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SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN MICROBIOLOGIA E VIROLOGIA

Direttore Prof. Alfredo Chiarini

IL GENERE ASPERGILLUS

                                                        Tesi di specializzazione di: Isabella Mancuso

 

1. Il genere Aspergillus

 

 

Classificazione tassonomica
 
Regno
Funghi
Phylum
Ascomycota
Ordine
Eurotiales
Famiglia
Trichocomaceae
Genere
Aspergillus

 

 

 

Tutti gli Aspergilli sono saprofiti diffusi in ogni ambiente tanto da risultare fra i più comuni contaminanti delle colture microbiche.

La relativa rarità dell’infezione nell’uomo è giustificata dal carattere tipicamente opportunistico della malattia.

Tutte gli Aspergillus sono caratterizzati dalla loro particolare modalità di riproduzione conidiale: presenza di un conidioforo (detto anche stipe terminante con un rigonfiamento denominato vescicola; su quest’ultima si formano le fialidi, o direttamente o attraverso una serie di corte cellule sterili dette metulae (Sterigmates); ogni fialide produce una catena di spore ramificate; l’insieme della vescicola, delle fialidi e delle spore prende il nome di testa aspergillare.

Anche se la maggior parte degli aspergilli non presenta la forma di riproduzione sessuale, alcuni di essi sono in grado di produrre delle formazioni sessuate dette cleistoteche contenenti degli aschi ad 8 ascospore.

Nel genere è incluso un gran numero di specie (185), raccolte in ben 18 gruppi, la cui chiave analitica di identificazione sfrutta caratteristiche colturali diverse:

 

·           macroscopiche: morfologia e colore della colonia (tab. 1);

 

·           microscopiche: morfologia delle teste aspergillari (fig. 1), morfologia delle fialidi e della vescicola, presenza o meno di metulae, forma e dimensione dei conidi (tab. 2).

 

Specie

 

Colore della colonia

 

Morfologia

 

A. fumigatus
Verde con un bordo bianco
Margini netti a superficie granulare, con abbondante produzione di spore pigmentate
A. niger
Bianco con punteggiatura nera (teste aspergillari) o colorazione pepe e sale
Margini irregolari, abbondante micelio aereo fioccoso
A. nidulans
Verde o giallo-verde
Margini irregolari, superficie fioccosa
A. flavus
Giallo
Margini netti, abbondante micelio aereo fioccoso
A. terreus
Marrone
Margini irregolari, micelio cotonoso

 

Tab. 1. Caratteristiche macroscopiche dei principali Aspergilli di interesse medico.

 

 

 

 

Specie

 

Vescicole

 

Fialidi

 

Conidiofori
A. fumigatus
Clavate, fertili nei 2/3 distali
Serie unica
Lisci
A. niger
Sferiche, fertili su tutta la superficie
Serie unica o duplice
Lisci
A. nidulans
Emisferiche, fgertili sui 2/3 distali
Serie duplice
Lisci
A. flavus
Piriformi o sferiche
Serie unica o duplice
Rugosi
A. terreus
Emisferiche
Serie duplice
Lisci

 

Tab. 2. Caratteristiche microscopiche dei principali Aspergilli di interesse medico.

 

 

 

Forma delle teste aspergillari

 

A. niger

Globulosa

 

A. fumigatus

Cilindrica

 

A. nidulans

 

Tozza

 

A. flavus

 

Radiata

 

A. terreus

 

Semisferica

 

Fig. 1. Forme delle teste conidiali dei principali Aspergilli di interesse medico.

 

 

 

 

2. Cenni storici

 

Il nome Aspergillus fu dato per la prima volta dal prete Micheli nel 1729, il quale, osservando delle particolari muffe, notò una forte somiglianza di esse con l’aspersorio dell’incenso (Aspergillum in latino), di cui si serviva in chiesa..

Nel 1809, fu Link a dare il nome di Aspergillus glaucus ad un fungo trovato in un erbario, descrivendo le prime forme sessuate sotto il nome di Eurotium herbariorum.

Per attribuire un ruolo patogeno al genere Aspergillus si dovette aspettare il 1847, quando Sluyter pubblicò i primi casi di pneumopatia umana dovuta ad un Aspergillus.

Le ricerche su tale genere diventarono man mano più numerose e nel 1926 Thom e Church pubblicarono il primo libro: “The Aspergilli”, classificando 69 specie in 11 gruppi.

Nel 1945 venne pubblicato il libro “A manual of the Aspergilli” di Thom e Raper, nel quale furono classificati 14 gruppi contenenti 80 specie e 10 varietà.

Nel 1965 Raper e Fennel pubblicarono “The genus Aspergillus”, contenente 18 gruppi e 132 specie e più tardi, nel 1979, fu Samson ad aggiungere alla già copiosa lista altre 45 nuove specie.

Una nuova classificazione è stata pubblicata da Pitt  nel 1989 e a tutt’oggi sono state identificate più di 185 specie, di svariato interesse.

Alcune specie sono utilizzate nell’industria per la fermentazione di salse a base di soia, per la produzione del sakè da alcool di riso o per la sintesi di diversi acidi organici, come l’acido citrico prodotto dalla A niger a partire dalla melassa.

Numerose specie producono tossine dannose per l’uomo; la più conosciuta, l’aflatossina prodotta dall’A. flavus, si sviluppa notoriamente sulle arachidi ed è cancerogena.

 

 

3. Epidemiologia

 

Gli Aspergilli sono delle muffe ubiquitarie presenti nell’ambiente.

Vivono a spese della materia organica in decomposizione e si sviluppano dentro ai silos, al compost, alle balle di fieno ma anche nei cereali e su diverse piante. Alcune specie termotolleranti si riscontrano più frequentemente nelle regioni tropicali.

Le spore hanno un tallo e una morfologia (tonde, rugose da 2 a 3 mm di diametro ) tali da favorire sia la loro disseminazione, poiché minore è l’attrito con i movimenti dell’aria, sia il loro passaggio attraverso il tratto respiratorio fino agli alveoli polmonari, dove possono provocare micosi primarie, particolarmente in individui immunodepressi o compromessi.

I ceppi riconosciuti patogeni sono oggi circa una ventina ed appartengono per oltre il 90% alla specie A. fumigatus, in ragione della sua termotolleranza a 37 °C.

L’incidenza dell’aspergillosi invasiva è incrementata drammaticamente nell’ultimo ventennio: l’esame delle autopsie ha rivelato un aumento dallo 0,4% degli anni ‘70 al 4 % degli anni ’80.

Un recente studio di laboratorio ha mostrato un’incidenza dell’aspergillosi invasiva di 12,4 casi per milione in un anno.

Nonostante tutti gli sforzi diagnostici e terapeutici l’aspegillosi invasiva è di esito spesso fatale: l’intervallo di mortalità va dal 50 al 100 % nei casi studiati.

Quindi le misure preventive rivestono un ruolo di importanza primaria nel controllo di questa patologia e richiedono una piena conoscenza dell’epidemiologia di questa malattia devastante.

