Saverio Zuffanti
Luigi Faccini: Sarzana 1921
Il mio amico Luigi Faccini, che di mestiere fa il regista
cinematografico – e che è stato, mi piace ricordarlo, uno dei fondatori di “Cinema
e Film”, l’irragiungibile rivista degli anni sessanta, quella degli
Aprà, dei Ponzi, degli Ungari, dei Ferrini e di un De Fornari quasi ancora
bambino - diresse a suo tempo una pellicola imperniata sui “fatti di Sarzana” del 1921,
quando la città ligure reagì a un tentativo di aggressione delle squadre
fasciste. In quell’occasione non si assistette alla consueta devastazione delle
associazioni popolari, ai libri buttati dalle finestre, alle manganellate. Ci
fu una sparatoria, questo sì - per di più gli spari provennero soprattutto
dalle armi dei regi carabinieri, che per una volta non chiusero un occhio - ma
i cadaveri rimasti sul selciato non furono quelli dei “sovversivi”, furono
cadaveri fascisti.. Ce n’è dunque abbastanza per riflettere.
Al mio amico regista, che in quei luoghi estremi della Liguria
orientale, la Liguria lunense e apua, ha le sue radici, non è bastato il film e
a distanza di più di vent’anni (il film, Nella città perduta di Sarzana, è
del 1980) a quegli stessi avvenimenti ha dedicato un libro che si intitola Un
poliziotto perbene. Esce con un
editore minimo e sconosciuto, Ippogrifo Liguria, e si presenta pudicamente come
“romanzo”. In realtà, a differenza di molta della storia romanzata che si
legge, e che generalmente si basa su altre pubblicazioni, il libro di Faccini è
frutto di lunghe e scrupolose ricerche d’archivio. Ci racconta l’autore: “presi a rovistare nei faldoni dell’Archivio
Centrale dello Stato, a Roma, in lotta con gli acari, che, da mani e polsi, a
velocità sorprendente, risalivano al cavo delle mie ascelle”. Il libro è pur
tuttavia zeppo di dialoghi sicuramente inventati, benché verosimili o
addirittura fondati sui documenti, e non ho serie ragioni per dover smentire la
sua appartenenza al genere cui dichiara di appartenere. Il racconto si dipana
lungo una ventina di giorni, dal 15 luglio al 4 agosto del 1921, e si sviluppa
fra Sarzana, la Camera dei Deputati, Palazzo Chigi, il Ministero dell’interno,
prefetture varie, giornali ecc., in brevi capitoli fortemente intrecciati.
Il “poliziotto perbene” del titolo, è Vincenzo Trani, questore di Roma,
inviato quale plenipotenziario in Lunigiana del ministero Bonomi. E’ un
funzionario preoccupato innanzitutto di far rispettare la legge. Il contesto
che si trova a dover governare è il seguente: Il 17 luglio, per vendicare un
camerata ucciso, viene organizzata dai fascisti una spedizione punitiva capitanata
da Renato Ricci. Le cose prendono una piega inattesa e sul terreno rimangono
cinque morti. Ricci viene arrestato. Qualche giorno dopo, nella notte fra il 20
e il 21 luglio, affluiscono in Lunigiana, guidati da Amerigo Dumini, centinaia
di fascisti (ci si avvicina al migliaio) decisi a liberarlo. Sarzana è inoltre una
città “rossa” che merita una punizione esemplare. In città, a scopo
difensivo, si sono organizzati anche gli
“arditi del popolo”, mal compresi e perfino osteggiati dai loro partiti e movimenti
di riferimento: comunisti, socialisti, anarchici e repubblicani. Ma a ricevere
i fascisti ci sono i carabinieri del capitano Guido Jurgens, che ordina il
fuoco. I fascisti, fermati sulla piazza della stazione, sbigottiti, prendono a
disperdersi. Nel fuggi fuggi incapperanno in gruppi di arditi e di popolani.
Alla fine i morti saranno quindici.
