che hanno sempre svolto incarichi di partito. A tale proposito mi sono più volte chiesto: "ma i Rutelli, i D'Alema, i Veltroni, i Fini e tanti altri, hanno mai svolto un lavoro nella loro vita? Intendo con lavoro un incarico ottenuto per meriti personali, per concorso, per aver presentato una domanda di assunzione, un curriculum, per aver svolto una attività in proprio o altro. Non so! Ma non credo!
Annuncio della discesa in campo il 26 gennaio 1994. In pochissimi mesi il partito fondato da Silvio Berlusconi, "Forza Italia", diventa il primo partito italiano. Vince le elezioni di quell'anno. Silvio Berlusconi diventa Capo del Governo. Che meraviglia. L'Italia ha capito. L'Italia si è svegliata. Quel dieci per cento di italiani del febbraio 1993 non convinto dell'azione giudiziaria dei giudici di Milano, esile percentuale a cui appartenevo, è diventato maggioranza. Questa vittoria imprevista ed inaspettata dalla controparte politica e giudiziaria segna l'inizio del calvario di Silvio Berlusconi. Persecuzioni giudiziarie alla sua persona e sue imprese a valanga. L'avviso di garanzia recapitato a orologeria a Napoli durante un summit internazionale. Il suo governo che viene spazzato via dal ribaltone organizzato addirittura dall'allora Presidente della Repubblica complice. Si forma una opposizione composta per lo più di sopravvissuti alla mannaia dei giudici di Mani Pulite. Formata da partiti e partitini legati assieme solo dall'odio verso Silvio Berlusconi. Odio trasmesso a parte dell'opinione pubblica, a gente indottrinata e legata ancora ad una ideologia del passato. Gente che esprime giudizi basati solo su pregiudizi e preconcetti (***).
Oggi siamo ancora in piena bufera politica e giudiziaria. Dopo quasi dieci anni di persecuzioni, Silvio Berlusconi non si è rassegnato alla sua lotta. Ancora Capo del Governo, di un governo più compatto e maggioritario rispetto a quello del 1994, è reduce da dichiarazioni che hanno sconvolto il mondo politico, giudiziario e di parte dell'opinione pubblica. Il 5 maggio la sua coraggiosa, chiara e limpida dichiarazione spontanea per il caso Sme. L'11 maggio in un incontro a Udine con tutti gli amministratori del suo partito ribadisce che "l'Italia non verrà mai amministrata da comunisti del passato e di oggi".

In bocca al lupo Presidente Berlusconi. Poteva godersi nella totale serenità i suoi successi imprenditoriali. La sua ricchezza. Poteva di tanto in tanto stringere l'occhio a una e poi all'altra parte politica, come hanno sempre fatto i suoi pari potenti dell'economia italiana. L'avrebbero nominata Senatore a vita, anche con il sonstegno di chi Lei continua a chiamare comunisti (Grazie per queste esternazioni. E' musica per le mie orecchie!). Invece! E' sceso in campo. Anzi ha invaso il campo di chi si sentiva già intoccabile ed illegalmente vincente. Credo in Lei quando afferma di avere a cuore le sorti del suo Paese. Lei è sostenuto da un coraggio che noi italiani non siamo stati abituati a riconoscere in un politico. Ma Lei non è un politico. Ecco perchè continuo a stare con Lei. Ecco perchè le sarò sempre riconoscente. Oggi più che mai dopo aver riscontrato anche le sue capacità di governare. Lei fa già parte della storia del nostro Paese.
P.S.: ma una nuova preoccupazione mi assilla. La mancanza di una opposizione seria. Costruttiva. Con idee innovative. Alternative. Una opposizione che lavora per il bene del Paese. Invece siamo spettatori di un insieme di partiti e partitini, di "sindacati" che mobilitano masse di lavoratori solo per scopi politi (vergognosa è stata la mobilitazione per l'articolo 18. Altra presa in giro per migliaia di lavoratori!), di personaggi così poco credibili che non hanno nessun progetto politico comune se non l'ODIO per la persona di Silvio Berlusconi. E si sa che il male sta in chi odia. Il male sta più nella persona che odia, che nella persona odiata. E un paese non può essere governato da chi possiede come unica ideologia e arma l'ODIO verso l'avversario politico accompagnato da falsità e faziosità.
A conclusione di questa mia esternazione, voglio ricordare ciò che diceva Giolitti cento anni fa: "I socialisti non sanno governare e non fanno governare". Come oggi. I socialisti di allora comprendevano anche i politici che nel 1921 sono usciti dal Partito socialista per fondare il Partito comunista italiano. Giolitti, almeno, non ha avuto a che fare con i comunisti. Chissà che cosa avrebbe detto di loro!

