La “data di morte” di Kepler-56b & 56c

“American Astronomical Society″

( a cura di Mauro Maestripieri )

Si conoscono 3 pianeti in orbita attorno alla stella Kepler-56. Si conoscono 3, identificati dalle lettere ‘b’, ‘c’ e ‘d’, i primi 2, i più interni, a causa della strana inclinazione delle loro orbite, si trovano pericolosamente vicini alla stella, tanto che 1 anno dura solo 10.5 giorni terrestri su Kepler-56b e circa 21.4 su Kepler-56c e sono talmente vicini da avere le ore contate.

Il team di Gongjie Li, ricercatrice presso lo Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, li ha contati veramente, tramite calcoli ed osservazioni e calcoli, sono riusciti a stabilire che a Kepler-56b restano “solo” 130 milioni di anni di vita, ed al più fortunato Kepler-56c poco di più di 155 milioni.

Alla fine, trascorso tale periodo di tempo, resterà solamente il lontano Kepler-56d, che possiede un periodo di rivoluzione orbitale oltre 3 volte quello terrestre. «Per quanto ne sappiamo», afferma Gongjie Li, «è la prima volta che si riesce a prevedere la “data di morte” per 2 esopianeti di uno stesso sistema planetario».

La causa di questo annientamento è proprio la stella, che, come accadrà tra alcuni miliardi di anni al nostro Sole, essendo nella fase di gigante rossa, si sta espandendo sempre più e già ora è 4 volte la nostra stella, provocando intense maree gravitazionali, sottoponendo i 2 sfortunati pianeti a temperature infernali, con conseguente evaporazione dell’atmosfera ed a mutamento della loro forma da sfere ad ovoidi, a causa della forza gravitazionale della stella.

La domanda ora è capiterà anche a noi? Per fortuna non è detto ed abbiamo ancora un po’ di tempo, infatti mentre Mercurio e Venere certamente non avranno scampo, la Terra potrebbe essere solo lambita dall’Armageddon tra circa 5 miliardi di anni. American Astronomical Society

giugno 2014

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I getti che prosciugano le galassie

“Jet acceleration of the fast molecular outflows in the Seyfert galaxy IC 5063″

( a cura di Mauro Maestripieri )

I buchi neri supermassicci sono i principali responsabili dei mutamenti che si sviluppano al centro delle galassie, producono enormi getti di idrogeno molecolare con espulsione di materiale in quantità notevolissime.

Sappiamo che il gas freddo delle nubi molecolari è fondamentale per la formazione stellare e questo fattore incide direttamente sull’evoluzione galattica ed i getti sono un fattore assai importante.

Un team internazionale di scienziati del Dipartimento di astronomia dell’Università di Sheffield, dell’Istituto olandese di Radioastronomia e del Centro di Astrofisica di Harvard, ha scoperto che i getti di idrogeno molecolare con velocità fino a 600 km/s, vengono accelerati da flussi energetici di elettroni che si muovono a una velocità prossima a quella della luce.

Il motore di questi getti è proprio il buco nero supermassiccio posto al centro di molte galassie, come IC5063 ( Indus ), una galassia di tipo Seyfert, uno dei due più grandi gruppi di AGN insieme ai quasar, fotografata e studiata tramite Hubble ed il Very Large Telescope (VLB) in Cile.

La survey del team ha evidenziato che i getti molecolari, accelerano nel momento che incontrano zone dense di gas nella galassia in oggetto, da cui deriva un’enorme espulsione di materiale che, nel corso di alcune migliaia di anni, provocherà la morte o al meglio un importante ridimensionamento della galassia, in un tempo cosmologicamente brevissimo.

Clive Tadhunter, membro del team afferma: “L’idrogeno molecolare è fragile, nel senso che viene distrutto a basse energie, è straordinario che il gas molecolare possa sopravvivere ed essere accelerato dai getti di elettroni che si muovono a velocità prossime a quella della luce”.

I dati ricavati da questo importante studio ci forniscono un aiuto per capire e prevedere l’eventuale destino della nostra galassia, quando fra 5 miliardi di anni si scontrerà e fonderà con la nostra vicina Andromeda (M31).

Si ritiene che il gas si concentrerà al centro alimentando il buco nero supermassiccio e ciò porterà alla formazione di getti con conseguente espulsione dalla galassia del gas rimasto, come accade per IC5063.

luglio 2014