Carlo Romano (a cura di)

Guido Keller. L'ardito del cielo

 

“L'Autore di quest'opera – la prima in Italia su Guido Keller uomo di pensiero e d'azione, apostolo, precursore – ha voluto porre al suo giusto posto nella storia del nostro Paese la figura ciclopica dell'Eroe trascurando a bella posta quell'abbondatissima messe di episodi caratteristici della vita di Lui che mal sarebbero stati compresi e interpretati da chi non avesse prima ben conosciuto le altissime finalità ideali della Sua esistenza.

E ha fatto opera di lirica esaltazione, più che di fredda esegesi, opera di fede e d'amore.”

 

Così l'editore (Mediolanum, 1933) introduceva il volume di Sandro Pozzi consacrato a Guido Keller. L'Ardito del cielo, secondo volume di una collana di “Documenti” (ma segnato all'interno come “Uomini e Folle” III) che come primo, e di tema aviatorio, aveva proposto L'Asso Rosso del barone Von Richtofen. Se l'esaltazione era lirica, la prosa risultava per parte sua di una retorica così estrema da rendere il libro, financo indulgenti su “la fede” e “l'amore”, pressoché illeggibile. Magari meditabile oggi come esempio di un'esasperata intonazione d'epoca. Di grande interesse rimangono tuttavia, per rarità, gli inserimenti fotografici (dodici fuori testo che seguono l'eroe dalla fanciullezza alla camera ardente e all'ultima dimora allestite al Vittoriale dannunziano).

Milanese di origine svizzera, Keller (1892-1929) fu pilota, durante la prima guerra mondiale, nella squadriglia aerea comandata da Francesco Baracca . Famoso, e indice quanto mai significativo del suo carattere, rimane il volo che fece su Roma per lanciare un pitale su Montecitorio. Viene oggi prevalentemente ricordato (Berlotto, Salaris, Carpi, Guerri, le biografie d'annunziane e, più indietro nel tempo, l'amico di avventura Giovanni Comisso) per lo scapigliato contributo prestato all'impresa fiumana dove si distinse con l'inclinazione al nudismo, l'uso delle droghe e il foglio, nato dalla collaborazione con Comisso, “Yoga. Unione di Spiriti Liberi tendenti alla perfezione” che si opponeva, anche con materiali desunti dall'esoterismo allora in voga, alle frange più conformiste presenti nella Reggenza del Carnaro. Simbolo di questa “unione” era la svastica – quale allegoria del movimento solare – combinata con la rosa. “Il movimento”, ha scritto Paolo Alatri (Gabriele D’Annunzio, Utet 1983), “con tendenze esoteriche e trasgressive, si pone l’obiettivo di contrastare gli elementi moderati e conservatori che circondano D’Annunzio e si apre al libero amore, alle orge gay, a ladri e prostitute. Nei proclami del gruppo viene teorizzata la necessità di insegnare la scienza dell’Amore cioè della Trasformazione.” “Fogli di Via”, luglio 2012, “materiali d’archivio”