Il romanzo non ricostruisce direttamente questi fatti, ma si preoccupa
soprattutto di tracciare le relazioni fra il plenipotenziario, che difende il
suo operato, e il governo, del quale svela le velleità, gli opportunismi,
l’assenza di lungimiranza. Sottraendosi alla dimensione della saga popolare,
che sarebbe stato forse improprio ma comunque facile da riferire, Luigi Faccini
vuole, attraverso la trama che muove nel libro, render chiara la conclusione:
che i fatti di Sarzana sono lì a dimostrare che se le forze governative
avessero accantonato i loro maneggi così da rendere operante un principio di
legalità, dando fra l’altro un segnale di fermezza agli organismi di polizia,
il fascismo sarebbe stato possibile fermarlo sul nascere. E’ interessante la
testimonianza resa da Umberto Banchelli,
uno dei fascisti accorsi a Sarzana, in un libro di memorie uscito l’anno
successivo ai fatti e che è ricordato da Angelo Tasca nel classico Nascita
e avvento del fascismo: “il fascismo non ha potuto svilupparsi che
grazie all’appoggio degli ufficiali, dei carabinieri e dell’esercito: i dieci
fucili hanno messo in fuga cinquecento fascisti non solo perché hanno sparato,
ma perché sparando hanno messo una volta tanto fuorilegge gli squadristi,
sbalorditi di trovarsi bruscamente dall’altra parte della barricata”.
Quanti fossero
interessati a Un poliziotto perbene e
non lo trovassero in libreria possono richiederlo a
Ippogrifo Liguria, Via Severino Zanelli 35 –
19032 Lerici (SP) – Tel.: 0187 965167
oppure a
Ps.: Non me ne voglia Luigi Faccini, che di secondo nome fa – strano e superbo – Monardo, ma temo che sia uno scrittore poco letto e un regista poco visto. Mi sembra utile quindi fornire qualche breve ragguaglio sulla sua produzione. Regie: Niente meno di più (It. 1971). Con Bruno Cattaneo, Ernesto
Colli, Laura De Marchi Gianni Toti. Film televisivo che racconta di un prete dell’entroterra spezzino che
insegna ai ragazzi con metodi paragonabili a quelli di Don Milani. Garofano rosso (It. 1976). con Miguel Bosé, Elsa Martinelli, Denis Karvil, Maria Monti, Marisa Mantovani. Dal romanzo di Vittorini (nello stesso 1976 il romanzo era adattato
per la televisione italiana da Piero Schivapazza). La colonna sonora è del
Banco di mutuo Soccorso. E’ stato restaurato nel 1999. Faccini lo ha
accorciato di una ventina di minuti. Nella città perduta di Sarzana (It. 1980) con Franco Graziosi, Riccardo Cucciola, Bruno Corazzari. Prodotto e trasmesso dalla RAI, presentato a Venezia, Franco Graziosi
vi interpreta il plenipotenziario Trani. Immaginando cinema (It. 1984) Un gruppo di intellettuali di Foggia attorno al film che sta girando
uno di loro. E’ interpretato da attori non professionisti. Inganni (It. 1985) Con Bruno Zanin, Olga Karlatos. Gli anni manicomiali di Dino Campana (con qualche ricordo del
passato). Donna d'ombra (It. 1988) Con Anna Bonaiuto, Francesco Capitano, Luciano Batoli, Daniela Morelli, Carla Cassola. Alla morte del padre, una donna ricorda gli uomini della sua vita. Notte di stelle (It. 1991) Con Antonella Maccarelli, Fabio Bussotti, Tiziano Giuffrida. Le amicizie di Luana, cantante appassionata di blues che lavora però
in un’orchestra di liscio. Giamaica (It. 1998) REGIA: Luigi Faccini Con Giuseppe Apolloni, Zeremeriam Benini. Un ragazzo nero bruciato vivo nell'incendio doloso di un centro
sociale. Ispirato a un fatto di cronaca, è la storia di cinque ragazzi che cercano di
arrivare alla verità sulla morte dell’amico. Luigi Faccini ha diretto inoltre vari documentari e inchieste. Libri Ha pubblicato. La baia della torre che vola (TraccEdizioni, 1997), saga del Levante ligure. Il castello dei due mari (Mesogea, 2000) romanzo in forma di racconti ambientato nella costa spezzina e in Lunigiana. C’era un angelo di nome Willy (De Ferrari Editore, 2001), un libro di ricerca fotografica, storica e letteraria che ha salvato dalla cancellazione il Cimitero vecchio di Lerici). Luigi Faccini è nato nel 1939. |