E’ certo che anche l’aria, così come l’acqua, giochino un ruolo cruciale nell’incremento dell’incidenza: le spore rilasciate nell’ambiente possono rimanere in sospensione per lunghi periodi, contaminando tutto ciò che ne viene a contatto. E’ stato ipotizzato che l’inalazione del pulviscolo atmosferico contenente spore di Aspergillus, sia direttamente che indirettamente attraverso la colonizzazione nasofarigea, è la causa principale delle infezioni polmonari nei pazienti immunocompromessi o neutropenici, che hanno un’alta probabilità di sviluppare l’aspergillosi invasiva. Le spore delle specie patogene più comuni di Aspergillus appartengono alle specie A fumigatus ,A. flavus ed A. terreus con un diametro che va dai 2 ai 5 mm.

 

4. Patogenesi

 

Negli ultimi anni il ruolo patogeno di alcuni Aspergilli è aumentato notevolmente, sia nei pazienti “a rischio”: leucemici, trapiantati d’organo, immunodepressi e sottoposti a terapie immunosoppressive; sia in soggetti sensibilizzati alle spore. Non trascurabile risulta anche il ruolo patogeno esercitato dalle micotossine prodotte da questo micete.

Fra i fattori di virulenza un ruolo importante è svolto in molti casi dalle stesse dimensioni del tallo fungino, che sono spesso maggiori di quelle delle cellule fagocitarie, dei leucociti neutrofili in particolare.

In molti altri casi, le dimensioni della spora e del tubulo germinativo iniziale non sono così grandi da impedirne la fagocitosi, ma l’energia meccanica del conidio in germinazione risulta però tale da spingere l’ifa in accrescimento al di fuori del fagocita, perforandone la parete. L’abituale accumulo di cellule fagocitarie (granulociti neutrofili e macrofagi) attorno alle ife in accrescimento non riesce perciò a distruggerle o a circoscrivene durevolmente la diffusione.

 

4.1. Aspergillosi

 

L’inalazione di spore di Aspergillus può risultare molto comune, ma la malattia è relativamente rara. L’invasione del tessuto polmonare è limitata a soggetti immunodepressi.

Circa il 90% dei soggetti che si ammalano hanno due tra le seguenti tre condizioni:

 

1. meno di 500 granulociti per ml di sangue periferico;

2. dosi soprafisiologiche di corticosteroidi;

3. storia di assunzione di farmaci citotossici.

 

L’infezione è caratterizzata in questi soggetti da invasione dei vasi sanguigni da parte delle ife, trombosi, necrosi ed infarto emorragico.

 

4.1.1. Danni polmonari

 

Aspergilloma

 

Il termine aspergilloma si riferisce ad una formazione tondeggiante di ife all’interno di una cisti polmonare o di una cavità, di solito nel lobo superiore. Infatti, il micete prolifera in una cavità prodotta nel polmone da malattie che hanno colpito il paziente negli anni precedenti (tubercolosi, sarcoidosi).

Qualsiasi malattia polmonare in grado di provocare lesioni cavitarie nel polmone predispone il soggetto a sviluppare un aspergilloma, a seguito di proliferazione di spore fungine nella cavità preformata e formazione di un gomitolo di filamenti fungini (ife). Una volta sviluppatosi l’aspegillo inizia a secernere prodotti tossici e allergenici che inducono uno stato di alterazione delle condizioni generali dei pazienti. Talvolta, specialmente nelle prime fasi di sviluppo dell’aspergilloma, questi malati non mostrano sintomi clinici, ma poi iniziano a presentare perdita di peso, tosse cronica e debolezza, che rappresentano i più comuni sintomi tardivi. Espettorazione di sangue (emottisi) può manifestarsi nel 50-80% dei soggetti colpiti. La diagnosi si basa sulla radiografia o sulla tomografia assiale computerizzata del torace e su test specifici su sangue.

L’Aspergillus può diffondersi ad interessare la pleura in seguito a formazione di ascessi od a manipolazioni chirurgiche, oppure può colonizzare l’albero bronchiale danneggiato in pazienti con sottostanti patologie polmonari. Formazioni tondeggianti di ife all’interno di cisti o cavità possono raggiungere molti centimetri di diametro e possono essere visibili all’esame radiologico (fig. 2).

 

Fig. 2. Radiografia toracica mostrante aspergilloma polmonare da Aspergillus spp.

 

 

Aspergillosi polmonari endobronchiali

 

Si manifestano con tosse produttiva cronica e spesso emottisi in un paziente con una precedente patologia cronica polmonare, come ad esempio tubercolosi, sarcoidosi, bronchiectasie od istoplasmosi.

Le aspergillosi polmonari endobronchiali si classificano in:

 

·           Bronchite aspergillare muco-membranosa: relativamente rara, questa affezione è causata dallo sviluppo aspergillare in un bronco che può anche terminare con l’ostruzione totale del medesimo.

 

·           Aspergillosi bronco-polmonare allergica (ABPA): E’ una condizione caratterizzata da allergia alle spore dell’aspergillo, abbastanza comune nei soggetti asmatici. Oltre il 20% di questi presenta sensibilizzazione alle spore dell’aspergillo nel corso della sua vita. L’ABPA è frequente nei soggetti affetti da fibrosi cistica adolescenti o adulti. I sintomi sono simili all’asma e consistono in episodi intermittenti caratterizzati da malessere, tosse e dispnea; alcuni soggetti espettorano zaffi di muco di colore marrone o rosso bruno. La diagnosi può essere radiologica o avvalersi dell’analisi dell’espettorato, di campioni ematici o di test di reattività cutanea. A lungo termine l’ABPA, se non trattata, può provocare danni polmonari permanenti (fibrosi polmonare).

 

Aspergillosi bronco-polmonare diffusa o invasiva (API).

 

E’ un’infezione nosocomiale che colpisce principalmente i soggetti immunodepressi ed in fase di neutropenia prolungata (trapiantati di midollo o di organo, etc.) ma anche in seguito a cortico-terapia.

L’Aspergillus si sviluppa nel parenchima polmonare, nei bronchi e nei vasi. La manifestazione è una polmonite acuta ed ha la tendenza a formare cavità o noduli. L’infezione diffonde per via ematogena o per interessamento delle zone contigue, sino ad invadere il cervello, il cuore o la cute. Solitamente questo e’ un brutto segno poichè tale condizione è più severa con maggior rischio di morte per il paziente. La prognosi è quasi sempre infausta con una mortalità superiore all’80%: molti pazienti con riduzione delle difese immunitarie muoiono in seguito ad aspergillosi invasiva. La loro speranza di sopravvivenza è strettamente dipendente dalla precocità della diagnosi, ma sfortunatamente i test diagnostici sono poco sensibili e spesso la terapia deve essere iniziata quando l’aspergillosi invasiva è solo sospettata. Il sospetto va posto clinicamente di fronte a una persona con immunodeficienza dovuta a trapianto di midollo osseo, leucopenia a seguito di terapia antineoplastica, AIDS, ustioni estese o alla malattia granulomatosa cronica (una rara malattia ereditaria), che ha febbre e segni e sintomi respiratori (tosse, dolore toracico, dispnea) che non rispondono alla terapia antibatterica. Gli esami radiologici del torace sono solitamente alterati ed aiutano a localizzare la patologia (fig. 3). La broncoscopia viene spesso utilizzata per la conferma della diagnosi.

