Ferruccio Giromini
Piermario Ciani: maschingegno
Dice niente il nome Luther Blissett? Qualcuno rammenta il progetto artistico Trax, o i ricercatissimi dischi fantasma dei Mind Invaders? Mai maneggiato
qualche libro delle AAA Edizioni, o qualche autoadesivo targato Stickerman? Ricordate i brevi ma intensi fasti
musicali punk-new wave del Great
Complotto, fotodocumentati nei Ritratti Naoniani? Collezionate i policromi francobolli o le
banconote F.U.N., emissioni delle Nazioni
Unite FUNtastiche? Ebbene, dietro a tutte queste
attività, in apparenza tanto centrifughe e distanti tra loro, da oltre un
quarto di secolo sta una sola persona, sfuggente e multiforme come solo un
genio potrebbe – malgrado gli ostinati ostacoli della vita.
Tale sola persona, tale individuo unico, è in realtà un «condividuo», audace teorizzatore del superamento
dell’essere individuale: il suo nome anagrafico è Piermario
Ciani – nato il 19/6/1951 a Bertiolo (Udine) e ivi
residente dalla nascita – ma non è altro che una comoda maschera. Per la
sacrosanta verità, prima dietro quei suoi baffi, poi dietro quel suo barbone, e
quella sua barba, e quella sua barbetta, e oggi quel suo lunghissimo pizzo
faraonico/caprino, piuttosto si cela una sorta di titanico supercriminale da
fumetto, di quelli che risorgono sempre sghignazzando come fenici dalle proprie
ceneri, ogni volta diversi e ogni volta fedeli a se stessi e ai propri piani di
sottile sovversione e/o di plateale conquista del mondo. Sì, perché esattamente
questo è il sedicente Piermario Ciani: uno
schizofrenico ri-creatore dell’universo in lucidissimo delirio d’onnipotenza.
Ed è esattamente per questo che bisogna essere entusiasti di lui e dei suoi
eternamente rinnovantisi piani di ri-evoluzione
ri-creativa.
Quando un artista dice di sé che, rinunciando del tutto all’aspetto
commerciale dell’arte, della propria arte, sa benissimo di stare rischiando la
propria posizione di artista nel mercato artistico, «preferendo la libertà
di cambiare percorsi e collaboratori, come un esploratore nomade che non vuole
raggiungere un posto in particolare ma solo avere davanti una strada da
percorrere», come si fa a non tributargli un totale rispetto, ben raro a
concedersi invece a mille altri millantati “artisti”, vanesi e supponenti e
ripetitivi come sono soliti presentarsi?
È dalla metà degli anni Settanta che questo pericolo pubblico dalle
cento facce scorrazza qua e là, su e giù, a dritta e a manca, dalle frontiere
al cuore dei territori dell’arte internazionale, senza mai farsi beccare dai
critici bounty-killer. Condensa così la sua
caleidoscopica attività, parlando di sé adeguatamente in terza persona, come
Giulio Cesare: «Ha realizzato immagini con procedimenti manuali, fotochimici, elettrostatici e digitali. Pubblica ed espone
le sue opere dal 1976: prima dipinti, poi fotografie, xerografie, mail-art,
installazioni multimedia e adesivi. Predilige i supporti cartacei ma spesso le
sue opere sono immateriali e si percepiscono ai confini tra la telepatica e la
telematica».
Vecchia talpa instancabile, come un criceto archiviatore
non butta mai nulla, e per questo la sua attività appare essenzialmente
combinatoria: un pluridecennale ininterrotto cut-up,
ora nell’ambito della sua indefinibile X-Art (talvolta Art-X,
certo), ora come fotografo e gran grafico, ora come organizzatore e networker. Qual’è la sua attività
preferita? Arduo dirlo, davvero, parlando di uno che ama riassumersi così
mirabilmente: «Oggi non ho niente da dire, ma voglio dirlo lo stesso».
Icastico, perfetto!
