Charles de Jacques

il Rothbard di Justin Raimondo

Justin Raimondo, libertario americano assai attivo come pacifista (si è particolarmente distinto, sul piano della contro-informazione, nelle recenti vicende concernenti la guerra balcanica), collaboratore del "Journal of Libertarian Studies", ha pubblicato da Prometheus una biografia di Murray Newton Rothbard opportunamente intitolata An Enemy of the State (Prometheus, Amherst, NY, 2000) e assai ricca di documenti (lettere e articoli dei primi tempi, le testimonianze di Jo Ann, la moglie di Rothbard).

Rothbard è morto nel 1995.

Nacque nel 1926, figlio unico di una coppia di ebrei provenienti dall'Europa orientale. Si laureò alla Columbia University. Insegnò al New York Polytechnic Institut, alla Auburn University (in qualità di vice-presidente dell'annesso Ludwig von Mises Institute) e, infine, alla Nevada University di Las Vegas (dove oggi insegna il suo allievo tedesco, "habermasiano pentito", Hans-Hermann Hoppe).

Nel 1965 fondò la rivista "Left and Right" nel cui editoriale (dello stesso Rothbard) si affermava che per dei libertari "destra e sinistra sono termini obsoleti e fuorvianti" poiché "la dottrina della libertà contiene degli elementi che appartengono ad entrambi". Fin da giovane Rothbard aveva coltivato una grande passione per i personaggi della "vecchia destra". Che questa espressione possa mettere fuori strada è ancor più evidente in Europa -dove il termine "destra" si riempie, in alcuni casi, di tragiche evocazioni- ma per quanto riguarda la "old right" americana si deve insistere, per la gran parte dei suoi protagonisti, sull'ispirazione anti-statalista, sul forte radicamento nella tradizione rivoluzionaria locale, sul suo "isolazionismo". Nulla a che fare dunque col pensiero reazionario e nemmeno col "neo-conservatorismo degli ultimi trent'anni (elaborato in prevalenza da ex-comunisti).

Il conservatorismo americano degli anni Cinquanta e Sessanta del novecento dispiegava talvolta i suoi mezzi in modo tale da rendere inevitabile il riferimento alla ricca tradizione libertaria del paese e alla sua cultura. Orientare il pensiero su vecchie figure di letterati come, fra quelli noti anche da noi, Henry Louis Mencken, era del tutto appropriato. In molti casi la definizione di "libero pensatore" non era sprecata.

Nell'anteguerra, si esprimeva nel meridione un gruppo di letterati nostalgici del vecchio mondo confederato, lontani tuttavia dal razzismo (Faulkner aveva detto che dalle sue parti il razzismo lo avevano impiantato i "bottegai del nord" che vi si erano trasferiti dopo la guerra civile), i quali pubblicavano un libro-manifesto. Il conservatorismo mostrava dunque un'insospettata vivacità, anche letteraria. Il conservatorismo americano si dava allora un gran daffare nell'interpretare Burke, cosa non sgradita ai libertari. Uno degli studiosi più originali di Burke, nonché autore di uno dei testi chiave del conservatorismo, lo scrittore di fantascienza Russel Kirk, osservò una volta che fra "conservatorismo" e "libertarismo" c'era una contraddizione in termini (per Kirk entravano in ballo anche questioni religiose ed osteggiava l'agnosticimo che allignava fra i libertari). I libertari, venute meno le condizioni imposte dalla "guerra fredda", non tardarono a mettere in evidenza la loro autonoma elaborazione. Non si deve comunque dimenticare che, negli anni cinquanta, tanti fra coloro che si riconoscevano in varia misura nella "old right" guardavano con sospetto alla "guerra fredda" e al "maccartismo" ed è tutto fuorché scontata (come si è teso a fare in Europa) la commistione del primo con gli altri termini. Lo stesso leader repubblicano Barry Goldwater, dalle nostre parti descritto come un cripto-fascista, nella sua fallita corsa alle elezioni presidenziali si avvalse del contributo dei libertari nella redazione dei suoi discorsi pubblici. Fra l'altro, gli capitò di dire che temeva più Washington di Mosca.

In quegli anni Rothbard insisteva nell'affermare di esser contro "tutti gli statalismi e non soltanto contro quello comunista". Nella lotta fra Adlai Stevenson e Dwight Eisenhower per le "presidenziali del 1956", peraltro, si schierò col primo, beniamino della sinistra. Il pensiero di Rothbard si avviluppava attorno alla memoria jeffersoniana, all'anarchismo di Spooner o di Tucker, al radicalismo americano (oltre che -come abbiamo visto- alla "old right"), alla versione lockiana dei "diritti naturali", specialmente quella diffusa nelle "Cato Letters" (fu, fra l'altro, co-fondatore del Cato institute) e alla scuola austriaca di economia, in particolare attorno a Mises, che incontrò nel 1949, quando stava preparando la tesi di dottorato. Rothbard ebbe rapporti col gruppo di Ayn Rand e, pur continuandone ad apprezzare il lavoro pionieristico, se ne dissociò per il carattere troppo accentratore e fanatico della scrittrice. Fu invece un attivo militante del Libertarian Party dal 1974 al 1989 e contribuì a scriverne la piattaforma. I suoi saggi (due fra i più importanti sono stati pubblicati anche in Italia da Liberilibri di Macerata) sono del resto inevitabilmente entrati a far parte della letteratura di questo piccolo partito che tanto piccolo, in verità, non è più (ha una vasta ramificazione regionale e si colloca intorno al 4% degli elettori).

 C.de J.