 

Fig. 3. Radiografia toracica mostrante opacità bilaterale con noduli caratteristici dell’aspergillosi polmonare invasiva.

 

 

4.1.2. Danni extra-polmonari

 

Sinusite aspergillare

 

L’aspergillo può localizzarsi nei seni paranasali delle ossa facciali, dando luogo a sinusite aspergillare con evoluzione simile a quella dell’aspergilloma. Nei soggetti con normale competenza immunologica causa congestione nasale, mal di testa cronico e dolore al volto. Il drenaggio chirurgico del seno solitamente risolve il problema, a meno che l’aspergillo non abbia colonizzato i seni profondi del cranio (etmoidali); in questo caso la chirurgia deve essere accompagnata da farmaci antifungini per avere successo. Nei pazienti con riduzione delle difese immunitarie, quali quelli che ad esempio hanno avuto una leucemia o sono stati sottoposti a un trapianto di midollo osseo, la sinusite da aspergillo è più grave e va considerata come una forma di aspergillosi sistemica. I sintomi includono febbre, dolore alla faccia, secrezioni nasali e mal di testa. In un soggetto immunodepresso (AIDS) può assumere due forme: una raccolta di ife può formarsi in un seno paranasale cronicamente ostruito, senza che vi sia invasione tessutale; molto più raramente può iniziare un’infiammazione cronica fibrosante di tipo granulomatoso da ife di Aspergillus intratessutale a livello dei seni e diffondersi poi lentamente all’orbita ed al cervello.

La diagnosi viene stabilita mediante l’identificazione del fungo nelle secrezioni nasali o nei tessuti del seno mascellare, mediante rinoscopia.

 

 

Otomicosi

 

Con il termine di otomicosi si intende la crescita dell’Aspergillus su cerume e detriti a livello dell’orecchio esterno.

 

 

Cheratite

 

Si manifestano più soventemente in soggetti portatori di lenti a contatto o in seguito a traumi della cornea.

 

 

 

Endocardite

 

L’Aspergillus può infettare protesi intracardiache od intravasali, in seguito ad intervento chirurgico.

 

 

Super-infezione di piaghe

 

A. fumigatus, più soventemente, può svilupparsi su ustioni o piaghe con coinvolgimento cutaneo, ritardando la cicatrizzazione o aggravando il quadro clinico.

 

 

4.2. Spore e allergie

 

Allergia deriva da due parole greche: allos che significa diverso, ergon che significa effetto. Quando si parla di allergia si intende perciò la reattività spontanea ed esagerata dell’organismo del soggetto allergico a particolari sostanze, che risultano invece innocue nell’80% della popolazione.

I termini ipersensibilità ed allergia sono comunemente usati come sinonimi. Le malattie allergiche sono malattie atopiche, la cui caratteristica è la presenza di una particolare classe di anticorpi specifici (IgE). Per atopia si intende la tendenza ereditaria alla reazione di ipersensibilità mediata da anticorpi IgE.

L’individuo allergico, quando viene a contatto con determinate sostanze, innocue per altri individui, sviluppa una risposta immunitaria abnorme. Le sostanze in grado di stimolare la reazione allergica vengono dette allergeni. L’allergene è infatti considerata una sostanza dotata di potere antigene, cioè tale da provocare la produzione di anticorpi quando entra nell’organismo.

Gli allergeni possono provocare una reazione allergica penetrando nell’organismo secondo diverse modalità: più comunemente per via aerea (come ad esempio le polveri ed i pollini), per via alimentare, per via topica, per via iniettiva.

I meccanismi d’azione della reazione allergica sono complessi. Semplificando, si può dire che la prima esposizione ad un allergene causa una modesta reazione: l’allergene viene riconosciuto come estraneo dall’organismo dai macrofagi tessutali che li fagocitano, i prodotti di degranulazione (istamina) stimolano i linfociti T helper e questi a loro volta inducono i linfociti B a produrre IgE. Questa fase viene detta di sensibilizzazione.

L’istamina è la sostanza responsabile della caratteristica reazione allergica: vasodilatazione, aumento della permeabilità dei vasi (arrossamento della cute), pomfo (rilievo cutaneo arrossato), reazione pruriginosa. La liberazione di grandi quantità di istamina può indurre shock anafilattico (caduta della pressione, pallore, tachicardia, sudorazione, angioedema delle vie aree superiori, difficoltà a respirare, collasso circolatorio, morte).

Le spore di Aspergillus spp. sono sostanze allergizzanti. Infatti, in soggetti predisposti, le spore di questo micete possono causare fenomeni allergici.

L’aria presente negli ambienti domestici, ma anche nelle sale operatorie, se pure accuratamente filtrata, può agire in maniera allergizzante, nonostante sia comprovato che i filtri trattengono tutti i microrganismi, compresi i miceti e le loro spore. Infatti, non sono solo le spore che determinano fenomeni allergici, ma anche gli enzimi secreti.

Umidificatori, vaporizzatori, terra per fiori, pareti umide e rivestimenti per superfici in legno costituiscono il serbatoio per le spore di Aspergillus spp.

 

 

4.3. Le aflatossine

 

4.3.1. Cenni storici

 

Le micotossine sono delle sostanze tossiche naturali di muffe e funghi, e possono formarsi in presenza di determinate condizioni climatiche (caldo e umidità). Si diffondono in tutti i Paesi in cui queste condizioni si verificano. Alla fine degli anni ‘40, nell’allora Unione Sovietica, morirono degli operai che lavoravano nei silos di stoccaggio delle granaglie. Dei tecnici fecero accurati rilevamenti sui corpi e all’interno dei depositi, trovando abbondanti tracce di muffe altamente tossiche di formazione naturale, che avevano contaminato le vie aeree degli operatori.

La scoperta degli effetti tossici di queste muffe spiegò per alcuni anche le morti improvvise in cui incorsero alcuni archeologi egizi, come Lord Carnavon, che nel 1922 fu stroncato da una misteriosa broncopolmonite fulminante, poche ore dopo avere scoperto la tomba del «faraone giovinetto».

Nel 1960, in Inghilterra, una terribile moria colpì gli allevamenti di tacchini uccidendo circa centomila capi, e originando un disastro economico. Vennero mobilitate le strutture scientifiche e sanitarie e le indagini individuarono la causa di tutto nella presenza di funghi tossigeni all’interno di mangimi a base di arachidi. I funghi comparvero poi in allevamenti di bovini, suini, anatre, portando all’identificazione di altri metaboliti tossici da funghi responsabili di gravi patologie in grado, in alcuni casi, di portare rapidamente il bestiame alla morte. Si trattava di quelle che, in seguito, si scoprirono essere le micotossine più tossiche: le aflatossine del genere Aspergillus.

Le aflatossine sono dei metaboliti secondari prodotti nel micelio, in particolare dall’Aspergillus flavus.

 

 

4.3.2. Ruolo patogeno

 

Le aflatossine sono delle sostanze che agiscono legandosi al DNA ed impedendo di conseguenza tutte le sintesi macromolecolari. Hanno anche azione cancerogena. Sono responsabili di intossicazioni di vari animali domestici, nutriti con alimenti nei quali si sia moltiplicato il micete produttore di aflatossine. Tracce di aflatossina sono state ritrovate nel latte e nei latticini ottenuti da bovini alimentati con foraggi contaminati, per cui non è esclusa la possibilità di intossicazioni alimentari umane.