Non basterebbe un libro a presentarlo nella sua interezza. E difatti il
libro su Ciani che pure ha curato Ciani medesimo per la sua stessa casa
editrice – Piermario Ciani: dal Great Complotto a Luther Blissett, AAA Edizioni, Bertiolo
(Udine), 2000 – non basta affatto. Per fortuna e per misericordia. Ma il
mistero si addice agli eroi…
Eppure noi, che siamo suoi incondizionati ammiratori, osando sfidare
l’ira degli dèi abbiamo deciso di squarciare qualche velo fluttuante sul suo passato
più oscuro. E cominciamo col rendere infine pubblici alcuni lati nascosti del
suo ingegno più penetrante e fertilizzante, più maschio, quel che ci piace
definire appunto “maschingegno”. Sono opere quanto
mai stuzzicanti, in gran parte inedite e le poche pubblicate tuttora note a
pochissimi. Ma di sicuro meritano un pubblico maggiore. E tu chiamali, se vuoi,
pornograffiti. Lui li definisce «nudi e crudi»,
questi «collage di immagini pornografiche e altre produzioni a base di sesso
esplicito». E se li lasciassimo spiegare all’autore?
«Ci sono due temi ricorrenti nella mia ormai venticinquennale
produzione di immagini: il ritratto e il sesso (o forse dovrei dire il nudo?) e
per un periodo le due tematiche sono convissute nelle stesse opere, che
realizzavo con la tecnica del collage. Mi riferisco al 1981 e agli innesti di
organi sessuali sulle facce di musicisti o modificando le pagine pubblicitarie
dei settimanali, un cazzo al posto del naso o una figa al posto della bocca, con risultati divertenti, se vogliamo
grotteschi ma sicuramente migliori di tanta paccottiglia che si trovava
liberamente esposta nei mercati rionali come pure nella gallerie d’arte, mentre
i miei pornocollage non sono mai stati pubblicati né
su cataloghi di mostre né tantomeno su quotidiani e
riviste di qualsivoglia colore politico e/o culturale. – (ed è qui che a
colmare le lacune dei manuali di storia dell’arte arriviamo noi, fieri del
nostro umile ma indispensabile compito di recupero archeologico e di
controinformazione) – Il primo prodotto di Trax,
denominato Xact, è stata una serie di
composizioni modulari realizzate con primi piani di organi genitali in
attività. Quadrati di cinque centimetri di lato, ripetuti all’infinito, tutti
abbastanza simili ma anche diversi uno dall’altro, che idealmente potessero
tappezzare delle stanze intere, annullandosi in una texture
indefinita, se guardati a distanza, perdendo quindi la loro connotazione di
immagini pornografiche e trasformandosi in elementi decorativi senza
sovraccarichi moralistici. Anche questa serie di lavori non è mai stata
pubblicata, se escludiamo il resoconto finale del progetto Trax
(autoprodotto) o la versione edulcorata che Oliviero
Toscani ha presentato parecchi anni dopo alla Biennale di Venezia».
D’accordo prevenire i tempi e i modi dell’espressione e dell’arte
contemporanea, ma anche tenere le prove nascoste, questo non lo potevamo
proprio sopportare. Così, mentre Ciani continua a sfornare sorprese a getto
continuo, folle folle banderuola, dal suo ritirato
Friuli irradiandosi come un disturbo briosamente frastornante per tutto l’etere
mediatico planetario, noi per stavolta ci limitiamo a
estrarre dai suoi trascorsi questi preziosi reperti storici, più o meno
antichi, ma ancora vivi e pulsanti sotto le caotiche macerie dell’immaginario
contemporaneo. Se il Fato ce lo concederà, gli altri dèi volenti o nolenti,
intendiamo continuare a scavare.
“Blue” n.153,
febbraio 2004, Coniglio Editore, Roma
Nota: l’immagine che accompagna questo articolo riproduce un
ritratto dell’autore realizzato da Piermario Ciani. Il
titolo: Donna baffuta sempre piaciuta.