(***)da "Maledetti americani" di Massimo Teodori.
"ll filosofo danese Kierkegaard sosteneva l'impossibilità di operare giudizi realmente imparziali. Ognuno legge le cose, necessariamente, a partire dal proprio "punto di vista". Ma l'abitudine di leggere gli avvenimenti in chiave ideologica si pone oltre la soggettività del punto di vista, in modo tale da gonfiare l'elemento della parzialità parziale fino a trasformarlo in visione totalizzante. In tal modo i giudizi diventano pregiudizi, e gli intenti propagandistici prevalgono sull'intenzione legittima di chiarire i problemi di volta in volta emergenti. Capita così che, spesse volte, la condanna della realtà preceda la sua analisi. E che indici puntati precedano e sostituiscano occhi ben aperti.

Forlì: 20 febbraio 2004. Dalla data del mio scritto di cui sopra ad oggi sono successi tanti altri fatti a conferma delle mie ormai certezze. Il Premier ha continuato ad esternare suoi pensieri e convizioni sui comunisti, sui magistrati e tanto altro come mai siamo stati abituati a sentire dai politici. Ma Lui non è un politico. E' di ieri una sua dichiarazione che mi ha totalmente sconcertato, ovviamente in senso positivo: "I politici professionisti non hanno mai lavorato... Queste sono persone che non hanno mai messo piede nel mondo del lavoro... ossia non hanno fatto altro che chiacchierare. E magari chiacchierando chiacchierando, si sono fatta la casa al mare, la casa in città, la casa ai monti, la barca... con i soldi dei cittadini".
Egli ha espresso sensazioni che sono in totale sintonia non solo con le mie (vedi sopra un passaggio del mio pensiero) ma con quelle di milioni e milioni d'italiani, la maggioranza degli italiani che ha votato Berlusconi, nel 1994 e nel 2001, proprio perchè attuasse quei cambiamenti radicali del pessimo costume politico ai cui siamo stati abituati.
Prefazione da "L'Italia che ho in mente" di Paolo Guzzanti (ciò che penso anch'io!)
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"Sul comunismo. Su Fidel Castro"
(Forlì: 25 maggio 2003)

A proposito del comunismo e che cosa è stato il comunismo nel novecento sono solito dire che fra tante mie incertezze di una cosa sono certo: "E' stato il più vasto e devastante sistema criminale della storia. Un'ideologia assassina. Falsa. Non ricordare significa essere costretti a rivivere quell'orrore".