Le aflatossine conferiscono alla muffa che le produce un vantaggio competitivo nei confronti di altre muffe o dei batteri. Sono associate alle spore della muffa ma anche al suo corpo (micelio) ed al substrato sul quale la muffa produttrice di tossine si è sviluppata, esercitando il loro effetto tossico indipendentemente dal grado di vitalità della struttura (spora o micelio) che le contiene.

Possono esercitare effetti sulla salute umana ed in particolare a carico del fegato, del rene e del sistema nervoso a seguito di esposizione per ingestione (apparato digerente), contatto cutaneo (pelle) ed inalazione (vie respiratorie). Entrano nelle vie respiratorie dell'uomo in forma di aerosol e ciò si verifica quando le spore, o le altre strutture che possono contenerle, vengono disperse nell'aria.

 

 

4.3.3. Classificazione

 

Le aflatossine sono le micotossine più pericolose per la salute umana ed animale. Sono prodotte dalle specie A. flavus (aflatossine B1 e B2) e A. parasiticus (aflatossine B1, B2, G1 e G2).

La temperatura ottimale di crescita per questi funghi è di circa 25°C (sebbene possano crescere a temperature comprese tra 6 e 46°C); il loro sviluppo è, inoltre, favorito da un’umidità relativa dell’aria pari o superiore all’85% .

La più importante fra le micotossine è l’Aflatossina B1 prodotta dall’A. flavus. È questa la sostanza cancerogena più potente presente in natura ed agisce anche in senso epatotossico. È presente nelle nocciole, noci, pistacchi, mais, semi di zucca ed altri frutti e semi oleosi. In seguito all’assunzione di tali sostanze, le quali per vari motivi vanno incontro ad ammuffimento, si può riscontrare l’aflatossina nel latte, nelle uova, nel fegato e nella carne degli animali. Procedimenti quali la cottura, o l’acidificazione non determinano la distruzione di questa, come di altre micotossine. Esperimenti effettuati sui ratti hanno dimostrato che la tossicità di tale sostanza è simile a quella della stricnina.

Anche le altre aflatossine possono ritrovarsi in numerosi prodotti alimentari, quali semi oleosi granaglie frutta secca e spezie soprattutto se originari dei paesi tropicali e subtropicali.

Il latte e i prodotti lattiero-caseari possono contenere aflatossina M1 cioè il 4-idrossi derivato dell’aflatossina B1 come conseguenza della conversione metabolica dell’aflatossina B1 alla quale le vacche da latte sono esposte mediante l’alimentazione con mangimi contaminati. Quando questo latte viene sottoposto a un processo di caseificazione si ha un fenomeno di concentrazione delle aflatossine che ne aumenta la tossicità. Una di queste aflatossine si chiama roquefortina, data la sua presenza nei formaggi cosiddetti “blu”, come il roquefort o il gorgonzola.

Una volta assorbite hanno effetti epatotossici negli animali e nell’uomo e alcune di esse sono potenti cancerogeni o hanno effetti teratogeni, in grado cioè di creare malformazioni nei feti.

Ma le aflatossine sono presenti anche nelle carni degli animali e da queste, come dal latte, cioè dal metabolismo degli animali produttori, possono essere espulse solo naturalmente, con il tempo.

All’inizio si stentò a realizzare la pericolosità del fenomeno ma in trent’anni di studi si è arrivati a sapere molto di più sulle possibili conseguenze negative per la salute umana e animale, come sui danni economici, di notevole portata sia per i coltivatori che per gli allevatori. Solo da poco si è cominciato a legiferare e a emanare regolamenti, ponendo limiti alla presenza di micotossine in diversi prodotti agroalimentari, per uso umano, animale, e per i filati come il cotone, anch’esso vittima delle colonie di miceti. Attualmente la Comunità Europea, la Food and Drugs Administration e 77 Governi di tutto il mondo hanno emesso regolamentazioni in materia.

 

 

5. Diagnosi

 

Come nelle altre malattie da infezione anche nelle Aspergillosi la diagnosi deriva fondamentalmente dall’indagine microbiologica. La dimostrazione microscopica e/o colturale di Aspergillus resta tuttora la prova diagnostica principale, tuttavia importanti indicazioni possono essere fornite dalle ricerche sierologiche.

Il ripetuto isolamento dell’Aspergillus dall’escreato, o la dimostrazione di ife nell’escreato o in campioni di lavaggio bronchiale, suggerisce la colonizzazione endobronchiale o l’infezione. Anche un singolo isolamento di Aspergillus dall’escreato di un paziente neutropenico affetto da polmonite, soprattutto se non fumatore o bambino, deve far ipotizzare la diagnosi di aspergillosi invasiva.

Formazioni rotondeggianti di ife a livello polmonare sono evidenziabili alla radiografia del torace. Anticorpi della classe IgG verso gli antigeni dell’Aspergillus sono dimostrabili nel siero di molti pazienti colonizzati dal fungo e di quasi tutti i pazienti con formazioni tondeggianti polmonari.

La biopsia è spesso necessaria per fare diagnosi di aspergillosi invasiva del polmone, dei seni paranasali o di altri siti di disseminazione. Emoculture sono raramente positive, anche in pazienti con protesi cardiache infette. Le ife dell’Aspergillus possono essere identificate presuntivamente dall’istologia, ma l’esame colturale è richiesto per la conferma diagnostica e per la determinazione della specie.

 

5.1. Diagnosi micologica

 

Modalità di raccolta, trasporto e conservazione dei campioni

 

Tutti i campioni biologici, i materiali di laboratorio e le colture per l’isolamento dell’Aspergillus devono essere considerati come potenzialmente infettivi e quindi maneggiati secondo le norme di sicurezza previste.

L’isolamento colturale e la successiva identificazione dei miceti dai materiali biologici dipende dalle corrette procedure di raccolta e di trasporto dei campioni. Tutti i materiali biologici devono essere raccolti in contenitori sterili, inviati al laboratorio ed inoculati su terreni colturali appropriati entro breve tempo dall’arrivo. Qualora l’esame non possa essere eseguito nei tempi richiesti, il campione deve essere conservato a 4°C fino al momento dell’inoculo, ad eccezione dei campioni dermatologici (15-30°C).

 

Di seguito vengono indicate le modalità di raccolta relative ai principali materiali biologici.

 

Ø        Campioni oculari: le probabilità di isolamento di Aspergillus dal materiale oculare sono incrementate sensibilmente dalla possibilità che il campione venga inoculato su appropriati terreni colturali immediatamente dopo il prelievo. Il materiale corneale, raccolto con apposite spatole (platino) dalle aree ulcerate o suppurate, deve essere trasferito sulla superficie di una piastra di agar Sabouraud e, possibilmente, utilizzato in parte per indagini microscopiche.

 

Ø        Cute. I campioni cutanei vengono prelevati, dopo disinfezione con alcool al 70%, raschiando i margini periferici della lesione, con un bisturi od un vetrino sterile e raccogliendo le scaglie in una piastra Petri sterile.

