le voci che corrono

Lee Miller*

> Lee Miller, Ritratti di una vita, a cura di Richard Calvocoressi, Olivares Edizioni, Milano 2002

Secondo titolo della collana Ritratti questo volume va ad aggiungersi alla precedente monografia dedicata a un'altra grande fotografa del nostro secolo: Dora Maar. Lee Miller ci restituisce la storia di una figura femminile carismatica e di un'artista impegnata e coraggiosa. Attraverso bellissime immagini il libro ripercorre le tappe della carriera di Lee Miller e gli ultimi cinquantanni della nostra storia. Fotografa di formazione surrealista, la Miller realizzò per “Vogue” ritratti, servizi di moda ma soprattutto reportage come corrispondente di guerra dall'Europa, lasciandoci alcune delle immagini più forti e sconvolgenti del Novecento.

l'editore

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… Chi fu, veramente, Lee Miller? Si può asserire che era una surrealista? Anche: se si scorrono composizioni come Man Ray mentre si rade ('29), Charlie Chaplin ('30), Dorothy Hill, Joseph Cornell e Mary Taylor (33), Eileen Agar ('37), Nusch Eluard o Donna con una mano sulla testa ('31). Surrealista perché, con spregiudicatezza, sottolinea segni a funzionamento simbolico, spaesati dalla loro funzione abituale. Fu probabilmente anche l'americana pura, sdegnata e ferita dagli orrori del dopoguerra, coinvolta con tutta se stessa perché il mito americano della libertà (d'allora) era stato calpestato.Quello che il volume di Calvocoressi ci mostra è un grande fotografo nel senso più letterale; sapeva usare le sue Rolleiflex come pochi. Che importa, davanti a opere come Bambino sfollato ('44) Guardia SS, Guardia uccisa o Nazista suicida (tutte del 45), che sapesse anche raccontare e argomentare o che fosse eccellente nella tecnica della elaborata innaturalezza degli accostamenti? Sapeva fotografare, cioè disporre e articolare segni e fisionomie e luci e tagli in modo che essi esistessero quali fantasmi enigmatici o tragici. Un rètore? Perché no. Il suo incontro con Man Ray certo che fu importante. Ma le strade, diverse. Prima testimone sempre un po in disparte (nonostante l'avvenenza incontestabile di tipo hollywoodiano), mai comprimaria delle stagioni brillanti e cosmopolite d'Europa e dAmerica, poi sempre più preda di quell'inquietudine della cultura americana che condusse a molti conflitti di coscienza e, in fine, schiva ma bisognosa di misurarsi con la psicologia del soggetto fotografato e poi di darsi all'avventura della guerra e del sociale dimostrando di essere un grande reporter, alla pari col suo amico Robert Capa. Il libro in questione lo mostra, e ne mostra anche la squisita eleganza di opere per le quali Lee Miller accantona callide torsioni e qualche mentita stravaganza. 

Lea Vergine, “Alias-il manifesto”,  15 febbraio 2003

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Nata nel 1907, bellezza di buona famiglia, Lee Miller incontra casualmente per strada il proprietario della Condé Nast il quale – dopo averla tratta in salvo da un incidente automobilistico – la convince a dedicarsi, su “Vogue”, alla carriera di modella. Nel 1929 è a Parigi con l’intenzione di passare alla fotografia. Incontra Man Ray che la ricorda così: “Aveva una figura snella, i capelli biondi e bellissime gambe; la invitavano continuamente a ballare, lasciandomi a cavarmela da solo. Ero contento e, al tempo stesso, irritato del suo successo perché ero geloso. Mi ero innamorato di lei”. Abbandonato Man Ray apre uno studio a New York. Nel 1933 sposa un ricco egiziano e si impegna a fotografare i paesaggi del medio oriente. Dal 1938 pubblica su “Vogue” una serie di ritratti di svariati protagonisti dell’ambiente artistico. Dal 1944 è corrispondente di guerra al seguito dell'esercito americano in Europa. Nel 1947 si risposa con Roland Penrose., scrittore, collezionista d’arte e surrealista del gruppo inglese. Morirà – segnata dall’alcolismo e dalla depressione - nel 1977.

Da gennaio a marzo di quest’anno si è tenuta a Roma, presso la Galleria dell’Associazione Culturale Valentina Moncada, una sua retrospettiva. Il volume delle edizioni Olivares, che hanno contribuito alla realizzazione della mostra, ha svolto la funzione del catalogo.