Paola Dècina Lombardi

breviario per aspiranti terroristi

“Come ridare speranza agli oppressi infliggendo un colpo terribile agli avversari della libertà? Come dimostrare  che non sono invincibili?” Sono gli interrogativi cui l’impertinente Breviario per aspiranti terroristi del trentasettenne Mathias Enard (Nutrimenti,Roma 2009, traduzione di Alice Volpi) risponde proponendo un singolare apprendistato tra parodia, ironica leggerezza e humour noir degno della migliore tradizione surrealista.  In dieci lezioni, un preambolo e un epilogo,  sul filo della favola morale e del racconto filosofico alla Voltaire, ma anche del dialogo tra Jacques e il suo padrone di Diderot, con rovesciamento di ruoli, questo “manuale di terrorismo” “indica - come recita il lungo sottotitolo- le condizioni essenziali allo scopo, gli studi e gli esami, le attitudini e capacità, gli strumenti e possibilità di successo”. Ad illustrare il tutto, le divertenti tavole di Pierre Marquès esemplari per chiarezza quanto quelle  della celeberrima Encyclopédie. 

Siamo in un’isola dei Caraibi, in una villa ombreggiata da palme, adiacente a un collegio di Gesuiti. Un bizzarro e innominato maestro-padrone, bon viveur con aspirazioni mistico-artistiche e ideali socio-politici all’insegna della rivolta, vuole affrancare il suo schiavo Virgilio iniziandolo alla “Confraternita degli Artificieri” col compito di portare avanti  la “nobile causa”. Ma come realizzare “il risveglio del mondo che sonnecchia e del popolo addormentato, ormai abituato e indifferente alla barbarie di un terrorismo” fallimentare come quello  lillipuziano dei kamikaze o quello del land performer Bin Laden “re del sensazionale”, offuscato dall’originalità umoristica dell’”uomo di Tripoli”?

Bisogna creare il “grande botto”  da una parte all’altra del mondo, ripete ad ogni sua lezione il maestro, la cui azione esemplare e suicida si conclude con la distruzione del simbolo di un doppio potere.  Virgilio invece resterà ancora più schiavo, al servizio di  altri padroni “da sempre alleati coi cospiratori”.  Avrà forse imparato la lezione di “piegarsi per risollevarsi”  e gli altri “artifici” che  gli ha insegnato il maestro-profeta o resterà fatalmente imprigionato nella sua condizione?

Divertente, intrigante, e spiazzante  con i suoi paradossali giudizi e proposte, il Breviario di Enard  punta a colpire vari bersagli, oltre alla barbarie del terrorismo e del fanatismo religioso o nazionalista. E il lettore è continuamente sollecitato a interrogarsi se e quale sia l’obiettivo finale. Forzato nella traduzione italiana, il  titolo originale Bréviaire des Artificiers è infatti il Manuale degli esperti in artifici, e non a caso si apre con un preambolo sul come “Saper incantare le folle” per concludersi con l’esortazione ad “Avere un messaggio per l’umanità”  continuando sulla “via degli Artifici”.   Sarà il lettore a decidere la relazione tra gli artifici bellici e quelli della sofistica, individuando gli elementi di critica mordente che Enard ha sapientemente mescolato in un calderone condito di  giacobinismo, situazionismo e maoismo radicale, omosessualità e sadomasochismo, filosofia zen, ecologismo e amore per gli animali,  spruzzando il tutto con la salsa  della migliore cucina francese. Anche letteraria. 

Tradotto per la prima volta in Italia,  Enard con questo suo quarto libro  conferma l’interesse e il successo suscitati in Francia, e non solo,  con La perfezione del tiro,   Risalendo l’Orinoco,  e soprattutto Zone, un soliloquio inquietante durante un viaggio in treno da Milano a Roma, affidato a una sola lunghissima frase.  Dopo quei tre libri sotto il segno della guerra, della violenza omicida, e del corpo a corpo con la morte, tra personaggi misteriosi che agiscono come automi  in preda a un eros perverso, mentre la civiltà e le istituzioni si sgretolano insieme alle utopie, anche  nel Breviario Enard ha voluto colpire sperimentando un’altra forma narrativa.

“TTL-la Stampa”, ottobre 2009