 

Ø        Fluidi da cavità chiuse (liquido pleurico, peritoneale, sinoviale): il materiale viene prelevato utilizzando provette eparinate sterili, per evitare una eventuale coagulazione. Il materiale non purulento può essere concentrato mediante centrifugazione (2500 rpm x 15 min.), in modo da sottoporre a coltura il sedimento ottenuto (0,1 - 0,5 ml).

 

Ø        Sangue: i campioni di sangue per l’emocoltura solo in rari casi sono di scelta per la diagnosi di aspergillosi. Poichè la probabilità di isolamento aumenta con il volume di sangue testato e dato che la fungemia può essere intermittente, si consiglia di prelevare almeno due campioni di sangue distanziati tra loro di almeno 30 minuti. In caso di utilizzo di un sistema bifasico, il sangue viene inoculato direttamente in due bottiglie contenenti 0,025 % di sodio polietanol sulfonato e terreno di coltura (BHI, Trypticase soy broth). Se il laboratorio è dotato di apparecchiature automatiche per l’emocoltura, i campioni devono essere inoculati negli appositi flaconi al momento del prelievo: qualora il sistema lo preveda, si consiglia l’utilizzo di brodi specifici per l’isolamento dell’Aspergillus.

 

Ø        Fibroscopia bronchiale: si può fare un’aspirazione del lavaggio bronchiale, endobronchiale e alveolare oppure una biopsia polmonare.

 

Ø        Escreato e lavaggio bronchiale: si può ridurre il numero dei batteri contaminanti orofaringei facendo fare dei gargarismi con acqua prima di effettuare il prelievo Nei casi in cui la produzione di escreato sia scarsa, l’induzione con soluzione fisiologia nebulizzata mediante un apparato inalatore a pressione può essere un mezzo efficace per ottenere un campione più rappresentativo delle vie aeree inferiori

 

Ø        Tessuti: i campioni bioptici (o autoptici) devono essere prelevati sterilmente sia dalla zona centrale che dai bordi della lesione, raccolti in una provetta contenente soluzione fisiologica sterile (o, in alternativa, una piastra Petri contenente della garza sterile inumidita con soluzione fisiologica sterile). Per facilitare l’isolamento colturale, si consiglia di omogeneizzare il materiale e di inocularlo sui terreni colturali.

 

Indagini microscopiche

 

Possono essere utili per selezionare adatti terreni di coltura e possono fornire al medico indicazioni per una rapida diagnosi presuntiva di aspergillosi.

Dall’esame microscopico si osservano ife relativamente piccole (3-6 mm) e regolari, ramificate dicotomicamente con angoli di 45° e con setti distinti. Talvolta si può osservare la presenza di teste aspergillari.

L’esistenza di spore senza filamenti non ha alcun significato clinico, ma non necessariamente la presenza di singoli filamenti è sinonimo di aspergillosi.

 

 

Nei materiali patologici

 

Molti materiali inviati al laboratorio per l’esame colturale possono essere sottoposti ad esame microscopico “a fresco” per la ricerca di elementi fungini tipici del genere Aspergillus. Questo esame deve essere eseguito in associazione, e non in sostituzione, all’esame colturale. A tale scopo si può utilizzare l’esame microscopico a fresco con idrossido di potassio (KOH) al 10%. Le sostanze organiche, che spesso possono simulare una morfologia fungina all’osservazione microscopica a fresco, vengono chiarificate dal trattamento con soluzioni alcaline moderatamente concentrate. Gli elementi fungini presenti, invece, non vengono intaccati e possono essere individuati abbastanza facilmente. Il campione viene emulsionato con KOH su un vetrino portaoggetti, riscaldato alla fiamma e, dopo 10-15 min, previa aggiunta di un vetrino coprioggetto, osservato al microscopio.

 

Nelle sezioni istologiche

 

Si effettuano dopo colorazioni particolari che evidenziano le strutture cellulari fungine.

Le colorazioni istologiche più utilizzate sono:

-              Acido periodico di Schiff (PAS)

-              Argento-metenamina secondo Gomori-Grocott (GMS).

 

La prima colorazione è specifica per le aldeidi; nella parete fungina, queste si formano da polisaccaridi presenti (glucani e mannani), grazie al pre-trattamento della sezione istologica con acido periodico o analoghi, che rompono i legami tra gruppi ossidrilici adiacenti.

La specifica reazione di ciascuna dialdeide, così formata con i due radicali solforosi, anch’essi adiacenti, di una molecola di acido fucsin-solforoso (Reattivo di Schiff), prodotto incolore della reazione fra cloruro di pararosanilina ed acido solforoso, porta alla formazione per assestamento molecolare interno di una molecola chinonica provvista di doppi legami ed intensamente colorata in rosso Magenta.

Alla reazione non partecipa la componente chitinosa della parete perché priva di gruppi ossidrilici adiacenti.

Nell’altro metodo, assai diffuso (Gomori-Grocott) la reazione di ossido-riduzione tra i gruppi aldeidici, prodotti con modalità analoghe negli stessi polisaccaridi, ed il complesso metenamina-nitrato di argento, riduce quest’ultima ad argento metallico che evidenzia nettamente il contorno dei talli fungini, colorandone in nero la tunica.

Entrambi i metodi consentono di evidenziare la presenza di elementi fungini nelle sezioni di tessuto. Si deve segnalare, tuttavia, che non rappresentano colorazioni specifiche per i miceti, bensì per la componente polisaccaridica cellulare, potendo di conseguenza dare luogo ad artefatti.

 

 

 

Esame colturale

 

E’ sempre di fondamentale importanza, sia perché può risultare positivo anche in caso di negatività della ricerca microscopica, sia perché quest’ultima non fornisce, salvo eccezioni, elementi certi per l’identificazione del micete.

I campioni destinati all’esame colturale devono essere inoculati su appropriati terreni che devono consentire la crescita degli Aspergilli.

Attualmente, si possono utilizzare una grande varietà di terreni contenenti antibiotici (per ridurre al massimo la sovracrescita da parte della flora batterica presente) ma non cicloesimide (Actidione), che ne inibirebbe la crescita.

La temperatura ottimale di incubazione per l’A. fumigatus è di 37°C, mentre tutte le altre specie preferiscono quella di 27°C.

I tempi di incubazione variano a seconda della specie ma solitamente vanno da 48 a 72 h.

Di seguito vengono citati alcuni dei terreni di più frequente utilizzo in campo, per l’isolamento degli Aspergilli:

 

Ø     Agar Destrosio di Sabouraud (SDA)

 

E’ il terreno normalmente utilizzato per l’isolamento primario dei miceti, spesso con aggiunta di antibiotici come cloramfenicolo e/o gentamicina. Tale terreno consente la rilevazione della morfologia "standard", non permettendo le migliori condizioni di crescita o di sporulazione.

 

Ø     Agar infuso cuore-cervello (BHI)

 

Può essere utilizzato per l’isolamento di muffe, ma anche di lieviti, che richiedono terreni più ricchi; l’aggiunta di antibiotici, quali il cloramfenicolo, può essere utile per prevenire la sovracrescita batterica.