Da "Il Giornale" del Lunedì 5 maggio 2003.
"...Fidel Cstro non appartiene, nella immaginazione e nella considerazione universale, allo stesso mondo di Stalin, di Ceausescu, di Milosevic, la cui ideologia comunista ha condotto a comportamenti estranei, non alla civiltà soltanto, ma al rispetto delle persone e dei diritti umani. Essi sono diventati i simboli del male assoluto, di una ideologia che ha espresso gli stessi orrori del nazismo chiamandosi comunismo, anche se il comunismo ha sempre avuto e tuttora ha, maggiori giustificazioni e tolleranze. Così che, mentre nessuno si può serenamente dichiarare nazista, e non vi sono nei Parlamenti partiti o movimenti nazisti e fascisti, legittimamente riconosciuti, in tutti i Paesi del mondo ci sono movimenti e partiti comunisti rispettati e guardati come se fosse normale, e ragione di orgoglio, essere dalla parte di una ideologia che ha causato milioni di morti. Anzi i comunisti, si sentono culturalmente superiori e, ovviamente, titolari di una verità assoluta. I comportamenti di Pol Pot, epici nella loro violenza senza senso, di Mao Tze Tung, di Stalin, sono esempi negativi, non sufficienti a togliere la credibilità al comunismo e alla sua applicazione impossibile nella vita civile. Così ci possono essere, e ci sono, comunisti romantici, ma nessuno ipotizza o legittima un nazista romantico, neanche per errore: eppure il patto fra Stalin e Hitler, per la spartizione della Polonia, segnalava non soltanto un'attitudine al potere e del potere identica, ma metodi, rispeto ai dissidenti, che hanno avuto la loro manifestazione più plastica nelle stanze di tortura di Pol Pot. Sono esttamente i medesimi i campi di concentramento, i gulag, lager comunisti, e, rispetto alle persone, al di là degli ideali comunque traditi, il medoto, il metodo violento, è esattamente lo stesso.
Eppure uno può essere comunista senza vergogna, uno può dichiarare la propria fede comunista come se fosse la fede in un valore dell'umanità, frainteso ma integro nel suo assunto primario. ...........Nunerosi intellettuali, non i dissidenti cubani in Europa o negli Stati Uniti, hanno guardato all'impresa di Fidel Castro come a un'impresa eroica, come il comunismo finalmente realizzato. Così un grande scrittore,..... e premio Nobel, José Saramago, è stato fino a ieri, un ammiratore di Fidel Castro, visto come un re buono, quasi avesse realizzato una utopia. Eppure i metodi di Castro, a tutti conosciuti, sono i medesimi di Milosevic, di Stalin, di Ceausescu, e prevedono la sistematica eliminazione degli oppositori. Non ladri o criminali comuni, e quindi oppositori della legge, ma oppositori delle ideee, arrestati, condannati e uccisi, per reati d'opinione, anzi per ever difeso le loro legittime convinzioni, negate e ignorate dagli intellettuali dei Paesi liberi, amici di Fidel Castro. Insomma nelle carceri di Cuba ci sono i dissidenti politici, così come in tutti i Paesi totalitari. Ebbene Saramago, presa coscienza di quello che è avvenuto a Cuba, e dopo che sono stati fucilati tre oppositori del regime, in seguito ad un sommario processo, ha finalmente deciso di scivere: "Io arrivo fin qui, d'ora in avanti Cuba andrà per la sua strada, io mi fermo qui, dissentire è un diritto che si trova e si troverà sempre scritto con inchiostro indelebile in tutte le dichiarazioni dei diritti umani, passate, presenti e future". Non si può non essere comunisti a Cuba, non si può manifestare, se non nella propria interiorità, il dissenso, e quindi quando il dissenso è soltanto un dissenso dell'anima, ma non può essere esternato, non c'è democrazia.
..........L'episodio cui Saramago si riferisce, la fucilazione avvenuta il 10 aprile di tre ragazzi, Jorge Luis Martinez, Lorenzo Enrique Cabello Castillio e Barbaro Leodan Cevilla Garcia, colpevoli di aver tentato, senza riuscirci, insieme ad altri cinque uomini e tre donne, di sequestrare e dirottare il traghetto Baraguà per fuggire in Florida, ha sollevato un'ondata di raccapriccio non solo nel mondo ma nella stessa Cuba.
....E ora ecco, un comunista deluso come Saramago, comunista in nome di un'utopia che mai è stata realizzata, ci dà la conferma che Fidel Castro ha assunto con l'intolleranza e con la violenza, lo stesso atteggiamento di Saddam Hussein rispetto ai dissidenti nel suo popolo. Perchè dovremmo, allora, guardare con maggiore indulgenza a Fidel Castro?

Vittorio Sgarbi

Ho riportato questo articolo perchè riflette il mio pensiero. Tanta è la rabbia quando sento persone che descrivono Cuba come oasi di pace e di bellezze (naturali sì), e che vanno ad arricchire le casse del dittatore con i loro viaggi di piacere. Egoismi. Indifferenza. Menefreghismo. Ignoranza.
Ho volutamente riportato alla fine dell'articolo la firma dell'autore perchè troppe sono le persone che rifiutano di leggere, anche sommariamente, ciò che personaggi a loro non desiderati pensano a proposito di determinati fatti. I soliti pregiudizi e preconcetti. E Sgarbi non fa parte dei personaggi più amati.
Tanto vorrei scrivere per esprimere il mio disappunto anche su un altro atroce regime comunista, la Corea del Nord. Il solo pensiero che in questo paese esistono a tutt'oggi gulag, campi di sterminio, dove vengono repressi gli oppositori politici o presunti tali, mi riempie l'anima di rabbia e di vergogna. Ancora una volta fingiamo di non sapere. Ancora una volta la storia non ha insegnato nulla.
* Speciale Cuba-Paradise
* The real Cuba
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  OPINIONI di Bruno Raineri

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