MATINEE D'AVRIL

  di Carlo Salvadorini

  Passo ore in silenzio,

in un silenzio rumoroso,

ma ormai senza parole.

Queste mattinate d'aprile,

a parte un ricordo,

non mi dicono niente,

niente che non sia un dejà vu.

Odio il silenzio,

ma lo amo solo quando

sono sul mio scoglio.

Allora guardo il mare

e l'immensità infinita

cercando uno spiraglio di vita.

Ma solo i gabbiani e gli albatri

mandano versi che sembrano umani

ma non lo sono.

Saranno marinai morti

come narran le leggende

oppure anime gentili

di angeli di passaggio?

Non lo so e c'è da impazzire.

Ma il silenzio, questo silenzio

mi sta massacrando.

Neanche il telefono

squilla più ogni ora

ed io credo di vivere

una non-vita ed un non-sense

profondamente definito.

Sì, lo so, non sono solo:

ma come fare a farlo capire

ad un cuore in tumulto?

Ci rinuncio.

Anche se so di non essere solo

ma in compagnia di amici

e di angeli peregrini

che vegliano sul mio essere di frontiera,

un frontiera che devo ancora riconoscere

e definire. Ma una frontiera

comunque e mi restano allora

soltanto gli occhi per piangere

in queste mattinate di un aprile

che non profuma ancora di primavera

e non vuole abbandonare l'inverno.

Brume e nubi si addensano

sul mio io sconvolto

lasciandomi in definitiva

solo.Ma gli angeli che vegliano

mi fanno compagnia

in questa lucida follia

che adesso m'è cara.