La Pieve di S. Martino

Introduzione        Origine della Pieve       Importanza storica

L'edificio        Gli affreschi        Visite

Introduzione

Nonostante sia il comune più piccolo nella Valle dell'Agno, Brogliano riveste un ruolo da protagonista nella storia dell'organizzazione ecclesiastica e civile dell'intera vallata. Questa importanza gli deriva dalla piccola Pieve di S. Martino, matrice di tutte le chiese della Valle, carica di mille anni di storia e custode della presenza longobarda nella zona.

Prima del X secolo la popolazione di Brogliano risiedeva nell'antico vico denominato S. Martino posto a fondovalle. In seguito alla distruzione del vico, i sopravvissuti si ritirarono a lavorare in luoghi che meglio si prestavano alla difesa contro le frequenti invasioni degli Ungheri. Ricostruirono così il vico in alto, più verso il monte, e continuarono a chiamarlo S. Martino.

Si crede che nella prima organizzazione ecclesiastica del territorio vicentino (dalla metà del VI secolo), Brogliano e tutta la Valle dell'Agno fossero sottoposti alla Pieve di S. Maria di Montecchio Maggiore e vi siano rimasti sino al secolo XIV, quando la chiesa di S. Martino fu elevata alla dignità pievana. Non sembra, tuttavia, inattendibile che originariamente la pieve della Valle dell'Agno fosse S. Martino di Brogliano e che, dopo la distruzione di questa chiesa avvenuta nel X o XI secolo, tutto il territorio della Valle sia stato ecclesiasticamente sottoposto alla Pieve di Montecchio. Ad ogni modo è certo che verso il VII - VIII secolo la chiesa di S. Martino esisteva già, come pare dai resti venuti alla luce qualche anno fa sul greto del fiume Agno e dal santo cui essa è dedicata. Infatti, durante l'ultimo periodo della dominazione longobarda (dalla fine del 600 e fino al 774) molte chiese furono dedicate a S. Martino che, insieme con S. Giorgio e S. Michele Arcangelo, divenne uno dei patroni dei longobardi convertiti al cattolicesimo.

Il gesto caritatevole del santo che divise il proprio mantello con un povero incontrato nudo per la strada rimane nei secoli scolpito nella pietra e nel legno. Martino di Tours divenne così l'amico della gente modesta ed il suo nome risuonò e risuona sulle labbra di malati e infermi.

 

Origine della Pieve di S. Martino

La chiesa di S. Martino sorge a circa un chilometro da Brogliano. La pieve è nata come cappella della Chiesa di S. Maria di Montecchio Maggiore dalla quale si è staccata nel XIV secolo. Già dall'antichità si trovava al centro di un piccolo cimitero. Oggi è attorniata dal cimitero di Brogliano.

L'attuale chiesa non è la prima conosciuta nel luogo. Un'alluvione del torrente Agno nel 1938 portò alla luce, nelle vicinanze del greto, le fondamenta di un'altra chiesa con ogni verosimiglianza appartenente al primitivo cristianesimo dei secoli V e VI. In seguito alla piena nessuno si interessò di rilevare il ritrovamento delle murature e delle fondazioni dell'edificio, ma dai ricordi dei presenti si può desumere che la chiesa primitiva aveva dimensioni all'incirca uguali a quella attuale, con un abside di forma circolare.

In quell'occasione fu anche ritrovata un'antica stele funeraria romana recante l'epigrafe di un duoviro appartenente alla tribù collina, fatto che suggerisce la non appartenenza della Valle dell'Agno al municipium di Vicenza (la trascrizione del contenuto della stele funeraria si può trovare sul fascicolo "I longobardi nelle Valli dell'Agno e del Chiampo" riedito dalla Biblioteca Civica di Brogliano).

La datazione della chiesa attuale è di difficile collocazione. Il documento più antico in cui viene nominata la costruzione della primitiva chiesa risale al 1303, ma alcune supposizioni possono suggerire una più remota origine (una di queste ricondurrebbe la pieve all'epoca longobarda).

 

Importanza storica

L'importanza storica della Pieve di S. Martino si rifà a due principali motivi:

consente di conoscere la diffusione del cristianesimo nei nostri luoghi durante ed in seguito al periodo delle invasioni barbariche,

indica un rinnovamento civile che si esprime nel modo centralizzato di impostare l'economia del territorio nei confronti della civitas.

L'organizzazione ecclesiastica ha ricalcato, in linea di principio, l'organizzazione civile dell'epoca romana sostanzialmente in vigore fino al VI secolo. La comunità diocesa, facente capo al Vescovo, ha impostato un'azione catechetica di diffusione del cristianesimo che diede origine alle pievi. Le pievi (solitamente dedicate a S. Maria a somiglianza della dedicazione della cattedrale) avevano giurisdizione su di una vasta circoscrizione ed il Vescovo era rappresentato da un arcipresbitero mentre gli altri sacerdoti erano addetti al servizio religioso della pieve. Nei primi secoli venne sottolineato il principio di unità dei fedeli intorno alla pieve, dove almeno in occasione del battesimo e della sepoltura tutti dovevano riconoscersi.

Crescita demografica ed invasioni barbariche sconvolsero questa impostazione organizzativa e portarono alla divisione delle prime comunità e quindi alla costituzione di nuove chiese, a volte nemmeno autorizzate dal Vescovo.

