punk e post-punk a Genova: "le silure d'Europe", 1980

"Le silure d'europe" fu un giornaletto impaginato all'avventura che si caratterizzava, a Genova, nel 1980, per una vivacità punk che sembrava non rassegnarsi all'incalzare di tendenze più fatue e freddine. Durò poco ma con buona reputazione un po' dovunque in Italia. I suoi artefici scelsero ben presto oneste professioni come quella del grafico. Uno di loro, Rupert, conquistò uno spazio ben riconoscibile all'interno dell'informazione musicale radiofonica. Al foglio era legato anche un gruppo musicale, i Dirty Actions, che attirò l'attenzione di Gianni Sassi e della Cramps records. Dai due numeri archiviati nella nostra biblioteca (zero e zero-zero, probabilmente non tutto il pubblicato) estraiamo una poesia e una dichiarazione di voto.

(senza titolo)

Io ti vedo / Nella sala d'obitorio / Aperta / Da uno squarcio operatorio / Sul freddo marmo distesa / Così oscenamente e tristemente offesa.

Sui polmoni spugnosi di catarro / Come un verde e viscido ramarro / dal tuo fegato squarciato /Cola la bile anguiforme.

L'epidermide è deforme / E il sangue ci ristagna.

Ah, dov'è la potenza del tuo vulcano / Che con furore un po' strano / Faceva quasi sanguinare la mia mano / era violento quel fiotto orribile di bava / Che da le labbra ti colava / E che tutto m'inondava. Ma ora sei smunta / E la tua pelle è pallida e consunta, / Mi fai schifo.

"le silure d'europe" le journal d'information démentiel, edition italienne à tirage limité, imprimé en Luxembourg, no. zéro

Vandèa, 4 aprile 1980

Noi, qui, ora, siamo irrevocabilmente sulla via del TOTALE. Che cos'è il TOTALE? E' forse il delirio totale? o forse catastrofe totale? Oppure un cataclisma finale? Ebbene no! Ma su questo argomento torneremo più innanzi. Quello che ci preme di puntualizzare è la magniloquenza apoteosica dell'opera gelosamente custodita all'interno della Cappella del delirio Universale: lo splendido sèttico (3x2=1) del Cesco baracca, pronipote del leggendario eroe aviatorio della prima guerra mondiale. Osservando la possanza del guizzo dell'artista si denota immediatamente l'influenza su di liui esercitata dal grande Totò L'Apoplettico. Già nel lontano 1921, come risulta da un'intervista televisiva recentemente rinvenuta negli archivi della BBC, bela Lugosi rimaneva incredibile di fronte alla tonitruante atemporalità di questa essenza quadrimenziale. I prodromi della quadrimenzialità sono da ricercare nella prorompente sagacia del Veltro (Veltrus veltrus). E in questa sede cogliamo l'occasione per denunciare il maloperato e la condotta infimamente denigratoria della CEAT nei confronti di questo inverecondo animaletto! La qualità prima del Veltro, la succitata sagacia, già era stata a suo tempo posta in risalto dal nostro pertinace poeta Dante Alighieri nella sua recensione appara nel tomo primo della fanzine medievale "La Commedia. Più recentemente il Lombroso, durante i suoi scavi, riusciva a rinvenire un'originale testa di veltro. Sciaguratamente, durante il processo di mummificazione, i tratti somatici facciali subivano un'inarrestabile contrazione. Proseguendo su altri binari: "To shoe or not to shoe?". Come afferma Andy Warhol nella sua "recherche du shoe perdu", la problematica dello Scàrpaz sancisce perentoriamente la validità del motto enunciato da Roberto Tommaso Malthus: "Consumatevi come suole di cartone!". A questo punto molti di voi si chiederanno: ma cosa c'entra Ctzillo con tutto ciò?". Noi ribadiamo senza tema di smentita che catzillo c'entra e ci esce; e viceversa. In questo senso Vladimiro ed Estragone, valorosi teorici del bricolage e fautori della catalessi maniacale, esprimevano la loro cocente avversione nei confronti di ogni forma di arte tribale, compresa la scarnificazione pratica della pesca del Siluro d'Europa, in auge tra gli esquimesi fin dal lontano 1100 a.C.

Questa spingardesca tradizione vive tutt'oggi fra le popolazioni nomadi dei bassi Carpazi e del nord Dakota, zone notoriamente fosforeggianti e pertanto adibite all'essicazione dei bulbi oculari delle sogliole. In particolare Gianni Agnelli, nel corso dei rutilanti festeggiamenti in onore della morte di Macario, rivolgendosi alle maestranze gorgoglianti, esclamò la conturbante frase: "Tiramolla o Tiralaboccia?". Un dubbio amletico assalì Gioacchino La Rengia, al quale, dopo che fu trasportato d'urgenza al neurodeliri, vennero riscontrate poliedriche contusioni isobàriche. Infatti, come afferma Toni Negri, la banalizzazione in atto nei confronti di Bo Derek è torridamente ignominiòsa e niente resterà impunito.

Nonostante tutto ciò, non lasciamoci cogliere dalla mefitica illusione di poter liberamente girare come la merda nei tubi.

PER NASCERE APOCALITTICI, VIVERE TREMEBONDI, MORIRE SPORADICI E RISORGERE DELIRANTI

VOTATE 'STO CATZO

"Le silure d'europe" (silurus glanis) no. 00 (zèro-zéro)