 

Ø     Agar patata-destrosio (PDA)

 

Viene utilizzato soprattutto per stimolare la produzione di conidi da parte dei miceti filamentosi, risultando utile per l’identificazione mediante la tecnica della coltura su vetrino.

 

Ø     Agar all’estratto di malto (MEA)

 

Terreno impiegato per l'isolamento e la determinazione di lieviti e muffe, in particolare negli alimenti, nel latte e nei suoi derivati; è utilizzato anche per l’isolamento, l'identificazione e il mantenimento degli Aspergilli.

 

Ø     Terreno di Czapek

 

E’ un terreno povero, costituito da una soluzione contenente vari sali, a cui viene aggiunto del saccarosio. Viene utilizzato per studi tassonomici e morfologici. Il terreno può essere impiegato per indurre la riproduzione di conidi da parte di Aspergillus spp.

5.2. Diagnosi sierologica

 

La ricerca a scopo diagnostico degli anticorpi umorali specifici, che trova così largo impiego nelle infezioni batteriche e virali è ostacolata nelle micosi dalla particolare frequenza di reazioni crociate a causa di strette correlazioni antigeniche fra molti miceti patogeni.

Il perfezionamento delle metodiche sierologiche, specie per quanto riguarda la purificazione degli antigeni, ha permesso tuttavia di allestire una serie di saggi sierologici di notevole sussidio diagnostico.

 

Modalità di raccolta

 

Siero: i campioni di sangue vengono prelevati, raccolti in provette sterili e lasciati coagulare a temperatura ambiente per almeno 15 minuti. Successivamente il campione viene centrifugato ed il siero raccolto in provette sterili. Se l’esame non può essere eseguito entro 4-6 ore dal prelievo, il campione può essere conservato a 2-8°C per 3-4 giorni, mentre per conservazioni più lunghe il siero deve essere conservato in congelatore a temperatura £ -20°C (si consiglia di utilizzare congelatori senza sbrinamento automatico). Nel caso si utilizzino metodiche semi-quantitative o per monitorare lo status sierologico del paziente si possono prelevare campioni seriati, distanziati di alcuni giorni tra loro: in questo caso i campioni successivi dovrebbero essere testati contemporaneamente al primo campione.

Ricerca di anticorpi

 

La diagnosi sierologica è preziosa per la conferma di aspergilloma o d’ABPA. Nei casi di API sfortunatamente, essa è generalmente negativa o troppo tardivamente positiva per avere un qualsiasi interesse.

 

Per la ricerca di anticorpi nell’aspergillosi possono essere utilizzate numerose tecniche:

 

 

Ø      saggio di immuno-diffusione: risulta assolutamente specifico, purché sia eseguito il confronto con antisieri di riferimento. Pur essendo A. fumigatus la specie più frequentemente coinvolta, è di uso comune l’utilizzazione di antigeni appartenenti anche alle specie A. flavus, A. niger, A. terreus, e A. nidulans, che talvolta possono essere causa di infezione, mostrando un certo grado di specificità sierologia. Nei soggetti immunodepressi (leucemici, AIDS, etc.) con possibile difetto di produzione anticorpale, la previa concentrazione del siero (5X) può sensibilizzare il test.

 

Ø      Immuno-elettroforesi: l’antigene utilizzato è un antigene somatico e metabolico di A. fumigatus; il test prevede la ricerca di catalasi e chimotripsina nelle bande di precipitazione.

 

Ø      Immuno-fluorescenza (IF):la reazione si fa avvenire tra gli anticorpi del paziente e l’antigene ottenuto da rene di coniglio inoculato precedentemente con Aspergillus .

 

Ø      ELISA (Enzyme Linked Immuno Sorbent Assay) : sfrutta il riconoscimento dell'antigene aspergillare da parte di un anticorpo specifico; il complesso antigene-anticorpo viene rivelato da uno specifico saggio enzimatico.

 

 

5.3. Identificazione

 

5.3.1. Esame macroscopico delle colture

 

Le colture vanno esaminate ogni 2-3 giorni per rilevare eventuali segni di crescita fungina. Le colonie devono essere esaminate sulla superficie superiore, annotando il colore e la consistenza. All’inizio della crescita la colonia appare bianca ma con la comparsa delle spore essa assume la colorazione tipica di ogni specie: bianca, ocra, bruna, nera o con diverse tonalità di verde e qualche volta gialla.

 

 

 

5.3.2. Esame microscopico delle colture

 

Successivamente all’esame macroscopico, viene effettuato l’esame microscopico per osservare le seguenti strutture aspergillari (fig. 4):

 

Ø     il conidioforo: liscio o rugoso, di dimensione variabile, dritto o sinuoso, incolore o con varie tonalità di bruno, a volte settato;

Ø     la vescicola: di forma variabile: assai allungata, perfettamente globulare, semisferica, oppure appiattita all’estremità.

Ø      le fialidi: formate direttamente sulla vescicola o sulle metulae; (sterigmati), ricoprono tutta la vescicola o solamente la parte superiore.

Ø      i conidi: lisci o verrucosi, tondi o allungati.

Ø      la testa aspergillare: in colonna lunga o corta, radiale o irregolare.

Ø      le cleistoteche: si possono notare accanto alle teste aspergillari di alcuni ceppi definiti perciò omotallici. Sono di massa gialla o bruna formata da tessuto filamentoso compatto. Dalle cleistoteche mature fuoriescono 8 ascospore (piccoli elementi unicellulari gialli o rossi).

 

Le osservazioni di queste soprindicate strutture si possono effettuare anche dopo colorazione su vetrino.

 

 

Fig. 4. Schema delle più comuni teste aspergillari

 

Allestimento dei preparati per l’esame microscopico con soluzione di blu di lattofenolo

 

L’osservazione delle caratteristiche microscopiche degli Aspergilli risulta di fondamentale importanza per giungere al riconoscimento del microrganismo, consentendo, attraverso una dettagliata analisi di tutte le componenti strutturali, l’identificazione a livello di Genere e di Specie.

Poiché formano colonie di consistenza tenace, il loro esame microscopico richiede spesso la preventiva dissezione di un frammento in soluzioni chiarificanti, di cui quella di più largo impiego, allo stesso tempo chiarificante e colorante, è il cosiddetto blu di lattofenolo.

Aiutandosi con un ago o con un’ansa ad uncino, si preleva una porzione di colonia, ponendola su una goccia di blu di lattofenolo, precedentemente posta su un vetrino portaoggetto. Con l’aiuto di due aghi, si cerca di suddividere la massa miceliare in porzioni ridotte.

Il tutto viene coperto con un vetrino coprioggetto ed osservato al microscopio (meglio se a contrasto di fase) a basso (100x) e medio (400x) ingrandimento. Questo metodo, sebbene di veloce esecuzione, non sempre consente di conservare l’esatta morfologia e la disposizione dei conidi, per cui può essere necessario ricorrere ad altre tecniche.