Fu così che durante il periodo longobardo e poi carolingio tutto il territorio vicentino venne suddiviso in curtis, circoscrizioni in cui veniva esercitata una giurisdizione militare e amministrativa alle dipendenze di duchi e conti.

Dal secolo VIII in poi si avvertì un crescente desiderio di autonomia nei confronti del Vescovo: le pievi ottennero così deleghe per funzioni che un tempo erano prerogativa della cattedrale (diritti di decima, iniziative pastorali, ecc.).

 

L'edificio

L'architettura dell'attuale S. Martino mostra chiaramente di appartenere al periodo in cui prevalse lo stile romanico. L'edificio è a pianta rettangolare e nell'angolo a sud, secondo l'uso romanico, è inserito il campanile tozzo a pianta quadrata.

I diversi spessori delle murature possono giustificare delle possibili diversificazioni temporali di alcune parti della chiesa. Nel lato nord, ad esempio, gli elementi che oggi costituiscono la cappella laterale e la sacrestia sono stati eseguiti in un secondo tempo.

Si presume che durante un intervento di ristrutturazione nella seconda metà del 1500 venissero aperte le due grandi finestre rettangolari nella facciata sud-est. Sotto lo spiovente del tetto si possono chiaramente vedere le aperture originali costituite da piccoli fori rettangolari con arco. La copertura del Cinquecento fu completamente abbassata, con la conseguente modifica della facciata e della sistemazione dell'abside. Contemporanea a questo intervento è l'apertura della porta sul lato sud-est ed alcune modifiche al campanile.

Gli esterni sono rifiniti con muratura in sasso lasciato a vista, mentre le parti di impianto (abside e navata) sono lavorate in modo grezzo e completate da elementi in cotto. Nella muratura settentrionale sono inserite alcune sculture altomedievali, evidentemente di recupero: di notevole interesse è quella impostata nell'angolo nord-occidentale dove si nota la figura di un personaggio con lancia di epoca longobarda (v. foto); sul lato settentrionale il pezzo conserva due pavoncelli contrapposti (v. foto), simbolo di immortalità e di pace.

Il longobardo con lancia (sopra) ed i due pavoncelli (sotto)

Si presume che la pietra provenga dalla pieve primitiva, nella quale doveva far parte dell'altare o di una tomba. Il significato della scultura, di grande valore storico, potrebbe essere quello di un'invocazione di pace eterna per il guerriero longobardo deceduto.

Altro elemento caratteristico è la pila dell'acqua santa (v. foto), sistemata all'interno della chiesa sulla parte interna del campanile. Questo elemento risale forse all'età romanica ed è a forma dodecaedra. 

L'interno della pieve è reso particolare dalla presenza di quadri, mobili e arredi sacri. In seguito alla drastica ristrutturazione del XVI secolo l'intera struttura del fabbricato venne modificata e vennero inseriti elementi architettonici e di arredamento del periodo. Rimangono di quel periodo pochi elementi sacri, come le due lampade votive in bronzo fuso cesellato ed inciso.

 

Gli affreschi

Durante alcune recenti ricerche sono venuti alla luce alcuni affreschi databili presumibilmente tra il XIII e la metà del XIV secolo.

Come si vede, l'affresco raffigura la trinità: il Padre Eterno in trono che sostiene il Figlio in croce e tra il volto del Padre e del Figlio vi è una colomba che simboleggia lo Spirito Santo.

Il riferimento più vicino è un polittico eseguito nel 1360 e custodito nel Museo di Castelvecchio a Verona. Dato che il feudo di Brogliano non è mai appartenuto alla famiglia Trissino, padrona di tutta la Valle dell'Agno, ma di proprietà dei Dalla Scala di Verona, l'accostamento con l'opera scaligera non è azzardato.

Altri due affreschi versano in uno stato di degrado tale da celarne più o meno la pregevole fattura. Dei due il meglio conservato raffigura una santa che regge nella mano una spiga o un ramoscello e sul lato destro sono incise due corone. Pressoché indecifrabile è l'affresco che, si presume, rappresenta qualche eresia o qualche avvenimento: la scena è composta da quattro personaggi di cui uno è di colore e tre sono vestiti con lo stesso tipo di mantello, segno probabile di appartenenza alla stessa confraternita. Dal fondo azzurro, dove spiccano i volti dei personaggi, scende una mano stigmatizzata che regge una croce lobata. Questo affresco è solo parzialmente visibile in quanto è stato danneggiato dall'apertura di una porta e dalla fissione di un pulpito pensile.

Tutti questi affreschi possono essere ricondotti sia allo stesso periodo che alla stessa mano: tecnica, tono e motivi sono infatti simili.

 

Visite

La chiesa di S. Martino è aperta saltuariamente e per funzioni religiose. Tra queste ricordiamo:

ULTIMA DOMENICA DI OGNI MESE (da marzo a ottobre): Rosario alle ore 15.00;

PRIMA DOMENICA DI OTTOBRE (Festa del Rosario): S. Messa alle ore 10.30 e vespri con processione alle ore 15.00.

1 NOVEMBRE (Ognissanti): funzione religiosa in commemorazione dei defunti alle ore 14.30;

DOMENICA SUCCESSIVA A "S. MARTINO" (11 novembre): S. Messa alle ore 10.30, vespri alle ore 15.00.