LUIGI
“BILLY” MALAMAN, LA SUGGESTIONE DEI COLORI
La squillante carica cromatica delle opere dipinte da
Luigi ‘Billy’ Malaman è una caratteristica inconfondibile dello zoo
pittorico di questo ‘personaggio’ artistico palesano.
Malaman ha una profonda carica d’affetto verso gli
animali. Li osserva, li studia, li immagina, li identifica e infine li
dipinge su pelle legata alle cornici da laccetti in maniera diseguale,
soluzione tecnica davvero originale, come gli detta l’ispirazione motiva
ed artistica del momento. Ciò gli consente di raggiungere le vette
esplicative della sua personalità ‘verve’ pittorica di sicuro ed
eclatante effetto spettacolare.
Scriveva Sigmund Freud: “Le ragioni per cui si può
in effetti voler bene con tanta singolare intensità a un animale … sono
la simpatia aliena da qualsiasi ambivalenza, il senso di una vita semplice
e libera dai conflitti difficilmente sopportabili
con la civiltà, la bellezza di un’esistenza in sé compiuta”.
Nato nel 1939, Malaman ha ormai alle spalle circa 40
anni di attività pittorica. Ha recentemente esposto anche nel Museo
Zavattini il ‘Tempio’ dell’arte naif padana, a conferma delle
spiccate doti che caratterizzano le sue ‘performances’ con le
caratteristiche dell’artista naif, esponente di quella cultura legata
alle tradizioni genuine, semplici, ma straordinariamente vere e radicate
nella pianura padana, dove lo scorrere lento e inesorabile del Po …
… regala agli abitanti locali delle sensazioni di
singolare poesia, dotata di quell’unicità che rende irripetibili certi
momenti di vita che possono essere vissuti solamente là, nelle vicinanze
del mitico ed antico fiume Eridano.
Proprio là dove Billy Malaman, - magari abbigliato
come meglio preferisce - da ‘cow boy’ americano, riflette, medita e
realizza nel suo studio quello zoo artistico carico di suggestioni
coloristiche e che richiama alla mente anche l’energia talentuosa,
selvaggia e connotata di genialità firmata, a suo tempo, da Antonio
Ligabue.
Dott. Gianfranco Macarone
Cosa dire dei quadri del Malaman ?
Partiamo dal “supporto”. Crediamo, e ne siamo fermamente convinti, che
quello usato dal Malaman per sostenere i SUOI colori, sia unico al Mondo.
PELLE DI CAVALLO. Infatti egli dipinge su pelle di cavallo dopo averla
personalmente trattata in modo speciale.
Questo suo particolare approccio all’arte contraddice quanto affermato dal
filosofo tedesco HEGEL secondo il quale “l’animale FINISCE, solo l’uomo
MUORE”. – intesa come possibilità per l’uomo di “ALTRO” proseguimento dopo
la morte, lasciando al solo animale la FINITEZZA” della sua esistenza.
Orbene, con Malaman, l’animale “NON FINISCE”; continua un “ALTRO”
proseguimento nel mondo. Esso si ripete, viene riutilizzato, e per di più
in modo artistico.
Quindi Malaman “animalista”?. Crediamo si tratti di qualcosa di più e di
più profondo. Chiamiamolo sensibilità, affetto, ricordi …; in sostanza
“AMORE” per l’animale, amore con la A maiuscola.
Soffermiamoci ora sui colori ed i loro accostamenti così come si osservano
nei suoi quadri. Crediamo, comunque, che una discussione sulla tonalità e
l’intensità dei colori, le luci, le “impressioni”, i sentimenti e i
ricordi che i loro accostamenti suggeriscono all’osservatore, sia
oltremodo oziosa. Oziosa in quanto ciascun osservatore alla vista di un
quadro, reagisce con sensibilità, emozioni, attrazioni, desiderio e
piacere (anche), con scansioni diverse.
E senza volere qui impiantare una questione di lana caprina su cosa sia o
su cosa dovrebbe essere l’Estetica, ci basti ricordare quali significati
comprende la parola greca “AISTESIS” (a cui viene rinviata la parola
italiana estetica). AISTESIS significa sensazione, percezione,
sensibilità. Ergo, a ciascuno il SUO MODO di percepire Kantianamente
un’opera d’arte.
I colori e il modo di “usarli” da Malaman sono esattamente come egli li
vede in sé prima di esternarli e si adattano mirabilmente ai soggetti
ritratti. Come ognuno sa qualsiasi opera estetica, è prima di tutto
pensata. Ha ragione Renoir (renuar) quando scrive:”LA MANO PIU’ ABILE
ALTRO NON E’ CHE LA SERVA DEL PENSIERO”.
Tornando, e qui finiamo, all’AMORE del Malaman verso gli animali e,
chiaramente verso l’UOMO; guardate bene gli sguardi degli uomini e degli
animali dipinti. In loro, qualsiasi possa essere la ferocia,
l’insofferenza o l’astuzia innate, si vede solo l’occhio attento, vigile,
non sopito, ma MAI CATTIVO.
E questo ripaga abbondantemente sia il Malaman per la sua “NECESSITA’”
spirituale di dipingere, sia l’osservatore senza pregiudizi.
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