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Le sorgenti, le polle d'acqua fresca che sgorgano dalla terra, tra le rocce o tra l'erba dei declivi alpini, principiando un ruscello che per boschi o prati va a ingrossare il torrente, erano dei punti fissi di riferimento e di orientamento. Dei luoghi puliti dove si andava a bere l'acqua buona. Ma al giorno d'oggi, la strada dei vecchi è dissestata, più nessuno la percorre, ogni anno qualche smottamento se ne porta via dei pezzi, seppellendo le pietre segnate nei secoli da migliaia di poveri zoccoli, bagnate letteralmente, dal sudore delle fonti chine sotto carichi grevi; e gli antichi ponti sono pericolanti. Si dice spesso, in
senso proprio e in senso metaforico: tornare alle sorgenti. Per dissetarsi d'acqua pura,
mondarsi, rinnovarsi, ritrovare la disposizione d'animo e i propositi da cui si era
partiti; e in qualche modo ricominciare d'accapo. Ma nelle valli non lo possiamo
più fare, perché le sorgenti, in senso proprio e in senso figurato, le abbiamo perse.
Molte sono semplicemente scomparse nel lungo abbandono; ma d'un numero più grande ancora
siamo stati noi stessi, con le nostre mani, a sbarazzarcene. E adesso viviamo inariditi,
cuore e mente, in una valle d'acque assai desolata. KATSUGEN UNDO (Movimento Rigeneratore) La pratica del ritorno "alle proprie sorgenti"
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