Guido Barroero

Sestri oh cara!

una cittadella proletaria, anarchica e sovversiva

Sestri Ponente è Sestri e basta. È l'altra, l'omonima del Tigullio, che ha bisogno dell'aggettivazione: Sestri Levante. Sestri è Sestri e non è Genova, come non sono Genova le altre delegazioni ponentine e valpolceverasche (comuni autonomi fino al '26) e a rimarcare queste specificità rimangono i modi di dire comuni: ancora oggi non si dice andare in centro, ma andare a Genova.

 

In queste due specificazioni c'è tutta la singolarità del ponente del genovesato e di Sestri in primo luogo (senso forte di identità, manifestazioni di autonomia, associativismo territoriale ecc.) che a tutt'oggi permangono, sia pure in forma attenuta. A ben vedere le radici di questa separatezza sono in buona misura legate all'asprezza della costa del genovesato; ancora nel 1658 il cronista della grande peste, padre Antero, scriveva nelle sue cronache che per recarsi da Sestri a Genova - nella stagione invernale - l'unico mezzo era la barca. Pochi chilometri di costa con rivi resi impetuosi dalle piogge e promontori impervi erano intransitabili sul percorso dell'antica strada romana. Bisognerà aspettare l'epoca napoleonica per avere un asse viario degno di questo nome e riportare il mare alla dimensione della pesca o - in epoca più tarda - a quella degli stabilimenti balneari.

 

Il mare, tuttavia, Sestri lo perderà molto presto: nella seconda metà dell'ottocento la nascita e la crescita delle attività manifatturiere colonizzerà le spiaggie. Cantieri navali (Cadenaccio e Odero), ferriere (Raggio), officine (Piaggio), Manifattura tabacchi inizieranno a trasformare Sestri in una città industriale. La costituzione del gruppo industriale Ansaldo e l'insediamento dei suoi primi grandi stabilimenti (i Cantieri Navali) completeranno la trasformazione. A fine secolo il decennale conflitto per l'uso dell'arenile è ormai risolto a favore dei cantieri, mentre l'edificazione avanza intanto a mare dell'insediamento storico con i nuovi quartieri destinati agli operai.

 

Parallelamente all'industrializzazione cresce la proletarizzazione: migliaia sono gli operai che lavorano nelle fabbriche sestresi. Nascono le prime lotte e le prime forme di organizzazione di difesa operaia. La classe operaia genovese è ancora, per la maggior parte inquadrata nelle vecchie società di mutuo soccorso mazziniane, ma la parte combattiva segue gli anarchici, attivissimi a Genova sotto la guida di Galleani e di Pellaco. Quest'ultimo, ricordiamo, era il direttore del giornale anarchico Il Nuovo Combattiamo! che tra il 1888 e il 1890 ebbe uno straordinario successo tra i lavoratori genovesi. È certo che in quegli anni esistessero a Sestri circoli anarchici e gruppi socialisti attivi e consistenti, così come in città, a Sampierdarena e a Rivarolo.

 

Nel 1891 il nascente movimento operaio influenzato dai "sovversivi" (anarchici e socialisti della tendenza rivoluzionaria) è messo per la prima volta alla prova. Lo sciopero per il primo maggio, indetto da anarchici e socialisti ottiene un buon successo a Sestri e nelle altre cittadine del ponente: duemila persone assistono a un comizio a Sampierdarena. Oratori principali per gli anarchici Garfagnoli, Pellaco e Panzacchi. Alla fine del comizio i manifestanti si scontrano con guardie di finanza e soldati, numerosi gli arresti. È la prova del fuoco per la classe operaia genovese e sestrese che negli anni successivi dovrà affrontare ben altre battaglie.

