Da “Fogli di Via”, novembre 2016, “materiali d’archivio

Daniel Aranjo: Paul-Jean Toulet

Viaggiatore, adepto delle droghe e alcolista, poeta e romanziere vicino ai Fantaisistes Francis Carco e Tristan Deréme che lo ritenevano loro maestro, “negro” di Willy al pari di Colette e di una vasta quanto oscura truppa, amico di Debussy, traduttore in francese di The Great God Pan di Arthur Machen, largamente apprezzato da poeti e scrittori diversi come Bernanos e Aragon, Paul-Jean Toulet (1867-1920) è poco conosciuto in Italia. Gesualdo Bufalino curò per Sellerio nel 1981 un’edizione delle sue Contrerimes senza tuttavia lasciare tracce apprezzabili (lo stesso successe negli anni Sessanta all’antologia approntata da Einaudi nella celebre “collana bianca). Due anni prima, in Francia, Gallimard aveva pubblicato la stessa opera restituendo al suo autore quell’attenzione in patria che, se non venuta mai meno del tutto (Seghers l’aveva incluso nella prestigiosa collana dei “Poètes d'aujourd'hui”), era perlomeno rimasta appannata dagli sviluppi successivi della poesia francese. La grande occasione affinché Toulet riprendesse il posto che gli spettava la diedero nel 1980 i due grossi volumi che gli dedicò Daniel Aranjo, professore all’università di Toulon, interessato specialmente alla letteratura del meridione francese ed europeo in genere (è un ottimo conoscitore dell’Italia e in particolare della Liguria).

I volumi ripercorrevano il percorso biografico di Toulet (Paul-Jean Toulet (1867-1920). La vie, l'œuvre, il primo) e i nodi estetici implicati nella sua opera (L'Esthétique, il secondo). I volumi furono pubblicati da Marrimpouey, una libreria editrice di Pau (dove nacque Toulet) con un’antica tradizione di stampa che risale al XVII secolo. Fu poi Eugene Marrimpouey (1884-1949) ad alzare l’autonomo profilo editoriale collegandosi alla rinascita del “Pireneismo”. Suo figlio Jean creò nel 1970 la Société des Editions Marrimpouey jeune et Cie chiusa nel 1982 dopo aver pubblicato un centinaio di libri (ma ripresa in seguito da Jean-François Sagat).

Contraddistinti da un vero profluvio di notizie, lettere, giudizi, i due tomi di Aranjo riportavano in appendice una conversazione dell’autore con L.S. Senghor, il primo presidente del Senegal che negli anni Trenta fu con Aimé Césaire il grande partigiano della négritude e che di Toulet fu un grande ammiratore in quanto sensibile alla lingua classica francese e forse anche per certi spunti di Creolité (Toulet crebbe nell'isola Mauritius).

A cura di Carlo Romano