le voci che corrono

Fante / Mencken

> John Fante, Sto sulla riva dell’acqua e sogno. Lettere a Mencken (1930-1952), a cura di Michel Moreau, trad. di Alessandra Osti, Fazi editore, Roma, 2001

I rapporti di John Fante con H.L. Mencken, suo scopritore ed editor del prestigioso "American Mercury" sono diventati ormai leggendari. Fante e Mencken non si conobbero mai di persona, i loro rapporti furono sempre solo epistolari: Fante all’epoca della sua prima lettera al famoso redattore del "Mercury" aveva poco più di venti anni e sognava di diventare scrittore; Mencken era di trenta anni più anziano e già considerato uno dei maggiori e più autorevoli critici letterari americani. Dopo le prime lettere di rifiuto, garbate ma nette, finalmente nel 1932 Mencken accettò un racconto di Fante per il "Mercury"; da allora iniziò tra i due una corrispondenza irregolare ma sempre importante e vitale per entrambi: per Fante l’incoraggiamento di Mencken costituiva di fatto una sorta di consacrazione personale, la spinta decisiva nel faticoso tragitto verso la grande scrittura di cui sognava, da parte sua Mencken vedeva nel giovanissimo scrittore italoamericano del Colorado un talento tale da meritare attenzione, aiuto e, appunto, incoraggiamento. Le lettere qui presentate raccolgono l’intera corrispondenza e rivelano nei dettagli una parte ancora sconosciuta della storia di uno dei più grandi scrittori americani del Novecento; dai consigli distaccati del più anziano ed esperto critico intorno alla scrittura e al romanzo fino a un rapporto che in determinati momenti divenne da parte del giovane scrittore di vera e propria emulazione (tanto che per esempio, per un certo periodo Fante, nel tentativo di assomigliare a quello che era diventato il suo idolo, si pettinò con la scriminatura nel mezzo e iniziò a fumare il sigaro), l’epistolario Fante-Mencken è uno straordinario e piacevolissimo documento umano e letterario. John Fante è nato in Colorado nel 1909 e morto a Los Angeles nel 1983, è tra i maggiori scrittori del Novecento americano. Nel 1938 pubblicò il suo primo romanzo, Aspetta primavera, Bandini. L’anno seguente fu dato alle stampe Chiedi alla polvere. Dopo un periodo di lavoro a Hollywood come sceneggiatore, Fante pubblicò altri tre romanzi: Full of life (1952), La Confraternita del Chianti (1977) e Sogni di Bunker Hill (1982). Alla sua morte, nel 1983, la moglie Joyce portò alla luce vari inediti tra cui Un anno terribile e A ovest di Roma, entrambi pubblicati da Fazi Editore insieme alla raccolta completa delle Lettere.

l’editore

§

"Uno dei non pochi debiti che abbiamo contratto con Elio Vittorini, il Vittorini incalzante scopritore di scrittori stranieri, specie americani, riguarda John Fante, il narratore italo-americano letteralmente ripescato solo in tempi recenti negli Stati Uniti, purtroppo dopo la morte. Fu Vittorini a inserirlo nella ormai leggendaria antologia Amenicana, fu lui a tradurre per Mondadori, addirittura nel ‘41, uno dei libri fondamentali di Fante, Ask the Dust, del ‘39 con il titolo Il cammino neIla polvere.

Ora il cerchio provvidamente si salda grazie alla ricca, vivace biografia di Fante, Una vita piena, opera di uno studioso americano di ascendenza anglosassone - dunque, nessuna forma di nostalgica rievocazione etnica - Stephen Cooper (pp. 400, L.35.000, traduzione di Francesca Giametto e Ilaria Molinari, la pubblica la Marcos y Marcos di Marco Zapparoli, editore che ha riproposto nel suo catalogo tutta l’opera di Fante n.d.r).

Gli ambienti accademici americani, di cui pure Cooper fa parte, sono tuttora tiepidi nei confronti di Fante, bisogna sottolinearlo. Il suo più entusiastico celebratore fu un altro scrittore a lungo misconosciuto, e poi ipercelebrato, Charles Bukowski. Ma la ripresa di interesse per Fante è ormai un dato di fatto incontestabile nella patria amata e passionalmente maledetta da Fante.

Ben venga la biografia di E .Cooper e la corrispondenza di Fante con Henry Louis Mencken, che sta per uscire con il titolo Sto sulla riva dell acqua e sogno …"

… … …

"Mencken, nato nel 1880, morto nel 1956, è il primo autorevole codificatore dell’inglese d’America, con il suo monumentale The american language; saggista, critico teatrale, implacabile fustigatore dei vizi e dei pregiudizi della borghesia puritana del suo paese ma avverso a ogni ideologia radicale o populista.

Non a caso Mencken, tra l’altro amico e consigliere di Pound, di T.S. Eliot, di Hemingway, di Fitzgerald, e nondimeno severo se necessario nei loro confronti, intitolò la sua raccolta di saggi Prejudices, pregiudizi. Dotato di temibili strumenti satirici, sono tuttora memorabili talune definizioni contenute epigrammaticamente nei suoi scritti. Ne cito due: "Vescovo: ecclesiastico di rango superiore a Gesù cristo"; "Sorico: romanziere mancato".

Il rapporto tra Fante e Mencken sanziona un caratteristico incontro degli opposti, e la loro corrispondenza vale assai più di iuna semplice collana di documenti, di testimonianza. Essa costituisce un capitolo sotto molti aspetti unico nella cultura americana del Novecento. Due grandi attori vi recitano la loro parte".

Claudio Gorlier, "Tuttolibri" - "La Stampa", 20 ottobre 2001

§

Da una lettera del 1932 di Fante a Mencken:

"…ho letto in What i believe che ogni mattina lei si rendeva conto, guardando la posta, che al mondo c'è gente più cretina e arrogante di lei, e ho pensato: Be', Mencken, spregevole ipocrita figlio di non-so-che-cosa, è questa la sua reazione alla mia lettera, eh? Be', lei è un maledetto parolaio da quattro soldi. Sono preda della povertà e delle preoccupazioni, scrivo all'uomo che nel mio cuore sta al posto di Dio onnipotente e lui usa i miei sentimenti come materiale in un paragrafo del suo credo.

Per quanto sia vano, gli uomini devono avere un dio. Lei è ancora il mio. Forse il masochismo che mi hanno inculcato i cattolici mi spinge ad ammirarla, anche dopo ciò che è trapelato. Per molti versi lei è un grand'uomo.

Grazie, suo sono John Fante

§

Da una lettera del 1934 di Fante a Mencken:

Culver City, 16 giugno 1934,

Caro signor Mencken,

in questi giorni traditori mi fortifico con pesanti dosi di Nietzsche che, con tutti i suoi piccoli errori, è la miglior medicina al mondo.

Oggi, ogni bohémien, lesbica o finocchio, è comunista. Mi danno la nausea! E dovranno farmi a pezzi prima di impedirmi (di) pubblicare. Sono dieci volte peggiori di Babbitt.

Se proprio lo devo dire, odio le masse. Ho vissuto con loro e ho sentito il loro fiato sporco e le loro menti vuote.

Non mi sporcherò le mani cercando di salvare le masse.

Sinceramente, John Fante

<