PKS2155-304: un Blazar periodico

http://iopscience.iop.org/2041-8205/793/1/L1/

( a cura di Mauro Maestripieri )

Un gruppo di ricerca astrofisica italiano, guidato da Angela Sandrinelli dell’INAF, Osservatorio Astronomico di Brera, ha scoperto PKS2155-304, un blazar ad emissione periodica, sia nelle bande ottiche che in quelle dei raggi X duri, utilizzando sia il telescopio INAF REM, sito presso l’osservatorio ESO di La Silla (Cile), che il satellite NASA Fermi, specifico per le osservazioni ad alta energia

Gli oggetti “BL Lacertae” appartengono ad una sottoclasse dei blazar e sono caratterizzati da una variabilità che è per loro la norma, i blazar fanno parte di una categoria di sorgenti astrofisiche note come nuclei galattici attivi (AGN).

Il gruppo ha determinato l’esistenza di una periodicità di circa 315 giorni nella sua emissione, la Sandrinelli, primo autore del lavoro afferma: «gli astrofisici ritengono che i blazar siano caratterizzati da potenti getti emessi dalle zone nucleari di queste galassie, dove risiede un buco nero di centinaia di milioni di masse solari, e che sono diretti casualmente in direzione della Terra». «Variazioni nelle proprietà fisiche del getto generano rapide variazioni nelle caratteristiche della loro emissione luminosa», prosegue Aldo Treves, dell’Università Insubria, e «questo ci permette di stimare importanti parametri fisici per questi imponenti fenomeni cosmici».

Il telescopio REM, totalmente robotizzato, sviluppato da scienziati INAF ha come scopo primario di osservare lampi di luce gamma (GRB), ma quando non è impegnato dai GRB, osserva periodicamente ormai da 10 anni queste potenti sorgenti di radiazione.

Dice Stefano Covino dell’INAF, Osservatorio Astronomico di Brera, «è stata un’autentica sorpresa e motivo d’orgoglio per la comunità astrofisica italiana, vedere come un piccolo anche se tecnologicamente avanzato telescopio come REM sia in grado, con la sua grande efficienza osservativa, di fornire dati preziosi in vari settori della moderna ricerca astrofisica in collaborazione anche con strumenti spaziali come il satellite per alte energie Fermi».

settembre 2014

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P13, un affamato BH

http://www.nature.com/nature/journal/v514/n7521/full/nature13730.html

( a cura di Mauro Maestripieri )

P13, un buco nero situato a 12 milioni di anni luce dalla Terra, ai confini della galassia NGC 7793 nella costellazione australe dello Scultore, pare essere più affamato di altri, assorbe il gas di una stella vicina 10 volte più velocemente di quanto teorizzato, sta divorando il gas che diventa sempre più caldo e brillante.

Roberto Soria, dell’International Centre for Radio Astronomy Research (ICRAR), afferma: «Si è sempre pensato che la velocità massima alla quale un buco nero possa inghiottire gas e produrre luminosità fosse strettamente legata alla sua dimensione, quindi era logico supporre che P13 fosse più grande rispetto ad altri buchi neri».

Gli scienziati del team hanno scoperto, invece, che P13 è un po’ più piccolo di quanto previsto ma almeno 1 milione di volte più luminoso del Sole.

Da questi dati ne consegue che: «non c’è davvero un limite o uno standard come pensavamo: i buchi neri possono effettivamente consumare più gas e produrre più luce nonostante le dimensioni a volte ridotte», prosegue Soria.

P13 sta divorando una supergigante che ha una massa pari a 20 masse solari ed i ricercatori hanno notato che un lato della stella era più brillante dell’altro perché illuminato dai raggi X provenienti dal vicino buco nero.

Il buco nero e la stella ruotano l’uno attorno all’altra in 64 giorni, il team ha creato il modello di velocità dei 2 oggetti e lo studio della forma dell’orbita, «da qui in poi abbiamo capito che P13 ha una massa non superiore alle 15 masse solari», ha spiegato Soria, sottolineando che questi mostri sono in grado di divorare stelle giganti in meno di 1 milione di anni !

Ottobre 2014