Dalle
ricerche storiche eseguite con passione e con competenza dal
compianto padre Giacinto Pagnani è stato desunto il testo seguente.
L'origine del Palio risale all'antica divisione
del territorio in cinque contrade: Bisio, Brunforte, Castelvecchio
e Poggio. Nei primi decenni del 1200, dette contrade, concorsero
a fondare, su una collina che allora era solo una selva, una
comunanza, cioè una spontanea aggregazione che poi diventerà
comune, in opposizione ai Signori di Brunforte ed altri Signori
del luogo. Il 1° giugno 1265 il cardinale Paltrinieri, legato
di Urbano IV, riconoscerà ufficialmente il comune di Sarnano,
sciogliendolo da ogni vincolo di sudditanza verso Rinaldo di
Brunforte e verso gli altri Signori dei dintorni, compresi quelli
di Castelvecchio.
Soltanto
Brunforte, Castelvecchio e Poggio parteciparono
fin dall'inizio alla fondazione del comune. Esse cinsero le
case con unmuro nel quale aprirono tre porte rivolte verso le
rispettive contrade di provenienza. In una successiva cinta
di mura sembra che anche Bisio abbia avuto una porta
nel lato che guarda verso la contrada. Piobbico, entrata
per ultima, restò priva di porta, tuttavia vanterà in seguito,
sulla sommità del paese, la chiesa di Santa Maria. E' difficile
determinare con precisione i confini delle contrade, ma si può
tentare una ricostruzione generica, soprattutto per le prime
tre. Brunforte abbracciava San Cassiano, Terro,
Campanotico, le colline di Palura con le montagne retrostanti
e una gran arte di paese con la rispettiva Porta Brunforte.
Castelvecchio comprendeva Cardagnano, una parte del territorio
di Schito, le frazioni sorte ai piedi o intorno all'antico castello
(Taliani, Grassetti, Pianelle, Mazzanti ecc.), poi proseguiva
fino al fiume Tennacola, oltre il quale si estendeva la parte
di paese a cui si accedeva per la Porta di Castelvecchio. Poggio
iniziava a Poggio San Costanzo, oltrepassava il Tennacola, comprendeva
il versante di Schito prospiciente Sarnano, abbracciava l'ampio
e popoloso pendio di Vecciola e il lato di paese che guarda
la chiesa di Sant'Agostino (già San Michele del Poggio), dove
si apriva la Porta detta di Poggio. Bisio, al
tempo della sua aggregazione al comune (1270-'80) ed anche in
seguito, comprendeva almeno una parte di Garulla, le frazioni
di Nocelletta e Coste, e parte di Giampereto. Piobbico
includeva di certo lo Stinco, Col di Pastine, Rinci, Brilli
e come è stato già detto la chiesa di Santa Maria posta in cima
al paese.Secondo gli statuti comunali del 1508, risalenti ad
altri più antichi, sulla divisione in cinque contrade si basava
anche l'ordinamento del comune. Il Palio, nato come espressione
del naturale antagonismo tra le contrade, era una competizione
che si svolgeva tutti gli anni nella ricorrenza della festa
dell'Assunta. In questa occasione si teneva anche una fiera
che durava sette giorni e nei periodi di maggiore prosperità
si svolgeva in un campo recintato nel piano delle Grazie. L'afflusso
di gente e lo spirito agonistico erano tali che negli statuti
del 1508 si parla addirittura di guerra tra le contrade.
Il 25 luglio dell'anno 1535, nell'imminenza della festa dell'Assunta,
si riunì il consiglio generale del comune e al primo posto,
tra le proposte da discutere, c'era:"Se piace celebrare
la festa dell'Assunta...."(Bastardello 8,318). La proposta
venne accolta con la seguente deliberazione:"Si celebri
la festa con gli onori e le cerimonie solite" (Ivi,319).
Per il mantenimento dell'ordine si mobilitava un piccolo esercito
locale chiamato l'Armata, composto di un numero uguale
di uomini per contrada (nel 1535 furono 26). Ogni gruppo era
comandato da un proprio capitano (conestabile) e tutti sottostavano
agli ordini del Capitano della fiera che , per tutta
la durata della manifestazione, prendeva il posto del podestà
per quanto concerneva l'ordine pubblico. Nell'anno 1473 si effettuarono
tre gare: Il Palio propriamente detto, che forse
consisteva in alcune corse a cavallo; il gioco dell'anello
che si basava sull'abilità del concorrente nell'infilare, da
un cavallo in piena corsa, una lancia, in una serie di anelli
di varia grandezza appesi ad un sostegno; il tiro con
la balestra, caduto in disuso nel secolo successivo
per le invenzioni delle armi da fuoco. Le corse a cavallo si
svolgevano lungo la strada che unisce la chiesa di San Rocco
al paese; le altre gare avevano luogo sotto la strada, dove
il terreno era abbastanza pianeggiante e dove molto probabilmente
era l'arena del comune come si accenna in una delibera consiliare
del 1418 (Cause civili I,26 v.). Il comune offriva ai vincitori
un premio che veniva deliberato e annotato sui registri, uniche
fonti che, con abbondanza di dati ci fanno conoscere il Palio.
Nel mese di giugno del 1965, in occasione del VII centenario
del solenne riconoscimento del comune di Sarnano, è stato ripristinato
il gioco del Palio al quale è stato dato il nome di Palio
del Serafino. La denominazione di Serafino è stata ispirata
dalla nota leggenda sorta attorno allo stemma del comune di
Sarnano che, come si sa, è rappresentato da un serafino con
sei ali. Narra la leggenda che poco dopo la fondazione di Sarnano,
poiché i Signori dei castelli circostanti non si mettevano d'accordo
sullo stemma da dare al nascente comune, san Francesco d'Assisi
avrebbe disegnato appunto un Serafino con sei ali. In effetti
le contrade dovettero all'inizio, disputare sullo stemma da
conferire al comune che avevano concordamente deciso di fondare.
L'iniziativa pare che partisse dalla contrada di Brunforte e
più precisamente dalla scomparsa Parroccia di Sant'Angelo, posta
tra San Liberato e Terro. La notizia è del 1500 e si trova in
un manoscritto (Il Rubricellone) dell'archivio del comune di
Sarnano che parla dell'aiuto morale e spirituale dato da San
Francesco d'Assisi alla nascente comunità sarnanese. I tempi,
però, sono cambiati e si sono rese necessarie alcune modifiche.
Le contrade di Bisio e di Piobbico che hanno subito più delle
altre lo spopolamento, sono state fuse in una sola con
il nome di Abbadia. Nei primi anni del suo ripristino, il Palio
del Serafino, consisteva nel gioco dell'anello e vi partecipavano
cavalieri forestieri. In seguito è stato riorganizzato il Palio
e sono stati escogitati nuovi giochi tali da permettere la partecipazione
effettiva delle contrade. Ora si può assistere alla prova di
forza e di abilità del tiro alla fune che ricorda la
fatica sopportata, un tempo, dagli uomini nel trascinare grossi
pesi. Ecco la corsa con la brocca che ci riporta al tempo
in cui le donne andavano a cogliere l'acqua alla fontana
pubblica. La salita al palo ci fa rivivere l'abilità
nell'arrampicarsi sugli alberi. Il taglio del tronco
ci mostra l'antico e duro mestiere del boscaiolo.