 

Negli anni successivi, da un lato, si completa la trasformazione del ponente cittadino in un insediamento industriale di grandi proporzioni: Sestri e Sampierdarena (chiamata allora la piccola Manchester) primeggiano per concentrazione di fabbriche e di proletariato. Si espandono a Sestri i Cantieri navali, lo stabilimento Fossati e le fonderie Raggio che passano alla Società Ligure Metallurgica. Dall'altro lato, cresce l'organizzazione operaia che si svincola gradatamente dalla tutela dei repubblicani e dall'associativismo di mutuo soccorso. Le prime forme di organizzazione sindacale in senso moderno sono le leghe di resistenza, che gradualmente si associano per categoria e per territorio (sul modello francese delle Bourses du Travail). La prima Camera del Lavoro a costituirsi è quella di Sampierdarena (1895, circa 2000 iscritti), la seconda è quella di Genova (1896, circa 4000 iscritti). Entrambe vengono sciolte d'autorità nel dicembre del 1896. È un duro colpo, ma solo due anni dopo sulla scia della repressione antiproletaria di Bava Beccaris c'è una ripresa generalizzata di iniziativa del movimento operaio genovese. Si arriva, il 20,21 e 22 dicembre del 1900, al grande sciopero generale (il primo in una città italiana) per la libertà di associazione. La partecipazione è grande - totale a Sestri - e il governo deve cedere: nel gennaio dell'anno successivo viene ricostituita la CdL di Genova, di cui, in una prima fase, Sestri, Sampierdarena e Voltri sono sezioni distaccate. Nel 1902 la CdL di Sestri si rende autonoma, primo segretario è il socialista rivoluzionario Dino Bruschi.

 

È l'inizio di una storia - fuor di ogni retorica - gloriosa per il proletariato sestrese e per le avanguardie che esso esprime: anarchici, ma anche sindacalisti rivoluzionari e socialisti intransigenti. È un percorso di lotte dure (ricordiamo le agitazioni operaia del biennio 1901/1902 e lo sciopero generale nazionale del 1904 che a Sestri ebbe un corollario di incidenti e di feriti) ma anche di chiarificazione politica. Ricordiamo che dopo la scissione della Sala Sivori del 1892, anarchici e socialisti avevano continuato a collaborare sul terreno sindacale. Tuttavia le continue oscillazioni di questi ultimi tra l'ipotesi istituzionale e quella intransigente provoca, oltre che lacerazioni nel partito, disorientamento nel movimento sindacale. Così alla costituzione della Confederazione Generale del Lavoro (1906) corrisponderà la fuoriuscita di gran parte degli anarchici e della frazione dei socialisti intransigenti che si era convertita al sindacalismo rivoluzionario. Così mentre a Genova e a Sampierdarena accanto alle CdL confederali nasceranno Camere sindacaliste, a Sestri l'intera CdL si schiererà compattamente sul fronte sindacalista rivoluzionario. Proprio dalle fila dei sindacalisti usciranno i due segretari, Angelo Faggi e Antonio Negro, che si alterneranno alla guida della CdL sestrese dal 1912 (anno in cui viene costituita l'U.S.I.) fino alla sua caduta ad opera del fascismo.

 

Si apre, a partire dall'inizio degli anni '10, la stagione più feconda delle lotte del proletariato sestrese: lotta per le otto ore, lotte per miglioramenti salariali, scioperi generali di solidarietà con altre categorie di lavoratori, lotta contro il liberticida "Regolamento d'officina" imposto dai confederali in combutta con il patronato, costellano la vita in fabbrica operai sestresi. Citiamo ad esempio lo sciopero alla Ligure Meccanica del 1911, quello allo Stabilimento Artiglierie del novembre 1912; lo sciopero all'Allestimento Navi dell'aprile 1913, che poi si estende a tutta Genova fino all'agosto; le lotte per migliorie salariali al Cantiere Navale Ansaldo di Sestri Ponente e al Cantiere Allestimento Navi di Genova del gennaio 1914; la lotta alle Grandi Fucine Fossati di Sestri Ponente per aumento salariali e l'erogazione di una maggiorazione per lavoro straordinario, del marzo-maggio 1914; gli scioperi per la Settimana rossa del giugno 1914 e lo sciopero alla Piaggio Materiale Mobile di Sestri Ponente, del secondo semestre 1914. Neppure durante i difficili anni della guerra il proletariato sestrese si ferma, nonostante le defezioni - a livello nazionale, ma anche cittadino - di una parte del sindacalismo rivoluzionario, diventato interventista, l'organizzazione tiene e le lotte continuano. Citiamo solo lo sciopero generale metallurgico di Sestri del 19171, in appoggio agli operai dei Cantieri Odero che avevano subito 300 arresti a seguito di una vertenza aziendale.

