Massimo Bacigalupo*

l’Argentina (britannica) caduta dalle nuvole

Colm Toibin (pronunciato con l’accento sull’ultima) è un talento irlandese, nato a Enniscorthy (Wexford) nel 1955, e autore di una decina di libri fra cui quattro romanzi. Gli altri sono resoconti di viaggi e riflessioni: Cattivo sangue - passeggiata sul confine irlandese, Omaggio a Barcellona, Il processo dei generali, Il segno della croce - viaggi nell’Europa cattolica... Infatti Toibin ha vissuto in Spagna e in Argentina e nel primo romanzo, Sud (Fazi 1999) raccontava la storia di una pittrice irlandese e dei suoi contrastati amori e lavori spagnoli. Ora, con Storia della notte (trad. Laura Pelaschiar, Fazi, pp. 296, L. 28.000), Toibin si sposta nell’Argentina degli ultimi decenni, dalla guerra delle Falkland alla normalizzazione, e scrive un romanzo di ampio respiro itinerante e narrativo. Infatti il protagonista Richard, di origine inglese, si sposta prima come studente, poi per affari o turismo, a Barcellona, Montevideo e New York. Queste pagine sono vivaci come appunti di viaggio ma conservano una natura episodica, non del tutto integrata a una struttura complessiva.

La vicenda corre su due binari: la storia di un’educazione sessuale e politica. Richard è un omosessuale schivo ma sicuro delle proprie scelte, e vive con flemma e a volte con trepidazione "da ragazza" i suoi desideri. Solo nella terza e ultima parte trova il compagno ideale ("aveva messo del gel nei capelli, che perciò sembravano più scuri e più folti"), col quale appunto va in vacanza a Montevideo, ma si tratta di una felicità presto volta in tragedia dall’Aids. L’altro binario è quello pubblico della politica. Richard compie un’ascesa da oscuro istruttore di inglese tappato nell’appartamento cadente di Buenos Aires lasciatogli dalla madre a mediatore brillante e poco scrupoloso, funzionale alla penetrazione dell’economia statunitense nel Paese, alla privatizzazione del petrolio. Lo guida su questa strada una brillante coppia americana che lavora per conto dei servizi segreti e degli interessi politico-economici, Susan e Donald, che dominano la seconda parte del libro. Richard si presta al loro gioco e ne condivide i privilegi, apre un ufficio con segretaria dove può trattare qualche piccolo affare poco pulito. E’ un mondo imperfetto ma senza demoni, almeno per Richard, il quale quasi cade dalle nuvole quando un vecchio compagno di studi gli parla dei desaparecidos e gli ricorda una comune amica universitaria di cui si sono perse le tracce. Richard si tappa gli occhi, e forse Toibin vuol suggerire un parallelo con la sua omosessualità tenuta segreta. Comunque è Richard a raccontarci la storia, e non abbiamo difficoltà ad accettarne le ipocrisie e i compromessi. Quando Susan gli dice di aver avuto un ruolo nella caduta di Allende, prova repulsione, ma anche Susan si è ravveduta, sembrerebbe, pur rimanendo spregiudicata e attraente. Cerca persino di farsene un amante, il che dà a Toibin l’estro di introdurre una delle molte scene di nudo (l’unica eterosessuale, a dire il vero) di cui evidentemente si compiace.

Gli ingredienti dunque sono vari e piccanti, un misto di 007 e Addio alle armi con spostamento dal dramma pubblico al dramma privato: un bel filmone. Non quagliano del tutto forse perché i personaggi rimangono abbastanza stereotipati, a eccezione del protagnista, e la parte più seria, quella finale dell’amore tragico, è anche quella che meno riesce a coinvolgere. Dal mondo del desiderio idealizzato e praticato, dei corpi erotici e asettici, a quello delle corsie c’è un salto che è difficile da compiere. In Addio alle armi Catherine muore dopo essere sempre stata costruita come una figura sfumata, imprevedibile: non un sogno di totale disponibilità sessuale, che di per sé può allettare (una delle funzioni della letteratura è quella di far sognare un eros illimitato), ma che non è passibile di evoluzione. Toibin in questo come altri libri si propone seriamente di comunicare un orgoglio gay e racconta luoghi, rituali e incontri con l’occhio di un testimone partecipe. Nell’ultimo romanzo, The Blackwater Lightship, che è stato finalista al Booker Prize nel 2000, è tornato sull’Aids in un contesto irlandese, con successo maggiore. Però in questi messaggi c’è una certa ingenuità e mancanza di umorismo, segno dell’importanza che nella cultura irlandese, tradizionalmente sessuofoba, ha avuto ed ha raccontare la propria diversità (o normalità). E il femminismo ha nella società un ruolo assai maggiore che altrove. Ma allora Joyce ottant’anni fa come faceva già a raccontare e ridere della nostra umanità? "Posso baciare la mano che scrisse Ulisse?", gli chiese un’ammiratrice. "D’accordo", rispose lui, "ma badi che ha fatto anche altre cose".

"Alias-Il Manifesto" 31 marzo 2001

*Segnaliamo ai lettori che è uscita, presso l'editore Campanotto, la raccolta di saggi di Massimo Bacigalupo Grotta Byron. Luoghi e libri (Udine, 2001).

<