Sommario.
Trieste, libero comune dal 1295, si pose nel 1382 sotto la protezione
degli Asburgo, ai quali appartenne, salvo il periodo napoleonico, fino
al 1918, quando passò all’Italia. Occupata dalla Jugoslavia in
seguito agli accadimenti della seconda guerra mondiale, nel 1947
Trieste con il suo territorio fu provvisoriamente sistemata in due zone
di influenza (A e B) che costituirono il Territorio Libero di Trieste.
Nel 1954 la città con la zona A tornò all’Italia mentre
la zona B restò alla Jugoslavia.
Territorio Libero di Trieste, 1947-1954
Dal 1947 all'ottobre del
1954, la bandiera della città
di Trieste fu usata anche per il
Territorio
Libero di competenza italiana. Quella che comunemente è
considerata un'alabarda è in
realtà una "corsesca", arma diffusa dai còrsi.
All'origine
rappresentava forse una croce o un giglio e fin dai primordi (secolo
XIV) fu simbolo comunale. La bandiera rossa con la corsesca bianca,
ancor'oggi
bandiera civica triestina, è invece di introduzione recente
(periodo
tra le guerre mondiali).
Sommario. Libero
comune nel medioevo, Fiume, a parte una breve parentesi veneziana
(1508-9) e un’altra napoleonica (1809-13), appartenne agli Asburgo dal
1466 al 1918, pur godendo di ampia autonomia. Dopo la prima guerra
mondiale (1920) fu proclamata la Reggenza Italiana del Carnaro sotto la
guida di D’Annunzio. Lo Stato Libero fu costituito agli inizi del 1921,
ma nel marzo 1922 l’Italia decise di annettere la città
(annessione riconosciuta nel 1924 anche dalla Jugoslavia). Dal 1945
Fiume fa parte della repubblica di Croazia.
Reggenza Italiana del Carnaro, 1920-1921
Bandiera alzata durante
il discorso pronunciato da Gabriele D'Annunzio a Fiume il 12 settembre
1920, alcuni giorni dopo
la proclamazione della Reggenza (8 settembre), pendente in forma di
gonfalone da un'asta orizzontale e ornata di frange. Concepita dallo
stesso poeta, aveva il colore vermiglio dei vessilli veneziani e
portava due cantoni al battente (diventate code sul gonfalone) con i
tricolori di Fiume e d'Italia. Al centro del drappo, un cerchio d'oro
formato da un serpente, simbolo di perfezione e di eternità,
racchiudente le stelle dell'Orsa Maggiore, guida per i naviganti, con
in basso un nastro con il motto di sfida Quis contra nos? Lo
stesso D'Annunzio, forse non del tutto soddisfatto dall'estetica della
bandiera, propose anche un modello privo dei tricolori. Tale versione
è ancora conservata e sarebbe stata alzata (semmai lo fu) sul
mare, durante la cattura del mercantile Cogne - una delle
spettacolari azioni guidate dal poeta - il 2 settembre, dieci giorni
prima del discorso di Fiume.
Stato Libero di Fiume, 1921-1922
Bandiera dello Stato
Libero dal giorno dell'insediamento del nuovo governo dopo le
dimissioni di D'Annunzio (2 febbraio 1921) fino all'annessione
all'Italia (3 marzo 1922). Durante questo agitato periodo, la bandiera
non poté che essere quella civica, a strisce orizzontali rosso
vinato, giallo e azzurro cobalto. La bandiera del comune e della
città di Fiume era in uso corrente da circa il 1849,
diventò ufficiale nel 1870 e durò fino al passaggio alla
repubblica di Croazia (1945). In realtà la bandiera civica
portava al centro lo stemma che la città aveva ottenuto nel 1659
e dal quale la bandiera traeva i colori (vedi
qui).
Bandiera (stendardo) del
Comandante Gabriele d'Annunzio. Si configurò come bandiera di
Capo di Stato dall'8 settembre 1920, allorché il Comandante
proclamò la Reggenza Italiana del Carnaro diventandone il
reggente, fino al 18 gennaio 1921 quando d'Annunzio lasciò Fiume
per ritirarsi sul lago di Garda.
Nera, quadrata, frangiata d'oro, la bandiera recava al centro, ricamato
in oro e argento, lo stemma degli arditi che lo avevano seguito
nell'impresa di Fiume. Negli angoli erano applicati altri quattro
stemmini in metallo. La bandiera accompagnava il Comandante insieme al
vessillo della sua guardia personale. (A.B. Spada, L. Faverzani, "Il
Museo della guerra di Gabriele D'annunzio al Vittoriale degli Italiani,
2008)