Jean Montalbano

Cahun, regina di maschere (con autoscatto)

Meno celebre di quella fra G. Stein e A.B. Toklas, ma ora in costante crescita di notorietà nel giro dei gender studies, la coppia Claude Cahun-Suzanne Malherbe ne condivise, per un buon giro d’anni, luoghi e frequentazioni; del duo, è la prima, nata Lucy Schwob (Nantes 1894) che, per amicizie e contatti surrealisti occasionati da una vivace multiformità (fu poetessa, pamphletista ma soprattutto fotografa), sembra più beneficiare delle ultime ricerche intorno alla linea femminile dei seguaci di Breton (il quale l’apostrofò come “uno degli spiriti più curiosi di questo tempo”). Così François Leperlier, dopo la biografia di alcuni anni fa, raccoglie ora in un corposo volume ( Ecrits, Jean Michel Place, Paris 2002 ) la quasi totalità degli scritti che a questa nipote di Marcel Schwob e ai suoi pseudonimi si possono ricondurre. E se la maschera da fotografo ne esaltò tratti non epigonali, degni di Duchamp e Man Ray, la varietà dei testi dispersi su riviste minori o stampati in minime copie, ne tratteggia uno sfuggente e imprendibile profilo, dagli esordi sul “Mercure de France” cofondato dallo zio Marcel, passando per i medaglioni dedicati ad eroine “leggendarie”, fino alle “poesie-saggio” di Aveux non avenus (1930) che, accompagnati da fotomontaggi di Suzanne, si avvalsero di un prefatore come Pierre Mac Orlan. Già era rodata l’attività di fotografa e autoritrattista, già scattato l’outing che ne farà un  “personaggio” in un ambiente che pure ne dissipava a piene mani, anche se a merito di Cahun va notato il suo rifiuto di adagiarsi in quel ruolo, fino ad impegnarsi con i surrealisti nell’Associazione degli Scrittori e Artisti Rivoluzionari e a redarre Les Paris sont ouverts (1934) in cui, contro Aragon, si rivendicava una pratica libertaria della poesia, svincolata dalla propaganda del partito, per finire nel gruppo di Contre-Attaque a ribadire che bisogna scrivere “contro tutti quelli che sanno leggere”. Poi seguirono gli anni del ripiegamento nell’isola di Jersey, ma ci penserà l’occupante Gestapo a tener vivo il fuoco della coppia; mentre molti colleghi maschietti si “opponevano” da New York o scrivendo poesiole sulla “libertà”, Cahun e Malherbe aggredivano con volantini insurrezionali ed inviti alla disobbedienza le truppe germaniche, tanto da essere arrestate e condannate a morte: solo la rotta nazista le sottrasse all’esecuzione, regalando loro scampoli di dopoguerra.