Carlo Luigi Lagomarsino

Rothbard contro tutti

Ci voleva, ci voleva! La raccolta di scritti, per così dire “giovanili”, di Murray Newton Rothbard - oltretutto inediti - che Roberta Adelaide Modugno ha da poco pubblicato con Rubbettino (Diritto, natura e ragione, Soveria Mannelli 2005) è veramente illuminante.

La Modugno aveva già in passato prodotto un’antologia Rothbardiana (La libertà dei libertari, sempre con Rubbettino nel 2000), la quale d’altra parte costituiva una sorta di appendice alla monografia che lei stessa aveva dedicato qualche tempo prima alla figura dello studioso libertario (Murray N. Rothbard e l’anarco capitalismo americano, Rubbettino 1998), ma questo più recente sforzo giunge particolarmente opportuno nel momento in cui si avverte pressante la necessità di penetrare meglio lo sviluppo del di lui pensiero, soprattutto da parte di chi non ha la comodità di accedere a lontani archivi. La curatrice di questa raccolta, viceversa, grazie alla collaborazione di Lewellyn Rockwell e David Gordon, ha potuto disporre dei Rothbard’s papers custoditi presso il Ludwig von Mises Institute di Auburn, Alabama, Stati Uniti d’America.

Vedono così la luce, tradotti in italiano, alcuni commenti, recensioni e memorandum che hanno un’origine epistolare e come tali, conservandone cioè l’originaria conformazione, vengono proposti. I destinatari sono il Volker Fund, fondato nel 1932 da un imprenditore di Kansas City - sostenitore di Mises e di Hayek - per diffondere le idee liberali, la Foundation for Economic Education, voluta dal libertario (nella nostra circolare del 2002 ne abbiamo pubblicato un testo) Leonard E. Read, e la National Book Foundation, parimenti di ispirazione liberale.

 Le argomentazioni di Rothbard sono demolitorie nei confronti dell’individualismo selvaggio di Nietzsche, verso il rifiuto che Leo Strass (ma parla pure di straussiani-kirkiani) nutriva per Locke e nei confronti della “grande trasformazione” – “un miscuglio di confusione, assurdità, errori ed attacchi distorti al libero mercato - ipotizzata da Karl Polanyi in relazione alla nascita del capitalismo. Ma Rothbard non è tenero nemmeno con Hayek e Mises e non risparmia Bruno Leoni. In un caso specifico – ma non c’è da sorprendersi considerando la sua vivacità di pensiero - dà ragione a Strauss contro Mises e Leoni. Il punto essenziale è che Rothbard apprezza la fondazione razionale dei valori morali che ha in comune con Strauss, anche se tutto il resto lo divide da lui. Con Mises e Leoni, cui tutto l’unisce, polemizza per la troppo fiacca, e in fin dei conti ambigua, nozione dell’etica. Inutile aggiungere che con Hayek è ancora peggio, tanto da accusarlo della “mancanza di solidi principi”.

C’è dunque in questa silloge curata da Roberta A. Modugno tutto il Rothbard più conosciuto. Si ha però qui l’opportunità di seguire un pensiero in gestazione, scoprirne l’antica sostanza, misurarne le tracce della coerenza futura, documentarne le emanazioni biografiche. Un libro per altri versi raccomandabile anche nei suoi apparati informativi.