archivio libertino, antologia dei piaceri:

la salvia

a cura del dott. Mario Graibanous

Della salvia si conosce tutto. Come pianta aromatica è regolarmente usata nell'alimentazione. Soddisfa, soffritta brevemente in qualche materia grassa, anche le esigenze più frettolose di cucina quale intingolo per ravioli e paste ripiene in genere. Noti sono pure i suoi effetti benefici sulla dentatura e per scongiurare i fastidi dell'alitosi. Si è creduto inoltre che avesse il potere di allungare la vita e che agisse sulla fertilità. Il nome stesso deriva da "salvere", star bene. Le sue virtù sono del resto conosciute fin dall'antichità. Sembra che già gli egiziani la mescolassero alla birra. In ogni caso i medici della scuola Salernitana la raccomandavano. Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, l'umanista autore del De falso et vero bono, scriveva, a proposito della salvia nel De honesta voluptate et valetudine (il piacere onesto e la buona salute. Vedi l'edizione Einaudi a cura di Emilio Faccioli, Torino 1985):

"La salvia è calda e secca e si usa in molti condimenti, né esiste motivo di meravigliarsene perché è un'erba salutare che previene la paralisi, fa molto bene strofinata sui denti ed è efficace contro il morso velenoso dei serpenti".

Da una pianta il cui nome significa "salute" ci si possono dunque aspettare molte cose. Utile lo è perfino come lenitivo di molesti stati mentali in quanto sostanza di fatto ricreativa. A tal fine il meglio di sé lo da fumata, benchè già la consueta ingestione orale esplichi i suoi benefici effetti, ma più lentamente (e ci sarebbe qui da rimproverare chi per abitudine la lascia sul piatto quando s'accompagna a qualche cibo). L'elemento attivo della salvia è il Salvinorin-A, che si estrae dalle foglie. La dose comune per essere fumata è di mezzo grammo (un decimo di grammo per l'estratto).

A chi volesse approfondire l'argomento consigliamo una visita a The Vault of Erowid, rintracciabile al seguente indirizzo elettronico:

www.erowid.org/plants