CANCELLARE TUTTO

di Cucciolo

Cancellare tutto…così divenni introverso, non parlai più, mai più di me. Non ho mai più mostrato il mio carattere, sembrando pazzo, sembrando un parassita che campa sulle idee degli altri. Non ho mai più seguito l’istinto, io, divenni freddo e calcolatore, niente più genio e sregolatezza, niente più di niente. Nessuno seppe mai cosa accadde, nemmeno io lo so, eppure me lo porto dentro questo peso, questo dolore aggiunto agli altri piccoli malesseri dell’adolescenza. Credevo di essere un ribelle, di essere tra quelli che avrebbero cambiato il mondo. Non sono mai stato un artista, quello lo faccio fare a chi è  così arrogante da mettersi al mio cospetto guardandomi dall’alto in basso. Ho smesso da tempo ormai di confrontarmi con chi crede di essere un Dio, non ho più voglia di perdere, anche se perdere è sempre meglio di vincere. Non voglio più avere addosso i riflettori, come quando mio padre mi metteva sopra un piedistallo dinanzi agli altri: “E’ un piccolo genio, è intelligentissimo!” sono la persona più normale che ci sia al mondo, voglio rimanere al margine delle luci di scena, della ribalta. Cancellai tutto dalla mia mente, cancellai anche il suo ricordo, sto cancellando anche le cose belle, che però mi hanno inchiodato addosso una maschera non mia. Non sono un genio, non avrei voluto essere il primo della classe alle medie, non avrei mai voluto essere il più serio, “il bravo ragazzo” da prendere come modello. Sto perdendo anche il piacere di scrivere, c’è chi mi dice che sono bravo e che scrivere può portarmi al successo, può mandarmi avanti nella vita. Perché? Perché le mie parole devono essere vendute a chi non le capisce? Perché devo essere una figura, un burattino? Perché non posso scrivere solo per me e per chi mi capisce? Non ho mai avuto talento, non ho mai inventato niente! Ho sempre e soltanto raccontato di me, della mia vita, delle mie lagne da giovane ragazzo incompreso. Ho parlato sempre dei miei baffi precoci, della mia statura traditrice, dei miei occhi diventati neri troppo in fretta. Tutti però sono bravi a dire che sono una promessa, bravi a scaricarmi addosso responsabilità che non mi spettano. Nessuno ha mai saputo quante volte, solo in casa, mi sono sfregiato le braccia, soltanto per disperazione, nessuno sa quante volte ho vomitato volontariamente, solo per liberarmi di un senso di colpa, nessuno sa quante volte ho desiderato gettarmi da un balcone e sprofondare senza lasciare traccia. Neppure uccidersi avrebbe senso, troppe cerimonie, troppi ricordi, troppe persone sconosciute al mio funerale. Non fa per me, io che vorrei morire nel silenzio della mia solitudine, senza che nessuno pianga per me. Non c’è via di scampo, non c’è possibilità di lenire il male che ho dentro, quell’inquietudine che non sempre si può scacciar via dalla testa, quella depressione che ti fa straparlare, che ti fa dire cose che a mente fredda ti farebbero rabbrividire. L’unica soluzione è vivere attimo per attimo e cancellare tutto ciò che è passato…