Rtroviamo il seguente pezzo di Bianciardi sul primo numero - 1958 - di una vecchia rivista milanese, "Presenza", diretta da Franco Floreanini che la redigeva insieme a Luciano Della Mea, Roberto Fertonani, Aldo Lualdi, Giacomo Manzoni, Alessandro Mazzone e Marcello Venturi. Interna alla cultura "di sinistra" dell'epoca, ne viveva la realtà con accattivante disinvoltura quale "rivista nata dagli incontri e dalle lunghe discussioni di un gruppo di giovani". Il primo testo in sommario era Crisi del mito contadino (con una nota su Cesare Pavese) di Danilo Montaldi, mentre Roberto Sanesi vi pubblicava la prima traduzione italiana dell' Howl di Allen Ginsberg (ma non si parlava di "beat generation", bensì di "San Francisco School"). Le Punte di spillo di Bianciardi erano nove. Brevi racconti talora grotteschi e perfino macabri, nei loro esigui passaggi, non privi di una certa qual paradossale dolcezza, si può intravedere, insieme a Bianciardi, quel che si vuole: humor nero, Campanile, surrealismo, Dostoevskij, Nietzsche, Allais …

Luciano Bianciardi

punte di spillo: infanzia di un uomo

Hans il tirolese era l'ultimo della cordata. Quando si spezzò la fune cacciò un grande urlo e cadde all'indietro: un salto di duecento metri. Lo raccolsero in fondo al precipizio: era diventato un cadavere alto novanta centimetri, perché nell'urto le gambe gli rientrarono in corpo. Lo misero in una bara piccola, tutta bianca e oro. I villeggianti facevano ala al passaggio, e non erano molto tristi. Diceva una signora: "Povero angioletto: non ha conosciuto il male della vita".