NEI VIALI DEL MIO PAESE POSERO' MILLE E MILLE FIORI

(dal paese dove son nato, Fiorenzuola, verso il cielo di Madrid: 12 Marzo 2004, attonito risveglio dopo un lungo giorno di mesta incredulità

di Claudio Arzani


Ci son due viali, alberati
nel paese dove son nato

Il primo accompagna all’ultima dimora
e s’usa ancora a piedi seguire
con mesta compostezza
l’ultimo tratto terreno
degli amici che non tornano
eppur restano vivi nei ricordi
e negli stessi gesti della
nostra umana quotidianità

Ci son due viali, alberati
nel paese dove son nato

Il secondo ogni giorno accompagna
chi fatica, chi lavora, chi studia, chi spera, chi niente,
sulla banchina
dove l’altoparlante affretta
a salire in vettura
per un viaggio che di regola ha con seguito il ritorno

Ci son due viali, alberati
nel paese dove son nato

Il primo, sterrato, con la ghiaia scricchiolante
sotto i nostri pietosi passi ed il mesto vocio dei ricordi,
fin da bambino mi pareva d’ascoltare
quei sassi rotolare tra i cerchi delle ruote
del calesse che la cavallina storna
del poeta d'improvviso attonito e triste,
trainava, portando
la mesta notizia che chi se n’era andato
passava il testimone
per proseguire la corsa

Ci son due viali, alberati
nel paese dove son nato

Il secondo, rimbombante dell’affrettarsi e dei richiami
dei sorrisi, degli abbracci di lacrimucce ora tristi ora festose,
dei mille suoni dell’alba del nuovo giorno,
oggi s’avvolge nel silenzio attonito
di mille cellulari
nel trillo ossessionante, insistente, agghiacciante,
di mille cellulari,
danza mesta di mille diverse note
di mille diverse letture di individuale originale diversa umanità,
trillo incessante che nessuno interrompe

Ci son due viali, alberati
nel paese dove son nato

In una terra lontana che pure è la mia terra
in un giorno infausto quei due viali

si sono incrociati
da mani ignote insieme annodati

Domani tornerò nel paese dove son nato,
domani andrò in tutti i paesi del nostro mondo
per lasciare all’ombra dei viali
e all’ombra dei platani, e dei cipressi, delle querce, dei tigli,
dei pini, degli abeti, dei baobab, delle palme, di sequoie e di bonsai
per lasciare
e mimosa e ciclamini e rose e margherite e violette
e fior di campi, fior di prati, fior di giardini, fior di serre
e mille e mille e mille variopinti e sgargianti ed odorosi fiori
dove poseranno mille farfalle
prima di prendere il volo e portare
anche il mio abbraccio nel cielo e nei viali di Madrid.

Il più cupo ed oscuro terrore

volle seminare

quel grigio ignoto ghignante volto di pietra

emerso dal profondo delle tetre terre dei privi d’anima

ma quelle mani di inumana glaciale materia

non ieri non oggi, mai

non potranno fermare il volo

di mille farfalle

dipinte di mille splendenti

colori di vita.