Il testo che segue fu scritto da Rothbard nell'estate del 1960, quando si fronteggiavano per le presidenziali americane Kennedy e Nixon.

Murray n. Rothbard

Presidente: Bill Smith, Beatnik

Senza dubbio il momento cruciale durante le convenction del 1956 fu rappresentato dalla nomina di un tal Joe Smith alla carica di presidente da parte dell'irreprensibile Terry Carpenter del Nebraska, e dall'asserzione del vecchio Joe Martin, nel suo consueto ruolo di roccaforte del processo democratico, "prenditi il tuo Joe Smith e alza i tacchi". Nient'altro venne ad intaccare la solidità della convenction. Bene, adesso ho intenzione di proporre alla carica di presidente un uomo altrettanto qualunque, che c'è e corre per questo ruolo: William Lloyd Smith di Chicago.

Bill Smith è un libraio, debitamente nominato durante un solenne conclave della convention del partito Beat americano, svoltosi nel night club beatnik del Greenwich Village, The College of Complexes. Per fugare ogni dubbio, vorrei sottolineare una volta per tutte che niente ho a che fare con qualsivoglia filosofia beatnik. Sono un campione di tutti quei valori borghesi che i beatnik combattono. Ma come ben sappiamo la politica crea strane affinità, e ciò che adesso merita la nostra attenzione è piuttosto la filosofia politica dei Beats.

In primo luogo occorre notare che Bill Smith è il capo dei beatnik responsabili. La fazione irresponsabile, o outnik, all'apparenza capeggiata da un certo Joffre Stewart di Chicago, si è opposta sia all'idea di nominare un candidato (dal momento che solamente i partiti squadrati nominano qualcuno) sia di legarsi alla piattaforma adottata. Mi piace sottolineare che dopo un'amara battaglia, la frangia responsabile ha vinto, e Bill Smith si muoverà sulla base della piattaforma adottata. Perché noi squadrati dovremmo votare per Bill Smith? Beh, intanto questa è stata forse l'unica convention di quest'anno non truccata. La votazione ha portato a quattro ballottaggi, qualcosa mai sentito da quando l'Età della Televisione decretò che nessuno doveva rimanere alzato fino a tardi a seguire i ballottaggi. Inizialmente furono sette gli uomini indicati: tre di loro erano l'onorevole Adam Clayton Powell, il sen. Eastland e il sen. Kennedy, nominati presumibilmente senza il loro consenso. Da alcuni frettolosi dibattiti risultò la norma che erano eleggibili solamente persone presenti alla convention, cosa che mise fuori gioco i suddetti. Il ballottaggio venne limitato a Smith, Big Brown di Washington Square, Tom Condit, Golden GreeK. La convenction risultò un "tocca e fuggi", con Big Brown (il "Big" si riferisce alla statura) quale favorito locale. Ma dopo una lunga tregua e svariati tafferugli, Bill Smith, l'oratore dalla voce d'oro e dal discorso ammaliante, venne scelto.

Joffre Stewart, in ogni caso, guadagnò la carica di vice Presidente. E' vero che un certo bilanciamento geografico viene a mancare (sia Smith che Stewart sono di Chicago), ma l'aver scelto Stewart è un gesto altrettanto furbo e freddamente politico quale fu la scelta di Johnson da parte di Kennedy. Nello scegliere Stewart, Smith è stato costretto a richiedere una eccessiva unità al proprio partito nel giustificare la corsa alla nomina del suo più acerrimo oppositore. Inoltre, il partito adesso è completamente integrato, dal momento che Stewart è un Negro. C'è da sperare che gli irriducibili estremisti di entrambe la parti sappiano affrontare il fatto compiuto e serrino i ranghi.

Quali sono le prerogative di Smith? Non è il suo ultimo requisito quello di essere un simbolo dei Giovani 1960. Sì, Bill rappresenta la generazione post-bellica la quale reclama adesso il potere politico. Benché trentaseienne, Bill è più rappresentativo come giovane dello stesso Kennedy. Bill è scapolo, ma per ragioni che vanno oltre quelle solite degli scapigliati: "dal momento che dichiaro guerra ai valori sociali, sarebbe come trascinare una donna nel loro inferno". Bene, cosa potrebbe essere più schietto ed eroico di tutto ciò? Bill, al pari dei suoi oppositori, Repubblicani o Democratici, è anche, senza essere un eroe, un veterano della seconda guerra mondiale. E non è tutto. Bill Smith ha proclamato con una vena d'orgoglio di essere stato convocato davanti alla corte marziale per ben cinque volte. Aggiungerei che questo equivale a qualcosa come una Nuova Frontiera. Il diario di Guerra di Bill non solo va a toccare un sentimento americano troppe volte taciuto dai candidati dei due grandi partiti, ma possiamo essere ben sicuri che Smith è un fermo anti-militarista, e non accetterà a cuor leggero il principio del controllo civile delle forze armate.

Ma la vera gloria del partito Beat non sta tanto nel far coincidere il candidato con la piattaforma. Mi spingo a dire che essa è del tutto inconsistente, perlomeno vaga, ma cos'è poi una piattaforma? Non ha senso essere troppo puristi a questo proposito; dopotutto, qualsiasi piattaforma è un compromesso fra interessi contrastanti. Un troncone rivendica "l'abolizione della classe lavoratrice", presumibilmente in attesa delle future glorie dell'automazione. Un altro rivendica un sussidio di 10.000.000.000 di dollari da destinare agli artisti -in un rigurgito apparente di sentimentalismo socialista. Un terzo è stato piuttosto oscuro nella rivendicazione di un qualche "debito bilanciato" e nel rifiuto di un certo budget, a differenza delle opinioni che circolano. (Messe così le cose, pensate che le concezioni economiche del sig. Galbraith siano migliori?). Ma la grandezza della piattaforma del partito Beat sta nella politica estera, e nella sua corrente basilare di filosofia politica. Entrambe sono le più libertarie che si possono riscontrare in qualsiasi partito quest'anno, se non in assoluto. La posizione sulla politica estera è ben definita e libera da ogni contraddizione: pace totale per tutti i popoli, perché "i Beatniks sono codardi".

In ogni caso l'azione libertaria più pura concepita da Bill Smith è che, nel momento in cui venisse eletto, per prima cosa abolirebbe il governo Federale, dopo di che, immediatamente si dimetterebbe. Nessuno, né Barry Goldwater e neppure J. Bracken Lee, potrebbe raggiungere i suoi livelli.

E allora, signore e signora Conservatori, se quest'anno desiderate una reale trasformazione, se siete stanchi del socialismo dei Democratici e dell'egocentrismo repubblicano; se avete riposto la vostra speranza in una terza forza da troppo tempo auspicata, mai appagandola, svegliatevi e prendete coraggio! c'è un'effettiva possibilità di cambiamento quest'anno, è scesa in campo una vera terza forza. Magari non è esattamente ciò in cui confidavate, ma in ogni caso è quanto di meglio possiate attendervi. Osservate gli avvenimenti della vita politica ed esprimete la vostra preferenza per Bill Smith Presidente e Joffre Stewart Vice-Presidente. Non sprecate un'altra volta il vostro voto!

 

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