 

 

 

 

Vetrino con nastro adesivo

 

E’ un secondo metodo, di veloce esecuzione, per la preparazione di vetrini per l’osservazione microscopica degli Aspergilli. Si taglia un pezzo, lungo 3-4 cm, di nastro adesivo trasparente e, aiutandosi con due pinzette, si tocca la superficie della colonia per far aderire una porzione della stessa allo strato adesivo. Successivamente si posiziona il nastro su una goccia di blu di lattofenolo, si copre il tutto con un vetrino coprioggetto e si osserva al microscopio (meglio se a contrasto di fase) a basso (100x) e medio (400x) ingrandimento. Il metodo può essere utilizzato solo con colture in piastra, però, se eseguito correttamente, permette spesso di mantenere inalterata la morfologia dei microrganismi.

 

Coltura su vetrino

 

Rappresenta, in assoluto, la tecnica migliore per l’allestimento dei preparati per l’osservazione microscopica, soprattutto se si vogliono poi conservare i vetrini. Purtroppo non rappresenta un metodo rapido, perché si deve permettere al micete di crescere e di sviluppare la corretta morfologia. In breve, si taglia un blocco di terreno agarizzato di circa 1 cm, lo si pone su un vetrino portaoggetto sterile e lo si inocula su ogni lato con una porzione di colonia. Dopo aver coperto il blocco di agar con un vetrino coprioggetto, il tutto viene incubato in un contenitore (di solito una piastra Petri) umidificato ed incubato a 30° C. Il preparato viene esaminato periodicamente per rilevare la presenza di crescita, in alcuni casi osservandolo a basso ingrandimento (100x). Quando le strutture riproduttive sono formate, con una pinzetta si rimuove delicatamente il vetrino coprioggetto, a cui rimarrà adesa parte della colonia, e lo si pone su un secondo vetrino portaoggetto su cui è stata distribuita una goccia di blu di lattofenolo. Successivamente, con l’aiuto di un ago o di un’ansa ad uncino, si elimina il blocco di agar, buttandolo in un contenitore contenente del disinfettante. Sul vetrino portaoggetto rimarrà una seconda porzione di colonia, che può essere colorata con una goccia di blu di lattofenolo e coperta con un vetrino coprioggetto. Si ottengono così due preparati, che possono essere successivamente sigillati con dello smalto trasparente per unghie o con del fluido di montaggio, per permettere la conservazione dei vetrini per ulteriori osservazioni o a scopo didattico. I vetrini vengono osservati al microscopio (meglio se a contrasto di fase) a basso (100x) e medio (400x) ingrandimento.

 

 

6. Terapia

 

Non è sempre agevole poter raccogliere campioni di tessuto adeguati per la diagnosi (biopsie, bronco-aspirati, etc.) in un soggetto neutropenico e trombocitopenico o immunodepresso. Alcune indagini radiologiche consentono tuttavia di documentare la presenza di quadri abbastanza suggestivi, tali da consentire un inizio di terapia antifungina, mentre rimangono fondamentali le metodiche di diagnostica micologiche e sierologiche.

Comunque, in qualunque situazione, l’anfotericina B resta il farmaco di riferimento per il trattamento delle micosi da Aspergillus spp. nei soggetti con malattia neoplastica, neutropenici ed immunodepressi.

La dose singola giornaliera è di 0.8 mg/kg/die, ma la durata della terapia rimane imprecisata (questo trattamento è accettato anche per i pazienti che ricevevano profilassi con anfotericina B e.v. a basse dosi). Comunque, da un punto di vista strettamente farmacologico, poichè l’attività fungicida dell’anfotericina B sembra essere dose-dipendente, è verosimile che la somministrazione di dosi più elevate possa risultare più efficace. Inoltre, contrariamente a quanto avviene per la terapia in altri casi di malattie invasive, come la candidosi profonda, l’associazione anfotericina B con 5-Fluorocitosina, raramente risulta efficace nel trattamento delle aspergillosi invasive.

La pratica clinica suggerisce che il trattamento sequenziale anfotericina B - itraconazolo sembra essere efficace per le aspergillosi, così come la somministrazione contemporanea di anfotericina B intranasale e itraconazolo sistemico è risultata efficace nel trattamento di soggetti con aspergillosi nasale.

L'intervento chirurgico di asportazione della massa micotica (aspergilloma), quando possibile, può rappresentare una ulteriore opzione terapeutica e dovrebbe essere preso in considerazione in pazienti con sinusite o polmonite da Aspergillus dopo stabilizzazione del quadro clinico. Anche pazienti con emottisi severa dovuta alla presenza di massa micotiche polmonari possono beneficiare di lobectomia.

 

 

6.1. Aspergillosi broncopolmonare allergica

 

La terapia degli episodi asmatici prevede l’utilizzo di steroidi per via aerosolica o per os. L’itraconazolo è utile al fine di ridurre il dosaggio di cortisonici efficace per controllare l’attacco asmatico, al fine di limitare gli effetti collaterali della terapia cortisonica a lungo termine, quali osteoporosi, aumento ponderale, distrofia cutanea.

 

 

6.2. Aspergilloma

 

Il tipo di trattamento dipende da diversi fattori, in particolare dalla presenza di emottisi e dalle condizioni del polmone. In linea generale la terapia medica, con itraconazolo per via orale (400 mg al giorno) può alleviare la sintomatologia, ma raramente è in grado di eliminare il micete dalle cavità. La terapia chirurgica con rimozione del segmento polmonare interessato può essere necessaria soprattutto in caso di emottisi frequenti ed abbondanti. Infine l’amfotericina B, può essere iniettata direttamente nella cavità polmonare mediante un sondino inserito in anestesia locale. Una scarsa percentuale di pazienti (10% circa) migliora senza trattamento.

 

 

6.3. Sinusite aspergillare

 

La terapia con potenti antifungini è essenziale (amfotericina B). L’asportazione chirurgica è utile nella maggior parte dei casi per eradicare il fungo.

 

 

6.4. Aspergillosi invasiva

 

La terapia prevede l’utilizzo di antifungini come l’amfotericina B e/o l’itraconazolo. L’amfotericina B deve essere somministrata endovena ad alte dosi e in alcuni pazienti ciò danneggia il rene o altri organi. Recentemente sono state prodotte nuove preparazioni dell’amfotericina B (Amphocil, Abelcet, AmBisome) utili, soprattutto in pazienti che abbiano già presentato effetti collaterali al Fungizone, perché meno tossiche. Anche l’itraconazolo può essere utile, somministrato per os (ad alte dosi, almeno 400 mg al giorno). Prima inizia il trattamento maggiori sono le speranze di sopravvivenza del paziente. In pazienti con basso numero di leucociti il recupero di tali cellule può essere importante per il blocco dell’infezione fungina. Talvolta è necessaria anche la chirurgia. Comunque, circa un terzo dei pazienti con aspergillosi invasiva sopravvive se trattato, ma nessuno sopravvive senza opportuna terapia. Tutte queste malattie possono colpire i bambini e dovrebbero essere diagnosticate e trattate nella stessa maniera. Numerose ricerche, con risultati preliminari incoraggianti, sono in corso per accelerare la diagnosi dell’aspergillosi invasiva e per migliorarne il trattamento. Alcuni nuovi farmaci antifungini sono attualmente studiati in lavori clinici controllati.

 

 

7. Profilassi

 

Per quanto riguarda la chemioprofilassi, al momento nessun farmaco può fornire una copertura completa contro gli Aspergilli.

