Bruno Brillante
scrittore
ACCADE
(dall'antologia "Spigolature" del Premio Letterario "La Luna e
il Drago" VI edizione)
Accade a volte di
provare il desiderio / attrazione di percorrere una strada anziché
un altra, seppure più breve o agevole, o viceversa, di rifuggire
decisamente da alcuni luoghi o strade e di provar pena e ansia e
malessere e inquietudine quando, non potendo scegliere, si è
costretti ad attraversarli.
Accade anche di
sentire attrazione simpatica per persone sconosciute così come
avversione profonda e antipatia per altre. Non mi riferisco solo ad
incontri fortuiti ma anche e soprattutto a persone che incontriamo
spesso, a volte quotidianamente, sulla nostra strada.
E accade anche
che un venticello leggero porti odori che oltre l'olfatto
coinvolgono altri sensi. Forse è la memoria di qualcosa che fu nel
nostro primo tempo o in quello del mondo.
In quegli anni, a
cavallo tra i cinquanta e i sessanta del '900, la casa era come una
tiepida tana dalla quale uscire all'imbrunire.
Il momento magico
era quando, specie tra una stagione e l'altra, le giornate si
allungavano o diventavano più corte, talvolta capitava che, al
normale ritardo dovuto all'accensione delle luci pubbliche, si
aggiungesse un ulteriore ritardo attribuibile, forse, a distrazione
o dimenticanza degli addetti a quel servizio.
In quei giorni
cercavo di raggiungere, prima del crepuscolo, posti “speciali”,
lontani da strade con negozi e automobili, preferendo le parti alte
dei quartieri cresciuti sulle colline della Città.
Quando il sole
tramontava cominciavo una discesa incantata tra ombre sempre più
fitte e piccole luci, che, come ad illuminare un presepio,
punteggiavano il cammino. Ed erano voci di mamme che chiamavano i
figli per la cena, e voci di bimbi acute, festose.
In certe sere mi
riusciva penoso tornare a casa, forse perché c'era troppa energia
nell'aria. Una curiosità inesauribile e la continua ricerca di
emozioni mi portavano lontano a scoprire nuovi luoghi. Ed era un
profumo di zagare o l’odore di una frittata di cipolle a guidarmi
nelle sere di primavera. Forse era una inconsapevole corsa contro il
tempo che, veloce ed implacabile, correva e cancellava le tracce
del mondo antico che, poche oramai, restavano tra gli uomini e le
cose.
Uscivo per
conoscere nuove strade, piazze e luoghi insoliti, e ancora mi
capitava di raggiungere confini, linee di demarcazione, “finisterrae”,
campagne oramai abbandonate, stradine che si perdevano nel buio e
nel nulla: terre di nessuno, spazi vuoti pronti a riempirsi delle
fantasie di un giovane esploratore urbano.
Sempre più
difficile, adesso riuscire a trovare luoghi inabitati e non
illuminati. Oggi luci, rumori e telecamere impediscono alle voci
della Natura e del Cosmo di farsi sentire.
Una volta,
durante uno dei miei magici percorsi, mi ritrovai felicemente
smarrito, cullato da un vento leggero che saliva dal mare e dalle
note di una antica melodia che saliva dai balconi e dalle finestre
aperte al sole della prossima primavera.
Un coro di voci
di donne diretto da un maestro invisibile. Di fondo, come
un'orchestra che girasse per i vicoli storti, arrampicandosi per le
scalinate tagliate nel tufo, tra rami fioriti e ciuffi d'erba e
capperi, cresciuti tra il giallo dei muri.
Forse una radio,
mille radio sintonizzate sulla stessa frequenza, una magia capace di
trasformare per un attimo infinito un pezzo di città, altrimenti
ordinario, in un Luogo incantato dove la forza delle note compie il
miracolo.
Bruno Brillante,
settembre 2014