Hubble si spinge oltre il suo limite

( a cura di Mauro Maestripieri )

Il telescopio spaziale Hubble si spinge fino ai limiti dell'universo più distante mai raggiunto, scopre la piccola e brillante galassia GN-z11, la più distante mai osservata, si trova a 13,4 miliardi di anni luce da noi, quindi temporalmente a soli 400 milioni di anni dopo il Big Bang, nella costellazione delll'Orsa Maggiore.

Hubble quindi fa ancora un passo ulteriore nel passato del nostro Universo, la survey è stata effettuata dal team composto da Pascal Oesch con la Yale University, University od California e Space Telescope Science Institute.

Il famoso telescopio è riuscito così ad arrivare vicino alle prime galassie mai formatesi nel cosmo, luogo e tempo cosmologico che si riteneva dovesse essere il regno della futura esplorazione del futuro James Webb Telescope dal 2018 in poi.

La distanza di questa piccola galassia dei primordi è stata fatta spettroscopicamente, misurando il redshift delle righe spettrali evidenziate. Il record precedente era di redshift 8.68, pari a 13.2 miliardi di anni luce nel passato, ora il limite si è spostato oltre, il nuovo redshift misurato è 11.1, più distante di circa 200 milioni di anni.

Hubble nell’ottico e Spitzer all’infrarosso, lavorando in coppia, hanno consentito inoltre di stimare la massa di GN-z11, pari a circa l'1% della massa della nostra Via Lattea ed una dimensione 25 volte minore, ma come usuale per le galassie primordiali, cresce velocemente, è una piccola starbust, forma stelle ad un tasso di 20 masse solari all'anno, mentre la nostra stagionata galassia genera non oltre di 1 massa solare all’anno.

Piccola, quindi, ma brillante e in grado di mostrare nuovi indizi sull'universo iniziale, un’ottima anteprima di quel che potrà mostrare il J.Webb Telescope.


3 marzo 2016

http://hubblesite.org/newscenter/archive/releases/2016/07/full/

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Segni di supernovae vicine sulla Luna

( a cura di Mauro Maestripieri )

Le tracce lasciate da esplosioni di supernovae cosmicamente vicine nei fondali marini del nostro pianeta, vengono confermate dal ritrovamento di alcuni eccessi di ferro-60, isotopo del ferro che proviene da raggi cosmici o proprio da supernovae.

E’ evidente però che oltre che “vicina” la supernova in questione dovrebbe essere esplosa in tempi cosmologicamente “recenti" ed aver lasciato i suoi segni anche su corpi a noi vicini, come per esempio la Luna.

Analisi dei dati ottenuti dai campioni lunari riportati sulla Terra dalle missioni Apollo, misurando livelli di isotopi del ferro, in particolare ferro-60, hanno evidenziato eccessi molto simili a quelli riscontrati nei fondali oceanici terrestri.

Un recente articolo pubblicato su Physical Review Letters, A confermare ancor di più la provenienza di questa tipologia di isotopi, sono pure stati riscontrati elevati livelli di manganese-56, che vengono generati nel momento in cui i raggi cosmici colpiscono gli atomi di ferro.

Quest’ultimo ritrovamento isotopico è molto importante poichè il ferro-60, come si è già detto, può essere prodotto anche da raggi cosmici, ma mettendo a confronto gli isotopi di ferro e quelli di manganese, risulta chiaro che i raggi cosmici non sono in grado di giustificare l'elevatissimo livello di ferro-60.

L’origine deve essere stata una supernova e l’evento si sarebbe verificato circa 2 milioni di anni fa, ad una distanza di soli 300 anni luce da noi. un’esplosione stellare quindi molto vicina, la scoperta è stata pubblicata di recente su Physical Review Letters.



21/04/2016

https://briankoberlein.com/2016/04/20/dust-upon-moon/

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