È stato dimostrato che il fluconazolo può prevenire le infezioni da Candida ma non da Aspergillus, in pazienti sottoposti a trapianto di midollo.

In alcuni casi la profilassi è stata eseguita con successo somministrando bassi dosaggi di amfotericina B (cosiddetta ampho-light), anche se la tossicità di questo farmaco può costituire un problema.

L’Itraconazolo risulta essere efficace contro Aspergillus, tuttavia in uno studio prospettico, randomizzato, in doppio cieco in pazienti leucemici, il farmaco somministrato alla dose di 400 mg/die non ha ridotto né l'incidenza di aspergillosi documentate o sospette, né l'uso empirico di amfotericina B.

Questo potrebbe essere correlabile con i bassi livelli plasmatici di questo farmaco che si ottengono in pazienti con grave mucosità.

La profilassi della riattivazione di una precedente infezione da Aspergillus può essere eseguita con somministrazione di itraconazolo e/o amfotericina B (in talune situazioni anche combinata: ad esempio amfotericina B intranasale e itraconazolo sistemico).

 

 

8. Aspergilli patogeni

 

8.1. Aspergillus flavus

 

 

Colonia

 

Testa aspergillare

 

Epidemiologia e ruolo patogeno

 

Micete molto diffuso in natura, si isola soprattutto dai suoli delle regioni tropicali e subtropicali, dalle granaglie e da diversi prodotti alimentari. Riveste un ruolo assai importante nell’industria per la produzione di enzimi proteolitici.

E’ molto patogeno per l’uomo. Spesso responsabile di patologie polmonari, è il secondo, dopo A. fumigatus, ad essere implicato nelle API. Può provocare anche cheratiti e otiti esterne. Produce una micotossina (aflatossina) cancerogena per il topo e ugualmente responsabile nel favorire lo sviluppo del carcinoma epatico umano.

 

 

Diagnostica micologica

 

Ø     Esame macroscopico:

-              colonia aerea, polverosa di colore dal giallo-verde al verde oliva;

 

Ø     Esame microscopico:

-              testa aspergillare radiale o in colonna;

-              conidioforo incolore, discretamente rugoso;

-              vescicola emisferica di dimensioni variabili;

-              1 o 2 file di sterigmati ricoprenti l’intera vescicola;

-              conidi globulari, lisci o rugosi;

-              presenza di sclerote rosso-bruno scuro o nere.

 

 

 

8.2. Aspergillus fumigatus

 

 

 

Colonia

 

 

Testa aspergillare

 

 

Epidemiologia e ruolo patogeno

 

E’ particolarmente abbondante su tutti i suoli e sul materiale organico in decomposizione.

Grazie alla sua termotolleranza cresce bene su tutte le piante in rapida decomposizione in cui le reazioni sono esotermiche. Sopravvive fino a 55°C.

Molti antibiotici sono stati estratti da questo micete.

E’ l’Aspergillus che più frequentemente causa patologie umane ed animali.

E’ responsabile di circa il 90% delle malattie polmonari aspergillari, qualche volta associate ad A.flavus.

 

 

 

Diagnostica micologica

 

Ø     Esame macroscopico:

-          cresce molto rapidamente; da 24 a 48 h ,alla temperatura di 37°C,da 48 a 72 h a 27°C; colonie piatte, polverose,inizialmente di colore verde, assumono color grigio fumo dopo qualche giorno.

 

Ø     Esame microscopico:

-              testa aspergillare in lunga colonna;

-              conidioforo lungo, liscio,incolore o leggermente verde soprattutto nella parte terminale;

-              vescicola semisferica, appiattita alla sommità;

-              una sola fila di fialidi molto strette, regolari, sulla metà superiore o sui ¾ della vescicola;

-              conidi globulari e rugosi;

 

 

8.3. Aspergillus nidulans

 

 

 

Colonia

 

Testa aspergillare

 

 

Epidemiologia e ruolo patogeno

 

Specie largamente distribuita nel mondo, è principalmente isolata dal suolo delle regioni temperate e subtropicali.

E’ un micete principalmente responsabile di sinusiti. Si ritrovano forme sessuate nei tessuti malati.

 

Diagnostica micologica

 

Ø     Esame macroscopico:

- colonia polverosa, piatta, di colore verde;le cleistoteche sono frequenti e hanno l’aspetto di punti gialli sulla colonia;

Ø     Esame microscopico:

-              testa aspergillare in colonna corta;

-              conidioforo, molto corto, dai 60 ai 200 mm, sinuoso e di colore bruno  assai intenso;

-              vescicola semisferica, di colore ugualmente bruno;

-              due serie di sterigmati,situati sulla parete superiore della vescicola, di lunghezza equivalente;

-              conidi globulari, da 2,5 a 4 mm di diametro;

-              cleistoteche assai frequenti; di colore bruno-rosso.

 

 

8.4. Aspergillus niger

 

 

 

Colonia

 

Testa aspergillare

 

 

 

Epidemiologia e ruolo patogeno

 

Questo micete, ubiquitario, si ritrova su una grande varietà di substrati: granaglie, foraggio, frutti e legumi ammuffiti, prodotti caseari, cotone.

E’ molto utilizzato nell’industria: serve principalmente per la produzione dell’ acido citrico, ma anche per la produzione di altri i acidi organici come l’ acido gluconico e ossalico.

Fitopatogeno, è responsabile della putrefazione delle arachidi e di altre piante.

In patologia si ritrova soventemente nelle otiti esterne, ma anche, più raramente, di malattie polmonari.

 

Diagnostica micologica

 

Ø     Esame macroscopico:

- colonia aerea, granulosa, di color giallo all’inizio della crescita, poi nera.

 

Ø     Esame microscopico:

-              testa aspergillare radiale;

-              conidioforo bruno, liscio, largo;

-              vescicola perfettamente globulare, dall’incolore al bruno chiaro;

-              1 o 2 fili di sterigmi a seconda dei tipi che ricoprono tutta la vescicola.Nelle colonie un po’ vecchie, è spesso difficile riuscire in ragione del numero di spore che restano adese sulla superficie della vescicola.

-              conidi globulari o ellittici, lisci ;

 

 

8.5. Aspergillus terreus

 

 

 

Colonia

 

Testa aspergillare

 

 

Epidemiologia e ruolo patogeno

 

Questo micete ubiquitario è isolato dalla superficie degli alberi secchi, soprattutto nelle zone calde, ma da un gran numero di substrati (granaglie, cotone e altri materiali fibrosi).

E’ utilizzato per la produzione di acido itaconico a partire da zucchero di canna o di barbabietola.

E’ raramente isolato dall’uomo, ma può essere responsabile di patologie nei pazienti leucemici o trapiantati, nei quali può provocare API.

 

Diagnostica micologica

 

Ø     Esame macroscopico:

- colonia polverosa, piatta, dal beige al bruno scuro.

Ø     Esame microscopico:

-              testa aspergillare in colonna assai lunga;

-              conidioforo liscio, incolore;

-              vescicola emisferica;

-              2 serie di sterigmi inseriti nella parte superiore della vescicola;

-              conidi piccoli, globulari, lisci.

 

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