le voci che corrono

Claude Chabrol*

>grazie per la cioccolata (merci pour le chocolat)

regia: Claude Chabrol - sceneggiatura: Claude Chabrol, Caroline Eliacheff - produzione: Marin Karmitz - cast: Isabelle Huppert, Jacques Dutronc, Anna Mouglalis, Rodolphe Pauly - Francia 2000 (99'min, colore)

"A Losanna il celebre pianista André Polonski (Jacques Dutronc) e Mika Muller (Isabelle Huppert), direttrice dell'azienda di cioccolato Muller, si sposano per la seconda volta. Il marito ha un figlio, Guillaume; ma Jeanne (Anna Mouglalis), ragazza nata nello stesso giorno e nella stessa clinica del principino ereditario, si persuade di essere stata scambiata nella culla: in fondo, suona bene il piano come il suo (presunto) papà. Così, decisa a prendere il posto che le spetta, Jeanne s'introduce nella famiglia, dove non tutto è dolce come il cioccolato".

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"Al centro di tutto c'è (assecondata da un Dutronc genialmente amorfo) una superba Isabelle Huppert: più enigmatica che mai, impenetrabile, troppo educata per lasciarsi andare ma impegnata a tessere la sua ragnatela con implacabile freddezza e capacità di calcolo.

A Venezia alcuni hanno accusato questo bellissimo film di essere soltanto un esercizio di stile, più una ipotesi che un risultato effettivo. A smentirli basterebbe l'intenso falshback sulla prima moglie di André. E ancor più il fatto che, malgrado la programmatica freddezza (ecco il genio del regista veterano), "Grazie per la cioccolata" ti prende, ti coinvolge come un inquietante intrigo sul male e l'umana perversità, diventa stranamente appassionante proprio nella mancanza d'azione".

Roberto Nepoti, "la Repubblica", 13 novembre 2.000

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"Si perdonano molto volentieri a Chabrol i suoi brutti film grazie a quelli belli, che sono tanti e di cui fa parte questo gioiello, Grazie per la cioccolata, che il regista ha tratto liberamente da un giallo di Charlotte Armstrong ambientandolo in una Svizzera e in una borghesia che più fredda non si può. Glieli si perdona come li si perdonava ai grandi di Hollywood, suoi modelli, tanto più che né la Hollywood né l'Europa di oggi hanno autori comparabili, nello sconquasso di un sistema di produzione che sembrava immortale. Qui si parte trasandati alla telefilm stile Ispettore Derrick e subito, quasi subito, la mano si muove a delineare magistralmente una scena apparentemente semplicissima e in realtà complessissima, come sempre quando si parla degli umani e delle loro passioni. Il modello c'è ed è dichiarato: Fritz Lang, il regista più amato dal giovane critico di un tempo assieme a Hitchcock. Di preciso ci sono l'ovattata ipocrisia e cattiveria borghese, la fabbrica di cioccolato ereditata da Mika-Isabelle Huppert, la svagatezza del marito pianista André-Jacques Dutronc alle sue seconde nozze, ma già è dubbio che ci sia del vero nella convinzione di una giovane pianista che dice di essere sua figlia, poiché bambina un'infermiera la scambiò con un'altra. Intrusione del passato, potrebbe perfino essere il fantasma della prima moglie tragicamente scomparsa? Il salotto buono della coppia perfetta nasconde segreti, soprattutto il segreto più segreto di tutti: l'ansia di non essere, l'assenza di personalità e di morale, la perversione che nasce dalla noia di sé e dalla paura del vuoto. Non riveleremo certo segreti e colpe di questa fiaba algida e perfetta, esercizio di stile davvero degno di Lang e Hitchcock, limitandoci a consigliare di non abbandonare la sedia alla fine del film, perché allo spettatore paziente è riservata una piccola conturbante aggiunta, qualcosa di più che una sorpresa".

Goffredo Fofi, "panorama" 17 novembre 2000

*Figlio di un farmacista, Claude Chabrol è nato a Parigi il 24 giugno 1930. Debutta nel cinema a dodici anni come proiezionista, nel garage di un piccolo villaggio della Creuse. Studente di giurisprudenza, scrive false dediche di Hemingway e Faulkner riuscendo a piazzarle. Molto giovane si sposa con una ricca ereditiera che gli permette di realizzare i suoi primi film, Le beau Serge e I cugini, che escono lo stesso anno (1958). L'anno successivo girerà A doppia mandata e Donne facili, quest'ultimo con Stephane Audran, una delle sue attrici preferite e sua seconda moglie. Porterà sullo schermo le vicende criminali di Landru (1962) e di Violette Noziére (1978), la cameriera assassina che fu cara ai surrealisti. Devoto alla letteratura "nera" americana, attuerà una vasta conversione dei suoi temi alla provincia francese in una lunga sequenza di film ora tenuti sul tono della commedia hitchcockiana (Delitti e Champagne del 1967, Gli innocenti dalle mani sporche del 1975) ora su quello del dramma realistico (Il tagliagole del 1969) ora di quello metafisico (Dieci incredibili giorni del 1971, Profezia di un delitto del 1975).

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