Saverio Zuffanti

storia dell'ombra

Il titolo parrebbe alla Borges, ma la Breve storia dell'ombra di Victor Stoichita (il Saggiatore, 2000) è esattamente quello che promette vale a dire una storia dell'ombra "dalle origini della pittura alla Pop Art". Ci viene dunque risparmiato quell'uso malinconico che la più trita bibliofilia fa del minuto universalismo biblioteconomicista dello scrittore argentino. Più preoccupanti sono i capitoli, di psicoanalitica ostinazione e nella fattispecie piuttosto lacanisti, cosa da mettere in allarme anche il più ben disposto fra i lettori. Ciò nondimeno, per quanto di lettura tortuosa (caratteristica aggravata dai refusi dell'edizione italiana) questo libro è un rigoroso libro di storia dell'arte e, ci viene da dire, più fine che originale.

Stoichita è nato a Bucarest nel 1949 ed ha perfezionato i suoi studi a Roma e a Parigi. Oggi insegna Storia dell'arte moderna e contemporanea all'università di Fribourg, in Svizzera. In origine Breve storia dell'ombra era stato pubblicato nella collana "art and culture" delle londinesi Reaktion Book, che già avevano pubblicato il suo Visionary experiences in the golden age of spanish art (1995), mentre prima, in Francia, Meridiens Klinksieck aveva dato alle stampe L'instauration du tableau (1993), tradotto in italiano col titolo L'invenzione del quadro (il Saggiatore, 1998). In un'intervista ha dichiarato: "non mi interessa solamente l'immagine fine a se stessa, mi interessano i suoi legami con l'umana esistenza, individuale o collettiva, i suoi contenuti di vita e pensiero". E nell'introduzione a Storia dell'ombra: "la storia dell'ombra non è la storia del nulla. E' una delle vie attraverso le quali accedere … alla storia della rappresentazione occidentale".

L'ombra è uno degli elementi che fanno il quadro, che gli conferiscono profondità e carattere espressivo, ma è anche un elemento che si presta ad essere estraniato dal suo contesto, preso in sé, come un oggetto, un "doppio" dell'umano, una "perturbante estraneità". E' un argomento, dunque, che intrinsecamente sembra reclamare quei borgesismi e quei lacanismi di cui dicevamo, come se, di fatto assolutamente banale, immettesse poi in un mondo di bizzarrie non decodificabili altrimenti. Nel libro di Stoichita è particolarmente stimolante il rimbalzo continuo dall'arte classica a quella contemporanea (cui dedica anche l'ultimo capitolo), ma trattandosi dell'ombra non poteva mancare un richiamo a una celebre opera letteraria, quel Peter Schlemihl nel quale von Chamisso racconta la storia di un giovane che vende la propria al diavolo per ottenerne i favori. Ma si tratta di più che un semplice richiamo. Stoichita analizza la novella attraverso le illustrazioni delle sue edizioni, a cominciare dalla prima edizione illustrata, pubblicata a Londra con le incisioni di Georg Cruikshank, particolarmente apprezzate da Chamisso. "Delle molteplici interpretazioni di cui il testo ha beneficiato", dice Stoichita, "mi propongo di esaminare quelle che lo concernono più direttamente: le prime illustrazioni al romanzo". Dicendo questo, l'autore ha rivelato più cose del suo metodo di quanto non si voglia dedurre per altre vie. Giova dunque concludere dicendo che sbaglia chi, in ragione del titolo generale e di quello dei capitoli, fosse indotto a credere di avere per le mani un regesto di astruse allegorie.

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