 

Finita la guerra iniziano i grandi processi di riconversione dell'industria bellica e le fabbriche sestresi sono pesantemente coinvolte. La difesa dei posti di lavoro si aggiunge dunque ai tradizionali temi rivendicativi della riduzione d'orario, degli incrementi salariali e del miglioramento delle condizioni di lavoro. Ma ormai il proletariato sestrese, quello genovese sono all'attacco, si avvicinano il Biennio rosso e il grande movimento dell'occupazione delle fabbriche. La CdL di Sestri Ponente (circa 14.000 iscritti) è controllata dai militanti dell'U.S.I., e in essa giocano un ruolo di primo piano numerosi e stimati militanti anarchici: ricordiamo solo Giovanni Mariani, Pietro Caviglia, i fratelli Dettori (Angelo e Antonio), i fratelli Piana (Cristoforo e Lorenzo), i fratelli Stanchi (Carlo, Attilio, Dante) e tanti altri compagni che solo ragioni di spazio ci impediscono di citare.

 

L'organo di stampa della Camera del Lavoro di Sestri Lotta operaia non cessa di incitare gli operai alla lotta decisiva. Lo stesso fanno i dirigenti e i militanti più attivi dell'U.S.I. e dei sindacati (come il Sindacato Nazionale Metallurgici diretto da Alibrando Giovannetti) ad essa affiliati. Il prologo è la lotta per le sei ore dei lavoratori della latta che si prolunga dal giugno al settembre del 1919. Il 1920 è una data epocale; nel febbraio c'è una prima occupazione di fabbriche nel genovesato, a settembre si sviluppa in tutta la sua ampiezza il movimento per "la presa di possesso delle fabbriche" come precisano dirigenti e militanti anarcosindacalisti.

 

Il movimento cresce, dilaga, ma poi viene battuto dal tradimento dei socialisti e dall'acquiescienza a questi della maggioranza della CGdL. Il proletariato sestrese esce battuto, ma non domo, da questa esperienza. Altre durissime lotte lo aspettano negli anni successivi e queste saranno battaglie per la pura e semplice sopravvivenza contro la marea montante della reazione e del fascismo. Ne riparleremo.

 

Fonti e bibliografia:

- Gaetano Perrillo, articoli pubblicati su Movimento Operaio e Socialista in Liguria (MOSL):

Il Primo Maggio del 1890 e del 1891 in Liguria; n.3-4 del 1956

Socialismo e classe operaia in Liguria; n.4,5,6 del 1960, n.1,3/4 del 1961

Lo sciopero generale del dicembre 1900; n.3/4 del 1956

Il settimanale degli anarchici genovesi negli anni 1888-1890; n.1/2 del 1958

- Claudio Costantini, Gli anarchici in Liguria durante la prima guerra mondiale, MOSL n.2 del 1961

- Gino Bianco, L'attivitý degli anarchici nel biennio rosso, MOSL n.2 del 1961

- Guido Barroero, Una storia industriale, in Di Base, n.9 del 1999

- Marco Genzone, Composizione di classe e disciplina industriale all'Ansaldo 1911-1922. Le lotte operaie sotto i Perrone, Tesi di Laurea

- Alibrando Giovannetti, Raccolta di articoli apparsi su il giornale in lingua italiana dell'IWW, Il Proletario, tra il 1925 e il 1926.

 

Umanità Nova” n. 21 del 9 giugno 2002